venerdì 25 aprile 2014

Never Again (Part Three)

Foto Eloisa Guidarelli


Never Again – Part Three


 

 

Panchina sulle rive del Passirio, Sergej e la Linda Gringa sono assorti nei pensieri più cupi e molto concentrati.

 

Sergej – Ho la soluzione.

 

Lei – Cosa?

 

Sergej – Devo uccidermi, i tuoi della CIA saranno soddisfatti, i miei del KGB anche, tanto mi ucciderebbero loro, comunque.

 

Lei – Che merda di idea e secondo te io farei a meno di te? Fingiamo di ucciderci e uccidiamo due che ci somiglino, una sorta di incidente, dobbiamo fare in modo che non si risalga al DNA e insomma false identità a parte, a noi.

 

Sergej – Ho provato, già provato non ce la faccio a uccidere due che si amano come noi. Come si dice quando hai un transfert, insomma mi transferisco… Mi trasferisco in loro, mi ferisco con un transfert! Io non sono per le transazioni. Non mi piacevano neppure i trasferelli, quando sai, facevi quei disegnini imprimendo con forza una matita su quella figurina, trasferendoli su carta.  Io mi … Mi metto nei loro panni, mi… vedo noi. Non riesco non sono più così gelido, non lo so, tutto ciò che alla lontana mi suggerisce di noi è sacro, anche due morti al posto nostro!

 

Lei – Ma che dici? Non li dobbiamo cercare che si amano o che ci somiglino… Insomma che siano due, a caso.

 

Sergej – Mah,  così senza motivo… Mi basterebbe poco, un piccolo pretesto, almeno, almeno che mi stiano sulle palle.

 

Lei – Come se ci volesse molto.

 

Sergej – Da

 

Lei – Cosa? Ah, sì… Senti, lo so, noi siamo abituati a uccidere su commissione, ma questa volta dobbiamo farlo per la nostra libertà, gli ultimi due, dobbiamo Sergej, cerchiamo due stronzi! Il mondo è pieno.

 

Sergej – Ma non è una fine romantica, poi non è facile fare fessi il KGB e la CIA lo sai benissimo, altrimenti ce ne saremmo già andati da un pezzo!

 

Lei – (Distratta) Da

 

Sergej – Cosa?

 

Lei – Scusa, dicevo sì nella tua lingua, pensavo tra me.

 

Sergej (Si accende improvvisamente) Adoro quando parli in russo, farei qualsiasi cosa per te, ripetilo!

 

Lei (estraniata) Da.

 

Sergej – Ora posso anche morire.

 

Lei – Non posso vivere senza te, allora moriremo insieme.

 

Sergej – Buttiamoci sotto il treno, è romantico, come Anna Karenina.

 

Lei – Io non sono romantica e non sono Karenina!

 

Sergej – Non abbiamo altra scelta, per liberarci da questo assurdo lavoro e restare insieme per sempre.

 

Lei – Ma sarà davvero una fine veloce? Perché voglio sia una fine veloce.

 

Sergej – Meglio un Frecciargento, insomma non mi butterei sotto un regionale, metti che ferma proprio sui nostri piedi, sarebbe doloroso, neppure tanto eroico, con la sfiga che ci perseguita rimaniamo pure gambizzati e con la CIA e il KGB alle costole.

 

Lei – Vero. Andiamo a vedere gli orari dei treni. Così so quanto tempo ho per lasciare qualche saluto, qualche messaggio romantico, qualcosa.

 

Sergej (Stravolto dalla rabbia) A chi?

 

Lei – Ma che ne so, tu non hai nessuno da salutare?

 

Sergej – No, tu, solo tu, ma sei qui.

 

Scena successiva i due sono sui binari, un fischio in lontananza. Le mani che si stringono.

 

Lei – Sergej, pensavo a una cosa stupida, oggi mi sono fatta ritrarre da un pittore, e avrei voluto farti vedere questo ritratto, era così bello, non so cosa mi piaceva tanto di quel ritratto, ma avrei voluto lo avessi tu, ora non ha importanza, era un nudo niente di ché.

