Eloisa
Guidarelli: nel segno di Cassandra
Artivismo
e diritti umani
"E'
responsabilità del poeta essere donna tenere d’occhio
il mondo e gridare come Cassandra, ma per
essere
ascoltata questa volta."
Gace Paley
La poesia ecofemminista e
l'artivismo possono salvarci, possono sensibilizzare e sensibilizzarci per
ascolti e sguardi più attenti , possono fornire la compassione necessaria a
"non arrendersi davanti al disastro imminente nella catastrofe" così
nell'editoriale del nostro numero 83 introducemmo un neologismo accademico,
utile anche alle nostre escursioni nel campo dell’arte sociale.
Continuiamo a chiederci,
ormai da molti anni e alla maniera di Alfredo Jaar (nostro numero 62), se
l’arte, la poesia possano essere utili;
continuiamo a chiederci come
promuovere l’ascolto di quel grido che è denuncia in un “segno”.
Presentiamo in questo
numero l’arte di Eloisa Guidarelli, artista poliedrica e particolarmente vicina
alle nostre tematiche.
Un segno a difesa e
promozione dei diritti umani, delle minoranze, delle eque opportunità. Il segno
di un’arte utile.
Di Marinella Polidori
MP La tua arte potente, è un grido che è insieme denuncia
e ribellione. Arte come impegno, presa di posizione e militanza, artivismo.
Puoi raccontarci del tuo percorso di formazione?
“Artivismo" è un termine
molto bello. Io non vengo da un'Accademia di Belle Arti e neppure da un liceo
artistico, i miei studi sono stati di grafica pubblicitaria e successivamente
ho frequentato l'Accademia d'Arte Drammatica, e persino questi studi così
apparentemente distanti mi sono stati utili, ogni vissuto lo diventa, la
pittura stessa ti insegna quello che non sai della pittura, è chiaramente un
percorso più duro, nel senso che devi lavorare molto perché fai le tue scoperte
pittoriche senza maestri, a volte ti esalti per quello che per altri che
vengono da un’accademia specifica può sembrare la scoperta dell'acqua calda, ma
ci sono pro e contro a non venire da un'accademia specifica, i contro sono che
devi lavorare di più, come dovessi metterti in pari, che non hai un maestro che
ti spieghi questa o quella tecnica in un pomeriggio, e magari tu ci metti mesi
o anni, i vantaggi secondo me sono quelli di un’esplorazione personale senza
alcuna influenza, in totale libertà, dove il tuo stile può svilupparsi, dove
puoi prenderti i tuoi tempi e fare quelle stesse scoperte, nella totale
casualità, e sei felice come un bambino, ti entusiasmi, prendi coraggio e
fiducia in te stesso, proprio perché raggiungi quegli obiettivi da solo, non
importa in quanto tempo, perché in ogni dipinto si impara qualcosa di nuovo e
questo sempre, il fascino della pittura è che sai quando cominci la tua ricerca
ma quella ricerca non ha mai fine a meno che tu non smetta di dipingere, sei in
continua evoluzione, la tua pittura si evolve, cresce, fa passi indietro per
poi fartene fare dieci avanti, subisce crisi, battute d’arresto, dalle quali si
esce spesso rafforzati o con un cambiamento importante e netto, la pittura
stessa credo che sia il più grande maestro che si possa avere, senza nulla
togliere ai grandi maestri.
MP Sei anche drammaturga,
attrice e, in questa tua poliedricità, collabori con altri artisti e contamini
il tuo linguaggio espressivo. C’è in questo tuo modo di "andare
oltre" la volontà di misurarsi con i propri limiti, credere nella forza di
un'azione collettiva o cos’altro?
