venerdì 25 aprile 2014

Never Again (Part Three)

Foto Eloisa Guidarelli


Never Again – Part Three


 

 

Panchina sulle rive del Passirio, Sergej e la Linda Gringa sono assorti nei pensieri più cupi e molto concentrati.

 

Sergej – Ho la soluzione.

 

Lei – Cosa?

 

Sergej – Devo uccidermi, i tuoi della CIA saranno soddisfatti, i miei del KGB anche, tanto mi ucciderebbero loro, comunque.

 

Lei – Che merda di idea e secondo te io farei a meno di te? Fingiamo di ucciderci e uccidiamo due che ci somiglino, una sorta di incidente, dobbiamo fare in modo che non si risalga al DNA e insomma false identità a parte, a noi.

 

Sergej – Ho provato, già provato non ce la faccio a uccidere due che si amano come noi. Come si dice quando hai un transfert, insomma mi transferisco… Mi trasferisco in loro, mi ferisco con un transfert! Io non sono per le transazioni. Non mi piacevano neppure i trasferelli, quando sai, facevi quei disegnini imprimendo con forza una matita su quella figurina, trasferendoli su carta.  Io mi … Mi metto nei loro panni, mi… vedo noi. Non riesco non sono più così gelido, non lo so, tutto ciò che alla lontana mi suggerisce di noi è sacro, anche due morti al posto nostro!

 

Lei – Ma che dici? Non li dobbiamo cercare che si amano o che ci somiglino… Insomma che siano due, a caso.

 

Sergej – Mah,  così senza motivo… Mi basterebbe poco, un piccolo pretesto, almeno, almeno che mi stiano sulle palle.

 

Lei – Come se ci volesse molto.

 

Sergej – Da

 

Lei – Cosa? Ah, sì… Senti, lo so, noi siamo abituati a uccidere su commissione, ma questa volta dobbiamo farlo per la nostra libertà, gli ultimi due, dobbiamo Sergej, cerchiamo due stronzi! Il mondo è pieno.

 

Sergej – Ma non è una fine romantica, poi non è facile fare fessi il KGB e la CIA lo sai benissimo, altrimenti ce ne saremmo già andati da un pezzo!

 

Lei – (Distratta) Da

 

Sergej – Cosa?

 

Lei – Scusa, dicevo sì nella tua lingua, pensavo tra me.

 

Sergej (Si accende improvvisamente) Adoro quando parli in russo, farei qualsiasi cosa per te, ripetilo!

 

Lei (estraniata) Da.

 

Sergej – Ora posso anche morire.

 

Lei – Non posso vivere senza te, allora moriremo insieme.

 

Sergej – Buttiamoci sotto il treno, è romantico, come Anna Karenina.

 

Lei – Io non sono romantica e non sono Karenina!

 

Sergej – Non abbiamo altra scelta, per liberarci da questo assurdo lavoro e restare insieme per sempre.

 

Lei – Ma sarà davvero una fine veloce? Perché voglio sia una fine veloce.

 

Sergej – Meglio un Frecciargento, insomma non mi butterei sotto un regionale, metti che ferma proprio sui nostri piedi, sarebbe doloroso, neppure tanto eroico, con la sfiga che ci perseguita rimaniamo pure gambizzati e con la CIA e il KGB alle costole.

 

Lei – Vero. Andiamo a vedere gli orari dei treni. Così so quanto tempo ho per lasciare qualche saluto, qualche messaggio romantico, qualcosa.

 

Sergej (Stravolto dalla rabbia) A chi?

 

Lei – Ma che ne so, tu non hai nessuno da salutare?

 

Sergej – No, tu, solo tu, ma sei qui.

 

Scena successiva i due sono sui binari, un fischio in lontananza. Le mani che si stringono.

 

Lei – Sergej, pensavo a una cosa stupida, oggi mi sono fatta ritrarre da un pittore, e avrei voluto farti vedere questo ritratto, era così bello, non so cosa mi piaceva tanto di quel ritratto, ma avrei voluto lo avessi tu, ora non ha importanza, era un nudo niente di ché.

 

Cresce il fischio della locomotiva , il treno passa sui binari a tutta velocità, a lato dei binari Sergej e sotto di lui, lei. Salvi per una frazione di secondo.

 

Sergej – E’ un gioco sleale! Sapevi che non potevo morire sapendo vivo quel viscido di pittore! Adesso prima lo devo uccidere!