 

Cresce il fischio della locomotiva , il treno passa sui binari a tutta velocità, a lato dei binari Sergej e sotto di lui, lei. Salvi per una frazione di secondo.

 

Sergej – E’ un gioco sleale! Sapevi che non potevo morire sapendo vivo quel viscido di pittore! Adesso prima lo devo uccidere!

 

Lei – Ma se neppure esiste, te l’ho detto è più forte di me, non sono romantica! E poi perché tanta fretta di ucciderci se tutti ci vogliono morti, attendiamo e basta, o andiamo in pensione subito, mimetismo.

 

Sergej – Dove abita, dove sta? Come ti ha avvicinata, parla! E non dirmi che non esiste, tu non sai mentire senza un fondo di verità e lui è il fondo!

 

Lei – Non credi che dovresti essergli persino grato?

 

Sergej – No, voglio vedere il ritratto.

 

Lei tira fuori da dentro il reggiseno un foglio spiegazzato. Sergej che osserva il gesto cade svenuto.

 

Lei – Dove sei Sergej? Sergej? Oh merde! Sergej, ma come ti viene, spostiamoci anzitutto dai binari, usciamo da questa squallida stazione!

 

Sergej – Perché tieni il suo ritratto sul tuo seno, non so neppure in quanti pezzi mi toccherà farlo quell’uomo.

 

Lei – Sergej non sapevo dove mettermelo, ho un vestito senza tasche, anzi per questo cavolo di ritratto mi è toccato anche mettere il reggiseno, che sai che non sopporto, allora sai che faccio, lo butto insieme al ritratto. Sergej, Sergej? Ma dove sei… Oh Mierda!!

 

 

Sergej svenuto a terra. Lei cerca di schiaffeggiare Sergej, Sergej lentamente si rianima.

 

Sergej – Fammi vedere il ritratto.

 

Lei – Eccolo e facciamola finita.

 

Sergej – Infatti è quello che voglio, finirlo.

 

Sergej osserva il ritratto, un tremito lo percorre dalle mani alla mascella. Non stacca gli occhi dal ritratto.

 

Lei – Eddai! Sergej è un lavoro di fantasia.

 

Sergej – E perché ci sono due seni?

 

Lei – Perché ne ho due.

 

Sergej – (Grida) E allora che fantasia è? Lo so bene, volevo dire perché ci sono i tuoi due seni?

 

Lei – (interdetta) Non ero nuda, è solo arte, la sua fantasia… Ma sei assurdo Sergej.

 

Sergej – Anche quando avrò sparpagliato il suo corpo sarà arte e fantasia, va bene? 

 

Lei – Ci farai soltanto beccare prima! Abbiamo problemi più urgenti non credi? L’ho fatto solo perché altrimenti ti saresti buttato con me sotto quel dannato treno! Grazie a questo pittore siamo vivi!

 

Sergej – Volevo appunto ringraziarlo, l’indirizzo! Non importa, lo trovo.

 

Lei – Senti, io non so neppure se questo mi pensa o quando mi pensa o se mi pensa.

 

Sergej – Una musa si pensa sempre, ventiquattrore su ventiquattro, una musa ti entra dentro, potresti persino essere la sua ragione di vita.

 

Lei – Anche se fosse, io neppure lo frequento, neppure lo so.

 

Sergej – Appunto, io non sopporto l’idea che tu fluttui nella sua testa a tua insaputa, soluzione, fargli sparire la testa. Puff!

 

Lei – Basta, non me ne frega più nulla, sono stanca dei morti che mi semini inutilmente alle spalle! Che palle! Ora prendiamo tempo, dobbiamo tornare alla base, ho pensato a tutto, quasi, ci chiederanno le nostre teste, almeno a me chiederanno la tua e a te la mia, e naturalmente noi saremo a mani vuote, così dobbiamo convincerli che stiamo solo prendendo tempo e che vogliamo fare un lavoro pulito, “lavoro pulito” Capisci, Sergej? Non fare stragi… E poi dobbiamo tagliare la corda e molto velocemente. Sono più lucida di te, penserò io in questa fase, tu non uccidere per ora. Solo questo. Non U.C.C.I.D.E.R.E !

