mercoledì 30 ottobre 2024

Il controllo


 

Essere o non essere, realtà o social network, viviamo nel reale e poi ci sono i social network o viviamo nei social network e poi c'è il reale? Il reale come un disturbo, un dovere, un'esigenza più fisica che intellettuale, come dovere pisciare. Qualcosa che ancora ci tocca, ci ostacola, ci obbliga. Dall'altra l'oblio, la dipendenza, la massificazione, il livellamento, il controllo sociale, politico ed economico che abbiamo chiamato "comunicazione", ma in termini più suggestivi e tranquilizzanti "Diario" . Siamo tutti tentacoli interdipendenti sotto un unico cervello macchina che raccoglie dati, e finiamo per essere dati, solo questo. C'è stato un giorno in cui qualcuno ci ha detto: "Come non sei su Instagram, o facebook o TiKToK o telegram o dio sa cos'altro verrà, twitter che diventa X? Allora sei fuori, e allora tu che vuoi essere "dentro" dentro questa forma di comunicazione perché vuoi comunicare con gli altri, perchè comunicare è un'esigenza umana, e questi sono i tempi e non c'è più tempo in questi tempi e questa è una comunicazione che non ha tempo ma velocità, finisci per entrarci, prima su uno, poi sull'altro e il tuo tempo finisce in istagram, in facebook, in discussioni sterili, a rispondere a odiatori e sociopatici che hai tra gli "amici". Ah, gli amici. Ho scritto a un'amica anni fa su messenger, una volta ci vedevamo per parlare, si usciva a camminare, si respirava aria, ma adesso la trovo solo lì su facebook, messenger, ricevo da lei il buongiorno ogni mattina, e un giorno non gliel'ho detto, ma non è cambiato nulla, un giorno le ho detto:"E' morto mio padre" e lei ha risposto "Buongiorno". E lì ho capito che non era morto solo mio padre ma la comunicazione, e con quella, l'amicizia, l'empatia, l'ascolto. Vorrei parlare di più di tutto questo ma debbo tenere conto che la soglia di attenzione oggi è bassa, potrei aiutarvi con una foto in costume ma non mi va, così proverò a comunicare alla vecchia maniera, ma con pezzi brevi, bocconi piccoli, come si fa con chi è stato troppo tempo senza mangiare, senza vivere, e deve abituarsi di nuovo a tutto, ma a piccole dosi, piano, piano, per non avere una congestione di comunicazione, che il sangue non corra tutto a digerire parole indigeste, piano, piano, boccone dopo boccone, verità dopo verità, per rimetterci in piedi, per uscire da qua. Per uscire da qua. 

E la foto la allego perchè senza quella non leggereste mai.

 

 

martedì 9 luglio 2024

Il gioco della verità - Quarta e ultima parte - Drammaturgia Eloisa Guidarelli - Genere farsa





LA MATTINA DOPO LE TRE RAGAZZE SONO AL CENTRO DELLA SCENA, MA SEMBRANO TOTALMENTE DISORIENTATE, GULA FA PASSI GOFFI A GAMBE APERTE CON UNA GONNA, LISIA SBADIGLIA IN TUTA E BRIGIT ENTRA CON UN VESTITO SCOLLATO, TRUCCATA, CAPELLI SCIOLTI, MENTRE FISCHIETTANDO POSA LE SCARPE COL TACCO AL CENTRO DELLA STANZA  E COMODAMENTE CERCA DI INFILARSELE. NESSUNA SEMBRA GUARDARE L’ALTRA, FINCHE’ GULA NON SCOPPIA A RIDERE.

 

Gula – Brigit, ma come ti sei conciata (passeggiandole intorno provocante) se non ti conoscessi direi che sei una bella fica!

 

Brigit – Sai Gula, se decidi di portare la gonna dovresti evitare di camminare e sedere a gambe aperte!

 

Lisia- Nessuna nota che ho una semplice tuta, niente di provocante? Non volete sapere perché? Non avete battute da fare? Non vi viene in mente che in me c’é stato un profondo, importante, cambiamento, una rivoluzione interiore incredibile? Guardandomi cosa vedete, eh?

 

SILENZIO. LE ALTRE DUE LA GUARDANO RIFLESSIVE.

 

Gula e Brigit (in coro) – Tu sei gnocca comunque!

 

SCOPPIANO TUTTE E TRE A RIDERE, QUELLE RISATE ISTERICHE E LIBERATORIE, QUELLE CHE SEMBRANO NON POTERSI INTERROMPERE MAI PIU’ E CHE QUANDO STANNO CALANDO, IMPROVVISAMENTE, COME SCROSCI D’ACQUA DI UN TEMPORALE, PROVOCATI DA UNO SGUARDO, DA UN CENNO O DA UN RESPIRO, RIPRENDONO PIU’ FORTI DI PRIMA. MENTRE SI ROTOLANO PER TERRA E SI SPINGONO E SI STRAPPANO I VESTITI RIDENDO, ENTRA IN SCENA FENICE, HA I CAPELLI DRITTI, UNA VESTAGLIA DA DONNA E UN TERMOS CHE PORGE A GULA.

 

Fenice – (lapidario) Ieri notte ho pensato molto. (Porge il termos a Gula) Ecco quello che avevi chiesto, una provetta non mi è bastata, (guardandole tutte mentre sono ancora a terra e a bocca aperta) grazie dell’aiuto, mi avete veramente ispirato, se non è troppo io tornerei a dormire, cioè comincerei a dormire, non sento le ginocchia.

   

ESCE, TRASCINANDOSI, DI SCENA, GULA GUARDA IL TERMOS CHE HA TRA LE MANI, LE ALTRE LE SI AVVICINANO FACENDO CERCHIO.

 

Gula – Ecco qua, nessun padre, niente complicazioni, nessun legame, e chi ha bisogno di uomini, eh? (parlando al termos) E’ simpatico, forse l’ultimo dei romantici, forse anche uno con le palle, sai cos’è l’importante? Che io e te potremo anche idealizzarlo, io ti potrò raccontare qualsiasi cosa, lui non potrà deluderti mai, tu non potrai odiarlo mai, non ti dovrai misurare con lui, dimostrargli mai nulla, tu sarai libero dalla classica competizione padre – figlio e se sarai femmina... meglio, decisamente meglio, naturalmente il tuo orientamento sessuale sarà ininfluente, ti amerò a prescindere, ecco invece il tuo orientamento politico, potrebbe essere meno ininfluente, ma so che non mi deluderai, sono cose che si sentono. E se sarai maschio, crescendo con tutte donne saprai amarle e rispettarle e capirle, capirle, ecco.

