Never Again (Part Two)
Sezione KGB – Colloquio porte chiuse con la
spia Sergej
-
Allora Sergej, si è fatto beccare in flagrante mentre
amoreggiava deliberatamente con quella Linda Gringa della CIA, come me lo
spiega, la nostra migliore spia russa che da spettacolo su una panchina in
piena passeggiata pomeridiana sulle rive di quel cavolo di fiume… come si
chiama Buon Dio….
Sergej – Passirio, fiume del destino, Pseirer Bach,
viene citato anticamente già intorno al 770 dopo Cristo con il nome di “Amnis Passires”,
più tardi “Fluvius Pezzerain”, “Pazzeran”, “Pessran” ed infine come “Passer”.
-
(Colpendo il tavolo rumorosamente) - Non me ne frega un cazzo del fiume Passera,
Passeran, quello che è, ma lei si rende lontanamente conto?
-
No, Passirio! Fiume del destino. E quando ci si mette di
mezzo il destino, neppure le spie possono farci nulla, neppure il KGB.
-
Ma lei doveva farsi beccare come un pollo proprio in quel
buco di paese, farsi vedere da tutti, quando non dovrebbe neppure dare
nell’occhio con il numero di omicidi che ha sulle spalle, la sua faccia è molto
nota, nonostante noi cerchiamo di camuffarla al meglio, tanto che lei ha una
equipe di truccatori degna dei film di Spielberg, certo questo non significa
che deve andare sulle rive di un fiume e utilizzare quella panchina al centro
della passeggiata più in vista, piena di gente, donne, bambini, carrozzine,
coppie, turisti, tutti l’hanno vista nelle sue evoluzioni amorose, compresi i
nostri amici americani, che naturalmente coprivano lei, che le ricordo, è ora
più che mai nel nostro programma, e va sterminata!
-
Uccisa, semmai, è una.
-
Sterminata! E poi non è mai sola, ha tutta la CIA che la
segue.
-
A proposito ho trovato indelicato il vostro intervento
militare su larga scala, imbarazzante, essere portato via a forza senza poterle
dire addio a modo mio…
-
Ma ringrazi di essere vivo, io non credo che lei abbia
capito la gravità della situazione!
-
Io ho perfettamente capito, invece, sono innamorato di
lei. Lo sapete. E’ il mio punto debole. Tutte le spie ne hanno… anche i
supereroi del resto.
-
Basta! Adesso le cose sono molto semplici e lineari, loro
non vogliono perdere la loro migliore spia e cercheranno di fare fuori lei,
caro Sergej! E noi non vogliamo perdere la nostra migliore spia e cercheremo di
fare fuori la Linda Gringa, chiaro?
-
Me ne occuperò!
-
E perché dovremmo fidarci di lei! E’ innamorato perso, è
totalmente inconsapevole dei rischi, solo a parlarne sragiona, le si illuminano
gli occhi, non ha più il suo spietato sguardo gelato come le acque del fiume
Passer, Passir…
-
Passirio, la amo perdutamente. E’ vero, ma nessun’altro
può toccarla, o ucciderla, perciò tocca a me.
-
Perché?
-
Perché ucciderò comunque tutti quelli che le manderete
dietro, tempo sprecato e anche agenti.
-
Cosa le fa pensare di essere così in gamba, lei ora è un
rammollito!
-
Un momento, solo accanto a lei, ma non con voi, non se ne
dimentichi, mi basta girarle le spalle, non guardarla, si sa “lontano dagli
occhi lontano dal cuore”… Ed è come non fosse mai esistita.
-
E pensa di ucciderla di spalle?
-
Esatto. Nel senso mantenendomi di spalle, così non la
vedo, solo non vedendola potrei…
-
Mi faccia il piacere, in compenso la Linda Gringa che la vedrà ottimamente
farà in tempo a trivellarla con una scarica di colpi, sembrerà una grattugia! E
non è neppure una fine elegante. Che fa temporeggia? Mentre lei temporeggia di
spalle, quella l’ha già mandato al creatore, diffidi delle donne, spie per
giunta, diffidi Sergej!! Dia retta a me!
-
Lei non mi sparerebbe mai alle spalle.
-
Non so perché ma non le credo affatto, è vero che anche
lei è innamorata, per nostra fortuna, ma c’è sempre qualcuno che ama di meno,
conto e spero che sia lei, Sergej, si giocherà il vostro destino in pochi
minuti, e le consiglio di non darle un secondo di tempo per farsi sedurre,
altrimenti sarà un uomo morto, ucciso da lei o da noi, o dalla CIA, ma non
cambia la sostanza, sempre cadavere sarà.
-
Ha finito?
