Capufficio – Volevo sapere da te... insomma... a me
spiace... penso se tu... riesci a passare sopra questa cosa... che in fondo...
tu sei assunta… già assunta e io non ti… stai tranquilla non ti... cosa ne
pensi?
Ragazza – Io non intendevo... io voglio potere
lavorare tranquillamente, adesso vado di là e penserò a quello che... a quello
che voglio fare...
Capufficio – Ecco, pensaci, pensaci bene, è stato un
errore se starai zitta... se ti comporterai bene... io e te torneremo amici, ne
sono sicuro… tu sei così bella… tu... è tutta colpa tua cazzo! Scusa, scusa io
volevo dire che… che tu sei assunta... sicuro... e io non ti... non ti... darò
alcun fastidio... Ti chiedo scusa? Non credo sia giusto! Ma ti chiedo anche
scusa… tu… una cosa... tu... non devi parlare con Cristina, perché anche lei è
assunta... tu sai, vero?
Ragazza – (Cambiando atteggiamento) Non so
quello che farò, l’ho detto, devo pensare, non accetto le sue scuse! Comunque
Cristina non è coinvolta in questa storia… non sa niente e non lo saprà mai,
riguarda noi due.
Capufficio – Ecco, brava! Io già di questo ti sono
grato… pensa alle mie offerte, non fare la bambina... (il capufficio cambia
improvvisamente tono e comincia ad urlare) Stai mettendo di fronte la tua
femminilità alla tua professionalità… il tuo stupido orgoglio di donna a
un'offerta di lavoro come questa... sei una donna o una bambina, eh? Sei una
donna o una bambina si può sapere? Voi artisti… siete tutti uguali e tu poi sei
anche donna, la razza peggiore… so cosa stai pensando… come vendicarti… io ho
paura delle vendette delle donne, tu e tutti i tuoi amici artisti del cazzo...
quanti ne ho conosciuti, voi mi avete rovinato, voi fate sempre fallire il
giornale! E tu ora vuoi vendicarti di me… lo so! Aspetti solo il momento
giusto, come tutte le donne, credi che non lo sappia, credi che ti creda? Ma io
non ho paura della tua vendetta… non ce la farai a rovinarmi! Voi artisti
dovreste finire tutti nel girone dell'inferno, tutti, tutti! (Indugia, forse
ha esagerato) Ma io posso anche chiederti scusa. Scusa! Contenta? Ma non
sono pentito… questo no! Perché sappi che io ho il diritto di dimostrare anche
in questo modo... l'attrazione che ho per te! (E’ vicinissimo alla ragazza
che prende subito le distanze. Al pubblico) Inoltre perché avrei dovuto
perdere tempo nel cercare di convincerla ad uscire, portarla fuori la sera… non
ne valeva certo la pena! Con il rischio poi che mi dicesse di no... portarla a
bere un caffè, magari! Eh no... sono finiti i bei tempi! Darle l'occasione di
dire di no... dopo avere speso tempo e soldi, ma chi me lo faceva fare, tanto
valeva provarci subito! E volevo che lo capisse… era così semplice, volevo che
sapesse il mio tormento... che non è facile per un capufficio, ci vorrebbe un
telefono… una linea verde che tuteli quelli come noi da quelle come loro…
perché non è facile trovarsele davanti e non avere diritti, capite? Diritti su
di loro... che ti guardano, belle, sensuali, inermi… non è vero… ti rovinano… è
quello che vogliono, che tu perdi il controllo... e così glielo dico... (alla
ragazza) Se un uomo riceve un bacio da una donna e non vuole questo bacio,
non può denunciarla, vero? (urla in faccia alla ragazza) Io non vedo
perché cazzo una donna possa denunciare un uomo per un bacio non voluto! Non
vedo perché tu dovresti avere questo diritto che io non ho. (Silenzio, la
ragazza non sa che dire, il capufficio riprende delirante) Ma se fossi
stata tu? Chi mi crederebbe a me se andassi a denunciarti! Chi crederebbe che
io non ho voluto... lo vedi che non c'è la parità, lo vedi? Io mi sentivo di
farlo e l’ho fatto. In fondo non ti ho mica ucciso, ti ho ucciso? No! Quindi il
discorso è chiuso. (il capufficio rimane perplesso, la ragazza non ha
reazioni) Vedi… le donne... le donne mi hanno fatto passare dei brutti
momenti e... (non riesce a reggere la parte implorante e patetica, dal
momento in cui pronuncia la parola “donne" diviene isterico) le donne
mi hanno fatto passare dei brutti momenti sì e io mi sono vendicato su di te va
bene?! E non me ne frega un cazzo! (si pente, di nuovo temporeggia,
finalmente sente di avere trovato la soluzione, si avvicina ancora di più alla
ragazza) Vedi… sai perché mi sono
comportato così… la verità? Volevo metterti alla prova… sì… alla prova!
