venerdì 21 aprile 2023

Quanto male fa (Una storia di ordinario razzismo)

 

Ma che piccola storia ignobile mi tocca raccontareCosì solita e banale come tanteChe non merita nemmeno due colonne su un giornaleO una musica o parole un po' rimateChe non merita nemmeno l'attenzione della genteQuante cose più importanti hanno da fareSe tu te la sei voluta, a loro non importa nienteTe l'avevan detto che finivi male
 
F. Guccini Via Paolo Fabbri 43
 
 
 


E' il 20 Aprile 2023 e mi sto recando al centro per l'impiego di Bologna, non è uno di quei posti in cui si va molto volentieri, per tante ragioni, la prima è che se ci stai andando è perché al momento non lavori, da un periodo più o meno lungo, non importa o importa solo a te, in genere ci si va per registarsi come disoccupati, in modo da ottenere in breve un secondo colloquio, risultare registarti e schedati al centro per l'impiego dovrebbe, in automatico, anche garantirti dei colloqui di lavoro, proposte di lavoro che passano attraverso l'ente, ma non è così, non ti telefona nessuno, ci sono già passata per almeno due anni della mia vita in periodi differenti, non sono mai stata chiamata per nessuna proposta, solo registrata, e non che non avessi dato totale disponibilità, senza preferenze di lavoro purchè in regola, ma questo va da sè al centro per l'impiego, come va da sè, sempre in teoria, il tuo diritto, una volta registrato lo stato di disoccupazione, all'esenzione ticket, certo ti rendono non proprio semplici le pratiche, tra Spid, App Lepida da scaricare e quant'altro, ma se emergi dal tunnel delle Password mai riconosciute, nonostante tu le abbia segnate, memorizzate come una spia Russa e pure fotografate! Potrai ritenerti quasi salvo. Sappi che riceverai sempre uno di questi avvisi, dirti che capita a tutti, ti farà semtire meno solo: "spiacente la tua password non è corretta" "il tuo profilo inps è stato temporaneamente bloccato perché hai terminato i tentativi disponibili a te concessi" per altro pochi eh? Mille codici che ti spediscono in simultanea da inserire per accertamenti, "se sei tu inserisci il codice che ti abbiamo appena spedito", "per convalidare la tua pec copia la seconda parte del codice appena spedito", "prova che non sei un robot", "Chi, IO?" Insomma a parte un Hacker io dubito che non si finisca tutti a schiumare e tirare una fila di bestemmie che neppure un Toscano ha nel proprio repertorio, all'ennesimo vaffanculo a tutti polmoni, quando stai per lanciare il telefonino, fare volare il PC, la voce erotica di Siri Uomo, (ve lo consiglio), ti colpisce dritta alle ovaie prima di aprirti una breccia nel cuore: "Sono d'accordo, mi dispiace, cosa posso fare per te?"  "Non so Siri, usciamo?" "Siri ma tu mi ami?" Siri uomo risponde sempre, sempre erotico, sempre pronto. Siri Uomo non esiste. Lo so è dura piombare nella realtà. Mezz'ora d'autobus, venti minuti a piedi, alternanza di nuvole e sole, la memoria storica mi porta in Via Todaro 8 dove è situato il centro per l'impiego di Bologna, è una trasversale di Via Riva Reno, una via molto squallida, con squallidi palazzi,  abbastanza isolata, poca gente se non di passaggio, giovedì apertura straordinaria anche pomeridiana, sono arrivata pochi minuti dopo le 14,30 orario di apertura e vedo appena tre persone fuori, una impiegata fuori dalla porta, con un piede dentro e uno fuori che la tiene semichiusa mentre fuma una sigaretta, dentro le luci ancora spente, mi avvicino, mi fermo ad ascoltare, guardo i miei compagni di avventura, una donna e un uomo dai tratti asiatici, un ragazzo  dell'est, ma mi rendo subito conto che qualcosa non quadra, intanto le luci spente, l'atteggiamento e la voce dell'impiegata che non li fa entrare, e un tono che non mi piace, mi avvicino e ascolto un po' sconcertata, a quel punto sento l'impiegata, donna giunonica, alta, ben piazzata e robusta, capelli rossi tinti, crespi, lunghi oltre le spalle tirati dietro da un fermaglio. trucco verde molto pesante sulle palpebre, occhi azzurri ghiaccio, una sigaretta che le pende dalle labbra mentre più che dialogare sferra un attacco senza pari alla donna dai tratti asiatici, il tono è aggressivo e di sfida, afferro questa parte del discorso "Tu perché sei qui? Da dove vieni poi, tu? Si tu cosa vuoi, cosa sei venuta a fare?", la donna non parla bene l'italiano, è anche timida, impacciata, ma molto