venerdì 17 agosto 2018
martedì 5 giugno 2018
Alterità - The Wall
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The Wall - Eloisa Guidarelli
Dal comune progetto “Alterità” con Marco Martini
fotografo – Palmiro Taglioni scultore – Eloisa Guidarelli pittrice, Il catalogo
con le opere esposte durante la mostra e interviste agli artisti è ordinabile
on-line:
Se noi volessimo determinare, in pochi ed essenziali tratti,
la caratteristica fondamentale della vita sulla terra per trasmettere tale
informazione ad un ipotetico abitante di un remoto ed altrettanto ipotetico
pianeta, potremmo trovarci in forte e comprensibile imbarazzo. Come gliela
spieghi ad un extraterrestre la vita/le vite sulla Terra? Eppure basterebbe una
parola a chiarire definitivamente, perfettamente, potentemente, il senso del
nostro esistere: La Diversità. Miliardi di esseri ognuno diverso dall’altro, (a
volte in modo assoluto, a volte in modo impercettibile) che traggono vita e
respiro da questo pianeta. L’essere umano è un essere ben strano, passa senza
scomporsi dalla ferocia indicibile alla bontà assoluta, dalla bellezza totale
al degrado ripugnante e non è sempre facile comprendere, avvicinarsi o
giudicare tale diversità. L’unico “ metodo” che riesce a penetrare la
complessità di questo essere al cui genere apparteniamo e non certo per nostra
deliberata scelta, è l’arte in tutte le sue, molteplici forme. Ed ecco allora La
Pittura, La Scultura, La Fotografia. I dipinti di Eloisa Guidarelli mostrano
l’universo femminile contorto e potente, soggetto a sconvolgimenti profondi, ad
attacchi violenti e ripetuti, sempre in lotta per la libertà e la vita; le
sculture di Palmiro Taglioni ritrovano nelle mille contorsioni del legno e
della durezza ancestrale della pietra l’animo divino e nello stesso tempo
terrestre delle figure femminili a cui dà vita; Le fotografie di Marco Martini
indugiano sui volti cercando di cogliere vissuti segreti e attraverso il bianco
e nero sprazzi di luce vitalissima, fino a quel momento trattenuta quasi da un
pudore inconfessabile.
Claudio Leoniwww.marcomartinifoto.com palmirotaglioni.wixsite.com/scultore www.eloisaguidarelli.it AlteritàL’alterità non solo non è un disvalore ma è il valore etico più elevato. Emmanuel Lévinas
Eloisa Guidarelli pittrice bolognese espone all’interno
del progetto “Alterità” con “The Wall” (titolo della personale)
Questa serie di dipinti riguardano la tematica della
migrazione e dei diritti umani. La
tecnica utilizzata è acrilico su faesiti, legno, masonite, Osb
Con l’esposizione dal titolo “The wall” intendo portare
alla luce la seguente realtà:
“Quando si costruiscono muri si fanno prigionieri da
entrambe le parti”, se si concede e si accetta tutto questo, significa solo una cosa, che questi muri erano già
dentro di noi, come pregiudizi, ignoranza, odio, violenza, atto di sopruso e
potere su chi è più debole, un muro si può abbattere, ma non serve abbatterlo
se non si abbattono prima i muri che abbiamo dentro, quelli che ci hanno permesso
di non prendere posizione, i muri dell’indifferenza. A questo punto della
storia, della nostra storia, anche la cultura, anche l’arte possono e devono a mio parere essere
coinvolte, perché ogni grido per chi non può gridare è fondamentale, si
può restare indifferenti oppure sentire sulla propria pelle le ingiustizie
fatte all’altro come a noi stessi, che poi viene da me tradotto con l’essere
vivi. E questo non per un fatto di eroismo o protagonismo ma semplicemente
perché l’altro siamo noi e se non abbiamo capito questo non abbiamo capito
nulla. Se a qualcuno nel mondo mancano diritti umani, significa che forse non
te ne sei accorto, ma mancano anche a te. Le dittature anche quelle compiacenti
e mascherate da sempre utilizzano le stesse strategie, perché da sempre hanno
funzionato e continuano a funzionare, e di certo la migliore è quella di “dividere”.