Brava, l'hai superata eccezionalmente… sono orgoglioso di te… volevo sapere se
eri una ragazza seria, sai io voglio lavorare con personale serio e competente,
così faccio un piccolo test alle ragazze che lavorano per me… ci provo,
capisci? E se non ci stanno come te… significa che sono serie! Brava sei
assunta. Complimenti. (la ragazza lo guarda) Insomma, se io ci avessi provato con te alle sette e un minuto,
cioè un minuto dopo l’orario di lavoro tutto sarebbe stato legale, giusto? Non
capisci la mia onestà? Io ci ho provato durante l’orario di lavoro… potevo approfittare
della legge e tu non mi avresti potuto denunciare, invece no! Io durante
l’orario l’ho fatto! Ma cosa sto a parlare… tutti voi… tutti gli artisti…
all’inferno dovreste andare… all’inferno! (esplode di nuovo) Io non sono
né un coglione, né un cretino ecco il mio curriculum! (Sbatte un foglio
sulla scrivania)
Ragazza – E’ scritto sul suo curriculum?
Capufficio – Non fare la spiritosa con me!
Ragazza – Bene, può anche licenziarmi.
Capufficio – No, no, no, no, no… tu… sei… tu… sei assunta. (pausa)
ferma… io… io sono pentito di quel che ho fatto, non è vero che non sono
pentito… ferma… Tu sei assunta.
Ragazza – Vedremo.
Capufficio (esausto) Va bene, come vuoi tu.
Poliziotto -
Quella sera stessa.
LE DUE RAGAZZE SONO UNA DAVANTI ALL’ALTRA NEL LORO
UFFICIO SI GUARDANO IN SILENZIO.
CRISTINA PARLA AL PUBBLICO.
Cristina – Ero certa che si sarebbe gettata tra le
mie braccia per farsi consolare, ero certa di trovarla smarrita, impaurita,
invece era lì completamente calma, mi guardava senza esprimere nulla, credevo
di vederla crollare improvvisamente o che tra le lacrime mi dicesse quanto
fosse disgustata di lui, allora io l’avrei fatta sfogare e poi sarebbe bastato
un gesto per convincerla ad incastrarlo, un semplice invito della mano verso la
porta, assicurandola che l’avrei accompagnata in questa delicata impresa e
sorretta! Sì… quello che ci voleva… una denuncia per molestie sessuali sul
lavoro. Niente! Niente non parlava… perché? Non mi restava che fare il primo
passo… così… (Cristina ora si rivolge alla ragazza) Senti… tutto bene?
LA RAGAZZA TACE, SISTEMA LE SUE COSE.
Cristina -
Va bene, adesso ascoltami ti prego... poi potrai andartene... so che è
terminato l'orario di lavoro, ma io devo parlarti, non posso più portarmi
questo peso, poi ce ne andremo… ti prego, solo qualche minuto... ti prego! (La
ragazza lascia le cose che stava riordinando) Pensavo che mio padre... (lunga pausa) fosse
l'uomo più intelligente di questo mondo, un paladino della giustizia e
dell'onore, un uomo che solo a guardarlo gli dovevi rispetto e attenzione. Era
tutto quello che avevo di certo insieme ai miei otto anni. Adoravo mio padre.
