lunedì 27 marzo 2023

Nel segno di Cassandra - Intervista di Marinella Polidori per Le Voci della Luna

 

 

Eloisa Guidarelli: nel segno di Cassandra

Artivismo e diritti umani  

 

"E' responsabilità del poeta essere donna tenere d’occhio

 il mondo e gridare come Cassandra, ma per essere

 ascoltata questa volta."

Gace Paley

 

 

La poesia ecofemminista e l'artivismo possono salvarci, possono sensibilizzare e sensibilizzarci per ascolti e sguardi più attenti , possono fornire la compassione necessaria a "non arrendersi davanti al disastro imminente nella catastrofe" così nell'editoriale del nostro numero 83 introducemmo un neologismo accademico, utile anche alle nostre escursioni nel campo dell’arte sociale.

Continuiamo a chiederci, ormai da molti anni e alla maniera di Alfredo Jaar (nostro numero 62), se l’arte, la poesia possano essere utili;

continuiamo a chiederci come promuovere l’ascolto di quel grido che è denuncia in un “segno”.

Presentiamo in questo numero l’arte di Eloisa Guidarelli, artista poliedrica e particolarmente vicina alle nostre tematiche.

Un segno a difesa e promozione dei diritti umani, delle minoranze, delle eque opportunità. Il segno di un’arte utile.

 

Di Marinella Polidori

 

MP La tua arte potente, è un grido che è insieme denuncia e ribellione. Arte come impegno, presa di posizione e militanza, artivismo. Puoi raccontarci del tuo percorso di formazione?

 

“Artivismo" è un termine molto bello. Io non vengo da un'Accademia di Belle Arti e neppure da un liceo artistico, i miei studi sono stati di grafica pubblicitaria e successivamente ho frequentato l'Accademia d'Arte Drammatica, e persino questi studi così apparentemente distanti mi sono stati utili, ogni vissuto lo diventa, la pittura stessa ti insegna quello che non sai della pittura, è chiaramente un percorso più duro, nel senso che devi lavorare molto perché fai le tue scoperte pittoriche senza maestri, a volte ti esalti per quello che per altri che vengono da un’accademia specifica può sembrare la scoperta dell'acqua calda, ma ci sono pro e contro a non venire da un'accademia specifica, i contro sono che devi lavorare di più, come dovessi metterti in pari, che non hai un maestro che ti spieghi questa o quella tecnica in un pomeriggio, e magari tu ci metti mesi o anni, i vantaggi secondo me sono quelli di un’esplorazione personale senza alcuna influenza, in totale libertà, dove il tuo stile può svilupparsi, dove puoi prenderti i tuoi tempi e fare quelle stesse scoperte, nella totale casualità, e sei felice come un bambino, ti entusiasmi, prendi coraggio e fiducia in te stesso, proprio perché raggiungi quegli obiettivi da solo, non importa in quanto tempo, perché in ogni dipinto si impara qualcosa di nuovo e questo sempre, il fascino della pittura è che sai quando cominci la tua ricerca ma quella ricerca non ha mai fine a meno che tu non smetta di dipingere, sei in continua evoluzione, la tua pittura si evolve, cresce, fa passi indietro per poi fartene fare dieci avanti, subisce crisi, battute d’arresto, dalle quali si esce spesso rafforzati o con un cambiamento importante e netto, la pittura stessa credo che sia il più grande maestro che si possa avere, senza nulla togliere ai grandi maestri.

 

MP Sei anche drammaturga, attrice e, in questa tua poliedricità, collabori con altri artisti e contamini il tuo linguaggio espressivo. C’è in questo tuo modo di "andare oltre" la volontà di misurarsi con i propri limiti, credere nella forza di un'azione collettiva o cos’altro?

 