E’ sbagliato identificare il responsabile dei nostri
problemi, quali disoccupazione, terrorismo, in chi viene da fuori e fugge da
quello stesso terrorismo da cui fuggiamo tutti, da quella stessa mancanza di
diritti che subiamo tutti, quando il nemico vero con cui dovremmo confrontarci
è al nostro interno e quella “paura” dell’altro è la carta migliore che
ha per questo inganno. Con questo progetto comune “Alterità” quale forma di
massimo arricchimento e bellezza insita nella diversità, prendendo spunto da un
grande filosofo per il quale l’Alterità non era appunto un disvalore ma il
valore etico più elevato, vogliamo avere una chiave di lettura diversa, senza
la diversità non ci sarebbe vita, né bellezza, né armonia e né democrazia.
Non dovremmo alzare muri contro i rifugiati, contro
uomini, donne e bambini disperati, ma dovremmo unirci alle loro lotte, le
stesse nostre lotte, allora sì che saremmo invincibili, oltre che umani. Allora
sì che persino il terrorismo non avrebbe vita così facile, poiché il terrorismo
è un tumore che ingrassa con la nostra paura oltre che con la vendita delle
nostre armi.
Credo fortemente che l’arte e ogni mezzo artistico, come
la cultura in genere siano sinonimo di libertà e verità e che queste parole
siano da sempre le armi più rivoluzionarie che possediamo ed è anche per questo
che sono le prime che ogni dittatura si impegna a fare tacere.
Eloisa Guidarelli
Intervista per esposizione a Velletri “The Wall”
all’interno del progetto Alterità :
Dalla Biografia si
intuisce una tua propensione alla poliedricità, tra i tanti tuoi interessi
quando è iniziato quello della pittura e perché?
Dipingo da 15 anni, ho
iniziato a dipingere durante una polmonite che mi ha costretta due mesi in
casa, ho sentito il bisogno istintivo e urgente di comunicare tramite immagini,
anche la mia scrittura comunica tramite immagini, ho sempre avuto bisogno di
visualizzare contesti, vedermeli davanti agli occhi, quando interpreto a teatro
ho bisogno di visualizzare la scena, quindi dentro di me avevo già a che fare
con l’immagine solo tramite altri mezzi come la scrittura e la recitazione,
passare alla pittura è stato naturale, ma anche un’imposizione forte,
necessaria per me in quel momento, non avevo nulla come materiale, ho
utilizzato stuoie che ho trovato in casa, le vecchie stuoie che si stendevano
in spiaggia fatte di materiale naturale, ho utilizzato acrilici, mi sono fatta
portare stuoie per tutta la durata
della malattia, uscita dalla quale ho continuato sempre a dipingere su tele che
inizialmente mi costruivo da sola trovando tela grezza e vecchi lenzuoli quelli
di cotone robusto di una volta, intelaiavo personalmente ogni tela, lavoravo anche
su legno, poi ho scoperto le faesiti che sono il supporto che oggi utilizzo
maggiormente e amo di più.
Le tele e i colori che
usi per i tuoi quadri sono scelti solo per una qualche praticità o ha altre
motivazioni?
Non sopporto l'odore dei
colori ad olio e della trementina che invece molti pittori amano, amo
l’acrilico e la brillantezza dei suoi colori, mi permette a mio avviso di
giocare maggiormente e di essere anche più veloce ma questo per quello che io
stessa mi propongo e cerco dalla mia pittura.
Il tratto dei tuoi
quadri è deciso e riconoscibile, riesce a dare forza ai soggetti che metti
sulla tela, è frutto di una ricerca oppure è solo istinto e casualità?
Uno stile riconoscibile è
fondamentale per chi dipinge, inizialmente è stato istinto e tutt’ora lascio
lavorare istinto e casualità, ma con il tempo si cresce, ci si evolve e c’è una
ricerca infinita e costante, ci sono scoperte nuove per ogni dipinto che nasce,
quindi ci sono e devono a mio parere esserci sempre ricerca, istinto e
casualità, tutte e tre insieme. La ricerca poi per forza di cose fa parte del
lavoro stesso del pittore, amo la pittura perché è una ricerca infinita e
questa ricerca non ha a che fare con l'affermazione o meno, è una ricerca
personale e profonda che riguarda l’anima, il vissuto di chi dipinge, è un
viaggio affascinante e che non avrebbe mai fine, che fa capire un concetto a me
caro che in ognuno di noi è “l’infinito”
I temi di impegno e
denuncia sembra siano preponderanti in
quello che produci, e questo non solo nella pittura, è una precisa scelta o dai
spazio anche ad altri temi?