 

Lei – Ma se neppure esiste, te l’ho detto è più forte di me, non sono romantica! E poi perché tanta fretta di ucciderci se tutti ci vogliono morti, attendiamo e basta, o andiamo in pensione subito, mimetismo.

 

Sergej – Dove abita, dove sta? Come ti ha avvicinata, parla! E non dirmi che non esiste, tu non sai mentire senza un fondo di verità e lui è il fondo!

 

Lei – Non credi che dovresti essergli persino grato?

 

Sergej – No, voglio vedere il ritratto.

 

Lei tira fuori da dentro il reggiseno un foglio spiegazzato. Sergej che osserva il gesto cade svenuto.

 

Lei – Dove sei Sergej? Sergej? Oh merde! Sergej, ma come ti viene, spostiamoci anzitutto dai binari, usciamo da questa squallida stazione!

 

Sergej – Perché tieni il suo ritratto sul tuo seno, non so neppure in quanti pezzi mi toccherà farlo quell’uomo.

 

Lei – Sergej non sapevo dove mettermelo, ho un vestito senza tasche, anzi per questo cavolo di ritratto mi è toccato anche mettere il reggiseno, che sai che non sopporto, allora sai che faccio, lo butto insieme al ritratto. Sergej, Sergej? Ma dove sei… Oh Mierda!!

 

 

Sergej svenuto a terra. Lei cerca di schiaffeggiare Sergej, Sergej lentamente si rianima.

 

Sergej – Fammi vedere il ritratto.

 

Lei – Eccolo e facciamola finita.

 

Sergej – Infatti è quello che voglio, finirlo.

 

Sergej osserva il ritratto, un tremito lo percorre dalle mani alla mascella. Non stacca gli occhi dal ritratto.

 

Lei – Eddai! Sergej è un lavoro di fantasia.

 

Sergej – E perché ci sono due seni?

 

Lei – Perché ne ho due.

 

Sergej – (Grida) E allora che fantasia è? Lo so bene, volevo dire perché ci sono i tuoi due seni?

 

Lei – (interdetta) Non ero nuda, è solo arte, la sua fantasia… Ma sei assurdo Sergej.

 

Sergej – Anche quando avrò sparpagliato il suo corpo sarà arte e fantasia, va bene? 

 

Lei – Ci farai soltanto beccare prima! Abbiamo problemi più urgenti non credi? L’ho fatto solo perché altrimenti ti saresti buttato con me sotto quel dannato treno! Grazie a questo pittore siamo vivi!

 

Sergej – Volevo appunto ringraziarlo, l’indirizzo! Non importa, lo trovo.

 

Lei – Senti, io non so neppure se questo mi pensa o quando mi pensa o se mi pensa.

 

Sergej – Una musa si pensa sempre, ventiquattrore su ventiquattro, una musa ti entra dentro, potresti persino essere la sua ragione di vita.

 

Lei – Anche se fosse, io neppure lo frequento, neppure lo so.

 

Sergej – Appunto, io non sopporto l’idea che tu fluttui nella sua testa a tua insaputa, soluzione, fargli sparire la testa. Puff!

 

Lei – Basta, non me ne frega più nulla, sono stanca dei morti che mi semini inutilmente alle spalle! Che palle! Ora prendiamo tempo, dobbiamo tornare alla base, ho pensato a tutto, quasi, ci chiederanno le nostre teste, almeno a me chiederanno la tua e a te la mia, e naturalmente noi saremo a mani vuote, così dobbiamo convincerli che stiamo solo prendendo tempo e che vogliamo fare un lavoro pulito, “lavoro pulito” Capisci, Sergej? Non fare stragi… E poi dobbiamo tagliare la corda e molto velocemente. Sono più lucida di te, penserò io in questa fase, tu non uccidere per ora. Solo questo. Non U.C.C.I.D.E.R.E !

 

Si baciano, passa un suonatore di tromba, si mette davanti a loro e suona la tromba per diversi minuti, insopportabili minuti, Sergej si stacca un momento da lei e lo fredda, l’uomo cade e continuano a baciarsi. Poco dopo Sergej è a colloquio presso KGB.

