Ragazza – Cristina, quanti anni hai?
CRISTINA NON
RISPONDE.
Ragazza – Ti piace il tuo lavoro?
NESSUNA RISPOSTA.
Ragazza – Sai cosa faccio? Provo a disegnare
qualcosa su questa luna.
SUONA IL TELEFONO.
Cristina – Casa Editrice I Mecenati… Sì... una
donazione, appunto... e noi possiamo mettere il suo avviso… sì? No... guardi
non dipende da me, non è che sono insensibile... sì... ho capito che è in mano
agli usurai ma… vede io... mi lasci parlare... io... ascolti... io non posso
accettare un rene!… Come? E che ne so io adesso cosa ci farà… doveva pensarci
prima!
Ragazza – Cristina, volevo dirti che è bello parlare
con te.
IL CAPUFFICIO CONTINUA LE SUE PEREGRINAZIONI,
COMINCIA DI NUOVO A CAMBIARE L’ARREDAMENTO, MEDITA, INCIAMPA, CADE, MEDITA,
SEMPRE PIU’ NERVOSO, INFINE SI DECIDE ED ESCE. RIENTRA, CORRE DALLE RAGAZZE.
Capufficio – Come stanno le mie donne? Ecco questo è
per te e questo per te! (Porge una caramella incartata alle due ragazze)
Cristina – Grazie.
Ragazza – Grazie.
Capufficio -
Oggi 8 Marzo è la festa della donna e il tuo primo giorno di lavoro,
auguri! E’ giusto festeggiare, no? Bene, è ora della pausa, ora se volete
venire anche voi di là, ci terremo compagnia per il pranzo.
Poliziotto – Bella donna mia moglie e poi sapeva
perdonare! Sì, è vero l’ho trovata nel nostro letto col postino, ma poi, me lo
ha spiegato… faceva le prove! Per rendermi felice! Quale donna si
sacrificherebbe a tal punto, quale? Se l’amore è cieco, perché io ci ho visto
così bene quella sera… zozza! Sto andando fuori tema eh? Qui accadrà qualcosa e
io avrò un ruolo fondamentale… qui accadrà qualcosa perché ci sono ancora
bambine che accettano caramelle dagli sconosciuti, perché esiste l’8 Marzo,
festa della donna… oserei dire… un problema di chiarezza… festa della donna… e
che donna! E che festa! Musica, buio, cambio scena. Quella sera stessa.
STESSO GIORNO ALLA FINE DELLA GIORNATA DI LAVORO.
Capufficio – Come va ragazze? Ascoltate si è fatta
sera e la prima giornata di lavoro si sta per concludere, approfitterò per
spiegare alla nuova ragazza alcune regole che invece la nostra Cristina conosce
già, vero Cristina? (Cristina annuisce). Dunque, come ho già detto, voi
mi dovrete dire tutto. L’ho detto? (Cristina fa segno di no con la testa)
Beh! Lo dico! Dal più piccolo problema… alle telefonate… Cristina tu sai… Noi
siamo una famiglia, ci sono è vero due ore di pausa, ma preferirei non usciste
dall’ufficio in queste ore, qui d’altronde c’è tutto, il telefono se dovete telefonare,
fornellino per farvi il caffè, bagno… tutto. Perché questo? Perché noi lavoriamo
per un giornale… un giornale che avrà successo, e si sa che se andate al bar…
parlate tra voi… anche i muri hanno le orecchie… (inizia a parlare come
cospirando un piano diabolico) non ci si può fidare di nessuno, la gente è
invidiosa, la gente è cattiva, poi quando si ha a che fare con le notizie…
avremo spie che cercano di sapere prima di noi… ma noi resteremo qui sempre! (La
ragazza guarda Cristina, Cristina è impassibile) Preferirei anche che non
vi scambiaste il numero di telefono, dovete aiutarvi, questo sì… per essere più
funzionali sul lavoro, ma non fare comunella! Certo io non posso controllarvi,
ma gradirei che non vi frequentaste anche al di fuori delle ore di lavoro.
Questo è proibito, si rischia di perdere tempo… voglio efficienza e
professionalità… per il resto… ci
aiuteremo su qualsiasi fronte e potrete lavorare in un ambiente tranquillo e
sereno. Bene, ci siamo detti tutto, Cristina puoi andare a casa sono le 18.00. (Cristina
stupita guarda il capufficio) Cristina, so che dovevi fare alcune cose, per
questo ti lascio uscire un’ora prima, così puoi andare a casa, vai… sono io che
te lo dico, il tuo lavoro l’hai già svolto… terminato… quindi vai pure, vai
cara.
Cristina – Musica buio cambio scena
Poliziotto – Il giorno dopo.
SECONDO GIORNO DI LAVORO IL CAPUFFICIO E’ NEVROTICO,
CAMMINA SU E GIU’ PER L’UFFICIO E LO FA IN MANIERA ANCORA PIU’ ESASPERATA,
PROVA DA SOLO UN POSSIBILE DISCORSO, MENTRE ATTENDE L’ARRIVO DELLE DUE RAGAZZE.
Capufficio – Dimentichiamo tutto… se tu… se tu
comprenderai… sarai comprensiva… tu sei comprensiva… tu sei già assunta, sì
assunta! Ah no? Come dici? Guarda che io ti rovino… io… No… Accidenti…
Accidenti che cosa le dico, che cosa faccio… e l’altra?