 

LE ALTRE DUE SONO RIMASTE PERPLESSE A GUARDARLA.

 

Brigit – Si ma ora che farai?

 

Lisia – Dobbiamo liberare Fenice?

 

Gula – Scusate, perché l’abbiamo rapito?

 

Brigit – Non ricordi?

 

Gula – No.

 

Lisia – Non potevamo pagare l’affitto, ricordi?

 

Gula – E ora, possiamo?

 

Brigit – No.

 

Gula – Se lo liberiamo quello ci denuncia, e poi io voglio un figlio e ora devo concentrarmi su questo (guarda il termos) Chissà forse va agitato, forse dovrebbe ascoltare della musica?

 

Brigit – Chi lo sperma? Gula queste cose si fanno quando c’è già il bambino, ma cosa ti sta accadendo?

 

Gula – E che ne sai, tu! Ci sono sempre nuove teorie, proprio tu che da moralista, chiesarola e bigotta sei contro l’aborto perché dici, tu e la tua setta credente, che si uccide una vita, una vita anche al primo mese! Proprio tu vieni a dirmelo? Dovresti essere d’accordo! Io agisco ancora prima, prima che sia all’interno del mio utero.

  

Brigit – Finiscila, ma cosa credete tutte! (urlando isterica) Sapete perché mi sono vestita così oggi? Perché questa notte mi é apparso lui!

 

Gula – Lui, chi? Fenice?

 

Brigit – No (piangendo e guardando in alto)

 

Gula – Ah, Lui! E perché lo dici con la minuscola che non capisco!

 

Lisia – E allora?

 

Brigit – Mi ha detto, oh era così bello, era così bello, con questi capelli lunghi e vestito di jeans, un po’ tipo figlio dei fiori, sapete…

 

Lisia – Brigit, sei blasfema…

 

Gula – Lasciala dire, certe cose sono come l’eclissi vanno osservate e basta!

 

Brigit -  Mi ha detto, Brigit io non ho mai creato le bigotte, sono un’invenzione puramente umana ha detto! Ed è sparito con la sua Ceres.

 

Gula – La birra?

 

Lisia – Sicura che non era Gula, questa notte!? (Guardando Gula di traverso)

 

Brigit – Non poteva dirmelo prima! (scoppia a piangere)

 

Gula – Beh! Ora che deve fare il giro di tutte le bigotte che ci sono al mondo, pensa solo negli Stati Uniti, quello ne ha da fare! Sarà arrivato quando ha potuto (tra sé) e meno male che è arrivato!

 

 Brigit (affranta) – Ma cosa sono ora, cosa sono, chi sono?

 

Gula – Beh, non che io mi riconosca con questa gonna addosso, ma non mi spiace l’idea di portarla.

 

Lisia – Neanche io mi riconosco più, ma sono stranamente serena, questa mattina non ho scelto come incartarmi, questa mattina ero io, ero io solo questa mattina in tutta la vita, mio Dio.

 

Brigit – Non nominarlo neppure, deluderà anche te!

  

Gula – (urlando) Sapete cos’è accaduto? Ci siamo portati a casa un Guru! Ci ha come ipnotizzate, non sappiamo più chi cazzo siamo, dobbiamo liberarcene e subito!

 

TUTTE ASSERISCONO MUTE. BUIO. GULA E’ SOLA AL CENTRO DELLA SCENA, CHE AGITA IL TERMOS COME SE LO VOLESSE SCECCHERARE, MENTRE DANZA SOLA A RITMO DI UNA MUSICA LATINA. 

 

Gula – (terminando esausta) Non ti chiedo altro che gli ideali giusti e una coscienza, il genere non è affar mio, decidi pure tu, per me è lo stesso.

 

BUIO. FENICE ENTRA IN SCENA GUARDANDOSI ALLE SPALLE, SILENZIOSO, IMPROVVISAMENTE LA VOCE DI GULA ALLE SPALLE LO BLOCCA.

 

Gula – Dove credi di andare?

 

Fenice – Io, io ho fatto qui, e poi mi cercheranno presto, ancora non mi hanno cercato è vero (tra sé) merda, non gliene frega niente a nessuno che sono sparito! Mia moglie sarà disperata, sarà!

 

Gula – Sei sposato?

 

Fenice – Si che lo sono!

 

ENTRA LISIA, CON UNA TUTA DA MECCANICO E TUTTA SPORCA IN VISO.

 

Lisia – Da quanto?

 

Fenice – Ma cosa ve ne frega, dico io!

 

ENTRA BRIGIT IN MINIGONNA E AUTOREGGENTI, UNA GIACCHETTA CON UNO SPACCO IMMENSO DAVANTI.

 

Brigit – Rispondi, no?

 

Fenice – Oggi è il mio anniversario, ecco!

 

Lisia – Un anno? E siete ancora sposati?

 

Gula – Incredibile, guarda che non durerà molto, le statistiche dicono che i matrimoni non durano, non durano proprio! Un anno è già un tempo incredibilmente lungo, non ti annoi?

 

Fenice – Già perché adesso c’é la crisi di un anno invece che dei sette, figuriamoci! Io sto bene con lei, vorrei solo vederla!

 

Lisia – E com’è?

 

TUTTE E TRE SONO ATTENTISSIME.

 

Fenice – (tergiversando) Beh, vi assomiglia un poco…

 

Gula – Ma come, a tutte e tre?

 

Fenice – Perché pensate di essere tre donne?

 

TUTTE SI AMMUTOLISCONO E SI GUARDANO.

 

Fenice – Siete una sola donna, siete tutte e tre la stessa identica donna, la stessa femmina, soltanto che ne personificate tre lati differenti, siete un solo mostro a tre passere!

 

BUIO. CAMBIO SCENA, SONO TUTTE E TRE SEDUTE AL TAVOLO CON LA TESTA TRA LE MANI.

 

Gula- (rompendo il silenzio) Vi torna nella mitologia una donna con tre passere?

 

Lisia – No, c’era quella Dea piena di tette, non ricordo bene. Io credo che Fenice ci odi.

 

Brigit – Io non credo che sia sposato, l’abbiamo messo in difficoltà.

 

Gula – Io propongo il gioco della verità con lui, ci state?

 

Lisia – Avanti, lo sai come finisce quel gioco con un uomo, la prima domanda sarà se ci siamo mai masturbate e come e questo tanto per cominciare.

 

Brigit – Beh, prepariamoci le risposte, lui giurerà e avrà paura quanto noi!

 

Gula – Bene, (urla) Fenice!