Quando credi… sai... quando sai che tutto può accadere… perché lui non ti
deluderà mai... lui ci sarà sempre a proteggerti. (lunga pausa, Cristina
completamente estraniata) Un giorno come un altro, lui era nel salotto…
suona il campanello… papà apre, entra un signore... il giorno dell'infanzia
rubata... (pausa lunghissima) dall'uomo delle enciclopedie. E' entrato,
viscido, come un serpente mi ha avvolto nelle sue spire, ruffiano, dandomi una
caramella… così mio padre era costretto quanto meno ad ascoltarlo, li sentivo
parlare e l'uomo... sui cinquanta… parlava come cospirando... sì... con il
sorriso falso sulle labbra... e apriva sempre l'enciclopedia ad ogni parola che
mio padre pronunciava, ogni parola una pagina illustrata… finché mio padre
cessò di parlare. L'uomo delle enciclopedie avanzava, mio padre arretrava
inciampando... preso dall'esasperazione lo sentii prima urlare e poi supplicare…
"Non mi serve, la prego non mi serve..." e lui faceva segno di avere
le fitte al cuore... che schifo! Fingeva infarti continui... E non riuscendo a
convincere mio padre ugualmente... provò ad estrarre la più crudele delle
carte… il suo amore paterno verso di me... dicendo, arrancando su mio padre per
via delle fitte al cuore: “Pensi almeno al futuro di sua figlia... firmi qui...
per dare una cultura alla bambina, non può scegliere anche per lei... la
guardi… lei ha bisogno di queste pagine illustrate... quando le chiederà sempre
perché... è sicuro di poterle dare le risposte?" Mio padre a questa
osservazione esita, i sensi di colpa cominciano a macerarlo piano, mi
guarda, le lacrime agli occhi, a questo
punto l’uomo delle enciclopedie sferra
l’ultimo colpo mortale, urlando: "Le risposte corrette?" Vedevo mio
padre osservarmi di nascosto, barcollare e sudare, una scena pietosa, dicevo
dentro di me, perché non mi usciva una parola, (Cristina comincia a
piangere) papà… papino non lo ascoltare... non lo ascoltare... non le
voglio… le enciclop... le encicl… (Cristina singhiozza). L'uomo avanzava, era riuscito ad arrivare fino in
cucina... non se ne andava... più... più… Una specie di Terminator di
significati illustrati che distruggeva chiunque trovasse sul suo cammino a forza
di definizioni… esattissime, implacabile. Si era impadronito di tutta la casa.
Beveva il caffè di mio padre e mangiava i suoi biscotti e cospirava,
cospirava... (Cristina diventa rabbiosa) L’ho visto firmare... mio
padre… firmare… chinarsi sull'uomo e firmare... per un numero illimitato di
enciclopedie. L'ho visto perdere, sudare... l'ho visto chinarsi... (Cristina
è in trance) l’uomo se ne è andato felice… e mio padre piangeva... diceva
che non aveva i soldi per pagare neppure l'affitto e che la mamma l'avrebbe
ucciso. Ma perché piangi papà? Se tu piangi io cosa faccio… ho solo 8 anni...
se piangi tu... chi mi proteggerà dal mondo. (pausa) Improvvisamente il
mondo mi è apparso come un incubo pieno di uomini che vendevano enciclopedie e
mio padre non avrebbe potuto salvarmi. (Cristina urla) Che diritto avevi
tu! Che diritto avevi tu di entrare in
casa e distruggere gli ideali di una bambina di 8 anni! Che diritto avevi
tu di rubarmi l’infanzia con le tue enciclopedie. Così ho odiato mio padre. (pausa,
Cristina è distrutta) Quando venni al colloquio non credevo ai miei occhi.
Quei gesti di fitta al cuore, quel sorriso, quel modo di cospirare. Non era lui
ma me lo ricordava in maniera impressionante. Desiderai di essere assunta con
tutte le mie forze. Fu facilissimo. Come è stato facile rendermi
indispensabile. Quando sei arrivata tu, sapevo già come sarebbero andate le
cose. Tutto era scritto. Una denuncia per molestie sessuali sul lavoro e la mia
vendetta si sarebbe consumata.
Poliziotto - Chi vuole fare una denuncia?
LA RAGAZZA SI GUARDA ALLE SPALLE NON VEDENDO ALTRI
OLTRE A LEI STESSA RISPONDE.
Ragazza – Io… contro il mio capufficio.