-
Le diremo quando e dove dovrà incontrarla e naturalmente
la riempiremo di microfoni come un terrorista si riempirebbe di tritolo
-
Bella metafora, contate che mi faccia esplodere con i
microfoni?
-
Faccia poco lo spiritoso, a noi per farvi esplodere
entrambi basta molto meno di quello che avete fatto!
-
Ma vi servo ancora intatto!
-
Purtroppo.
Panchina
rossa, fiume Passirio, due spie innamorate.
Lei
– Cosa fai mi annusi?
Lui – (sorridendo,
sempre colpito dalla totale assenza di romanticismo di lei) Ma non si dice
“Mi annusi” a un uomo, non è romantico.
Lei
– Si ma perché mi annusi?
Lui
– I tuoi capelli sanno di alghe, di mare.
Lei –
Si, me lo avevi già detto, e adesso che
mi hai detto così, sarò costretta a cercare questo dannato shampoo ovunque, che
non mi piaceva neppure un granché. Che non è neppure alle alghe.
Lui
– Ma sarà una combinazione chimica con la tua…
Si baciano, si toccano,
ovunque, davanti a tutti, passa un bambino, offre un biscotto alla coppia,
Sergej glielo strappa di mano e se lo ingoia, il bambino piange e viene
trascinato via dalla madre scandalizzata.
Lei –
Come ti sei liberato di tutti i microfoni questa volta?
Lui – Li
ho lasciati a un prete, ho chiesto che li indossasse, insomma, gli ho parlato
di una questione di vita o di morte, mi sono assicurato che non se li togliesse
per almeno 24 ore, dietro lauta mancia anche, perché forse la vita e la morte,
insomma, quella questione non bastava, lo vedevo titubante, esclusa la Messa,
che il KGB non avrebbe digerito, ho detto che poteva sentirsi libero di fare e
dire quello che voleva, sai avevamo un timbro di voce simile, prima mi sono
confessato, per capire se la sua voce poteva essere scambiata per la mia, solo
che non capiva perché tentassi tanto di fare parlare lui, comunque, sono qui,
glabro di microfoni. E tu? Come te ne sei liberata?
Lei –
Per me è stata più dura, sai io ho questa voce un po’ bassa, ho sedotto un
camionista, senza farmi toccare, tranquillo, non lo uccidere per almeno 24 ore,
avevamo quasi lo stesso timbro di voce, ho detto che era libero di ansimare e
fare tutto ciò che voleva, possibilmente concentrandosi senza parlare al
maschile, pagato bene.
Lui
– E cos’altro ?
Lei
– Nulla, sono convincente io.
Lui – Lo
dovrò uccidere, ti avrà vista mezza nuda, sognata per oltre un secondo, troppo
tempo, inaccettabile, lo ucciderò.
Lei –
Tra 24 ore! Però è assurda questa tua gelosia Sergej… Non capisco, abbiamo vite
da spie, io ho altri uomini, tu altre donne…
Lui – Tu
non hai altri uomini, tesoro, li ho uccisi tutti, quelli che non uccidi tu
stessa per lavoro. Lo so, non posso farci nulla, vedi anche questi che passano
e si voltano e ti guardano, peccato, tutti morti, Puff! … le rive del Passirio,
è romantico trovarci qui. E’ la nostra panchina, ora.
Si avvicina un signore
con il giornale per sedersi accanto alla coppia viene freddato in pieno giorno
da Sergej e poi trasportato davanti alla chiesa evangelista chiusa.
Lei
- Sai, mi è capitato con uno dei miei
amori passati (Sergej diventa viola di rabbia, ma si trattiene) che si sbagliasse a chiamarmi per nome, durante sai quei
momenti più intimi e… E niente è un casino, perché d’istinto mi fa davvero
incazzare, sono quelle cose che mi fanno davvero incazzare, cazzo! Però non era
neppure il mio nome, era un nome falso e mi sono sentita impotente, come potevo
arrabbiarmi, neppure il mio nome era il mio nome, queste cose mi fanno pensare,
vado in crisi, divento triste, (Sergej è cianotico dalla rabbia) invece tu amore, tu non hai mai sbagliato tutti i miei
nomi falsi, tu hai una memoria da spia russa, tu… in quei momenti non sbagli
mai.
Sergej – Da!
Lei – Cosa?
Sergej
– No, amore era un sì, nella mia lingua, solo si, ti sto ascoltanto. ( A
Sergej tremano le mani)
Lei – Una donna non lascia passare queste cose con facilità.
Sergej – Dove abita, solo per curiosità, non sei obbligata a
dirmelo.