 

Fenice – (allegro) Ecco, le mie tre dee, allora cosa desiderate (sarcastico) un bambino anche oggi, del sesso e basta, una chiacchierata su Dio o cos’altro? Parlare dell’affitto o del sequestro o di come ci si possa guadagnare da vivere terrorizzando la gente con uno scopino sporco, dite sono disponibile! L’uomo delle seghe è qui per voi! Ci facciamo un’ammucchiata e disintegriamo tutti i tabù?

 

Gula – Divertente, no vedi noi volevamo fare un gioco!

 

Fenice – Certo, per voi la vita stessa è un gioco, a che si gioca?

 

Lisia – Al gioco della verità.

 

Fenice (scoppia a ridere) – Voi?

 

Brigit (nervosa) – Sì, noi!

 

Fenice – Che sozze! Beh temo di non avere scelta, come sempre, quindi gioco.

 

Gula – Allora comincia col giurare su qualcosa o qualcuno a cui tieni molto!

  

Fenice –  No, non giuro e non voglio neanche ascoltare i vostri giuramenti, siamo grandi! Potrei cominciare io con il chiedervi se vi siete mai masturbate in vita vostra, ma vorrei evitare i classici imbarazzi o le battute o le balle, potrei come seconda domanda chiedervi se l’avete mai fatto non secondo natura, ma neanche questo mi solleticherebbe più di tanto, ho io qualcosa da dire a voi, tutte e tre!

 

LE RAGAZZE LO GUARDANO IMPIETRITE E CON ARIA DI SFIDA.

 

Fenice – Non pensavo a questo, io… io... ecco io… (si carica, ha una rabbia incredibile e infine sbotta) Io non sono un uomo da una botta e via!

 

SILENZIO. TUTTE E TRE CONTEMPORANEAMENTE SI GUARDANO IN MEZZO ALLE GAMBE DI SCATTO E CON ORRORE. BUIO. PARTE LA MUSICA. LUCE,  LE RAGAZZE RIALZANO LA TESTA E SQUADRANO FENICE.

 

Fenice – Già, l’ho detto, io credo nel matrimonio, ci credo (le ragazze lo guardano come si guarderebbe un extraterrestre), quello che c’è stato tra noi, tra voi, cioè tra voi e me, questa intimità seppure solo di intenzioni, certo, beh, io non sono un uomo oggetto, ecco!

 

Gula – Ferma, ferma, hai detto, testuali parole, non sono un uomo da una botta e via?

 

Fenice – Sì.

 

Brigit e Lisia – (al colmo dello stupore) Incredibile!

 

Gula – Ci dev’essere un errore di battute (al pubblico) Al limite sarà la donna a dire una cosa del genere, no? Dite che siamo a una tale confusione di ruoli? State zitti, eh? Basta che qualcuno di voi non mi venga a dire la solita balla che il femminismo ha portato a questo! Nessuna di noi poteva certo immaginare che si sarebbe arrivati a questi estremi! (di nuovo a Fenice) Puoi essere più chiaro?

 

Fenice – Certo, io voglio sposarmi con voi!

 

Lisia – Ma noi non vogliamo sposarci, non è attuale, è anacronistico! E’ assurdo un solo uomo per tutta la vita, quando ne puoi avere uno al giorno.

 

Brigit – Forse tu ne puoi avere uno al giorno! Non capite? E’ l’ultimo romantico!

 

Gula – Macché sono tutti così ora, sono loro a volersi sposare e accasare, a desiderare la famiglia, è finito il tempo dei Casanova, perché ora ai Casanova ci giochiamo noi! Senti, Fenice, nessuna di noi si vuole sposare, forse Brigit, per il sesso invece noi non siamo gelose, potremmo anche passarceli tutti, ma non vogliamo legami, capisci? Una volta scoperta la libertà nessuno torna più indietro, capisci, nessuno cerca più la sicurezza nei vostri guinzagli perché non abbiamo più bisogno di questo per badare a noi stesse e questi sono i fatti! Ma capisci?

 

 

BUIO FENICE E’ RIVERSO A TERRA PRIVO DI VITA. LISIA ENTRA IN SCENA.

 

Lisia – Fenice! Fenice! Gula, Brigit! Correte Fenice sta male!

 

Gula – (gli si avvicina, lo scuote, lo chiama, sente se respira avvicinando l’orecchio alla bocca e con una mano sulla cassa toracica) Non respira.

  

GULA COMINCIA LA RESPIRAZIONE BOCCA A BOCCA.

 

Gula – Hai visto se si alza la cassa toracica? Lisia, tieni gli occhi sul torace e sentigli  il polso.

 

Lisia - Gula non s’alza il torace, non s’alza il polso (con rammarico) non s’alza niente!

 

Brigit – Chiamiamo il 118!

 

Gula – Sei pazza, l’abbiamo sequestrato e se muore l’abbiamo pure ucciso!

 

FINALMENTE FENICE SI RIPRENDE.

 

Fenice –  Scusate se mi è venuto un collasso, sono un romantico e amo tre portuali! Mio padre mi voleva puttaniere come lui, mi dava del finocchio perché non gli portavo a casa una ragazza ogni sera, non potevo confidarmi, consigliarmi, mi chiedeva: - "Ci sei uscito? Com’è? Te la dà? Ma che fiori e fiori, spendi tutto nei fiori, cretino! E neanche te la trombi"! “Papà, rispondevo, sono al primo appuntamento e non ho osato neanche darle un bacio ma… sono felice, innamorato"! “Innamorato? Replicava, e che vuol dire”? - E  per tutta risposta - “Sei soltanto un’oca morta"! - Diceva. Più lui si involgariva e tentava di involgarirmi, più io idealizzavo ogni donna e desideravo salvarle tutte dal genere maschile, fino a disprezzare io stesso il genere maschile! Più si accaniva in questo linguaggio volgare e maschilista più io diventavo un’inguaribile romantico. Ogni sera che rientravo solo questa voce sentivo: “Te la trombi o non te la trombi”? - E il colmo del colmo qual’è? Che ora che sono femminista, un’onda di femminismo mi travolge e le donne imitano gli uomini e parlano e camminano come loro e… e sono loro che ti trombano e scappano, niente di male, dopo anni di uomini come mio padre, mi aspettavo una rivolta femminile e di trovarmici in mezzo prima o poi. E’ vero, si sono capovolte le cose e non è cambiato nulla, se non che siete come noi, stronze come noi! E questo mi rattrista, innamorarmi di donne che parlano come mio padre, quando non parlava di volgarità parlava per metafore, fin da quando ero bambino le mie risposte alle domande erano proverbi, solo proverbi! “Una mano lava l’altra, un colpo al cerchio e uno alla botte, tanto va la gatta al lardo"... e da piccolo non ci capivo un cazzo, rimanevo con il mio pugno di domande e soluzioni proverbiali che non mi sarebbero servite a un cazzo, non ho mai guardato il festival di Sanremo perché per lui inneggiava al romanticismo e mi rincoglioniva, così mi cantava le osterie. Non avevo scelta, potevo e dovevo diventare un grande porco! Risultato, io ero un disadattato e lui le donne se le faceva anche davanti a me, così imparavo, diceva!