E’ una precisa scelta, per
me la pittura è un atto rivoluzionario, non riesco a scinderla dai miei ideali
e non riesco a non rappresentare il periodo storico in cui vivo, perché noi
siamo anche questo, non siamo a parte dalla nostra storia, ci muoviamo
attraverso, siamo il contesto storico che viviamo, siamo le nostre scelte e
siamo la nostra indifferenza e io ho scelto di non essere indifferente, ma è
vero che le mie tematiche variano anche molto e che se c’è in qualche modo
denuncia è una denuncia fotografica e per immagine per ritornare al discorso
precedente, se c’è un giudizio lo esprime il dipinto in un dialogo personale
con chi guarda e che a me una volta dipinto non riguarda, non deve riguardarmi,
se l’ho dipinto è perché lo avevo dentro ma quello che ho dipinto potrebbe
avere, anzi ha certamente, un discorso differente o diverso con il vissuto di
chi guarda, e il vissuto di chi guarda cambia tanto quante sono le anime e gli
occhi su questa terra. Ogni tanto per capire davvero tutti gli aspetti e i
significati di ciò che dipingo, vorrei chiedere agli altri, perché il mio
pensiero è già lì, ma non c'è più solo il mio, non è solo mio il dipinto si
offre agli altri, il dipinto cerca gli altri.
Perché in questo caso
hai scelto questo tema?
Ho scelto questo tema
perché sono contro tutti i muri, i confini, il razzismo e le divisioni che
questo implica, credo che stiamo davvero regredendo, non affrontando i problemi
reali ma costruendo muri, come se la morte di esseri umani fosse qualcosa da
nascondere agli occhi, come se si potesse nascondere un’intera umanità che
fugge da guerre, fame e sofferenza, mi sembra una follia che si rimane a
guardare, mi sembra un Medioevo e al contempo un Olocausto, ho scelto questo
tema perché non accetto questa umanità disumana.
Si dice che gli artisti
nelle arti visive mettano sempre una parte di se, anche nel tuo caso questo è
vero?
Si assolutamente sì, io
sono certamente più dentro un mio dipinto che in ogni altra cosa, lì c’è tutta
me stessa, non si può mentire quando si dipinge, lo rivelerebbe la tua stessa
pittura.
Attraverso le tue opere
pensi di poter riuscire, oltre che a comunicare, a influire sulla coscienza di
chi le osserva?
Questa
è l'era dell'immagine, lo vediamo dai social e anche se questo non vale per
chiunque, per fortuna, è subentrata una pigrizia ad esempio per quanto riguarda
la scrittura o anche altre forme d’arte che implicano una certa applicazione,
tempo oltre che interesse, l’immagine prevarica, perché ti entra in pochi
secondi, conquista inevitabilmente i più pigri e reticenti, il tuo occhio si
posa su immagini e registra dalla nascita, per questo pur amando scrittura e
teatro e applicandomi anche in questo, oggi ammetto che tramite la pittura
penso di riuscire, spero di riuscire a colpire le persone più profondamente e
istintivamente, anche i più pigri. E' come se scegliessi tra tanti mezzi quello
che ti occorre per raggiungere uno scopo, l'immagine oggi è il più forte, il
più intuitivo e urgente. In quanto a influire sulla coscienza io credo che
tutte le arti possano farlo e da sempre riescano in qualche modo ed è per
questo che arte e cultura sono le prime ad essere temute o nel migliore dei
casi asservite, quando questo gli riesce naturalmente, e quando e se glielo
permettiamo. L’arte in se è rivoluzione perché è verità e la verità lo è
sempre.
Collaborare
con altri artisti, come è accaduto in questo caso, è una pratica per te usuale
oppure è una eccezione?