 

-         Dunque Sergej, speravo lei avesse capito, ne fosse venuto a capo, ma non c’è il corpo della Linda Gringa e neppure un omicidio, anzi dalle nostre fonti neppure una sparizione è in splendida salute! La nostra nemica numero uno è libera e felice! Non è quello che le avevamo chiesto, e noi oltretutto non chiediamo, ordiniamo!(Battendo un pugno sul tavolo)

 

Sergej - Non sia precipitoso, la ucciderò, tanto più che mi ha tradito, solo è necessario un lavoro pulito, e per un lavoro pulito ci vuole tempo.

 

-         Lavoro pulito, Sergej? Allora le leggo io qui qualche esempio recente di lavoro pulito, che lei, membro del KGB, agente scelto, punta di diamante, insomma il migliore uomo che abbiamo, ci ha confermato di essere in grado di fare! Lei ci sta ridicolizzando! Leggo qui, cos’è questo bollettino di guerra!? Abbiamo un vecchio trovato ucciso davanti a una chiesa evangelista con ancora il giornale tra le mani, guarda caso vicino alle rive del Pass.. Del Passerà, del fiume Passera.. come cacchio si chiama quel dannato fiume che lei ama tanto!
 
Sergej – (glaciale) Passirio. E’ il fiume del destino.

 

-         Bel destino di merda per quel povero vecchio! Non mi risulta che lei lo dovesse uccidere! Poco più avanti è stato trovato un cieco, un cieco Sergej!! Cosa le ha fatto un povero cieco?

 

Sergej (glaciale) – Niente, solo l’ho trattato come tutti, non faccio distinzioni, ero nervoso, muoveva questo bastone a destra e a sinistra ho tentato di avvisarlo ma mi ha seccato una rotula e sono scattato! Un riflesso, ho sparato. Dovrebbero fare attenzione con quei loro bastoni, spazzano l’aria da destra a sinistra, come il mondo fosse solo aria, e la gente accanto sembra che salti la corda per evitare quel bastone impietoso e non rallentano mai, velocità costante, naturale, loro se ci sei ti spazzano via, non mi sembra democratico e neppure educato, se avesse avuto il cane non lo avrei mai toccato, il cane sa sempre dove andare!

 

-         Le sembra normale? Il suonatore di tromba invece cosa le aveva fatto?

 

Sergej (glaciale) Beh il suonatore di tromba, insomma io mi stavo baciando e quella non era l’ouverture che io avevo prevista, ecco, se devi proprio entrare nella colonna sonora dei miei ricordi, almeno fallo con lo strumento che desidero.

 

-         Le sembra una cosa degna del KGB? Lei lo sa che se ognuno di noi si comportasse come lei non ci sarebbe più un solo essere vivente sulla terra, lei uccide per futili motivi!

 

Sergej – Da.

 

-         E ancora, sempre a proposito di lavoro pulito, un ragazzo con un cellulare in mano riverso sui binari della stazione di… insomma non importa.

 

Sergej – Suoneria di Gigi D’Alessio.

 

-         Davvero? (Si riprende, dal dubbio effettivamente sollevato, con un sonoro pugno sul tavolo) Dove lei passa semina cadaveri, e uno solo doveva portarcene, che naturalmente non ha, certo, per via del suo lavoro pulito! Neppure una guerra fa tanti morti. (Suona il telefono) Da. (Pausa) Da. (Pausa) Merda! (Pausa)Da. (Pausa) Da. (Pausa) Cazzo. (Pausa) Da.

 

Sergej – Bel dialogo.

 

-         Un altro cadavere, uno scempio, pezzi sparsi ovunque, sa dirmi, immagino, anche dove. Dall’identificazione si tratta di un pittore. Mi dica che non è stato lei Sergej, e stato lei? Tanto lo scopriremo entro breve.

 

Sergej – (con un sorrisino compiaciuto) Da.

 

 

 

 

 

To be continued.

 

 

 

 

 

martedì 1 aprile 2014

Never Again ( Part two)




Never Again (Part Two)

 

 

 Sezione KGB – Colloquio porte chiuse con la spia Sergej

 

-          Allora Sergej, si è fatto beccare in flagrante mentre amoreggiava deliberatamente con quella Linda Gringa della CIA, come me lo spiega, la nostra migliore spia russa che da spettacolo su una panchina in piena passeggiata pomeridiana sulle rive di quel cavolo di fiume… come si chiama Buon Dio….

 

Sergej –  Passirio, fiume del destino, Pseirer Bach, viene citato anticamente già intorno al 770 dopo Cristo con il nome di “Amnis Passires”, più tardi “Fluvius Pezzerain”, “Pazzeran”, “Pessran” ed infine come “Passer”.