 

 Gula – Tua madre?

 

Fenice- Fuggita!

 

Lisia – Puoi sposare Brigit!

 

Brigit – Io non voglio sposarmi!

 

Gula – Sei impazzita?

 

Brigit – No, a me piacerebbe che rimanessimo così.

 

Gula – Così come?

 

Lisia- Così.

 

Brigit – Il primo sbaglio l’hanno fatto i miei genitori, mia sorella ebbe un attacco di appendicite, chiamarono l’ambulanza, stava andando in peritonite, era una corsa contro la morte, tutti si indaffaravano attorno a lei e io piangevo, quando arrivò l’ambulanza e se la portò via come il vento, io continuavo a piangere e urlare, i miei genitori cercavano di consolarmi, erano commossi e disperati per il mio dolore, anche una volta comunicatomi che tutto era riuscito per il meglio, io continuavo a piangere, allora cominciarono a vedermi come una Santa, un angelo e a riversare su di me questa fervida convinzione di creatura devota e cara al signore, non ebbi mai il coraggio di dirgli, con i miei sei anni, che piangevo perché mia sorella poteva farsi un viaggio in ambulanza di notte a tutta velocità e a sirene spiegate e io no, lo trovavo bellissimo. Ma i sensi di colpa dopo mi hanno fatto scegliere di essere quella che sono, cioè che ora non sono, non posso più sposarmi senza sapere prima chi sono e cosa voglio!

 

 Fenice – Ma sì, rimaniamo così, non avrete più il problema dell’affitto, io non riuscirei a stare con una di voi e neanche una di voi senza l’altra, non abbiamo bisogno di nulla e voi potrete andare con altri uomini, non sono un tipo geloso, non riesco più a uscire di qui! Naturalmente io sarò invece fedelissimo, ne ho tre d’altronde e di più non potrei desiderare! Vi prego mio padre morirà orgoglioso.

 

Gula – Guarda che capita ai prigionieri, ci si innamora dei propri carcerieri, ti conviene andartene e subito, non vogliamo farti altro male. Non voglio uomini qua dentro.

 

 

BUIO. CAMBIO SCENA, VEDIAMO FENICE AI FORNELLI CON UN GREMBIULE, LE TRE RAGAZZE SONO SEDUTE SUL DIVANO, LEGGONO IL GIORNALE FUMANDO TRE SIGARI, ACCAVALLANO LE GAMBE DI TANTO IN TANTO, PERFETTAMENTE SINCRONIZZATE, BUTTANO FUORI IL FUMO NELLO STESSO MOMENTO, VOLTANO PAGINA NELLO STESSO ISTANTE, FENICE FA SALTARE LE UOVA NELLA PADELLA E PREPARA LA COLAZIONE ALL’AMERICANA, IL TUTTO E’ A RITMO DI MUSICA, COME UN BALLETTO, COME FOSSERO TUTTI LEGATI UNO AI MOVIMENTI DELL’ALTRO. SEMPRE A RITMO CONTINUA IL BALLETTO DELLA NUOVA VITA, LE RAGAZZE PRENDONO DALLE MANI DI FENICE UN TOAST E SE NE ESCONO CON UNA VALIGETTA DA LAVORO, UNA DIETRO L’ALTRA, DOPO AVERLO BACIATO,   SENTIAMO  LA VOCE DI UN BIMBO FUORI SCENA: "MAMMA MI PORTI TU ALL’ASILO"?  - FENICE SI GIRA CON UN SORRISO MATERNO.

 

 BUIO. 

 

 

 

FINE

 

 

 

Il gioco della verità - da sinistra Benedetta Conte, Vania Moretti, Eloisa Guidarelli


Il gioco della verità - Vania Moretti, Eloisa guidarelli

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


domenica 30 giugno 2024

Il gioco della verità - terza parte - Drammaturgia Eloisa Guidarelli - genere farsa

 

Da sinistra Benedetta Conte, Vania Moretti, Eloisa Guidarelli

 
 
 
 

Gula – Rimane il problema dei soldi, dovremo pure mangiare! Accidenti, se quel bastardo non mi licenziava, proprio ora, e solo perché  sono una donna! (lunga pausa) In fondo gli ho solo pizzicato il culo, c’è la parità dei diritti sul lavoro, no? Quindi da oggi anche le donne possono permettersi le molestie verso i colleghi uomini!

Lisia – Se io non fossi sempre così distratta, a quest’ora ero ancora al negozio di stoffe a tagliare dietro il bancone, invece di guardare quell’uomo così affascinante che mi sussurrava: venti centimetri signorina, e io dritta a tagliare, mentre estasiata lo guardavo, dritta  a tagliare oltre il bancone, le forbici filavano che era un piacere, solo che ho tagliato anche lui, non in maniera grave, ma se l’è presa.

Brigit – Se quell’avvocato non mi licenziava, soltanto perché quando mi ha tolto gli occhiali e sciolto i capelli, dice, sono rimasta perfettamente uguale, a quest’ora potevamo contare sul mio stipendio da segretaria.

Gula – Ma come si fa a farci licenziare tutte e tre contemporaneamente, lo stesso giorno! Vado in bagno a pensare a una via d’uscita, qui ci sono troppe distrazioni!

Lisia – (Eccitata) Sorveglio l’ostaggio?

Gula – Tu non sorvegli nessuno! Nessuna di voi apra quella porta!

Lisia – Sembra il titolo di un film!

Gula – Se dovesse urlare (riflette) usa il biadesivo nello sgabuzzino.

Lisia – (Perplessa) E cosa ci attacco dall’altra parte?

BUIO. BRIGIT E LISIA IN SCENA PARLANO AD ALTA VOCE A GULA CHE E’ ANCORA RINCHIUSA IN BAGNO.

Brigit – Non possiamo tenerlo legato o chiuso sempre nella stanza, non credi? Sono ore che sei lì dentro tutto bene?

GULA ESCE DI SCATTO CON UNA SPORTA, DETERMINATA, UNA LUCE STRANA NEGLI OCCHI.