Poliziotto – Ah! Cosa ti ha fatto, bambina?
LA RAGAZZA E’ IMPASSIBILE.
Ragazza – Voglio denunciarlo per molestie sessuali sul lavoro.
IL POLIZIOTTO SI SOFFERMA SULLA RAGAZZA, SI GUARDANO
A LUNGO.
Poliziotto - (riprendendosi) Allora, prima di
tutto dammi i documenti e poi mi racconterai cosa ti è accaduto, con calma,
cerca di ricordare ogni particolare, faremo un verbale. Ehm... ci vorrà un po’
di tempo.
IL POLIZIOTTO SI METTE D'IMPEGNO ALLA MACCHINA DA
SCRIVERE, SCRIVE CON UN DITO SOLO.
Ragazza - Dunque, qualche settimana fa risposi a
un'inserzione sul quotidiano "Resto del Carlino", veniva richiesto
del personale competente in materie umanistiche letterarie…
IL POLIZIOTTO VORREBBE SCRIVERE E ALLO STESSO TEMPO
NON PERDERE MAI DI VISTA LA RAGAZZA MENTRE RACCONTA.
Poliziotto – Scusa, prima qualche generalità. Sei
nata a?
Ragazza – Bologna.
Poliziotto – Il?
Ragazza – 10 giugno del 71
Poliziotto – Sei dei gemelli? Bel segno... (la
guarda sognando) abiti in via?
Ragazza - Via della speranza, 5
Poliziotto – Sì... sposata? (la guarda
intensamente con gli occhi pieni di speranza, si affretta ad aggiungere quasi
tra sé) Puoi pensarci prima di rispondere...
Ragazza – No.
Poliziotto – Bene. Molto bene... procediamo...
raccontami tutto di te... tutto il resto... naturalmente.
Ragazza – Certo! Alle 18.00 siamo rimasti soli in
ufficio, dopo, mentre facevo delle fotocopie...
Poliziotto – (continuando sempre a scrivere)
Che ore erano?
Ragazza – Oh! Non so saranno state le...
Poliziotto -
Le 18.50.
Ragazza – Lui, lui si è avvicinato a me mi ha preso
il viso, così... (fa il gesto) con le mani e... (il poliziotto mentre scrive ripete il gesto) E
sentivo che mi tratteneva il viso con le mani con forza… e sempre tenendomi il
viso ha continuato a dirmi che sentiva nei miei confronti un interesse
personale oltre che lavorativo, dicendomi ancora che non era colpa sua se
sentiva un’attrazione nei miei riguardi... (il poliziotto è un po’ commosso)
Mi scusi? E' stanco?
Poliziotto – Esausto! Eh? No… ehm... Continua (pausa)
Ti prego!
Ragazza – Poi mi ha afferrata e… dopo avere lasciato
il volto con le mani ha tentato di baciarmi e...
IL POLIZIOTTO CONTINUA A SCRIVERE CON IMPETO
ASCIUGANDOSI LA FRONTE DAL SUDORE.
Ragazza – Poi lui mi ha toccata...
Poliziotto – No! No... dove?
Ragazza – Sui fianchi...
Poliziotto – Prima il destro... il sinistro... o
tutti e due?
Ragazza – Oh ! Beh! Tutti e due.
Poliziotto – (continua a scrivere sempre più
agitato) Sì… mentre tentava di baciarmi ho avvertito che le sue mani stavano
scendendo verso i fianchi in un abbraccio che non aveva niente di affettuoso…
ma... chiaramente indicativo di una situazione che stava per trascendere...
ecco! Continua, continua!
Ragazza – Sono riuscita a liberarmi dalla sua presa…
Poliziotto – Come?
Ragazza – Non so… io… io l'ho spinto via...
dicendogli di no, lui si attaccava...
IL POLIZIOTTO SCRIVE, E' UN FASCIO DI NERVI TESI, UN
TUTT'UNO CON LA MACCHINA DA SCRIVERE.
Poliziotto - Ti stringeva forte?
Ragazza – No, ma...
Poliziotto – Poi, poi?
Ragazza – Io gli ho subito detto che non intendevo
certo quello per rapporto di lavoro e lui mi ha detto di dargli un bacio sulla
guancia... e poi mi ha baciata sulla guancia… senza neanche...