 

Si baciano, passa un suonatore di tromba, si mette davanti a loro e suona la tromba per diversi minuti, insopportabili minuti, Sergej si stacca un momento da lei e lo fredda, l’uomo cade e continuano a baciarsi. Poco dopo Sergej è a colloquio presso KGB.

 

-         Dunque Sergej, speravo lei avesse capito, ne fosse venuto a capo, ma non c’è il corpo della Linda Gringa e neppure un omicidio, anzi dalle nostre fonti neppure una sparizione è in splendida salute! La nostra nemica numero uno è libera e felice! Non è quello che le avevamo chiesto, e noi oltretutto non chiediamo, ordiniamo!(Battendo un pugno sul tavolo)

 

Sergej - Non sia precipitoso, la ucciderò, tanto più che mi ha tradito, solo è necessario un lavoro pulito, e per un lavoro pulito ci vuole tempo.

 

-         Lavoro pulito, Sergej? Allora le leggo io qui qualche esempio recente di lavoro pulito, che lei, membro del KGB, agente scelto, punta di diamante, insomma il migliore uomo che abbiamo, ci ha confermato di essere in grado di fare! Lei ci sta ridicolizzando! Leggo qui, cos’è questo bollettino di guerra!? Abbiamo un vecchio trovato ucciso davanti a una chiesa evangelista con ancora il giornale tra le mani, guarda caso vicino alle rive del Pass.. Del Passerà, del fiume Passera.. come cacchio si chiama quel dannato fiume che lei ama tanto!
 
Sergej – (glaciale) Passirio. E’ il fiume del destino.

 

-         Bel destino di merda per quel povero vecchio! Non mi risulta che lei lo dovesse uccidere! Poco più avanti è stato trovato un cieco, un cieco Sergej!! Cosa le ha fatto un povero cieco?

 

Sergej (glaciale) – Niente, solo l’ho trattato come tutti, non faccio distinzioni, ero nervoso, muoveva questo bastone a destra e a sinistra ho tentato di avvisarlo ma mi ha seccato una rotula e sono scattato! Un riflesso, ho sparato. Dovrebbero fare attenzione con quei loro bastoni, spazzano l’aria da destra a sinistra, come il mondo fosse solo aria, e la gente accanto sembra che salti la corda per evitare quel bastone impietoso e non rallentano mai, velocità costante, naturale, loro se ci sei ti spazzano via, non mi sembra democratico e neppure educato, se avesse avuto il cane non lo avrei mai toccato, il cane sa sempre dove andare!

 

-         Le sembra normale? Il suonatore di tromba invece cosa le aveva fatto?

 

Sergej (glaciale) Beh il suonatore di tromba, insomma io mi stavo baciando e quella non era l’ouverture che io avevo prevista, ecco, se devi proprio entrare nella colonna sonora dei miei ricordi, almeno fallo con lo strumento che desidero.

 

-         Le sembra una cosa degna del KGB? Lei lo sa che se ognuno di noi si comportasse come lei non ci sarebbe più un solo essere vivente sulla terra, lei uccide per futili motivi!

 

Sergej – Da.

 

-         E ancora, sempre a proposito di lavoro pulito, un ragazzo con un cellulare in mano riverso sui binari della stazione di… insomma non importa.

 

Sergej – Suoneria di Gigi D’Alessio.

 

-         Davvero? (Si riprende, dal dubbio effettivamente sollevato, con un sonoro pugno sul tavolo) Dove lei passa semina cadaveri, e uno solo doveva portarcene, che naturalmente non ha, certo, per via del suo lavoro pulito! Neppure una guerra fa tanti morti. (Suona il telefono) Da. (Pausa) Da. (Pausa) Merda! (Pausa)Da. (Pausa) Da. (Pausa) Cazzo. (Pausa) Da.

 

Sergej – Bel dialogo.

 

-         Un altro cadavere, uno scempio, pezzi sparsi ovunque, sa dirmi, immagino, anche dove. Dall’identificazione si tratta di un pittore. Mi dica che non è stato lei Sergej, e stato lei? Tanto lo scopriremo entro breve.

 

Sergej – (con un sorrisino compiaciuto) Da.

 

 

 

 

 

To be continued.

 

 

 

 

 

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