In pittura non devi avere limiti, devi essere libera,
devi predisporti ad essere vera, sincera, anzitutto con te stessa, la pittura è
libertà, più che una sfida con se stessi, è una crescita che avviene tramite
una profonda esplorazione di sé, perché sì, incontri sempre ostacoli, ci sarà
sempre il dipinto che ti mette in crisi, quello che ti sembra di non
riconoscere, ma troverai una soluzione, la troverai per forza perché non ti
accontenterai mai di ciò che non riconosci come tuo, serve molta costanza, ma
un’altra cosa senza la quale non si potrebbe creare è la curiosità, un pittore,
una pittrice devono essere curiosi, nei confronti degli altri, della vita,
della natura, chi dipinge deve essere
empatico, deve sentire, sapere ascoltare e non solo guardare ma sapere
“vedere" ed è per questo che con la pittura non si può mentire, neppure a
se stessi, è come avere tutti i sensi estremamente sviluppati e una pelle
sottilissima, ipersensibile al dolore, alla gioia e probabilmente anche piena
di ferite. Si dipinge spesso con quelle, si dipinge con il dolore, con il
lutto, con la rabbia, con la gioia, con l’amore, occorre tutto, se vogliamo
comunicare sentimenti e se ci riusciamo è perché li proviamo, li conosciamo,
per questo anche l’Accademia d’Arte Drammatica mi ha aiutata, anche una
pittrice entra in ciò che dipinge, come l'attrice fa con un personaggio se lo
vuole interpretare, quindi dipingere per andare oltre sì, questo è dipingere
per me, andare sempre oltre. Dipingere è avere a che fare con un lavoro
infinito, tu crei un’opera, un oggetto finito, ma l’atto di dipingere non ha
fine, non si arriva da nessuna parte si parte solo, sei sempre in viaggio. La
tua creazione si ferma perché noi abbiamo un tempo, siamo mortali, non la
creazione, non l’arte, ne’ la pittura lo sono. Quindi siamo mortali che abbiamo
a che fare con una materia che di per sé è immortale, verrebbe quasi da dire
che noi siamo il mezzo con il quale la pittura crea. E invece si dice sempre
l’opposto, che la pittura è il mezzo con il quale ci esprimiamo. La pittura
resterà sempre più antica di noi e ognuno di noi è figlio di questa storia
infinita. Un viaggio infinito e senza tempo, sospendere il tempo anche solo per
l’atto creativo, è dipingere. Per arrivare a un’opera finita tu vivi
l'infinito. Ogni dipinto finito è un infinito dell'atto creativo in sé.
Staccarsi da tutto ma senza perdersi, anzi diventare tutto. Non ho una sfida
con me stessa ma pretendo molto da me stessa, non mi accontento, mi entusiasmo
delle mie scoperte ma se non sono contenta sono severa verso me stessa, la
pittura mi ha dato tutto e mi ha chiesto tutto. Come fanno le grandi passioni.
Attraverso la pittura che per me è comunicazione con gli altri, ho cercato,
conosciuto altri artisti, credo che gli artisti da sempre abbiano bisogno degli
artisti, c’è scambio, ispirazione, curiosità, contaminazione, stimoli reciproci
e idee che nascono, progetti importanti, amicizie, e soprattutto un altro sta
seguendo ed esplorando una strada che tu non hai scelto, e quindi è
naturalmente sano esserne curiosi e persino affascinati. Credo che sia
fondamentale il confronto, credo che sia necessario, è la nostra cultura. La
nostra arte. Da soli non si è nessuno nell’arte come nelle rivoluzioni.
MP Il tuo segno è cambiato col
tempo: i dipinti iniziali, di grandissimo impatto emotivo, usavano il colore
per canalizzare energia e rabbia, col tempo hai tradotto in linee e colori un
discorso facilmente interpretabile nella sua valenza politica. Un cambiamento
di consapevolezza artistica, una scelta?