Lei –
L’ho freddato io. Ero troppo delusa. Sai Sergej devo distrarmi, è normale, ma
tu sei tu, noi siamo noi, al di sopra di tutti e tutto. Tu non ti sei mai
sbagliato nome…
Sergej – Ma io ti chiamo Tesoro, sempre.
Lei – Appunto.
Sergej – Da.
Lei –
Cosa? Ah scusa. Pensavo un’altra cosa Sergej, come possono avere creduto che potessimo farci fuori, e noi
come ne usciamo ora, non possiamo uccidere tutti quelli della CIA e del KGB,
come hanno potuto pensare che mi tenessi microfoni e microspie attaccate alla
pelle, se non metto neppure il reggiseno perché mi infastidisce! Sergej? Sergej, mi ascolti? Cosa fai a
terra?
Sergej
– Nulla, sono caduto, ho la pressione un po’ bassa, poi l’idea del tuo seno…
insomma non sono caduto all’idea dei microfoni, sai?
Lei –
Che tenerezza, come sei sensibile e romantico, sei fortunato che siamo
innamorati allo stesso modo, se era una di quelle nostre fasi, in cui uno ama
meno dell’altro ci saremmo trivellati qui in pieno giorno.
Sergej – Da
Lei –
Cos… Ah! Oui. E poi pensavo, ma le spie non vanno in pensione? Quanti anni puoi
fare la spia, voglio dire non è previsto pensionamento, forse, però non è che
uno a 80 anni corre così veloce e neppure a 60, lo so che è comunque presto, ma
quando fai questi mestieri, come il nostro, Sergej, loro ti utilizzano sempre,
non si sfugge, non si sfugge.
Sergej
– C’è un modo, quando hai un’età, diventi esperto di mimetismo, le spie hanno
solo questa scelta.
Lei – Che vuoi dire?
Sergej
– Niente, mimetismo, cerchi una parete che abbia gli stessi colori che indossi,
più o meno, e ti piazzi lì. Sempre.
Lei – Sempre?
Sergej
– Sempre, osservi, pensi, ricordi, leggi, ti muovi molto lentamente, e sempre
per mimetismo, insomma se sei vestito di blu come sono io non puoi sbatterti a
pensare contro una parete gialla, e neppure passarci accanto lentamente ti
noterebbero subito! Se sei vestita di rosso come te amore, meglio che non ti
trovi una parete verde, ecco, invece la panchina rossa è ok, come le farfalle.
A una certa età non si deve più dare nell’occhio è il nostro pensionamento,
anche perché sappiamo troppe cose e ci faranno fuori comunque sia i miei che i
tuoi, è chiaro.
Lei – E’ affascinante, inquietante. E’ una prospettiva
terrificante.
Sergej – Forse è il Karma.
Lei – Forse è solo una vita di merda!
E noi?
Sergej perché non mi hai più scritto messaggi al cellulare, non mi hai
chiamata, perché dopo quel pomeriggio a baciarci tutto quel tempo, perché
all’improvviso stacchi la spina, giri le spalle e non esisto più, fuori dalla
tua visualizzazione non esisto più.
Sergej
– Amore mio tu esisti sempre solo mi stavano visualizzando al KGB, sono stato
interrogato, poi le solite pressioni. Nessuno sa farti pressioni come il KGB.
Lei – Cazzate, c’è sempre modo di mandare un messaggio anche
dal KGB. Io te li ho mandati.
Sergej – Vero. Poi però più.
Lei – Strategia, siete tutti uguali.
Sergej - Però poi quando mi hai scritto mi hai reso
felice, anche se stavo rispondendo sempre all’interrogatorio, mi sei mancata.
Lei –
Tu pensi perché sono innamorata che puoi fare il bello e cattivo tempo? Pensi
che mi struggo di lacrime perché non rispondi ai messaggi vero? Pensi che tanto
prima o poi ti scriverò, pensi di potere innamorarti un giorno e l’altro no,
pensi che io di conseguenza sia felice o triste a seconda delle tue azioni, se
rispondi o non rispondi, Sergej guarda che io non sopporto gli uomini che hanno
la presunzione di regolarti la corrente, capisci? Forte, piano, forte, piano
eccetera! Cos’hai da dirmi?
Lui –
Adoro la tua voce . E … Non potrei mai ucciderti neppure se mi mettessi di
spalle, perché sentirei la tua voce, e se stessi zitta, mi arriverebbe il tuo
odore di alghe, non so se è amore, immagino di sì, siamo fregati, entrambi.
Lei – E
quindi cosa possiamo fare?
Lui –
Qualcosa di molto romantico, di estremamente romantico. E’ tutto ciò che ci
resta.
To be continued…
![]() |
Eloisa Guidarelli |
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