Gula – Lo slegherò quando torno. Non muovetevi, se non dovessi tornare, beh! (insofferente, alzando le spalle) Uccidetelo.

LISIA E BRIGIT SI GUARDANO PERPLESSE. GULA ESCE, BUIO.

Gula – (Rientrando, trionfante) Cibo per tutte! Rallegrati ostaggio lasceremo qualche avanzo, ma dove siete tutte? Cibo, cibo per una settimana almeno!

ENTRANO LE ALTRE DUE CORRENDO.

Lisia – E’ fantastico!

Brigit – Come hai fatto, non avevamo nulla da parte, neanche un euro! Sei diventata una ladra?

Gula – Beh… non ho chiesto per favore, diciamo…

Lisia – Hai rapinato un supermercato?

Brigit – Dimmi che non hai ucciso nessuno, dimmelo!

Lisia – Hai preso altri due ostaggi?

Gula – Calma, calma, anzitutto non uccido per due carciofi e un po’ di spesa, ho dei principi, e non ho avuto bisogno di fare ostaggi, la spesa mi è stata data spontaneamente, mi hanno riempito carrelli di roba, immediatamente, volevano persino darmi parte dell’incasso, un po’ l’ho preso…

 

Brigit – Una rapina, si chiama rapina! L’uomo che è di là si chiama sequestro!

 

Gula – Tu e Lisia vi chiamate complici, quella si chiama porta, quello si chiama ostaggio, oh! Guarda fuori, quella si chiama gente, oh guarda, guarda, quella si chiama macchina della polizia, come vedi ancora collego le cose e le persone con il loro giusto nome!

 

Lisia – Sei proprio un leader!

 

 

 Brigit – Come hai minacciato quella gente, eh? Candelotti di dinamite, coltello, cutter, pistola, o scusa tu spari con la passera, non dirmi che sarai persino accusata di indecenza in luogo pubblico!

 

Gula – No! Ma… sì un’arma l’avevo, ma non lo sapevo! Quando io ho problemi gravi, molto gravi, tipo mangiare e portare da mangiare alle mie amiche, che ancora, tra parentesi, non mi hanno ringraziata, beh dicevo, quando si perde il lavoro, si sequestra un uomo, si ha fame e non si sa bene che fare, si rischia di finire a dondolare contro le pareti del bagno, non riuscivo a reagire, dondolavo, avevo la testa come vuota, lo sguardo fisso su una cosa senza concretizzare cosa, era oltre la disperazione, oltre la depressione, era uno stato quasi di coma o… di nirvana? Comunque! Finalmente individuo ciò che fissano i miei occhi senza guardare e torno di colpo alla realtà, mi ricordo tutto come un’onda di tre metri che mi si riversa addosso, un muro implacabile di responsabilità e capisco che ho solo il tempo dell’ultimo respiro prima di venirne irrimediabilmente soffocata, ed in quei pochi secondi che precedono la totale presa di coscienza della propria imminente fine, (scandisce urlando in un impeto di gioia) ho realizzato! (pausa) Ho realizzato!

 

Lisia – Cosa? Cosa vedevano i tuoi occhi?

 

Brigit – Una luce?

 

Gula – (estasiata) Lo scopino, (pausa, guarda le facce sconvolte delle amiche) lo scopino vicino al cesso!

 

SILENZIO DI GHIACCIO, LE DUE RAGAZZE SI ALLONTANANO CREDENDO GULA IMPROVVISAMENTE PERICOLOSA, GULA E’ COME SPIRITATA.

 

Gula – Possibile che in una casa pulita, in quell’angolo stesse ignorato da tutto e tutti uno scopino sporco, mi dissi era ora di cambiarlo, il cambiamento nasce anche dalle piccole cose, era segno del mio desiderio di cambiamento, capite?

 

Lisia – Ma non ti eri già tagliata i capelli?

 

Brigit – Scusa, proprio non ti seguo, sono terrorizzata all’idea di capirti!

 

Gula – Io ho reagito! Ho risolto uno dei più piccoli problemi che c’erano in questa casa, mi sono detta cominciamo da qui!

 

Brigit – Gula, abbiamo perso il lavoro, abbiamo un uomo legato di là, hai fatto una rapina e… e hai pensato a cambiare lo scopino del cesso?

 

Gula – Ecco il punto, io non ho rapinato nulla, ero come sotto shock io, non ho pensato, ho preso lo scopino, così com’era, sporco, (le ragazze fanno una faccia terrorizzata e disgustata) sono uscita, sono corsa al primo centro commerciale e lo tenevo come un fioretto, non mi rendevo conto, sono arrivata alla prima cassa, l’ho sventolato in faccia alla cassiera in preda all’agitazione, le ho detto, me lo cambi, me lo cambi per favore! Lei gridava, non li ho cambi, non li ho cambi, io dicevo me lo cambi  e tremavo e sudavo, questa ha detto prenda tutto quello che vuole, le passo tutto ma, la prego, poggi quello scopino. Ho pensato che gentile, che solidarietà femminile, no dico, avete visto le sporte cariche? La cosa che mi è spiaciuta è che mica l’ho trovato uno scopino nuovo al supermercato!

 

Lisia – E io che ero rimasta all’ipnotismo!

 

BUIO. GULA E’ AL CENTRO DELLA SCENA SOLA, TIRA FUORI DALLA TASCA UN ROSSETTO SI GUARDA ATTORNO  NERVOSA, SE LO PASSA VELOCEMENTE SULLE LABBRA, TIRA FUORI UNO SPECCHIETTO E SI GUARDA COMPIACIUTA.

 

Gula – (parlando da sola) Ma guarda, oggi mi sento diversa, è tutto come ieri, siamo sempre nei guai, e allora perché  cazzo ho questo sorriso ebete stampato sul viso, perché non me ne frega niente di nulla e mi sento così calma, calma, già. (Urla, piena di rabbia) Fenice!

 

 ENTRA IN SCENA IL RAGAZZO SCONVOLTO MA SEMPRE SORRIDENTE.

 

Gula – Ti senti meglio ora che non sei legato? Devi rispettare le nostre regole però! Non ti devi avvicinare a nessuna di noi, soprattutto alle mie amiche, soprattutto a Lisia, da quando tu sei qui noto una certa confusione! (Guarda la faccia interrogativa del ragazzo) Sì, tanto per cominciare pochi giorni che sei qui e già ci hai scombinato il ciclo! Sai quanto ci vuole perché tre donne che vivono assieme si sincronizzino perfettamente? E noi ci siamo impegnate a lungo per questo, si compravano pacchi d’assorbenti per tutte una volta sola, il nervoso era comune a tutte e quindi non pesava a nessuna e nemmeno ci sembrava di essere nervose! (notando l’imbarazzo dell’estraneo) Esempio di disciplina!