Una consapevolezza artistica, una
scelta pittorica comunicativa, naturalmente è assolutamente normale che la tua
pittura subisca trasformazioni ed evoluzioni continue, se non ci fosse mai cambiamento,
sarebbe un pessimo segno, la pittura cresce con te, cresce nella tecniche e
cambia e si trasforma anche a seconda del messaggio che vuoi mandare e persino
a chi ti vuoi riferire, è comunicazione a tutti gli effetti e oggi l’immagine è
anche il mezzo comunicativo più immediato che abbiamo, però quello che negli
anni salta agli occhi nella mia pittura è proprio questo che hai notato,
inizialmente il colore era predominante, per altro colori molto vivi, il tratto
era molto istintivo e veloce, ma c’era nelle mie figure drammaticità, lotta ma
anche molta speranza, riscatto. Oggi il segnale che voglio inviare è diverso,
ci sono stati molti eventi drammatici, ho sentito il desiderio di esprimere
questa minaccia attraverso il bianco e nero, quando uso il bianco e nero lo
faccio spesso per esprimere fatti di alta drammaticità, o ridurre le figure a
icone, a contrasti netti, sottolineo così l’urgenza del messaggio e non ho
colori perché i fatti sono drammatici, così ho dipinto la Diaz, così ho dipinto
gli ultimi fatti di Capua Vetere, delle archiviazioni sul carcere di S. Anna,
alla stessa maniera sto trattando gli abusi di potere, le donne che protestano
in Iran, in Bielorussia, in pratica molti dipinti dell’ultimo anno, del 2022
sono in bianco e nero, ma è una esigenza e scelta comunicativa, più forte e
violenta ma necessaria, più grafica anche, a volte quasi cartellonistica, allo
stesso tempo però, se prima la speranza era nel colore e non solo anche nella
lotta stessa, nel non arrendersi, questi ultimi dipinti è come se volessero
dire: “questo sta avvenendo, ora, adesso, questo è il tempo che io attraverso
con la mia vita e non chiudo gli occhi, lo dipingo, lo mostro, perché ne faccio
parte, è il mio periodo storico e io ci sono dentro, e sento e vedo tutto
questo, non sono avulsa da ciò che mi circonda anche se avviene a mille
chilometri o in altri paesi, è lo stesso tempo, siamo sotto la stessa luna, i
diritti umani di uno sono quelli di tutti", e questo è un concetto banale
esattamente come dicono che anche il male sia banale. Eppure se capissimo
questo saremmo anzitutto esseri umani e esseri umani felici, molto più forti.
Invece facciamo le guerre. Questi ultimi dipinti comunicano un dramma
conclamato, una urgenza, sono un messaggio e un appello alla speranza, c’è
un'impotenza gridata, forse un monito ad agire, prima volevo raccontare il
mondo, come un reporter, solo tramite la pittura, avevo le mie posizioni
politiche, le ho sempre avute, ma lasciavo che il disegno raccontasse una
verità, quello che fa un reporter, oggi sento che sono troppo coinvolta, oltre
alla verità, questa pittura sembra fare una richiesta urgente, senza mezzi
termini, il messaggio è più duro, meno morbido, come se avessi bisogno di
essere diretta.
Tecnicamente in questo ultimo periodo
uso molto il bianco e nero con leggere sfumature di colore in acquerello, sto
cercando un volume, nella mia pittura precedente, giocavo e creavo prospettive
molto forzate, quasi fino all’innaturale o anche innaturali, ora gioco sempre
su prospettive, una cosa che faccio anche fotograficamente, quando presento un
dipinto lo fotografo in ogni prospettiva, si anima, diventa cinema, e se ci
pensi, quando tu vai a una mostra o osservi un dipinto alla parete a seconda di
dove ti poni hai prospettive diverse di quel volto, di quel corpo o di quel
paesaggio, non è sempre lo stesso dipinto, quando cambi il punto di vista, la
luce, la prospettiva, hai tanti dipinti nello stesso dipinto. Dipingo con
tutto, qualsiasi strumento oltre ai pennelli e molto anche con le dita,
ultimamente sto trattando il dipinto come una scultura, spesso vado a togliere
dopo avere aggiunto, fino a scoprire quell’essenziale che è esattamente quello
che stavo cercando. E mi dico ma lo sto scolpendo non lo sto dipingendo.
MP Quali sono i temi che hai
affrontato, quelli che ti stanno più a cuore e quelli che ritieni urgenti?