In pittura  non devi avere limiti, devi essere libera, devi predisporti ad essere vera, sincera, anzitutto con te stessa, la pittura è libertà, più che una sfida con se stessi, è una crescita che avviene tramite una profonda esplorazione di sé, perché sì, incontri sempre ostacoli, ci sarà sempre il dipinto che ti mette in crisi, quello che ti sembra di non riconoscere, ma troverai una soluzione, la troverai per forza perché non ti accontenterai mai di ciò che non riconosci come tuo, serve molta costanza, ma un’altra cosa senza la quale non si potrebbe creare è la curiosità, un pittore, una pittrice devono essere curiosi, nei confronti degli altri, della vita, della natura,  chi dipinge deve essere empatico, deve sentire, sapere ascoltare e non solo guardare ma sapere “vedere" ed è per questo che con la pittura non si può mentire, neppure a se stessi, è come avere tutti i sensi estremamente sviluppati e una pelle sottilissima, ipersensibile al dolore, alla gioia e probabilmente anche piena di ferite. Si dipinge spesso con quelle, si dipinge con il dolore, con il lutto, con la rabbia, con la gioia, con l’amore, occorre tutto, se vogliamo comunicare sentimenti e se ci riusciamo è perché li proviamo, li conosciamo, per questo anche l’Accademia d’Arte Drammatica mi ha aiutata, anche una pittrice entra in ciò che dipinge, come l'attrice fa con un personaggio se lo vuole interpretare, quindi dipingere per andare oltre sì, questo è dipingere per me, andare sempre oltre. Dipingere è avere a che fare con un lavoro infinito, tu crei un’opera, un oggetto finito, ma l’atto di dipingere non ha fine, non si arriva da nessuna parte si parte solo, sei sempre in viaggio. La tua creazione si ferma perché noi abbiamo un tempo, siamo mortali, non la creazione, non l’arte, ne’ la pittura lo sono. Quindi siamo mortali che abbiamo a che fare con una materia che di per sé è immortale, verrebbe quasi da dire che noi siamo il mezzo con il quale la pittura crea. E invece si dice sempre l’opposto, che la pittura è il mezzo con il quale ci esprimiamo. La pittura resterà sempre più antica di noi e ognuno di noi è figlio di questa storia infinita. Un viaggio infinito e senza tempo, sospendere il tempo anche solo per l’atto creativo, è dipingere. Per arrivare a un’opera finita tu vivi l'infinito. Ogni dipinto finito è un infinito dell'atto creativo in sé. Staccarsi da tutto ma senza perdersi, anzi diventare tutto. Non ho una sfida con me stessa ma pretendo molto da me stessa, non mi accontento, mi entusiasmo delle mie scoperte ma se non sono contenta sono severa verso me stessa, la pittura mi ha dato tutto e mi ha chiesto tutto. Come fanno le grandi passioni. Attraverso la pittura che per me è comunicazione con gli altri, ho cercato, conosciuto altri artisti, credo che gli artisti da sempre abbiano bisogno degli artisti, c’è scambio, ispirazione, curiosità, contaminazione, stimoli reciproci e idee che nascono, progetti importanti, amicizie, e soprattutto un altro sta seguendo ed esplorando una strada che tu non hai scelto, e quindi è naturalmente sano esserne curiosi e persino affascinati. Credo che sia fondamentale il confronto, credo che sia necessario, è la nostra cultura. La nostra arte. Da soli non si è nessuno nell’arte come nelle rivoluzioni.

 

MP Il tuo segno è cambiato col tempo: i dipinti iniziali, di grandissimo impatto emotivo, usavano il colore per canalizzare energia e rabbia, col tempo hai tradotto in linee e colori un discorso facilmente interpretabile nella sua valenza politica. Un cambiamento di consapevolezza artistica, una scelta?

 