 

Fenice – Sei così bella, Gula.

 

Gula – E non fare il ruffiano con me, non ti libererò facilmente, soltanto per qualche smanceria, noi siamo molto unite tutte e tre, non litighiamo mai, io poi non litigo mai con nessuno; sarai trattato bene, molto bene, sarai anche amato molto e non ti faremo mancare nulla in questi giorni di sequestro, ma tu non dovrai mai prendere l’iniziativa su niente, niente! Che poi è quello che fanno spontaneamente la maggior parte degli uomini che conosco.

 

 

Fenice – Forse perché la prendi sempre prima tu!

 

Gula –  (Mangiandogli la faccia) Ti ho chiesto un parere?

 

 

Fenice – Scusa, scusa!

 

Gula – (Accendendosi un sigaro e guardandolo) Che delusione! Pensavo che avvalersi dei nostri diritti avrebbe trasformato gli uomini in meglio, almeno alcuni, non credevo che li avrebbe fatti regredire paurosamente, ma di cosa avete paura, eh? Siete così limitati, da non potere accettare, che una donna possa fare a meno benissimo di voi, che possa lavorare e mantenersi da sola, che possa persino essere un soldato, un’astronauta o uno scienziato, (pausa) un bagnino? Avete scoperto di non potere vivere senza la mamma, senza qualcuna su cui sfogare frustrazione e dolore? Paura di stare soli con voi stessi? (guardandolo con disprezzo) Che delusione, che delusione, patetici, veramente patetici, sì, sì eccome, eccome!

 

Fenice – Io, io, Gula non so quali siano state le tue esperienze personali, ma vedi io…

 

Gula – Sei diverso, è questo che vuoi dire? E chi vuoi fregare, me, Lisia, Brigit?

 

Fenice – Siete voi che avete sequestrato me, non io che ho sequestrato voi! E non potete farlo non (riflette) siete forse poliziotti!?

 

 

 

Gula – Beh! Forse un giorno lo saremo! (riflette) Ti sembro un’ estremista? (Anculis sta per rispondere ma Gula non lo permette) Non chiedo molto in un uomo, chiedo un uomo! Due gambe, due braccia, due occhi…

 

Fenice (timidamente) – Vuoi dire che un uomo così non lo hai mai trovato?

 

Gula – Certo che sì, ma tutti senza coglioni! I coglioni, quelli che intendo io li ho trovati nelle donne, altroché! (riflette) A volte sembra che li abbiano, ma solo perché non li hai conosciuti abbastanza bene, o abbastanza a fondo, o perché li hai idealizzati subito! Ma aspetta di avere bisogno di loro! Sai, se mi chiedessero “cosa cerchi in un uomo”? Risponderei una sola cosa, una sola cosa! Le palle! (fissa quelle di Anculis) E’ chiedere troppo eh? (urla) E’ chiedere troppo?

 

Fenice – (imbarazzato) Capisco, purtroppo non credo di poterti fare cambiare idea io, sugli uomini e, non oserei neppure provarci! (quasi tra sé) Mancanza di palle a prescindere.

 

Gula – Invece no. Tu le palle le hai, tu mi hai tenuto testa, (pausa) fino ad ora. Non parli mai, osservi molto, hai occhi dolci, non ti credi un maschio e quindi forse hai qualche possibilità di esserlo, se ti ho chiamato e perché ho preso una decisione importante e tu ne fai parte, di striscio diciamo, la tua è una piccola parte, il resto lo faccio io, il resto toccherà a me! La vera fatica sta comunque a me! (Lo guarda sensuale e dolce, cambiando improvvisamente le intenzioni)

 

 

Fenice – Volevo dirti, prima di tutto, prima di qualsiasi cosa che, non avevo dubbi sul fatto che mi avreste liberato e che tu, tu non sei ciò che sembri e che neanche Brigit e Lisia lo sono e che ho apprezzato l’ospitalità e capito il vostro dramma economico e posso venirti incontro parlando con mio padre…

 

GULA GLI SI AVVICINA E GLI COPRE LA BOCCA, UN SORRISO SARCASTICO.

 

Gula – Non hai capito nulla, io da te voglio un figlio e la libertà non te la concedo fino a quel momento, poi non ti voglio più vedere, non voglio un padre, non voglio un marito o un compagno, voglio un figlio!

 

Fenice (ripresosi a malapena dallo shock) Qua… qualsiasi uomo si fregherebbe le mani, intendo colpisco e fuggo e tu sei bellissima ma, io, io non sono quel tipo d’uomo! No, non posso farlo, non approfitterò di te, di nessuna di voi neanche per la libertà!

 

 

ENTRA LISIA, INSIEME A BRIGIT, HANNO ASCOLTATO TUTTO.

 

Lisia – Allora sei scemo!

 

Brigit – Mio Dio un santo, dovremmo baciargli i piedi!

 

Gula (aggredendo Brigit e tirandole uno schiaffo) Santo? Santo per cosa, un uomo che si comporta bene come sempre dovrebbe è un santo? Dovremmo ringraziare per questo? Grazie che non hai approfittato di noi, grazie per non averci mancato di rispetto, grazie per non averci picchiate, umiliate, grazie per non averci provato? (verso Fenice) Se sei gay devi dircelo, (pausa) ora!

 

Fenice – No, non sono gay, non sono un santo Brigit, né uno scemo Lisia, non… non.. (urla) non lo so chi cazzo sono! Non lo so più, ma qui nessuno lo sa, neanche voi lo sapete chi cazzo siete!

 

SEI OCCHI SGRANATI LO GUARDANO.

 

Fenice – Comunque non è questo il punto, mettetevi se potete nei miei panni, uscite ora o mai più dai vostri personaggi e guardate l’uomo che avete davanti e non conoscete e non potete dire se sia bello o brutto o giudicarlo a priori, avete davanti ai vostri occhi un uomo che avete sequestrato, chiedevo l’affitto e mi sono trovato rinchiuso qui con i vostri problemi, le vostre nevrosi e, persino il ricatto di un figlio, non può essere accaduto a me, non può! Io sono un poveraccio, giuro non so se le ho le palle Gula, non sia mai che poi ti deluda, Brigit, sono un porco quando non sono costretto e, Lisia, i miei pensieri verso te non riguardano il tuo modo di pensare, ma… ma! Nessuna può dire… Ma non è questo il punto! Io non mi sento pronto ad essere anche padre, tutto oggi no! Vi prego!

