mercoledì 8 luglio 2020

Le facce della luna - parte seconda




Ragazza – Cristina, quanti anni hai?
 
CRISTINA NON  RISPONDE.
 
Ragazza – Ti piace il tuo lavoro?
 
NESSUNA RISPOSTA.
 
Ragazza – Sai cosa faccio? Provo a disegnare qualcosa su questa luna.
 
SUONA IL TELEFONO.
 
Cristina – Casa Editrice I Mecenati… Sì... una donazione, appunto... e noi possiamo mettere il suo avviso… sì? No... guardi non dipende da me, non è che sono insensibile... sì... ho capito che è in mano agli usurai ma… vede io... mi lasci parlare... io... ascolti... io non posso accettare un rene!… Come? E che ne so io adesso cosa ci farà… doveva pensarci prima!
 
Ragazza – Cristina, volevo dirti che è bello parlare con te.
 
IL CAPUFFICIO CONTINUA LE SUE PEREGRINAZIONI, COMINCIA DI NUOVO A CAMBIARE L’ARREDAMENTO, MEDITA, INCIAMPA, CADE, MEDITA, SEMPRE PIU’ NERVOSO, INFINE SI DECIDE ED ESCE. RIENTRA, CORRE DALLE RAGAZZE.
 
Capufficio – Come stanno le mie donne? Ecco questo è per te e questo per te! (Porge una caramella incartata alle due ragazze)
 
Cristina – Grazie.
 
Ragazza – Grazie.
 
Capufficio -  Oggi 8 Marzo è la festa della donna e il tuo primo giorno di lavoro, auguri! E’ giusto festeggiare, no? Bene, è ora della pausa, ora se volete venire anche voi di là, ci terremo compagnia per il pranzo.
 
Poliziotto – Bella donna mia moglie e poi sapeva perdonare! Sì, è vero l’ho trovata nel nostro letto col postino, ma poi, me lo ha spiegato… faceva le prove! Per rendermi felice! Quale donna si sacrificherebbe a tal punto, quale? Se l’amore è cieco, perché io ci ho visto così bene quella sera… zozza! Sto andando fuori tema eh? Qui accadrà qualcosa e io avrò un ruolo fondamentale… qui accadrà qualcosa perché ci sono ancora bambine che accettano caramelle dagli sconosciuti, perché esiste l’8 Marzo, festa della donna… oserei dire… un problema di chiarezza… festa della donna… e che donna! E che festa! Musica, buio, cambio scena. Quella sera stessa.
 
STESSO GIORNO ALLA FINE DELLA GIORNATA DI LAVORO.
 
Capufficio – Come va ragazze? Ascoltate si è fatta sera e la prima giornata di lavoro si sta per concludere, approfitterò per spiegare alla nuova ragazza alcune regole che invece la nostra Cristina conosce già, vero Cristina? (Cristina annuisce). Dunque, come ho già detto, voi mi dovrete dire tutto. L’ho detto? (Cristina fa segno di no con la testa) Beh! Lo dico! Dal più piccolo problema… alle telefonate… Cristina tu sai… Noi siamo una famiglia, ci sono è vero due ore di pausa, ma preferirei non usciste dall’ufficio in queste ore, qui d’altronde c’è tutto, il telefono se dovete telefonare, fornellino per farvi il caffè, bagno… tutto. Perché questo? Perché noi lavoriamo per un giornale… un giornale che avrà successo, e si sa che se andate al bar… parlate tra voi… anche i muri hanno le orecchie… (inizia a parlare come cospirando un piano diabolico) non ci si può fidare di nessuno, la gente è invidiosa, la gente è cattiva, poi quando si ha a che fare con le notizie… avremo spie che cercano di sapere prima di noi… ma noi resteremo qui sempre! (La ragazza guarda Cristina, Cristina è impassibile) Preferirei anche che non vi scambiaste il numero di telefono, dovete aiutarvi, questo sì… per essere più funzionali sul lavoro, ma non fare comunella! Certo io non posso controllarvi, ma gradirei che non vi frequentaste anche al di fuori delle ore di lavoro. Questo è proibito, si rischia di perdere tempo… voglio efficienza e professionalità… per il resto…  ci aiuteremo su qualsiasi fronte e potrete lavorare in un ambiente tranquillo e sereno. Bene, ci siamo detti tutto, Cristina puoi andare a casa sono le 18.00. (Cristina stupita guarda il capufficio) Cristina, so che dovevi fare alcune cose, per questo ti lascio uscire un’ora prima, così puoi andare a casa, vai… sono io che te lo dico, il tuo lavoro l’hai già svolto… terminato… quindi vai pure, vai cara.
 
Cristina – Musica buio cambio scena
 
Poliziotto – Il giorno dopo.
 
SECONDO GIORNO DI LAVORO IL CAPUFFICIO E’ NEVROTICO, CAMMINA SU E GIU’ PER L’UFFICIO E LO FA IN MANIERA ANCORA PIU’ ESASPERATA, PROVA DA SOLO UN POSSIBILE DISCORSO, MENTRE ATTENDE L’ARRIVO DELLE DUE RAGAZZE.
 
Capufficio – Dimentichiamo tutto… se tu… se tu comprenderai… sarai comprensiva… tu sei comprensiva… tu sei già assunta, sì assunta! Ah no? Come dici? Guarda che io ti rovino… io… No… Accidenti… Accidenti che cosa le dico, che cosa faccio… e l’altra?
 