educata, troppo educata, e risponde educatamente "Sono venuta qui per il lavoro... per..." L'impiegata non la fa finire, gli uffici restano spenti, la mia faccia si volta dall'uno all'altro come in una partita a tennis, ma che cazzo sta succedendo qui? L'impiegata sovrasta ogni mio pensiero e riparte: "Ha l'appuntamento, hai l'appuntamento?" Lei, timida: "No, può darmelo lei? Non sapevo, sono qui, può darmelo..." "NO! DEVI PRENDERE L'APPUNTAMENTO VEDI E' SCRITTO LI! - Ci indica il foglio sulla porta come fossimo tutti cerebrolesi - o telefoni e prendi l'appuntamento per telefono o mandi una mail"! Di nuovo la donna risponde con tutta calma: "Mi può aiutare io non sono brava con le mail con tutte queste cose..." Penso "non lo dica a me" E riparte l'impiegata che mi aspetto sputi fuoco da un momento all'altro, sempre con un piede in mezzo alla porta, uffici spenti, che per altro dovrebbero aprire  alle 15.00 passate da qualche minuto, visto che aprono alle 14.30 e chiudono alle 16.00, e non ci sono ancora appuntamenti, solo il suo corpo fuori come a tenere a bada tre ladri, noi. "No non ti posso aiutare non hai l'appuntamento, scrivi, telefona e poi torna, fatti aiutare, no? Fai come fanno tutti che si fanno aiutare! " A questo punto intervengo e dico:"Scusi ma non può, visto che siamo tutti qui per la stessa cosa e per le stesse ragioni, se non farci un colloquio, almeno prendere l'appuntamento? Siamo qui, davanti a lei, non c'è nessuno, ha le luci spente, dovrebbe essere aperto, no? Cosa fate, scusi? Se io devo  registrarmi come disoccupata, devo tornare a casa e telefonarle? Sono qui che glielo sto chiedendo un appuntamento,  non è scritto che bisogna prendere l'appuntamento, ma nel sito ci sono gli orari di apertura, va da sé che uno viene qui in presenza" Un momento di silenzio, come una fiera distratta da una mosca fastidiosa, ruota la testa, entro nel suo campo visivo, ora Crudelia mi scruta dall'alto in basso, di che cazzo di etnia sono? Come mi deve trattare? La parlata  non è straniera, ma non so neppure se è bolognese, chi è questa, sarà dell'est? O è una italiana stronza che s'impiccia, magari una cazzo di zecca rossa... Nell'incertezza parte all'attacco anche con me, solo più in sordina, tasta il terreno, ma per poco: "Non sono certo io che faccio i siti, non so quello che c'è  o non c'è scritto, non posso darvi appuntamento, anche tu sei qui per questo?" "Si, devo fare anche l'esenzione, la DID, causa disoccupazione" Si unisce a me la voce tenue della donna asiatica "Si anche io devo fare esenzione e per il lavoro..." Non avessimo mai nominato la parola "esenzione", mi è parso si trasfigurasse, pensavo girasse la testa tipo esorcista, attacco italia - asia: "AH ECCO! ECCO PERCHE' SEI QUI, ALTRO CHE LAVORO; SAI COSA TE NE FREGA A TE DEL LAVORO!? Dillo che sei qui solo per l'esenzione, va, dillo, ma tu cosa vuoi? L'esenzione? E perchè la vuoi, eh? Ma chi sei tu, da dove vieni? Perché la vuoi!?" A questo punto interviene il ragazzo dell'est, alto, magro, era sempre restato in silenzio accanto alla donna minuta fino a quel momento, capelli corti, biondi, un collo lungo, sottile, un tatuaggio lungo tutto il collo, molto educatamente dice: "Lei signora ci sta parlando in maniera razzista, noi le stiamo facendo delle domande gentilmente, perché fa così? Perchè non ci risponde educatamente?" Belfagor lo fissa con quei trapani di ghiaccio "E Tu chi sei tu? Da dove vieni, eh? Sei un esperto del lavoro, lavori tu qui?" Penso, probabilmente sarebbe meglio per tutti se lavorasse al posto tuo, le 15 inoltrate, zero appuntamnenti e gli uffici ancora spenti,  l ragazzo prontamente risponde,  è  forte, molto controllato, equilibrato, sa il fatto suo: "Si, pensi che io qui ci ho pure lavorato..." Quella  lo sovrasta: "SEEEE, certo come no, quale lavoro, proprio tu!" "Io sono solo qui per aiutare lei, (indicando la donna) che non capisce bene l'italiano". Sinceramente non ci vedo più e tiro fuori il mio cellulare nuovo, metto su video e parto, registro: "Senta signora lei sta avendo atteggiamenti razzisti, sta facendo domande e un terzo grado che non ha nessun diritto di fare, loro non sono tenuti a darle spiegazioni di alcun tipo, inoltre al di fuori di un ufficio! Non sono a un interrogatorio, sono qui per dirle che sono disoccupati! Lei può o non può fare questo colloquio, può dire di