 

Gula – Non hai scelta, le donne per anni non l’hanno avuta, quindi tu non l’avrai per qualche giorno. (porge una provetta ad Anculis) Fai con comodo, ti lasceremo solo, puoi stare qui fin quando non ti riesce, ma cerca di pensare a qualcosa di veramente grandioso quando lo fai, non mi importa il genere, purché abbia degli ideali!

 

BUIO ESCONO TUTTE E TRE. FENICE RIMANE SOLO A GUARDARE LA PROVETTA.

 

Fenice – Se c’è una cosa che non può riuscire a un prigioniero dell’eterna lotta tra i due sessi è una sega, non tanto concessa, ma ordinata! Shakespeare, tutto romantico per lui, essere o non essere questo è il problema, ma io nella mano ho una provetta e il mio problema è (pausa) venire o restare (silenzio guarda a lungo la provetta sconsolato e simula un’intervista immaginando la liberazione usando la provetta come microfono) “E’ stata dura, erano tre iene, bellissime, donne bellissime ma… insaziabili e… si sa l’uomo è uomo mi hanno rapito perché, dicevano, ero l’ultimo uomo con i coglioni, scusate il gergo, riporto fedelmente, una specie di Highlander, capite, volevano questo figlio, ho dovuto farlo, (urlando immediatamente) pensavo a mia moglie! Mi ritengo violentato, sì, psicologicamente, usato e gettato e dopo… dopo ho dovuto soddisfarle tutte, ma quello che ti rimane dentro, quello che ti rimane dentro e che hai sofferto in giorni di prigionia e molestie chi te lo ripaga, chi mi restituirà la fiducia nel sesso femminile e riuscirò di nuovo a farlo senza incubi”? (Riflette, poi trova un’altra soluzione) “Volevo dire a mia moglie, approfittando del mezzo televisivo, ho dovuto farlo, per la libertà, ma pensavo a te”! (Poi sbotta di colpo) Ma chi cazzo ci crederà mai chi? - “Come dice? Particolari? Ricordo la provetta, grandi seni, una mimetica, una specie di suora compita che osserva e, sei occhi implacabili,  poi un buio, buio. - (riflette, cambia ancora ipotesi ai fatti) - Se ho portato a termine il lavoro richiesto? Sì, certo, l’ho fatto, l’ho fatto anche per loro, tre donne sole, con grossi traumi, non le condanno, non chiederò loro nemmeno l’affitto, lascerò a loro la casa… Come? No, non sono un santo, sono un uomo e ho capito al momento ciò che era giusto fare per loro, povere creature, un donatore a domicilio, ecco cosa sono, non tutte le donne oggi sono in grado di avere un rapporto, i motivi sono svariati, io sono un donatore d’organo, uno solo! Quello, sì. Non è un lavoro facile, può essere imbarazzante, ci vuole professionalità, serietà, tanta psicologia, conoscere a fondo l’universo femminile, dolcezza. Ecco, sì, lei ha capito cosa intendo, mi sento un missionario, un missionario sì, grazie a loro”! (Scoppia a piangere) Mi faccio schifo! Comunque la rigiro non c’è logica, non c’è giustificazione, e non c’è scelta,  (si riprende, con grinta) c’è sempre scelta! In fondo quante volte l’ho fatto? Faccio che sia una volta come tante e, (guardando la provetta) se ci mettessi qualcos’altro? Impazzisco, impazzisco, come cazzo ci si può masturbare in un simile frangente! Questo è sadismo, dove sono capitato, cosa devo scontare in questa vita, cosa ho fatto, cosa avrò mai fatto alle donne in passato? Cazzo se esiste il Karma  sono fottuto, ma se sono stato un grande stronzo io… giuro, non ricordo!

 

 

ENTRA GULA SEMPRE IN MIMETICA E CORPETTO MILITARE, MA HA STRANE INTENZIONI NELLO SGUARDO, LE LABBRA DIPINTE DI ROSSO.

 

Gula- Pensavo di darti una mano, (sorride) non correre troppo con la fantasia prigioniero, diciamo che ti aiuterò nell’ispirarti a riempire quella provetta che tu usi come microfono!

 

Fenice – (imbarazzatissimo) Bisogna che io acconsenta, intendo anche nel donare lo sperma, ma chi sei? Io non posso, non posso, questa è una violenza incredibile io…

 

 

PARTE UNA MUSICA LATINO AMERICANA, AL RITMO DI QUESTA MUSICA GULA COMINCIA UNO SPOGLIARELLO DA MOZZARE IL FIATO, PERCHE’ FATTO CON UNA GRINTA E UNA SENSUALITA’ AL TEMPO STESSO DA LASCIARE TOTALMENTE ESTERREFATTI, OGNI INDUMENTO VIENE STRAPPATO DAL CORPO CON UN UNICO GESTO VIOLENTO, MENTRE AVANZA VERSO L’OSTAGGIO, UN MOVIMENTO SINUOSO DEI FIANCHI, UN FORTE STRAPPO, IMMAGINIAMO CHE VOLINO VIA I PANTALONI. BUIO. UN URLO SORDO, LA MUSICA SI SPEGNE.

 

Gula- Scusa, scusami non l’ho fatto apposta, volevo lanciare gli anfibi con un solo calcio, tutto studiato ma, non dovevano essere diretti sulla tua testa! Mi spiace, davvero, fai del tuo meglio, Buona notte.

 

 

ENTRA LISIA. HA UNA LUNGA VESTAGLIA ALLACCIATA SUL DAVANTI.

 

Lisia – Si può? Ciao Fenice, volevo aiutarti e, allo stesso tempo, tu potresti aiutarmi a capire.

 

Fenice – Ho rinunciato a capire ciò che avviene in questa casa

 

Lisia – Non ce la faccio più, io voglio bene alle mie amiche, molto, moltissimo non fraintendermi, ma sento sempre sul mio corpo questa aurea di peccato, questi occhi moralisti di Brigit, questi rimproveri taciti ma chiari nello sguardo di Gula, per come sono, per, per credere nell’amore, nel sesso, per non disprezzare tutti gli uomini a prescindere, insomma… perché … (quasi alle lacrime) perché se tutte ci spogliamo, (singhiozzando) la più nuda risulto sempre io!? Cos’ha di sporco un seno, un sedere, una schiena nuda se non, se non la malizia degli altri, i pensieri sporchi degli altri, se tutte e tre ci mettiamo un abito scollato, persino lo stesso abito, perché la più indecente per loro sono sempre io? Odio questa condanna, sapessi come la odio. Ricordo quando ero più piccola, avrò avuto dieci anni, ci spogliammo tutte, conoscevo già Gula e Brigit, siamo cresciute insieme, siamo uscite così, nude, giocavamo ai maniaci, nude sotto l’impermeabile, aspettavamo di incontrare qualcuno, abbiamo incontrato i nostri genitori e indovina? Sono stata picchiata soltanto io! Io non sono nuda come gli altri, sono più nuda!