 

-          (Colpendo il tavolo rumorosamente) -  Non me ne frega un cazzo del fiume Passera, Passeran, quello che è, ma lei si rende lontanamente conto?

 

-          No, Passirio! Fiume del destino. E quando ci si mette di mezzo il destino, neppure le spie possono farci nulla, neppure il KGB.




-          Ma lei doveva farsi beccare come un pollo proprio in quel buco di paese, farsi vedere da tutti, quando non dovrebbe neppure dare nell’occhio con il numero di omicidi che ha sulle spalle, la sua faccia è molto nota, nonostante noi cerchiamo di camuffarla al meglio, tanto che lei ha una equipe di truccatori degna dei film di Spielberg, certo questo non significa che deve andare sulle rive di un fiume e utilizzare quella panchina al centro della passeggiata più in vista, piena di gente, donne, bambini, carrozzine, coppie, turisti, tutti l’hanno vista nelle sue evoluzioni amorose, compresi i nostri amici americani, che naturalmente coprivano lei, che le ricordo, è ora più che mai nel nostro programma, e va sterminata!

 

-          Uccisa, semmai, è una.



-          Sterminata! E poi non è mai sola, ha tutta la CIA che la segue.



-          A proposito ho trovato indelicato il vostro intervento militare su larga scala, imbarazzante, essere portato via a forza senza poterle dire addio a modo mio…



-          Ma ringrazi di essere vivo, io non credo che lei abbia capito la gravità della situazione!



-          Io ho perfettamente capito, invece, sono innamorato di lei. Lo sapete. E’ il mio punto debole. Tutte le spie ne hanno… anche i supereroi del resto.



-          Basta! Adesso le cose sono molto semplici e lineari, loro non vogliono perdere la loro migliore spia e cercheranno di fare fuori lei, caro Sergej! E noi non vogliamo perdere la nostra migliore spia e cercheremo di fare fuori la Linda Gringa, chiaro?

 

-          Me ne occuperò!

 

-          E perché dovremmo fidarci di lei! E’ innamorato perso, è totalmente inconsapevole dei rischi, solo a parlarne sragiona, le si illuminano gli occhi, non ha più il suo spietato sguardo gelato come le acque del fiume Passer, Passir…



-          Passirio, la amo perdutamente. E’ vero, ma nessun’altro può toccarla, o ucciderla, perciò tocca a me.



-          Perché?



-          Perché ucciderò comunque tutti quelli che le manderete dietro, tempo sprecato e anche agenti.



-          Cosa le fa pensare di essere così in gamba, lei ora è un rammollito!



-          Un momento, solo accanto a lei, ma non con voi, non se ne dimentichi, mi basta girarle le spalle, non guardarla, si sa “lontano dagli occhi lontano dal cuore”… Ed è come non fosse mai esistita.



-          E pensa di ucciderla di spalle?



-          Esatto. Nel senso mantenendomi di spalle, così non la vedo, solo non vedendola potrei…



-          Mi faccia il piacere, in compenso  la Linda Gringa che la vedrà ottimamente farà in tempo a trivellarla con una scarica di colpi, sembrerà una grattugia! E non è neppure una fine elegante. Che fa temporeggia? Mentre lei temporeggia di spalle, quella l’ha già mandato al creatore, diffidi delle donne, spie per giunta, diffidi Sergej!! Dia retta a me!

 

-          Lei non mi sparerebbe mai alle spalle.

 

-          Non so perché ma non le credo affatto, è vero che anche lei è innamorata, per nostra fortuna, ma c’è sempre qualcuno che ama di meno, conto e spero che sia lei, Sergej, si giocherà il vostro destino in pochi minuti, e le consiglio di non darle un secondo di tempo per farsi sedurre, altrimenti sarà un uomo morto, ucciso da lei o da noi, o dalla CIA, ma non cambia la sostanza, sempre cadavere sarà.



-          Ha finito?



-          Le diremo quando e dove dovrà incontrarla e naturalmente la riempiremo di microfoni come un terrorista si riempirebbe di tritolo



-          Bella metafora, contate che mi faccia esplodere con i microfoni?



-          Faccia poco lo spiritoso, a noi per farvi esplodere entrambi basta molto meno di quello che avete fatto!



-          Ma vi servo ancora intatto!



-          Purtroppo.



Panchina rossa, fiume Passirio, due spie innamorate.

 

Lei – Cosa fai mi annusi?

