mercoledì 15 febbraio 2017

Favola Moderna

Today - 2017
Modern Novel  Aleppo 2017 Eloisa Guidarelli

 
 
Favola moderna.
 
 
 
E pianse per ali di farfalla gialle come zabaione sbattuto, pallide sul cemento bollente, pianse l’assenza del volo, quello strappo che era per sempre
pianse per il piccolo merlo, si portò una mano con rispetto alla gola per sentirlo pulsare ancora, pianse per quelle ali acerbe che non fecero in tempo a imparare l’arte di volare,
pianse la lucertola, pianse  scorpioni e serpenti costretti a portare veleno mortale, pianse la formica per la sua inutile fatica, pianse il richiamo delle cicale per l’amore incessante, assordante, che le pareva senza risposta né sosta, pianse il riccio schiacciato sull’asfalto, pianse perché gli aculei non lo avevano difeso e pianse per le armature inutili che ci tocca indossare, pianse per il gatto, per il cane, arrotolati ai lati delle strade, per quell’ultimo sonno, li vide abbracciati su se stessi e per rispetto si tornò a toccare la gola, perché così attraverso di lei li sentì respirare ancora, pianse l’indifferenza, pianse l’innocenza, pianse l’umana natura, pianse l’aria inquinata, pianse la terra che doveva assorbire plastica e sigarette, ferite infette del nostro egoismo, pianse l’albero tagliato, pianse il mondo contaminato, pianse l’ape che si contorceva a terra e pianse della sua mancanza d’aria, pianse la sua paura, pianse la legge della natura, pianse lacrime persino anticipate di orribili giornate, pianse il cinismo, pianse il razzismo, pianse per troppe vite fino a lacrime esaurite.
 
Poi camminò dentro, dentro il tormento, camminò scalza ad andatura costante, camminò a denti serrati per tutti i soprusi subiti, erano infiniti, superavano di gran lunga una vita media, sembrava non avesse limiti l’offesa, questo perché non camminava soltanto per sé.
 
E poi odiò.
 
Odiò molto, odiò quasi tutto, odiò di essere al mondo, odiò di avere occhi che la costringevano a vedere, odiò la sua impotenza, odiò stupratori di corpi , di cervelli e ideali, deglutì il lutto dei defunti sogni a cui i boia avevano strappato le ali, odiò ogni cicatrice così profondamente, odiò l’ordine da tenere, odiò di soprassedere, odiò l’attesa nella strategia, il tempo che scivolava via, odiò i giorni, i minuti, odiò le partenze e i ritorni, odiò come i guerrieri, odiò tutti i poteri, odiò tanto, odiò troppo perché … in fondo non odiava soltanto per sé
 
E poi si fermò, scivolò come su se stessa, restò seduta, le mani a proteggere la testa, è più atroce quello che ci aspetta, di quello che si vede, di quello che si attraversa e di quello che resta. Fa più paura quell’ombra che ti accompagna, quella danza  dall’apertura alare così imponente da darti un buio costante, ha ali grandi che quasi non batte, la paura plana, non ha fretta, incombe, fa da tetto a ogni tuo movimento, non ti bagni, non ti esponi al sole, la paura non lo vuole, sosta su di te come un avvoltoio, taglia il vento come il rasoio, ti segue con determinazione, tu sola sei la sua ragione. La paura ci tiene a te, ti protegge, perché vive nella tua pelle.  La paura era immensa, aveva una forma, era come acqua solida, aveva consistenza di sabbie mobili e l’avrebbe trascinata sempre più in fondo, questo perché non aveva paura soltanto per sé
 
E si rialzò, la paura come sempre l’accompagnò, e lei aveva sulle guance quel pallore lunare, era un taglio trasversale, come se la notte l’avesse minacciata, le aveva puntato il coltello alla guancia, era stanca, lasciava che il terrore le camminasse vicino come parte del suo destino. Ci divideva i passi con quell’assassino ma si rialzò forse perché non si rialzava soltanto per sé
 
Poi capì la paura la teneva d’ostaggio, lei stessa era il ricatto per il suo coraggio,
 
comprese tutto.
 
