Essere o non essere, realtà o social network, viviamo nel reale e poi ci sono i social network o viviamo nei social network e poi c'è il reale? Il reale come un disturbo, un dovere, un'esigenza più fisica che intellettuale, come dovere pisciare. Qualcosa che ancora ci tocca, ci ostacola, ci obbliga. Dall'altra l'oblio, la dipendenza, la massificazione, il livellamento, il controllo sociale, politico ed economico che abbiamo chiamato "comunicazione", ma in termini più suggestivi e tranquilizzanti "Diario" . Siamo tutti tentacoli interdipendenti sotto un unico cervello macchina che raccoglie dati, e finiamo per essere dati, solo questo. C'è stato un giorno in cui qualcuno ci ha detto: "Come non sei su Instagram, o facebook o TiKToK o telegram o dio sa cos'altro verrà, twitter che diventa X? Allora sei fuori, e allora tu che vuoi essere "dentro" dentro questa forma di comunicazione perché vuoi comunicare con gli altri, perchè comunicare è un'esigenza umana, e questi sono i tempi e non c'è più tempo in questi tempi e questa è una comunicazione che non ha tempo ma velocità, finisci per entrarci, prima su uno, poi sull'altro e il tuo tempo finisce in istagram, in facebook, in discussioni sterili, a rispondere a odiatori e sociopatici che hai tra gli "amici". Ah, gli amici. Ho scritto a un'amica anni fa su messenger, una volta ci vedevamo per parlare, si usciva a camminare, si respirava aria, ma adesso la trovo solo lì su facebook, messenger, ricevo da lei il buongiorno ogni mattina, e un giorno non gliel'ho detto, ma non è cambiato nulla, un giorno le ho detto:"E' morto mio padre" e lei ha risposto "Buongiorno". E lì ho capito che non era morto solo mio padre ma la comunicazione, e con quella, l'amicizia, l'empatia, l'ascolto. Vorrei parlare di più di tutto questo ma debbo tenere conto che la soglia di attenzione oggi è bassa, potrei aiutarvi con una foto in costume ma non mi va, così proverò a comunicare alla vecchia maniera, ma con pezzi brevi, bocconi piccoli, come si fa con chi è stato troppo tempo senza mangiare, senza vivere, e deve abituarsi di nuovo a tutto, ma a piccole dosi, piano, piano, per non avere una congestione di comunicazione, che il sangue non corra tutto a digerire parole indigeste, piano, piano, boccone dopo boccone, verità dopo verità, per rimetterci in piedi, per uscire da qua. Per uscire da qua.
E la foto la allego perchè senza quella non leggereste mai.