Una consapevolezza artistica, una scelta pittorica comunicativa, naturalmente è assolutamente normale che la tua pittura subisca trasformazioni ed evoluzioni continue, se non ci fosse mai cambiamento, sarebbe un pessimo segno, la pittura cresce con te, cresce nella tecniche e cambia e si trasforma anche a seconda del messaggio che vuoi mandare e persino a chi ti vuoi riferire, è comunicazione a tutti gli effetti e oggi l’immagine è anche il mezzo comunicativo più immediato che abbiamo, però quello che negli anni salta agli occhi nella mia pittura è proprio questo che hai notato, inizialmente il colore era predominante, per altro colori molto vivi, il tratto era molto istintivo e veloce, ma c’era nelle mie figure drammaticità, lotta ma anche molta speranza, riscatto. Oggi il segnale che voglio inviare è diverso, ci sono stati molti eventi drammatici, ho sentito il desiderio di esprimere questa minaccia attraverso il bianco e nero, quando uso il bianco e nero lo faccio spesso per esprimere fatti di alta drammaticità, o ridurre le figure a icone, a contrasti netti, sottolineo così l’urgenza del messaggio e non ho colori perché i fatti sono drammatici, così ho dipinto la Diaz, così ho dipinto gli ultimi fatti di Capua Vetere, delle archiviazioni sul carcere di S. Anna, alla stessa maniera sto trattando gli abusi di potere, le donne che protestano in Iran, in Bielorussia, in pratica molti dipinti dell’ultimo anno, del 2022 sono in bianco e nero, ma è una esigenza e scelta comunicativa, più forte e violenta ma necessaria, più grafica anche, a volte quasi cartellonistica, allo stesso tempo però, se prima la speranza era nel colore e non solo anche nella lotta stessa, nel non arrendersi, questi ultimi dipinti è come se volessero dire: “questo sta avvenendo, ora, adesso, questo è il tempo che io attraverso con la mia vita e non chiudo gli occhi, lo dipingo, lo mostro, perché ne faccio parte, è il mio periodo storico e io ci sono dentro, e sento e vedo tutto questo, non sono avulsa da ciò che mi circonda anche se avviene a mille chilometri o in altri paesi, è lo stesso tempo, siamo sotto la stessa luna, i diritti umani di uno sono quelli di tutti", e questo è un concetto banale esattamente come dicono che anche il male sia banale. Eppure se capissimo questo saremmo anzitutto esseri umani e esseri umani felici, molto più forti. Invece facciamo le guerre. Questi ultimi dipinti comunicano un dramma conclamato, una urgenza, sono un messaggio e un appello alla speranza, c’è un'impotenza gridata, forse un monito ad agire, prima volevo raccontare il mondo, come un reporter, solo tramite la pittura, avevo le mie posizioni politiche, le ho sempre avute, ma lasciavo che il disegno raccontasse una verità, quello che fa un reporter, oggi sento che sono troppo coinvolta, oltre alla verità, questa pittura sembra fare una richiesta urgente, senza mezzi termini, il messaggio è più duro, meno morbido, come se avessi bisogno di essere diretta.

 

Tecnicamente in questo ultimo periodo uso molto il bianco e nero con leggere sfumature di colore in acquerello, sto cercando un volume, nella mia pittura precedente, giocavo e creavo prospettive molto forzate, quasi fino all’innaturale o anche innaturali, ora gioco sempre su prospettive, una cosa che faccio anche fotograficamente, quando presento un dipinto lo fotografo in ogni prospettiva, si anima, diventa cinema, e se ci pensi, quando tu vai a una mostra o osservi un dipinto alla parete a seconda di dove ti poni hai prospettive diverse di quel volto, di quel corpo o di quel paesaggio, non è sempre lo stesso dipinto, quando cambi il punto di vista, la luce, la prospettiva, hai tanti dipinti nello stesso dipinto. Dipingo con tutto, qualsiasi strumento oltre ai pennelli e molto anche con le dita, ultimamente sto trattando il dipinto come una scultura, spesso vado a togliere dopo avere aggiunto, fino a scoprire quell’essenziale che è esattamente quello che stavo cercando. E mi dico ma lo sto scolpendo non lo sto dipingendo.

 

MP Quali sono i temi che hai affrontato, quelli che ti stanno più a cuore e quelli che ritieni urgenti?

 