Ho cominciato dipingendo
tematiche sociali, diritti umani, diritti negati, il desiderio di parlare per
chi fosse senza voce, o in una situazione di impotenza, volevo dare voce ad
abusi, soprusi, ma anche riscatto, speranza, dicevo “se non avessi pennelli
avrei sampietrini” Quindi il senso era un senso di giustizia, di lotta, di non
arresa, successivamente le donne sono state le protagoniste assolute della mia
pittura, desideravo e ancora desidero rendere loro quel protagonismo che la
storia ha sempre negato, la storia è stata sempre raccontata da un punto di
vista maschile e si dice che la storia la raccontano, la scrivono i vincitori,
ma i vincitori non sempre sono le persone migliori a volte sono solo le più
prepotenti, la donna è sempre stata perseguitata nei secoli, uccisa quando
voleva affermarsi o tentava di cambiare le cose, oggi cosa sta accadendo? Lo
stesso. Le donne sono minacciate continuamente e il motivo è uno solo, si
minaccia una persona della quale si ha paura e noi donne facciamo molta paura,
quando alziamo la testa, quando ci affermiamo, quando sappiamo quanto valiamo.
Almeno nella mia pittura avrei raccontato le donne, le avrei rese importanti,
le avrei ascoltate, riscattate. Avrei reso giustizia attraverso la pittura a
noi donne, dipingendole, facendole esistere, non in un racconto maschile, non
come "spalle" o "compagne" di un uomo, ma da protagoniste,
quando si dice “dietro un grande uomo c’è una grande donna”, come se si dicesse
qualcosa di bello della donna, si sta dicendo in realtà che per quanto la donna
sia grande, sta dietro all’uomo, è tutta la cultura che deve essere
rivoluzionata, ogni luogo comune di una cultura al maschile, sessista. Le donne
non sono la metà di qualcuno le donne sono persone complete, sono persone, lo
sono anche senza figli e senza compagni. Devono saperlo, questo le donne devono
saperlo al di là di ogni scelta personale. Non sono una parte della storia,
fanno la storia esattamente come gli uomini ma viviamo in una società ancora
assolutamente patriarcale che considera
la donna “proprietà", quindi "oggetto", se tu sei di qualcuno e
non di te stessa allora potranno fare di te sempre ciò che vogliono. Ho
dipinto anche uomini ultimamente, e per
me è stata una novità, perché ho deciso in questi ultimi due anni di
rappresentare attraverso la pittura i fatti tragici di Capua Vetere, e degli abusi di potere da parte delle forze
dell’ordine a livello trasversale nel mondo, ma lo spunto iniziale è stato
ascoltare le interviste delle vittime di Capua Vetere. Ho pianto, Sinceramente
ho pianto, ho sentito una grande indignazione. Mi sono guardata i video. Tutte
le tematiche dei diritti umani e dell’ambiente mi stanno a cuore, la lotta del
movimento Black lives matter, le donne in Iran e nel mondo che lottano per le
loro vite, i femminicidi, i diritti
umani ovunque siano negati, l’allarme climatico inascoltato, l’emergenza clima,
tutto.
MP L’arte contemporanea si
muove tra sperimentalismo performativo e tentativo di restituire all'artista
una funzione sociale che renda la sua opera utile e comprensibile. Il momento
della restituzione artistica diventa spesso relazione, esperienza, immersione.
Qual’è la tua posizione rispetto a tutto questo?