 

Lui – (sorridendo, sempre colpito dalla totale assenza di romanticismo di lei) Ma non si dice “Mi annusi” a un uomo, non è romantico.

 

Lei – Si ma perché mi annusi?

 

Lui – I tuoi capelli sanno di alghe, di mare.

 

Lei – Si,  me lo avevi già detto, e adesso che mi hai detto così, sarò costretta a cercare questo dannato shampoo ovunque, che non mi piaceva neppure un granché. Che non è neppure alle alghe.

 

Lui – Ma sarà una combinazione chimica con la tua…

 

Si baciano, si toccano, ovunque, davanti a tutti, passa un bambino, offre un biscotto alla coppia, Sergej glielo strappa di mano e se lo ingoia, il bambino piange e viene trascinato via dalla madre scandalizzata.



Lei – Come ti sei liberato di tutti i microfoni questa volta?

 

Lui – Li ho lasciati a un prete, ho chiesto che li indossasse, insomma, gli ho parlato di una questione di vita o di morte, mi sono assicurato che non se li togliesse per almeno 24 ore, dietro lauta mancia anche, perché forse la vita e la morte, insomma, quella questione non bastava, lo vedevo titubante, esclusa la Messa, che il KGB non avrebbe digerito, ho detto che poteva sentirsi libero di fare e dire quello che voleva, sai avevamo un timbro di voce simile, prima mi sono confessato, per capire se la sua voce poteva essere scambiata per la mia, solo che non capiva perché tentassi tanto di fare parlare lui, comunque, sono qui, glabro di microfoni. E tu? Come te ne sei liberata?

 

Lei – Per me è stata più dura, sai io ho questa voce un po’ bassa, ho sedotto un camionista, senza farmi toccare, tranquillo, non lo uccidere per almeno 24 ore, avevamo quasi lo stesso timbro di voce, ho detto che era libero di ansimare e fare tutto ciò che voleva, possibilmente concentrandosi senza parlare al maschile, pagato bene.

 

Lui – E cos’altro ?

 

Lei – Nulla, sono convincente io.

 

Lui – Lo dovrò uccidere, ti avrà vista mezza nuda, sognata per oltre un secondo, troppo tempo, inaccettabile, lo ucciderò.

 

Lei – Tra 24 ore! Però è assurda questa tua gelosia Sergej… Non capisco, abbiamo vite da spie, io ho altri uomini, tu altre donne…

 

Lui – Tu non hai altri uomini, tesoro, li ho uccisi tutti, quelli che non uccidi tu stessa per lavoro. Lo so, non posso farci nulla, vedi anche questi che passano e si voltano e ti guardano, peccato, tutti morti, Puff! … le rive del Passirio, è romantico trovarci qui. E’ la nostra panchina, ora.

 

Si avvicina un signore con il giornale per sedersi accanto alla coppia viene freddato in pieno giorno da Sergej e poi trasportato davanti alla chiesa evangelista chiusa.

 

Lei -  Sai, mi è capitato con uno dei miei amori passati (Sergej diventa viola di rabbia, ma si trattiene) che si sbagliasse a chiamarmi per nome, durante sai quei momenti più intimi e… E niente è un casino, perché d’istinto mi fa davvero incazzare, sono quelle cose che mi fanno davvero incazzare, cazzo! Però non era neppure il mio nome, era un nome falso e mi sono sentita impotente, come potevo arrabbiarmi, neppure il mio nome era il mio nome, queste cose mi fanno pensare, vado in crisi, divento triste, (Sergej è cianotico dalla rabbia) invece tu amore, tu non hai mai sbagliato tutti i miei nomi falsi, tu hai una memoria da spia russa, tu… in quei momenti non sbagli mai.

 

Sergej – Da!

 

Lei – Cosa?

 

Sergej – No, amore era un sì, nella mia lingua, solo si, ti sto ascoltanto. ( A Sergej tremano le mani)

 

Lei – Una donna non lascia passare queste cose con facilità.

 

Sergej – Dove abita, solo per curiosità, non sei obbligata a dirmelo.

 

Lei – L’ho freddato io. Ero troppo delusa. Sai Sergej devo distrarmi, è normale, ma tu sei tu, noi siamo noi, al di sopra di tutti e tutto. Tu non ti sei mai sbagliato nome…

 

Sergej – Ma io ti chiamo Tesoro, sempre.

 

Lei – Appunto.