Ho cominciato dipingendo tematiche sociali, diritti umani, diritti negati, il desiderio di parlare per chi fosse senza voce, o in una situazione di impotenza, volevo dare voce ad abusi, soprusi, ma anche riscatto, speranza, dicevo “se non avessi pennelli avrei sampietrini” Quindi il senso era un senso di giustizia, di lotta, di non arresa, successivamente le donne sono state le protagoniste assolute della mia pittura, desideravo e ancora desidero rendere loro quel protagonismo che la storia ha sempre negato, la storia è stata sempre raccontata da un punto di vista maschile e si dice che la storia la raccontano, la scrivono i vincitori, ma i vincitori non sempre sono le persone migliori a volte sono solo le più prepotenti, la donna è sempre stata perseguitata nei secoli, uccisa quando voleva affermarsi o tentava di cambiare le cose, oggi cosa sta accadendo? Lo stesso. Le donne sono minacciate continuamente e il motivo è uno solo, si minaccia una persona della quale si ha paura e noi donne facciamo molta paura, quando alziamo la testa, quando ci affermiamo, quando sappiamo quanto valiamo. Almeno nella mia pittura avrei raccontato le donne, le avrei rese importanti, le avrei ascoltate, riscattate. Avrei reso giustizia attraverso la pittura a noi donne, dipingendole, facendole esistere, non in un racconto maschile, non come "spalle" o "compagne" di un uomo, ma da protagoniste, quando si dice “dietro un grande uomo c’è una grande donna”, come se si dicesse qualcosa di bello della donna, si sta dicendo in realtà che per quanto la donna sia grande, sta dietro all’uomo, è tutta la cultura che deve essere rivoluzionata, ogni luogo comune di una cultura al maschile, sessista. Le donne non sono la metà di qualcuno le donne sono persone complete, sono persone, lo sono anche senza figli e senza compagni. Devono saperlo, questo le donne devono saperlo al di là di ogni scelta personale. Non sono una parte della storia, fanno la storia esattamente come gli uomini ma viviamo in una società ancora assolutamente patriarcale  che considera la donna “proprietà", quindi "oggetto", se tu sei di qualcuno e non di te stessa allora potranno fare di te sempre ciò che vogliono. Ho dipinto  anche uomini ultimamente, e per me è stata una novità, perché ho deciso in questi ultimi due anni di rappresentare attraverso la pittura i fatti tragici di Capua Vetere,  e degli abusi di potere da parte delle forze dell’ordine a livello trasversale nel mondo, ma lo spunto iniziale è stato ascoltare le interviste delle vittime di Capua Vetere. Ho pianto, Sinceramente ho pianto, ho sentito una grande indignazione. Mi sono guardata i video. Tutte le tematiche dei diritti umani e dell’ambiente mi stanno a cuore, la lotta del movimento Black lives matter, le donne in Iran e nel mondo che lottano per le loro vite, i femminicidi,  i diritti umani ovunque siano negati, l’allarme climatico inascoltato, l’emergenza clima, tutto.

 

MP L’arte contemporanea si muove tra sperimentalismo performativo e tentativo di restituire all'artista una funzione sociale che renda la sua opera utile e comprensibile. Il momento della restituzione artistica diventa spesso relazione, esperienza, immersione. Qual’è la tua posizione rispetto a tutto questo?

 

Guarda posso agganciarmi a ciò che ti ho detto nella risposta precedente, se decido di affrontare un argomento, spesso riguarda i diritti umani, allora mi informo e mi documento, lavoro un po’ come un'attrice e un po’ come una giornalista, voglio conoscere l’esattezza della notizia, ma poi cerco se ci sono le testimonianze personali, perché voglio ascoltare quelle emozioni, spesso ho dipinto dopo essere stata a manifestare, documentare fotograficamente, sentire e partecipare, perché tutto mi deve passare attraverso, non si può dipingere senza sentire ciò che si dipinge. Nelle testimonianze di Capua Vetere potevo leggermi i fatti, ascoltarli al telegiornale, neutri, freddi e professionali, ma altra cosa è sentire chi ha subito violenza, le pause, quel non detto che ti spezza le ossa più delle parole, il respiro che fatica a fare uscire quel vissuto di immagini che  affollano la mente di chi ha subito violenza, la violenza psicologica, l’umiliazione, l’abuso di potere e umiliare chi non può difendersi è l’atto più vigliacco che l’essere umano possa mettere in atto, e tu senti attraverso il dolore degli altri, solo così diventa il tuo dolore, solo così elimini le distanze rassicuranti, un conto è sentire un numero di migranti che sono soccorsi dalle ong, un conto è dimenticarti di un “numero" e ascoltare i racconti delle “persone", le tragedie e i sogni di quelle persone. E questo significa soffrire anche tu, annullare le distanze e capire che l'altro siamo noi. C'è quindi una ricerca a tutti gli effetti, oltre poi alla creatività e ai mezzi espressivi, c’è un interrogarsi continuo, un continuo prendere posizione e decidere ogni giorno da che parte stare, cosa non vuoi essere e cosa puoi e vuoi fare. In questo caso la mia pittura sono io, sono i miei stessi ideali in cui credo, è il mezzo artistico attraverso il quale io so esprimermi, ma non posso fare a meno di esprimermi, lo farei con qualsiasi mezzo, oggi stare in silenzio significa essere complici. Oggi il dissenso è un dovere. Lo diventa quando la democrazia è in pericolo, quando la nostra costituzione è inascoltata quando un sistema vince sulla giustizia.

 

MP Ci sono artiste che ammiri o da cui hai tratto o trai ispirazione?