Non
è usuale, ho esposto soprattutto da sola, ma esporre con artisti che stimi
arricchisce, perché ogni artista è attratto da altre discipline artistiche che
gli permettono di crescere e anche di ricercare e avere ispirazione, ci deve
essere curiosità del lavoro altrui, sono affascinata da ogni arte, quindi
potendo scegliere mi piacerebbe avere collaborazioni sempre con altri artisti,
naturalmente però devo subire una fascinazione dell’arte altrui, deve esserci
uno scambio di energie, interazione.
Cosa
pensi ti accomuni agli altri artisti impegnati in questa performance?
In
questa in particolare gli ideali, la passione che abbiamo ognuno per la nostra
arte, la fatica che facciamo per portarla avanti, la necessità di esprimerci
attraverso l’arte e confrontarci, il credere in qualche modo che sì possiamo
influenzare questo mondo in meglio, magari non tutti e di certo a qualcuno
questa tematica non piacerà affatto, ma se anche solo una persona ne fosse
colpita favorevolmente e conquistata sarebbe già moltissimo. Per me lo sarebbe visto
i tempi.
Pensi
che potresti ripetere questo tipo di collaborazione?
Certamente
sì.
Eloisa Guidarelli www.eloisaguidarelli.it |
domenica 15 aprile 2018
Dove crescono le viole selvatiche
Dove crescono le viole selvatiche
per la fine di un amore
Mi è volata una coccinella sulle labbra e le ho
immobilizzate per non farle male, ho finito di leggere un libro e la mia pelle
ha il sapore di sole e crema, tornando a casa pensavo di scrivere, di noi, e
pensavo a come censurare il tuo nome, a come evitare parole, verità, come
simulare, come dire di tutto senza citare niente, forse non è una buona idea
mettersi qui e scrivere, forse era meglio dipingere, forse era meglio rimanere
sotto il sole, isolata su una panchina e stare immobili come un filo d’erba, un
albero, e lasciare che una coccinella si appoggi per sbaglio, la libertà di
essere vento senza per una volta diventare quello che sento. Dall’adolescenza a
ora, a essere una donna matura, è stato un balzo in avanti, scaricare fendenti
sul passato e i parenti, non per un fatto che avesse chissà quale significato
in sé solo non c’entravo niente con me, è da un tempo infinito che pago per
quello che penso e che dico, ma non mi tradisco, a volte striscio, ferisco, mi
butto di lato, la festa di turno non ha nulla da dirmi, vorrei andarmene via
senza disturbare, senza neppure lasciare un pensiero sul fatto che potevo ma
non c’ero.
Per un maestro ed amico
Mi sento orfana, mi sento come mi mancasse un arto, mozzata,
incompleta, abbandonata
Manchi
Ti amavo incredibilmente
La morte mi ha avvicinata non allontanata,
addirittura sei dentro
le mie mani saranno le tue mani per dipingere
non so se sarò all’altezza
forse è impossibile,
ma ti farò camminare nella mia passione che è grande è forte
e ha spalle larghe,
come lo erano le tue
so che ci sei
ti sento
so che non mi hai lasciata
non con l’anima
però non riesco a cancellare quel tuo numero di telefono
e muoio all’idea di non poterti mai più chiamare,
vedere
abbracciare,
parlare per ore.
Ed è la stessa luna
Ti verrò a cercare là dove non è bene stare,
dove non sono stata invitata,
in un posto fuori luogo dove ti stai annoiando,
ti troverò al di fuori del contesto,
in errore,
tra i perdenti,
quelli al di fuori del socialmente giusto,
ti troverò tra i rifiutati,
ci troveremo ancora complici come solo sanno esserlo quelli
che profanano il dolore e lo trasformano in arte,
saremo ancora lì a squadrarci da capo a piedi e riconoscerci
immorali,
saremo dove siamo stati sempre
tra quelli che conoscono tutto il peso di un sorriso
Siamo tutti lì
abbagliati dalla radura degli unicorni, dove abbiamo lasciato la magia per la
praticità, dove i sogni vergognandosi di noi sono andati ad abitare,
aspettandoci nudi, ci riconosceranno quando la nostra bocca al posto delle
parole saprà riconoscere lo stupore, troveremo pace quando sapremo che non si
poteva imparare nulla senza sentire tutto.
per un figlio
Ho la bocca aperta in un grido
sotto una lastra di ghiaccio, dove il destino con lame d’argento ha disegnato
un otto. Lo so che siamo l’infinito nello sguardo, che abbiamo nei nostri occhi
gallerie di luce gialla che attraversiamo solo sperando di arrivare alla fine
senza essere prede, che c’è la pressione alle orecchie e bisogna compensare
questo male dentro,
che sento,
l’amore si astiene e scorre nelle vene, le mie e le
tue, abbiamo lo stesso sangue rosso brillante e saremo la stessa cenere, e né
tu e né io figlio mio, abbiamo deciso di nascere, siamo solo come tanti stati
scaraventati in questo tempo e nel nostro incontro.