 

 

 

DETTO QUESTO APRE LA VESTAGLIA E RIMANE AD OSSERVARE  L’ESPRESSIONE DI FENICE. LASCIAMO PARLARE SOLO LA MUSICA E GLI OCCHI DEL SEQUESTRATO, PER BREVI IMBARAZZANTI MINUTI.

 

 

Fenice – Vorrei aiutarti ma… Ma  è tutto vero, temo, non ho mai visto donna più nuda, posso solo dirti che… sei allo stesso tempo Botticelli e Manara senza che alcuno prevalga sull’altro, c’è in te qualcosa di sacro e profano assieme, ma questo pure è banale a dirsi, ma non devi avere paura, Lisia. (pausa) E’ il mondo intero che dovrebbe avere paura di te, credo che il mondo intero abbia paura di te, ecco gli sguardi che vedi, se una donna è bella, è stupido ma, è sicuramente più scandalosa, qualsiasi cosa indossi, ora lasciami solo perché sono un po’ confuso, non che non apprezzi, ma vedi è, è una lunga notte questa, lo sento, io, io vorrei solo essere trattato da sequestrato, io voglio le sbarre o la galera, o una pistola che mi minacci, che mi uccidiate o che facciate qualcosa di tipico di un sequestro, ma non… non sono il vostro giocattolo.

 

 

Lisia – (chiudendosi la vestaglia) Grazie, spero di averti aiutato, Gula è spietata!

 

BUIO, ENTRA BRIGIT.

 

Brigit -  Fenice? Disturbo?

 

Fenice – (urlando) Ve n’è mai fregato qualcosa?

 

Brigit – Vedo che hai i nervi a pezzi!

 

BRIGIT SI SCIOGLIE I CAPELLI SONO LUNGHISSIMI COME ALGHE LE SFIORANO I FIANCHI, POSA GLI OCCHIALI, LENTAMENTE SI SPOGLIA. LO FA CON TIMIDEZZA MA ALLO STESSO TEMPO DETERMINAZIONE.

 

Brigit – Sono contraria anche a questo forse, ma, ho sempre seguito i loro giochi fin da piccola, e poi ero innamorata di Gula,  non fraintendere io, la credevo un bambino, fatto sta che sentimenti così forti non li ho più provati, io so che sei confuso, ma lo siamo tutti credo, hai rotto un qualcosa e, non so dirti cosa, un filo sottile e invisibile dove si camminava tutte e tre in precario equilibrio, il fatto è (si sfila il reggiseno da sotto la camicia facendolo uscire da una manica) che si crede di essere qualcuno per tutta una vita e poi… e poi uno sconosciuto come uno specchio ti guarda, forse ti giudica e quello che riflette non sei tu. Il tuo silenzio, la tua calma, la tua lotta passiva senza reagire, ci ha cambiate, o forse svelato semplicemente ciò che non siamo mai state.

Io sono la moralista,  la bigotta,  ma… non ricordo quando mi sono scelta tutto questo… (si sfila gli slip da sotto il vestito) Il mio corpo sembra quello di un uomo, il seno è praticamente invisibile e non ho fianchi, sono dritta, forse ho bei piedi e belle mani, forse ho bei pensieri, ma… io mi guardo e… non mi piaccio, vedo solo una bigotta. Per quanto assurdo mi rassicura, è pur sempre qualcosa di preciso nell’insensatezza di questo corpo nudo, né maschile, né femminile, né niente.

 

 

BRIGIT, SI CALA COMPLETAMENTE IL VESTITO, VA DIETRO IL PARAVENTO CHE ILLUMINATO CREA UN GIOCO D’OMBRA E NE SEGUIAMO  IL PROFILO DI MOVIMENTI SINUOSI E SEDUCENTI, ANCORA E’ UN’ ALTRA MUSICA A PARLARE.

 

Fenice - Sono costernato Brigit, ti guardo e vedo una parte di ciò che hai detto, l’evidenza, la vedo. Vedo seni piccoli, vedo occhi che potrebbero percorrerti avidi in cerca di qualcosa di femminile, vedo labbra sottili e inesistenti, negate e, occhi piccoli,  devo sforzarmi per guardarci dentro, vedo una pancia incavata, un sedere da ragazzino e mani e piedi piccoli, vedo capelli lunghi che persino spogliata non ti lasciano nuda, però, ed è solo la mia opinione, nel cercare sul tuo corpo  a tutti i costi un seno grande che non hai, un sedere prominente che non hai, labbra che non hai, ho provato un’ immensa dolcezza, non pena, non fraintendermi, una bellezza persino, un corpo da costruire con la fantasia che non incontra ostacoli di alcun tipo, un foglio bianco  è inespressivo solo se ci si ostina a vederlo bianco, a me, a me il tuo corpo ispira poesia e dolcezza, vorrei difenderlo da te stessa, non ti rendi conto che un quadro prima è solo tela, che è sempre la nostra dannata mente e la nostra fantasia a dirci cosa è bello o brutto e la bellezza è più che mai soggettiva, lo so che vedendo una come Lisia certe frasi possono sembrare le solite frasi consolatorie, ma c’è un tipo di bellezza evidente e prorompente e una bellezza nata per la ricerca, per rimanere nell’ombra. Come un fiore notturno, che sboccia quando cala il sole, quando gli altri dormono e non lo vedono, lui emana il suo profumo.  Tutto quello che volevo dire alla fine è solo questo, la tua sensualità è nella difficoltà stessa di cercare in te un qualcosa di sensuale, la bellezza tua è nella bellezza che non hai, è in tutto ciò che ti ostini a smentire ogni giorno, volutamente, castigandoti e coprendoti fino al collo e nascondendoti, la tua bellezza sei tu. E se non la vedi o non la vuoi vedere, allora non ce l’hai. Disegna te stessa, senza essere un disegno fatto da altri. Trovati invece di negarti. Usa soltanto le tue parole per descriverti. Vattene, chiedo anche a te una sola cosa, non voglio sapere altro, voglio essere trattato da sequestrato, non voglio conoscervi! Addio, non mi rivolgete più, né tu, né le tue amiche, la parola.