 

Non traggo ispirazione da altri artisti o artiste ma perché cerco la mia unicità di stile, ogni artista deve essere unico, al di là che possa piacere o meno, deve lavorare sulla propria unicità, e sul proprio stile riconoscibile, quindi volutamente non mi ispiro a nessuno pur rimanendo affascinata da moltissimi artisti e artiste. Artiste che amo e stimo sì tantissime, per ogni forma d’arte, faccio solo qualche nome in pittura. perché sarebbe un elenco infinito, la grande Artemisia Gentileschi che è stata la prima donna a potere accedere a un’Accademia di Belle Arti considerata prima di lei appannaggio esclusivamente maschile, che ha subito violenze, tortura e un processo contro il suo stupratore, un’eroina moderna e che può insegnarci molto, oltre ad averci dato opere di una bellezza unica. Frida Kahlo, pittrice Messicana che amo molto, amo la pittura messicana e sono affascinata dal muralismo messicano, Amrita Sher Gil pittrice ungherese naturalizzata indiana, la sua pittura mi colpisce molto, definita la gemella indiana di Frida Kahlo, ma per me impropriamente, io preferisco vedere il suo stile come merita di essere visto come uno stile forte, potente e unico.

 

MP  Vuoi fare un augurio a chi  si occupa di arte, a chi crede che l'arte possa scuotere dal torpore, a chi sente il bisogno di credere che si possa immaginare e realizzare un mondo diverso?

 

Il mio augurio a chi crede che l’arte possa scuotere il mondo, a chi si augura che si possa in qualche modo immaginare e realizzare un mondo diverso, sì, se l’arte ancora oggi come in passato rappresenta una minaccia per ogni dittatura, che cerca di censurarla e quando non ci riesce asservirla al proprio potere, allora sì, significa che l'arte ha la possibilità di scuotere il mondo, di renderlo migliore, infatti è temuta da ogni dittatura che vuole farla tacere. L’arte è rivoluzione, verità, libertà e speranza.

 

 

 

Eloisa Guidarelli

 

 

Biografia

Eloisa Guidarelli nasce a Bologna, dove si diploma in grafica pubblicitaria e successivamente frequenta l’Accademia Antoniana d’Arte Drammatica, conseguendo il diploma di attrice, lavora come attrice e drammaturga e si afferma come pittrice esponendo alla prima personale nel 2011 presso il Circolo Artistico di Bologna, curatore della mostra Concetto Pozzati, presentazione di Vittorio Boarini, espone nuovamente con “Persona" al Centro per la Culura di Merano, dove cura personalmente l'allestimento,  all’interno della rassegna di Febbraio 2014.

Successivamente espone con la Personale “Le mille e una notte” (mille e una notte storie da dire per non morire) con una serie di opere che riguardano la tematica contro ogni tipo di violenza sulle donne, all’interno della rassegna "Estate in Piazza" Caltanissetta - Sicilia, Ex Circolo dei Nobili - Palazzo del Carmine - estate 2014, dove è anche curatrice dell'allestimento.

Espone ancora con la Personale "A Sud di Lampedusa" Ottobre/Novembre 2014  con dipinti che riguardano la tematica del viaggio dei migranti  e dei drammi di Lampedusa, inaugurazione e reading di Eloisa Guidarelli, brani tratti da “A sud di Lampedusa” di Stefano Liberti, presso Libreria Diari di Bordo – Parma.

6/06/2015 al 21/06/2015 Espone con la Personale “Santa o Strega – la tua paura, la tua preghiera” Velletri (RM) In contemporanea con la mostra fotografica “Impronte” di Marco Martini – Polo espositivo Juana Romani – Presentazione di Claudio Leoni – Inaugurazione con la partecipazione del gruppo musicale LONGBOW – Reading: Fabrizio Rinaldi – Palmiro Taglioni e Wladimiro Sist – dal blog maquis-eloisaguidarelli.blogspot.com .

21/11/2015 al 21/12/2015, Espone con la personale “¿Qué es la vida? ” Presso la Libreria Diari Di Bordo, Parma – Inaugurazione con presentazione delle Antologie “Sotto il cielo di Lampedusa – Annegati da respingimento” (Rayuela 2014) e “Sotto il cielo di Lampedusa II – Nessun uomo è un’isola” (Rayuela 2015) Reading a cura di multiVERSI: Bartolomeo Bellanova, Benedetta Davalli, Gassid Mohammed, Pina Piccolo, Met Sembiase, Gaius Tsaamo, con testimonianza di Abhram Tesfay del Movimento Eritrea Democratica.