Guarda posso agganciarmi a ciò
che ti ho detto nella risposta precedente, se decido di affrontare un
argomento, spesso riguarda i diritti umani, allora mi informo e mi documento,
lavoro un po’ come un'attrice e un po’ come una giornalista, voglio conoscere
l’esattezza della notizia, ma poi cerco se ci sono le testimonianze personali,
perché voglio ascoltare quelle emozioni, spesso ho dipinto dopo essere stata a
manifestare, documentare fotograficamente, sentire e partecipare, perché tutto
mi deve passare attraverso, non si può dipingere senza sentire ciò che si
dipinge. Nelle testimonianze di Capua Vetere potevo leggermi i fatti,
ascoltarli al telegiornale, neutri, freddi e professionali, ma altra cosa è
sentire chi ha subito violenza, le pause, quel non detto che ti spezza le ossa
più delle parole, il respiro che fatica a fare uscire quel vissuto di immagini
che affollano la mente di chi ha subito
violenza, la violenza psicologica, l’umiliazione, l’abuso di potere e umiliare
chi non può difendersi è l’atto più vigliacco che l’essere umano possa mettere
in atto, e tu senti attraverso il dolore degli altri, solo così diventa il tuo
dolore, solo così elimini le distanze rassicuranti, un conto è sentire un
numero di migranti che sono soccorsi dalle ong, un conto è dimenticarti di un
“numero" e ascoltare i racconti delle “persone", le tragedie e i
sogni di quelle persone. E questo significa soffrire anche tu, annullare le
distanze e capire che l'altro siamo noi. C'è quindi una ricerca a tutti gli effetti,
oltre poi alla creatività e ai mezzi espressivi, c’è un interrogarsi continuo,
un continuo prendere posizione e decidere ogni giorno da che parte stare, cosa
non vuoi essere e cosa puoi e vuoi fare. In questo caso la mia pittura sono io,
sono i miei stessi ideali in cui credo, è il mezzo artistico attraverso il
quale io so esprimermi, ma non posso fare a meno di esprimermi, lo farei con
qualsiasi mezzo, oggi stare in silenzio significa essere complici. Oggi il
dissenso è un dovere. Lo diventa quando la democrazia è in pericolo, quando la
nostra costituzione è inascoltata quando un sistema vince sulla giustizia.
MP Ci sono artiste che ammiri
o da cui hai tratto o trai ispirazione?
Non traggo ispirazione da altri
artisti o artiste ma perché cerco la mia unicità di stile, ogni artista deve
essere unico, al di là che possa piacere o meno, deve lavorare sulla propria
unicità, e sul proprio stile riconoscibile, quindi volutamente non mi ispiro a
nessuno pur rimanendo affascinata da moltissimi artisti e artiste. Artiste che
amo e stimo sì tantissime, per ogni forma d’arte, faccio solo qualche nome in
pittura. perché sarebbe un elenco infinito, la grande Artemisia Gentileschi che
è stata la prima donna a potere accedere a un’Accademia di Belle Arti
considerata prima di lei appannaggio esclusivamente maschile, che ha subito
violenze, tortura e un processo contro il suo stupratore, un’eroina moderna e
che può insegnarci molto, oltre ad averci dato opere di una bellezza unica.
Frida Kahlo, pittrice Messicana che amo molto, amo la pittura messicana e sono
affascinata dal muralismo messicano, Amrita Sher Gil pittrice ungherese
naturalizzata indiana, la sua pittura mi colpisce molto, definita la gemella
indiana di Frida Kahlo, ma per me impropriamente, io preferisco vedere il suo
stile come merita di essere visto come uno stile forte, potente e unico.
MP Vuoi fare un augurio a chi
si occupa di arte, a chi crede che l'arte possa scuotere dal torpore, a
chi sente il bisogno di credere che si possa immaginare e realizzare un mondo
diverso?
Il mio augurio a chi crede che
l’arte possa scuotere il mondo, a chi si augura che si possa in qualche modo
immaginare e realizzare un mondo diverso, sì, se l’arte ancora oggi come in
passato rappresenta una minaccia per ogni dittatura, che cerca di censurarla e
quando non ci riesce asservirla al proprio potere, allora sì, significa che
l'arte ha la possibilità di scuotere il mondo, di renderlo migliore, infatti è
temuta da ogni dittatura che vuole farla tacere. L’arte è rivoluzione, verità, libertà
e speranza.
