giovedì 10 novembre 2011

Prendre plaisir


Storie quasi d’amore, e torna l’odore, il sapore del sesso, il cuore in difetto, il pensiero distratto, Madonna che ho fatto, il tuo coraggio distante, la mia rabbia elegante, le tue parole che scivolano sul mio collo, il nodo alla cravatta, l’aria è rarefatta, il paese di merda ma chi lo dice l’ha fatta… E poi quelle balle come farfalle, ho inghiottito ali gialle, la polvere da sparo, il concetto strano, la rivoluzione chiusa nella mano, e stappare conchiglie e bersi l’oceano, sento l’inverno abbracciata al tuo corpo. Il mio coraggio e mi sento in vantaggio, la tua paura e la tua verità paracaduti lenti venivano a galla dal cielo diviso della nostra realtà, mi sono caduti sulle labbra, come soffioni del vento, portati dalla fortuna di questo momento, li lecco e ti sento eppure non basta. Siamo soli anche insieme. E siamo insieme anche soli. Sei nell’aria, nella gola, nel pensiero che non è parola, nell’assenza dell’idea, nella luna bianca, nella marea, nello squalo e nella colomba, nel tempo che manca, nel tempo che abbonda, sei un passaggio, un volo, un battito solo, un sospiro, un colpo di tosse, sei nelle cose interrotte. Sei nella mano che poggia sulla mia schiena, sei nel percorso lento che non si tocca quello che porta alla tua bocca, e non sei propriamente l’amore ma il tempo che manca in quelle ore.
le nostre parole ci saltano sopra come fossimo uno di quei materassi a molle così le vediamo rimbalzare in alto e il loro senso ha un peso specifico a parte, è quello dell’arte che ci somministriamo, a volte per mano, uno negli occhi dell’altro, ti stimo nient’altro. E poi se ti amo è di un amore perverso e poi se ti amo oggi è diverso, e poi anche se ti amo non lo dico, diresti che il mondo è piatto e che è quasi finito. Tu hai mille armature io neppure uno strato comune di pelle, tu hai la razionalità io sono ribelle, tu hai le tue paure io il coraggio della pazzia, tu sei di  te stesso io non sono neanche mia, tu sei l’ora di andare io la malinconia, io sono quella che ha fame tu il pane che mi portano via, io sono l’affondo tu la strategia, però tu sei la mia risata e io la tua, tu sei la mia bugia e io la tua, tu sei la mia verità e io la tua, siamo come monelli a suonare campanelli, come rompicoglioni, come maleducati, come immorali, come opinioni non richieste, siamo a girare in cerchi concentrici nelle sale d’attesa, ad attendere l’appello con il fiato sul collo, a gioire del sole, a dirci che bello, siamo due cretini, siamo due bambini, siamo pieni di paura travestiti di premura, siamo due traditori, siamo solo spie, ingurgitiamo vite d’altri, abbiamo occhi saturi di colore, la bocca piena di sapore, i peccati mai espiati, però goduti e maturati, nessuna religione, stiamo al tavolo ad aspettare, stiamo sulla soglia della porta, stiamo nell’anticamera della mente e non ci capiamo niente, ci sfugge chi comanda, facciamo la guerra come una danza, al posto del cuore abbiamo un taccuino, mentre prendo gli appunti ti sono vicino, qualcosa circa il senso di noi, sempre se lo sai, sempre se puoi, la nostra vita gettata piena come una risata, tutto l’amore dell’universo ti tengo la mano quando attraverso, tutto l’amore che fugge al comando, non ora, è presto, sono già stanco, tutto l’amore che altro non è, tutto l’amore prima di te, tutto l’amore che senso non ha, tutto l’amore che fine farà, tutto l’amore lascia che sia, tutto l’amore fuggito via, tutto l’amore giocato in un’ora, tutto l’amore, l’amore che ho ancora. Sono distante e presente assente, sono la gioia, il gioco, la noia, sono seni conditi a pretesto, sono tutti i minuti che aspetto, sono l’ombra dietro le persiane, sono a gridarti che non c’è paura, non c’è il lupo nero, la dolce creatura, sono a sputare ogni sospiro trattenuto perché dell’aria voglio fare indigestione, sono qui e non ascolto ragione, sono senza la punteggiatura, un po’  mi vergogno, un poco mi piace, un poco ti voglio e un poco ho paura, sono qui come figlia mia, se fosse censura dov’è la poesia? Sono qui a rischiare ogni giorno, sono qui ho fretta di dire, sono qui a cercare di capire, sono qui e sotto a chi tocca, ho detto la mia ora sono la tua bocca, avevo tra le labbra denti spezzati, la lingua passava su ricordi di baci, avevo in gola il volo della farfalla e lacrime al viso, tremavo sul porto, cenere e corone di fiori si porta via il mare, ho un  debito di sale, di gonfie onde rotonde, del sesso e del fondo marino, di capelli allagati di sole, di parole scivolate sulla pelle, di alghe allacciate al mio sesso, di quello che sento adesso, dell’atto di godere, sospesa sopra il tuo petto poggia la mia schiena, il tuo corpo è un arco perfetto, sul tavolo del piacere apparecchiato con parole di stagione, con pensieri che come il vino scendono in gola e di questa morte ci si consola e dopo… il corpo è morbido come una medusa sospesa nella corrente, molle non sente, si fa portare, parole mi sbattono come onde all’orecchio, come schiaffo allo scafo, la tua lingua al palato, è lo stesso rumore che chiude le palpebre, e ciuffi di peli dorati e allacciati alle tue dita, mi sono tradita, avevo le labbra socchiuse e denti bianchi come cancelli appena appoggiati, le tue dita sulle labbra, i tuoi passi sul mio ventre, mentre attraversi il mio corpo e ti imbratti fino alle ginocchia di sale, e correnti ti portano pesci rossi all’altezza degli occhi, trabocca tutto quello che non dici, ti prendo per mano e ti illustro la sala, qui spesso ci gioco, qui mi tengo a galla, qui ho fatto il cambio all’armadio i sogni d’inverno con quelli d’estate, qui ho appuntato le mie risate, appese le fotografie di tutte le mie bugie, ti tengo la mano, il tuo passo sicuro, i tuoi occhi finiscono sulla mia schiena, li sento scendere, mi volto di sorpresa, cado sulla tua bocca, i miei seni tra le tue dita, cosa vuoi che ti dica, la bugia dell’amore, la franchezza del sesso per passare le ore, in un silenzio che è un bolo di saliva, dove parole pensate a stento, sono il ritardo sempre su quello che sento.

1 commento:

  1. Sarò ripetitivo....molto bello, molto intrigante
    ma questo non toglie che il più delle volte,
    quando ti leggo, mi sento ignorante.
    Invidio la tua capacità di buttare li parole a raffica che hanno un senso....anche se non sempre lo comprendo.
    Ma questo è il tuo pregio
    nonchè il mio limite.

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