16/06/2017 al 25/06/2017 (Velletri) Eloisa Guidarelli espone all’interno del progetto Alterità con “The Wall” in concomitanza con le esposizioni di Palmiro Taglioni scultore che espone “Le Donne con la Pietra” e Marco Martini fotografo che espone  “CHON” Introduzione Fabrizio Rinaldi, Claudio Leoni.


In memoria delle ragazze nigeriane morte al largo delle coste libiche recuperate prive di vita dalla nave Cantabria e sbarcate a Salerno, lo scorso 5 novembre 2017, questa personale di dipinti che tratta del dramma dei naufragi, delle guerre e dei viaggi della disperazione, vuole ricordare 26 ragazze giovanissime piene di sogni e ideali. 22/11/2018 Personale “26 Rose Bianche” Gipsoteca Vitali Cento (Fe) Patrocinio Anpi Cento e Amnesty International, presentazione di dipinti sulla tematica delle migrazioni.

2019 Espone al Sibari Art Festival di Matera Capitale Europea della Cultura per la Mongolfiera Festival Internazionale della Arti e della Cultura, sul tema “Memoria e Futuro” 

 

Collabora con riviste online e cartacee, La macchina sognante, La Mongolfiera, Centro Culturale Tina Modotti Caracas, Magazzini Inesistenti, partecipa alla Rassegna Ottobre Africano 2017 e 2018 a Bologna,  collabora con poeti, cantautori, giornalisti e altri artisti attraverso la proiezione delle sue opere o l’utilizzo dei suoi dipinti. Collabora spesso con associazioni per i diritti umani.

 

www.eloisaguidarelli.it sito dipinti

maquis-eloisaguidarelli.blogspot.com  Blog di scrittura

 

 

 

 

 

 

 


domenica 12 marzo 2023

Fantasmi Liberi

Foto Eloisa Guidarelli


 

Sono un fantasma libero, mi muovo nella trasparenza della mia non identità,  passi controcorrente in un tempo  fluido come acqua. Mentre cammino, scandaglio volti, le loro espressioni dipinte nella notte, i diritti scritti su cartelli bianchi come neve, sotto un Nettuno di una bellezza implacabile, Bologna nella sua luce gialla si avvolge come in  una coperta termica, su di noi un cielo blu tradisce una notte violata come una lampadina accesa, la rabbia non dorme.  Mi muovo tra la folla sinusoidale, sfioro cappotti, sguardi entrano dentro altri sguardi, ciglia bagnate dalla notte come aculei sensibili alle correnti marine, pare di avvertire il sale anche qui. Nuvole bianche escono dalle bocche come fiori di cotone sospesi nella notte, come fumetti con parole da inserire, adesso sono davanti, un anello del cerchio di persone e filmo. A piedi divaricati, ben piantata, sento il mio metro e sessanta di gioia per essere nel posto giusto, la mia femminilità non ha bisogno d’altro, l’anima si specchia e si ritrova nelle altre anime, nelle manifestazioni siamo tutti collocati al posto giusto, uno non esiste senza l’altro. E' uno stato di innamoramento, o di rivoluzione quello che ti attraversa, non importa, tu sai che sono la stessa cosa. Se sono stata felice è qui. Se sono stata me stessa è qui. Se sono stata rapita e incantata dalle persone e dai volti è qui e ora. Un eterno presente. Ogni volto è un dipinto. Ogni volto è passato, presente e futuro, le foto, vite eterne, capovolte nella mia mente, appesi i volti nella luce rossa della camera oscura dei miei pensieri. L’Eterno Ritorno. Riprendo con il cellulare, l’ho fatto con il caldo, l’ho fatto con il freddo, era notte, era giorno, l'ho fatto con una Nikon automatica viola, tascabile come una pistola da borsetta, l’ho fatto nelle grandi manifestazioni e nelle piccole manifestazioni, dove eravamo una folla, dove eravamo quattro gatti ma ci sentivamo una folla. Sono quella che riprende i fotografi che riprendono e loro ormai mi conoscono, i professionisti, mi lasciano lo spazio, capita che ci riprendiamo a vicenda come in un convenzionale saluto, in un duello, in una schermaglia amorosa, e obiettivi per un momento si incrociano come fioretti, dura lo spazio di qualche secondo, un rituale tacito, forse si chiedono per quale giornale lavoro, ma non me lo chiedono, amano questo mistero, credo li rallegri e si lasciano filmare in nome della democrazia, se devono attraversare il mio spazio mi chiedono scusa e lo fanno leggeri come gatti, per non intralciarmi. Tra me e chi parla pochi metri d’aria, riprendo ogni parola, le parole si fanno immagini, le parole per me lo sono sempre state. Dopo, a manifestazione conclusa, da fantasma senza padroni pubblico tutto sui social media, informo le associazioni per i diritti umani che erano presenti, che sono intervenute, che i filmati sono lì a disposizione possono condividerli, scaricarli, inviarli ovunque. Oggi siamo tutti giornalisti. Ma quelli che non fanno parte dell’albo sono liberi da censura, da tempi televisivi, da pressioni redazionali, noi invisibili possiamo inserire filmati integri in rete, senza che ne vengano estrapolati pochi concetti, montati ad arte o influenzati da politiche di testate e reti televisive. Noi non percepiamo stipendio, non abbiamo nulla e non possono toglierci nulla, non  siamo ricattabili, non siamo mossi da fili, siamo i fantasmi liberi dell’informazione, non accettiamo piccoli e grandi burattinai. Siamo Blogger.