Poliziotto (urlando) – Quale? Puoi essere più
precisa nei particolari?
Ragazza – Io... io non ricordo...
Poliziotto – Fa niente... tanto... (tra sé) cosa
metto ora… la destra, la sinistra? Io la bacerei ovunque… calma… calma! La
sinistra.
CONTINUA A SCRIVERE E SUDARE.
Poliziotto – Tu lo hai baciato?
Ragazza – Sì
Poliziotto (urlando) Cosa hai fatto?
Ragazza – Adesso non ricordo se era la destra o la
sinistra...
Poliziotto (cercando di calmarsi) Ma non
capisci angelo mio? Non possiamo scrivere che tu lo hai baciato… tu avrai avuto
paura... (silenzio della ragazza) Tu devi avere avuto paura! Tu avevi certamente paura… tu… tu (urlando)
devi trovare l'alibi per questa porcheria che hai fatto! Scusa... scusa è...
che... che ogni tanto... sai pensando alla mia ex moglie… Dio mio scusa… non
importa… ora scriviamo... andiamo avanti va bene? Bene! Come sei… vedi tu sei… sì... lasciamo perdere, fai
conto che non esista!
Ragazza – Sì... io… erano quei baci convenevoli...
insomma io l'ho appena sfiorato... mi faceva schifo...
Poliziotto – Sì, l'ho fatto per evitare una
eventuale reazione violenta... perché ero terrorizzata, avevo paura e non avevo
la forza di reagire… per questo ho fatto l'atto di dargli un bacio sulla
guancia... ma... ma non gliel'ho dato! Continua...
Ragazza – Poi mi ha detto che si era comportato così
perché voleva mettermi alla prova e siccome io non c’ero stata lui ne era
rimasto contento perché mi sono dimostrata una persona seria.
Poliziotto – (tra sé) Certo, seria... seria.
Ragazza – Mi ha anche detto che se ci avesse provato
con me alle sette e un minuto dopo la fine dell’orario di lavoro, tutto sarebbe
stato legale.
Poliziotto – Legale! All’addestramento ce lo avevano
detto, se si cominciano a scrivere verbali letterari è finita. Tutti i
poliziotti lo sanno, la carriera è stroncata, è come un morbo e non si guarisce
più, era successo a me e non mi importava, non mi importava niente, più niente,
da quando avevo visto lei. (verso il pubblico) Lo so… lo so! Mi
comportavo come un deficiente. Volevo fare colpo... io l’ho amata subito quando
è entrata... l'ho guardata mentre dolce, spaventata, chiedeva di sporgere
querela. Nessuno in tanto tempo che lavoro qui ha mai chiesto in quel modo
di... sporgere querela... Avrei scritto verbali tutta la notte per lei, era lei
la donna che cercavo… quella che sognavo. Ma perché era così impassibile,
incomprensibile. Cosa potevo fare io… cosa? Combattuto tra lei e il verbale...
il verbale e lei. Dovevo cambiare marcia: - “Io vorrei continuare a seguire
questo caso... ma la cosa va oltre la semplice denuncia di molestie sessuali,
questo tizio è da un po’ che tentiamo di sbatterlo dentro ma nessuno riesce ad
avere le prove, insomma bisognerebbe ottenere un mandato di perquisizione e per
questo devo passare questo caso a un mio collega, fa parte della squadra
d’azione… lui è un uomo! Un uomo capace... istruito... s'è fatto il Vietnam, un
bravo soldato! Un bell'uomo oltretutto! Un uomo tutto d’un pezzo, vedi… (studiando
attentamente la ragazza) lui schiocca le dita... e ha tutte le donne ai
suoi piedi... quello anch’io eh? (la ragazza rimane impassibile) certo
io... (temporeggia) sono un tipo più... cerebrale, diciamo… Bene! Sarai in
buone mani, lui si occupa delle vere e proprie azioni! Lo incontrerai domani. (al
pubblico) Naturalmente non c'era alcun collega della squadra d'azione, mi
sarei preparato un'altra parte per l’indomani per fare colpo su di lei. Musica,
buio, cambio scena.
to be continued ...
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