SUONANO ALLA PORTA IL CAPUFFICIO EMETTE UN URLO, SI
RIPRENDE, CERCA DI ASSUMERE UN’ ARIA SERENA, NON GLI RIESCE, VA AD APRIRE,
ENTRA CRISTINA.
Cristina – Buongiorno!
Capufficio – (Scrutandola impaurito) Buongiorno
Cristina… Tutto bene?
Cristina – Certo. (Suona il telefono) Pronto,
qui è la Casa Editrice I Mecenati… sì… il nome della rivista (scrive) “Il
missionario niente da invidiare al Kamasutra” … sì… “oppure tra sacro e
profano”
Capufficio – Non l’hai vista ancora, vero?
Cristina – No, arriverà. E’ ancora presto! …Scusi
cosa sta dicendo? E’ indeciso? Beh deve decidere… certo le basi sono tutto.
Capufficio – Ma non so… stavo pensando…
Cristina – Metto? Sì… “Il missionario niente da
invidiare al kamasutra” No, è un po’ lungo… no, non perché è vietato… ma… come
“faccia lei”! Pronto? Pronto?
Capufficio
- Stavo pensando che non è molto
puntuale.
CRISTINA LO GUARDA, SUONANO ALLA PORTA, IL
CAPUFFICIO URLA DI NUOVO POI VA AD APRIRE, ENTRA LA RAGAZZA.
Capufficio (imbarazzato) Buongiorno!
Ragazza – Seccata e scontrosa – Buongiorno!
SUONA IL TELEFONO.
Cristina – Pronto Casa Editrice I Mecenati… si
accettiamo anche messaggi in codice.
LE RAGAZZE SONO ORA ALLE LORO SCRIVANIE, LA NUOVA
RAGAZZA E’ FORTEMENTE TURBATA, SI GUARDA ATTORNO.
Ragazza – (a bassa voce) – Cristina, Cristina
senti… Voltati Cristina!
Cristina – Ore 24.00 e 33 cannoli incontrano crema.
Ragazza – Cristina, senti io devo parlarti, è
importante che tu mi ascolti!
Cristina – Tutte le volpi sotto l’albero dell’uva.
Aspettare il corvo.
Ragazza – Non so cosa fare, ma devo assolutamente
dirtelo Cristina!
Cristina – Fatto, ma vede… il suo messaggio in
codice è un po’ lungo…
Ragazza – Cristina?
Cristina – Scusi non sento… ma può parlare più
forte, capisco, la polizia… sì… sì… se si decide io scrivo veloce.
Ragazza – Cristina ma mi ascolti, Cristina io ti
devo parlare, devo, capisci?
Cristina – Non so come può risolvere… metto… “Ci si
trova tutti là”
Ragazza – Cristina, se ti faccio una domanda puoi
rispondere sì o no con la testa? (Cristina annuisce) Bene, Cristina sei un replicante? (Cristina
fa segno di no con il capo)
IL CAPUFFICIO FINALMENTE PRENDE LA DECISIONE E IRROMPE
COME IMPAZZITO DALLE RAGAZZE, POI IMMEDIATAMENTE CERCA DI DARSI UN CONTEGNO.
Capufficio – Cristina, stavi comunicando? Preferirei
non utilizzassi alcun tipo di comunicazione, verbale o non… in quanto a te, ho
bisogno di parlarti.
Cristina – (Rimasta sola) E’ scattata la trappola, caro bastardo! Non
poteva andare meglio, lei d’altronde è perfetta, quando l’ho vista entrare…
prima la sua timidezza… poi lei (Cristina ride) ho capito che tutto
questo avrebbe finalmente avuto un senso, avrebbe avuto un seguito. Lui non
poteva resistere a una come lei. Dovevo aspettare… aspettare… lei senza saperlo
conduceva il gioco perfettamente… il mio gioco, la mia pedina con il viso
d’angelo, un vestitino nero e grandi occhi pieni di incertezza, si muoveva
esattamente sulla scacchiera senza farmi sbagliare una mossa. Senza bisogno di
direzioni. E’ stato molto bello vedere cadere quel porco dentro il suo sorriso
malizioso, conosco quei sorrisetti timidi certo, ma a sottintendere che sanno
tante cose. Se avessi dovuto dipingerla l’ avrei fatta allo stesso modo, una
farfalla ingenua prigioniera di quel vestito nero e accollato più provocante di
qualsiasi spacco, perché prometteva e proibiva… prometteva e proibiva. Lui è
già caduto nella rete, il nostro uomo, la starà pregando, insultando, per poi
pregarla di nuovo in ginocchio. Conosco la scena a memoria… e come potrei
dimenticare… il suo modo di parlare, sempre come se stesse cospirando, a
basissimo volume e dentro il tuo orecchio, il suo modo di sorridere, già…
quegli uomini che con il sorriso sulle labbra ti comunicano che stanno per
spararti in bocca. E come dimenticare le false fitte che si fa venire al cuore,
che disegnano il suo disprezzo nelle labbra increspate, e ti fanno sentire
improvvisamente stupida… e non riesci più a parlare… non riesci più a parlare…
non riesci più a parlare.
To be continued
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