Mi sposto tra le persone, mi tutela questa invisibilità, la stessa dei senzatetto, di quelli privi di bancomat. Insomma dei non schedati, faccio parte di un sommerso, eppure neppure i sommergibili vanno sottovalutati come i coccodrilli negli effetti a sorpresa. E così giro le spalle ai teleobiettivi, ai grandi falli puntati sulla folla e riportati ora con delicatezza sulla morbida pancia dei fotografi professionisti, soddisfatti come lo stregatto di Alice dopo il pasto. Mi allontano, un ultimo sguardo alle chiappe del Nettuno. Fiera del mio anonimato, come un tesserino che spillato sulla giacca mi autorizza a entrare ovunque per invisibilità imposta a livello sociale, la sensazione è quella di uscire da un incontro di pugilato dove hai vinto tutti i round con le scarpette rosa della danza, mi apro un varco a culo dritto, leggera e stronza come una ballerina, allo stesso tempo è la sensazione di chi fuggendo a gambe levate dalla polizia, si improvvisa senzatetto e può rallentare il passo, nessuno lo cercherà più perché ha finito di esistere e di avere un nome, la sensazione è essere felici di essere niente, ammiccare a se stessi perché l’ultima parola appartiene agli ultimi, perché a volte per essere liberi occorre essere niente. Goderne almeno i vantaggi del perfetto mimetismo. Potere anche dirsi sì non sono propriamente qualcuno ma l’ho voluto io, persino Ulisse ha dovuto dichiarare di chiamarsi “Nessuno” e questo l’ha salvato, come quando in un’ opera d’arte contemporanea si cerca un senso, e di qualsiasi cosa ti accusino, in qualità d'artista, tu rispondi che l’effetto era esattamente voluto, quindi il lavoro perfettamente  riuscito, ammantarsi  del fascino dell’incompreso, dell’artista dannato, del van Gogh ignorato e oggi adorato, ma che cazzo  era van Gogh pure in passato. E nessuno osa dire niente sulla merda d’artista, perché se lo fai miliardi di occhi della storia dell’arte presente, passata e futura ti scruterà con occhi di capocchie di spilli per dirti “E tu chi sei?” Chi sei rispetto all’immensità? Facendoti sentire  solo, depresso, finito dritto in un dipinto di Hopper.  Mi mescolo tra la gente, sono distante, sfoglio pensieri, come pagine di libri diversi, lasciati aperti, mi fermo a comprare in negozio uno spray al peperoncino, chi lo vende è un anziano che insiste a darmi quello fuxia, per le donne, una finezza di genere quando lo spruzzerò in faccia all’eventuale stupratore o inseguitore o cosa, si attarda a spiegarmi anche la tecnica, la scadenza, eccetera, forse lo avevo comprato prima della manifestazione, ma cosa conta in un flusso di pensieri, non importa il prima e il dopo, da una piazza affollata, il mio cuore segna il tempo, è l’orologio della stazione, c’è chi arriva e chi parte e chi vuole perdersi per sempre, chi da un cellulare dalla custodia rosa, a minuti,  condividerà la verità come bomba.