Tu sarai sempre l’inverno perfetto, quando scende la
neve e io ho il tuo cuore accanto e mi dico che è tanto, è tutto, è persino
troppo, adesso. Che tutti i miliardi del mondo, tutte le più belle giornate non
le avrei mai scambiate con te, non mi sarei fatta portare via dalla tua
malattia, ma di certo mi ha invaso la bocca di neve e gli occhi di pianto, sono
così stanca che sia il tempo a decidere dell’amore, quello concesso prima del
taglio lacerante, quello che si deve trattenere, come le mani abbracciano mani
dalle sbarre, il tempo della follia umana e la burocrazia in precedenza al
lutto, e questo tempo ridotto, raggiunto, sedotto, a tentare di corromperlo per
averti, per minuti, secondi, che poi tenterò di dilatare come una tovaglia che
si stende a coprire ciò che non si può né vedere, e né sentire. Puoi dormire,
amore, puoi dormire. Sei stato la gioia su passi di velluto, sei stato tutti
gli angeli a cui non ho mai creduto, sei stato lì ad avvolgermi i giorni e
sempre dietro o davanti alla porta, che aprivo o chiudevo, eri davanti a me e
alle mie spalle, nei sogni e nelle mani, nei ventricoli del mio cuore, nel suo
battito, nell’aorta e nei polmoni, nell’immagine capovolta e perfetta dentro il
mio sguardo, eri a succhiare il latte, a finire un piatto e io credevo che lì
fosse finito tutto, tutto il significato di ciò che era giusto, tutto quello
che mi poteva servire per dirmi sono viva, sono felice, rimanevo incantata e tu
dovevi solo finire di leccare gli ultimi pezzi di cibo e restituirmi quel
piccolo piatto come nuovo, era bello toglierti la fame, era bello toglierti
ogni peso dal cuore e riempirmi di questo, solo di amore. L’amore è semplice,
quotidiano, ed è sempre lui che ti trova, non sei mai tu a scegliere, l’amore è
semplice e istintivo e non se ne va, l’amore è per sempre, ed è per questo ora
che i miei polmoni sono privi di ossigeno, e che sono così sospesa sotto una
lastra di ghiaccio pesante con la bocca aperta in un grido che manca, le labbra
viola e il cuore fermo per sempre, così ci si sente, mentre il tempo ride
persino della mia pelle.
Grazie dell’inverno perfetto che mi hai regalato
quando ti ho accolto nella mia vita, grazie per avermi scelta come unico e
insostituibile essere umano che hai voluto accanto, essere scelti da una
creatura perfetta come te sarà per me motivo d’orgoglio, di forza per tutta la
mia vita, diglielo alla morte che
tornerò a prenderti, che tornerò a prendervi tutti, grazie di avermi lasciato
con il tuo ultimo respiro non l’addio, ma l’infinito nel cuore, perché al
nostro amore persino la morte si è dovuta inchinare, il tuo corpo è morto, ma
la morte ha ucciso anche il tumore che ti mangiava la vita giorno dopo giorno,
che ingrassava del tuo dolore e della mia impotenza, è morto il tumore, tu hai
smesso di soffrire, io devo ancora finire.
Io devo ancora finire…
Arrivederci Marcos
Per la fine di un amore, per un maestro ed un amico, per un figlio, per troppi figli, ho cancellato la parola lutto, perché quello che si prova e subisce metamorfosi profonde e misteriose, merita un nome con più luce, un posto dove crescono le viole selvatiche, un posto dove esistono gli unicorni, un posto che non può appartenere a chiunque, non può fare parte di un vocabolario comune, perché nessuna vita lo è.
giovedì 15 marzo 2018
L'impaginatrice
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