Masticò il suo lutto. Si concesse totalmente alla paura, lo fece persino con premura, non la sfidò, non si odiò, si abbracciò, un abbraccio interminabile e profondo. Si guardò in un pezzo di specchio rotto che tanto alla sfortuna non ci credeva, vide riflessa la paura in attesa, si disse che, anche quella faceva parte di sé. Abbracciò tutte le sue paure, alzò gli occhi al cielo e c’erano solo bocche spalancate e nere di uomini e di fiere, c’erano persino le paure delle piante, e quelle delle aragoste quando stanno nelle vasche con le chele legate in attesa di essere bollite, c’era la paura dei delfini, delle orche, dei lupi, delle mucche e dei maiali nei viaggi verso il macello, e file di uomini allo stesso livello, c’era la paura all’ennesima IMPOTENZA arricchita e ingrassata da tutto ciò che il fiume trascina e porta alla cascata, aggravata dall’ingiustizia di chi un giorno decide se tu, che sia uomo o animale, dovrai vivere o morire, e voci e grida dalla foresta, suppliche di eutanasia dentro la testa, madri che fuggivano da feroci assassini, legati dagli stessi destini, con l’unica preghiera, la stessa che la cerva faceva ogni sera, fai che possa tornare a quel cucciolo da abbracciare, che nessun fucile mi possa fermare, elefanti, creature piccole e giganti fuggire, fuggire cosa? Quello da cui tutti fuggiamo da quando nasciamo, il potere nelle mani di chi desidera solo affari, che siano stati, governi, guerre e multinazionali, vendita di armi, deforestazione, terremoto, alluvione, dittatori di ogni angolo di mondo che si divertono a muovere fili dove tutti come marionette dalle teste cadute sceneggiamo le nostre giornate, fuggiamo dalla spietata sete umana di potere e ricchezza, fuggiamo da un tempo infinito, abiurando ideali, rinunciando ai sogni come se non fossero i più profondi bisogni, come se l'anima non richiedesse il suo cibo, come fossimo fatti di solo corpo e giriamo da un pezzo con sulla schiena scritto il nostro prezzo. Quello che scandalizza è che è davvero basso per venderci l'anima così presto. Guardami sto all'angolo di questa vita a prostituirmi l'anima in differita, non l'hai capito, non l'hai risolto che ci sei tu nel tuo corpo sciolto di neve al sole e fuggito orgoglio. Guardaci tutti abbiamo tombe nere e parallele esposte come merce al mercato rionale, siamo i corpi e vegliamo le nostre anime vendute con cordoglio, condoglianze, cibi buoni e frasi di circostanze. Arriverà anche la preghiera sincera per accompagnarle lontano da noi la sera, e una volta liberati saremo finalmente allineati e alienati per questo mondo ordinato che approva il tuo giardino privato.
 
Subiamo da secoli,
per pochi ricchi troppi servi e discepoli.
 
C’era un’intera orchestra a protesta, saliva dagli abissi, sovrastava ogni cielo, conquistava ogni centimetro di terra,  c’era un movimento incessante di insetti e creature che diresti prive di intelligenza eppure ne sentiva la frenetica fuga, come un flusso di coscienza, a quel punto nel suo corpo era entrata l’intera paura di ogni essere del cosmo… e la sua le sembrò così piccola, come un torto.
 
Cadde priva di coscienza
 
Ma questo perché aveva troppe coscienze dentro di sé
 
Si svegliò con un sorriso, un sorriso che sembrava non cancellarsi mai dal suo viso semplicemente perché, lei non sorrideva soltanto per sé, ma perché aveva visto la vita della farfalla con le ali spezzate, quelle colore dello zabaione, aveva visto la vita del piccolo merlo, aveva visto la vita prima di ogni deserto, le aragoste con le chele legate le vide camminare sul fondo del loro mare in lunghe file educate, le sentì dentro quando con le lunghe antenne sondavano ogni abisso  e centimetro di sabbia, erano prive di rabbia e paura, erano concentrate nella loro profonda andatura, sulle dure corazze sfiorate carezze dalla brezza marina, il mondo sembrava tornato come prima, prima dell’arrivo dell’essere umano, come fieri soldati dal mare abbracciati, la vita era una danza di passi lenti sempre recenti. Nelle cicale non sentiva più disperazione, e nel cane e nel gatto sentì quella pace che si insinua sicura dopo la paura e sentì semplicemente che tutto il mondo piangeva, gridava, soffriva e moriva, ma che tutti eravamo la stessa complicata e perfetta creatura e se era davvero così, allora avrebbe sorriso sempre per ogni creatura vivente, avrebbe alleato il pianto, la rabbia, il dolore e il sorriso in un solo unico obiettivo, pensarono di cambiarle il cuore, perché era difettato soffriva troppo e il battito era accelerato ma era normale che fosse accelerato perché quel cuore non batteva soltanto per sé .
 
Poteva allenarsi, armarsi, addestrarsi e vestirsi della paura come armatura, poteva vibrare fendenti nell’aria, imparare a sparare, a usare il coltello, diventare abile nel duello, ma avrebbe sofferto per un tempo eterno, non sarebbe mai stata piena la sua risata, non sarebbe stato così dolce il suo sorriso senza la coscienza della sofferenza.
non era mai stata sola quando soffriva, non lo sapeva o non lo capiva, non lo era nessuno neppure mentre moriva, o almeno non lo sarebbe stato se … non fosse morto soltanto per sé,
 
.. E fu così che trovò un paio d’ali negli ideali,
Le indossò, apparentemente non cambiò niente, le sembrò soltanto di vivere tutte le vite del mondo nello stesso istante.
 
ed era ironico perché  quando si vive si vive per sé.
 
non visse sempre felice e contenta, non era demente, non era una santa,
ma visse con la coscienza di non avere perso mai la speranza,
che se non era tutto per lei era abbastanza.
 
 
 
 
 
 
Contro ogni indifferenza