 

Sergej – Da.

 

Lei – Cosa? Ah scusa. Pensavo un’altra cosa Sergej, come possono avere   creduto che potessimo farci fuori, e noi come ne usciamo ora, non possiamo uccidere tutti quelli della CIA e del KGB, come hanno potuto pensare che mi tenessi microfoni e microspie attaccate alla pelle, se non metto neppure il reggiseno perché mi infastidisce!  Sergej? Sergej, mi ascolti? Cosa fai a terra?

 

Sergej – Nulla, sono caduto, ho la pressione un po’ bassa, poi l’idea del tuo seno… insomma non sono caduto all’idea dei microfoni, sai?

 

Lei – Che tenerezza, come sei sensibile e romantico, sei fortunato che siamo innamorati allo stesso modo, se era una di quelle nostre fasi, in cui uno ama meno dell’altro ci saremmo trivellati qui in pieno giorno.

 

Sergej – Da

 

Lei – Cos… Ah! Oui. E poi pensavo, ma le spie non vanno in pensione? Quanti anni puoi fare la spia, voglio dire non è previsto pensionamento, forse, però non è che uno a 80 anni corre così veloce e neppure a 60, lo so che è comunque presto, ma quando fai questi mestieri, come il nostro, Sergej, loro ti utilizzano sempre, non si sfugge, non si sfugge.

 

Sergej – C’è un modo, quando hai un’età, diventi esperto di mimetismo, le spie hanno solo questa scelta.

 

Lei – Che vuoi dire?

 

Sergej – Niente, mimetismo, cerchi una parete che abbia gli stessi colori che indossi, più o meno, e ti piazzi lì. Sempre.

 

Lei – Sempre?

 

Sergej – Sempre, osservi, pensi, ricordi, leggi, ti muovi molto lentamente, e sempre per mimetismo, insomma se sei vestito di blu come sono io non puoi sbatterti a pensare contro una parete gialla, e neppure passarci accanto lentamente ti noterebbero subito! Se sei vestita di rosso come te amore, meglio che non ti trovi una parete verde, ecco, invece la panchina rossa è ok, come le farfalle. A una certa età non si deve più dare nell’occhio è il nostro pensionamento, anche perché sappiamo troppe cose e ci faranno fuori comunque sia i miei che i tuoi, è chiaro.

 

Lei – E’ affascinante, inquietante. E’ una prospettiva terrificante.

 

Sergej – Forse è il Karma.

 

Lei – Forse è solo una vita di merda!  

E noi? Sergej perché non mi hai più scritto messaggi al cellulare, non mi hai chiamata, perché dopo quel pomeriggio a baciarci tutto quel tempo, perché all’improvviso stacchi la spina, giri le spalle e non esisto più, fuori dalla tua visualizzazione non esisto più.

 

Sergej – Amore mio tu esisti sempre solo mi stavano visualizzando al KGB, sono stato interrogato, poi le solite pressioni. Nessuno sa farti pressioni come il KGB.

 

Lei – Cazzate, c’è sempre modo di mandare un messaggio anche dal KGB. Io te li ho mandati.

 

Sergej – Vero. Poi però più.

 

Lei – Strategia, siete tutti uguali.

 

Sergej  - Però poi quando mi hai scritto mi hai reso felice, anche se stavo rispondendo sempre all’interrogatorio, mi sei mancata.

 

Lei – Tu pensi perché sono innamorata che puoi fare il bello e cattivo tempo? Pensi che mi struggo di lacrime perché non rispondi ai messaggi vero? Pensi che tanto prima o poi ti scriverò, pensi di potere innamorarti un giorno e l’altro no, pensi che io di conseguenza sia felice o triste a seconda delle tue azioni, se rispondi o non rispondi, Sergej guarda che io non sopporto gli uomini che hanno la presunzione di regolarti la corrente, capisci? Forte, piano, forte, piano eccetera! Cos’hai da dirmi?

 

Lui – Adoro la tua voce . E … Non potrei mai ucciderti neppure se mi mettessi di spalle, perché sentirei la tua voce, e se stessi zitta, mi arriverebbe il tuo odore di alghe, non so se è amore, immagino di sì, siamo fregati, entrambi.

 

Lei – E quindi cosa possiamo fare?

 

Lui – Qualcosa di molto romantico, di estremamente romantico. E’ tutto ciò che ci resta.

 

 

To be continued…

 

Eloisa Guidarelli