SUONANO ALLA PORTA IL CAPUFFICIO EMETTE UN URLO, SI RIPRENDE, CERCA DI ASSUMERE UN’ ARIA SERENA, NON GLI RIESCE, VA AD APRIRE, ENTRA CRISTINA.
 
Cristina – Buongiorno!
 
Capufficio – (Scrutandola impaurito) Buongiorno Cristina… Tutto bene?
 
Cristina – Certo. (Suona il telefono) Pronto, qui è la Casa Editrice I Mecenati… sì… il nome della rivista (scrive) “Il missionario niente da invidiare al Kamasutra” … sì… “oppure tra sacro e profano”
 
Capufficio – Non l’hai vista ancora, vero?
Cristina – No, arriverà. E’ ancora presto! …Scusi cosa sta dicendo? E’ indeciso? Beh deve decidere… certo le basi sono tutto.
 
Capufficio – Ma non so… stavo pensando…
 
Cristina – Metto? Sì… “Il missionario niente da invidiare al kamasutra” No, è un po’ lungo… no, non perché è vietato… ma… come “faccia lei”! Pronto? Pronto?
 
Capufficio  -  Stavo pensando che non è molto puntuale.
 
CRISTINA LO GUARDA, SUONANO ALLA PORTA, IL CAPUFFICIO URLA DI NUOVO POI VA AD APRIRE, ENTRA LA RAGAZZA.
 
Capufficio (imbarazzato) Buongiorno!
 
Ragazza – Seccata e scontrosa – Buongiorno!
 
SUONA IL TELEFONO.
 
Cristina – Pronto Casa Editrice I Mecenati… si accettiamo anche messaggi in codice.
 
LE RAGAZZE SONO ORA ALLE LORO SCRIVANIE, LA NUOVA RAGAZZA E’ FORTEMENTE TURBATA, SI GUARDA ATTORNO.
 
Ragazza – (a bassa voce) – Cristina, Cristina senti… Voltati Cristina!
 
Cristina – Ore 24.00 e 33 cannoli incontrano crema.
 
Ragazza – Cristina, senti io devo parlarti, è importante che tu mi ascolti!
 
Cristina – Tutte le volpi sotto l’albero dell’uva. Aspettare il corvo.
 
Ragazza – Non so cosa fare, ma devo assolutamente dirtelo Cristina!
 
Cristina – Fatto, ma vede… il suo messaggio in codice è un po’ lungo…
 
Ragazza – Cristina?
 
Cristina – Scusi non sento… ma può parlare più forte, capisco, la polizia… sì… sì… se si decide io scrivo veloce.
 
Ragazza – Cristina ma mi ascolti, Cristina io ti devo parlare, devo, capisci?
 
Cristina – Non so come può risolvere… metto… “Ci si trova tutti là”
 
Ragazza – Cristina, se ti faccio una domanda puoi rispondere sì o no con la testa? (Cristina annuisce)  Bene, Cristina sei un replicante? (Cristina fa segno di no con il capo)
 
IL CAPUFFICIO FINALMENTE PRENDE LA DECISIONE E IRROMPE COME IMPAZZITO DALLE RAGAZZE, POI IMMEDIATAMENTE CERCA DI DARSI UN CONTEGNO.
 
Capufficio – Cristina, stavi comunicando? Preferirei non utilizzassi alcun tipo di comunicazione, verbale o non… in quanto a te, ho bisogno di parlarti.
 
Cristina – (Rimasta sola)  E’ scattata la trappola, caro bastardo! Non poteva andare meglio, lei d’altronde è perfetta, quando l’ho vista entrare… prima la sua timidezza… poi lei (Cristina ride) ho capito che tutto questo avrebbe finalmente avuto un senso, avrebbe avuto un seguito. Lui non poteva resistere a una come lei. Dovevo aspettare… aspettare… lei senza saperlo conduceva il gioco perfettamente… il mio gioco, la mia pedina con il viso d’angelo, un vestitino nero e grandi occhi pieni di incertezza, si muoveva esattamente sulla scacchiera senza farmi sbagliare una mossa. Senza bisogno di direzioni. E’ stato molto bello vedere cadere quel porco dentro il suo sorriso malizioso, conosco quei sorrisetti timidi certo, ma a sottintendere che sanno tante cose. Se avessi dovuto dipingerla l’ avrei fatta allo stesso modo, una farfalla ingenua prigioniera di quel vestito nero e accollato più provocante di qualsiasi spacco, perché prometteva e proibiva… prometteva e proibiva. Lui è già caduto nella rete, il nostro uomo, la starà pregando, insultando, per poi pregarla di nuovo in ginocchio. Conosco la scena a memoria… e come potrei dimenticare… il suo modo di parlare, sempre come se stesse cospirando, a basissimo volume e dentro il tuo orecchio, il suo modo di sorridere, già… quegli uomini che con il sorriso sulle labbra ti comunicano che stanno per spararti in bocca. E come dimenticare le false fitte che si fa venire al cuore, che disegnano il suo disprezzo nelle labbra increspate, e ti fanno sentire improvvisamente stupida… e non riesci più a parlare… non riesci più a parlare… non riesci più a parlare.
 
To be continued
 
 
 

Nessun commento:

Posta un commento