Eloisa Guidarelli
Biografia
Eloisa Guidarelli nasce a
Bologna, dove si diploma in grafica pubblicitaria e successivamente frequenta
l’Accademia Antoniana d’Arte Drammatica, conseguendo il diploma di attrice,
lavora come attrice e drammaturga e si afferma come pittrice esponendo alla
prima personale nel 2011 presso il Circolo Artistico di Bologna, curatore della
mostra Concetto Pozzati, presentazione di Vittorio Boarini, espone nuovamente
con “Persona" al Centro per la Culura di Merano, dove cura personalmente
l'allestimento, all’interno della
rassegna di Febbraio 2014.
Successivamente espone con la
Personale “Le mille e una notte” (mille e una notte storie da dire per non
morire) con una serie di opere che riguardano la tematica contro ogni tipo
di violenza sulle donne, all’interno della rassegna "Estate in
Piazza" Caltanissetta - Sicilia, Ex Circolo dei Nobili - Palazzo del
Carmine - estate 2014, dove è anche curatrice dell'allestimento.
Espone ancora con la Personale
"A Sud di Lampedusa" Ottobre/Novembre 2014 con dipinti che riguardano la tematica del viaggio dei
migranti e dei drammi di Lampedusa,
inaugurazione e reading di Eloisa Guidarelli, brani tratti da “A sud di
Lampedusa” di Stefano Liberti, presso Libreria Diari di Bordo – Parma.
6/06/2015 al 21/06/2015 Espone con la Personale “Santa o
Strega – la tua paura, la tua preghiera” Velletri (RM) In contemporanea con la mostra fotografica
“Impronte” di Marco Martini – Polo espositivo Juana Romani – Presentazione di
Claudio Leoni – Inaugurazione con la partecipazione del gruppo musicale LONGBOW
– Reading: Fabrizio Rinaldi – Palmiro Taglioni e Wladimiro Sist – dal blog maquis-eloisaguidarelli.blogspot.com .
21/11/2015 al 21/12/2015, Espone con la personale “¿Qué es
la vida? ” Presso la Libreria
Diari Di Bordo, Parma – Inaugurazione con presentazione delle Antologie “Sotto
il cielo di Lampedusa – Annegati da respingimento” (Rayuela 2014) e “Sotto il
cielo di Lampedusa II – Nessun uomo è un’isola” (Rayuela 2015) Reading a cura di
multiVERSI: Bartolomeo Bellanova, Benedetta Davalli, Gassid Mohammed, Pina
Piccolo, Met Sembiase, Gaius Tsaamo, con testimonianza di Abhram Tesfay del
Movimento Eritrea Democratica.
16/06/2017 al 25/06/2017
(Velletri) Eloisa Guidarelli espone
all’interno del progetto Alterità con “The Wall” in concomitanza con le esposizioni di Palmiro Taglioni
scultore che espone “Le Donne con la Pietra” e Marco Martini fotografo che
espone “CHON” Introduzione Fabrizio Rinaldi, Claudio Leoni.
In
memoria delle ragazze nigeriane morte al largo delle coste libiche recuperate
prive di vita dalla nave Cantabria e sbarcate a Salerno, lo scorso 5 novembre
2017, questa personale di dipinti che tratta del dramma dei naufragi, delle
guerre e dei viaggi della disperazione, vuole ricordare 26 ragazze giovanissime
piene di sogni e ideali. 22/11/2018 Personale “26 Rose Bianche” Gipsoteca
Vitali Cento (Fe) Patrocinio Anpi Cento e Amnesty International, presentazione
di dipinti sulla tematica delle migrazioni.
2019 Espone al Sibari Art
Festival di Matera Capitale Europea della Cultura per la Mongolfiera Festival
Internazionale della Arti e della Cultura, sul tema “Memoria e Futuro”
Collabora con riviste online e
cartacee, La macchina sognante, La Mongolfiera, Centro Culturale Tina Modotti
Caracas, Magazzini Inesistenti, partecipa alla Rassegna Ottobre Africano 2017 e
2018 a Bologna, collabora con poeti,
cantautori, giornalisti e altri artisti attraverso la proiezione delle sue
opere o l’utilizzo dei suoi dipinti. Collabora spesso con associazioni per i
diritti umani.