tornare ma in un'altra maniera, non può denigrare, giudicare e  soprattutto sono fatti loro del perché o del come, lei..." Tuona mentre io filmo: "No cara! Io faccio tutte le domande che mi pare, io posso, posso chiedere tutto quello che voglio, tutto quello che mi pare" "Non credo proprio signora, lei non può! Non può farlo, non può insinuare, non come sta facendo, sta abusando del suo ruolo, non può farlo nè dentro gli uffici in questo modo e tanto meno in strada!" E' un attimo, giuro che non mi sono neppure resa conto, mi ritrovo le sue mani addosso, una belva che mi trascina dentro la porta, nel buio degli uffici, percepisco i miei 47 kg e il mio metro e sessanta travolti da una massa che sarà stata uno e ottanta e tanta, uniti a un furore cieco, non pensavo che il mio cellulare potesse fare tanto incazzare, lo afferra con tutta la sua forza, mi spinge, me lo stacca dalle mani, le riafferro le mani, tiro, tiro, che cazzo di forza sovrumana ha? Rimaniamo incollate in un Wrestling senza precedenti, io reduce da due ecografie all'addome, in attesa di una risonanza al bacino, che visto come vanno le cose farò privatamente  se non voglio morire nei tempi USL, con l'ultima raccomandazione dei medici "Totale riposo nel frattempo" non mollo la presa. Mi passa solo un pensiero veloce, fugace "diochegiornatadimerda", è un braccio di ferro corpo a corpo e non piacevole, e in mezzo c'è il mio cellulare su "video" a quest'ora se sta ancora filmando le starà leggendo la mano, ma dubito sia vivo, sento la voce del ragazzo dell'est entrato anche lui nella parte oscura, una sorta di terra di mezzo, tra il buio degli uffici e la luce, cerca di fermare la signora "La lasci, non può fare questo, non può farlo, la lasci, la lasci, la lasci, non può, non può" e io "Lasciami, lasciami, lasciami, ridammelo, non puoi, dammelo!" Non è durata poco, e poi prima che me lo sfrigolasse sotto i piedi perché è lì che lo stava dirigendo, glielo ho strappato e mi sono divincolata come un'antilope, a quel punto le ho urlato "La denuncio! Lei mi ha messo le mani addosso, si rende conto? Lei mi ha messo le mani addosso!"  Sudata mi viene incontro, potrebbe passarmi tutta la vita davanti,  sudata mi viene incontro, arretro sia mai, "Prova a metterlo, prova a metterlo online  e vedi! Se solo lo vedo pubblicato vedi cosa ti faccio" "Cosa mi fai? (un'idea ce l'ho, ma si risponde sempre così) Io lo pubblico eccome, ma prima lo mostro ai carabinieri dove vado adesso, hai capito? Adesso!" Parte al secondo attacco, corro via! "Ah scappi, eh? Paura,  eh? Scappa, scappa!" Gli altri,immobili, seguivano a distanza, ormai era tra me e lei, gli uffici chiusi e una pazza che mi correva dietro in esterno, io saltellavo, in velocità non ce la poteva fare, eh? Sono allenata, e ferma solo al momento per questioni di salute, ma alla fuga imbattibile, a distanza busso agli uffici civici 6, dove fanno in genere i colloqui, contro il vetro, guardandomi le spalle, mi apre un'altra impiegata, affannata le racconto la storia, le parlo del trattamento subito, degli altri che ancora sono lì, la signora asiatica ancora a chiedere gentilmente chi la può aiutare, la pazza che mi cerca, chiedo che mi sia fornito il nome di quell'impiegata, della sua collega! Omertà, "Non posso è la sua parola contro quella dell'impiegata" "Ho un video signora" (penso o quel che ne rimane, ma mi gioco il bluff) "Lei è sconvolta entri dentro parliamone" Adesso è il mio viso trasfigurato dall'orrore di entrare al centro per l'impiego, "Cosa? E con chi mi fate parlare, con quella?" "No, no naturalmente non con lei, con me" "Signora, mi ascolti bene, io che interesse ho a inventarmi tutta questa storia al centro dell'impiego che improvissamente sembra un set di Tarantino? Le sembra giusto e normale quello che le ho raccontato? Mi dica se è normale che la sua collega, una vostra impiegata eserciti questi atteggiamenti razzisti e filmata e scoperta mi metta le mani addosso! Le ripeto, è normale?" "No, naturalmente no ma... Lei è sotto shock" "Ci può giurare! E se lei non mi fa il nome di quella donna e la copre è complice. Adesso io non entro da voi, ho già detto tutto, vado dai carabinieri". Mi stacco esausta da quelle porte a vetri, a distanza l'impiegata mi cerca strabuzzando gli occhi, vedo il ragazzo dell'est e gli faccio cenno di avvicinarsi a me tenendoci al largo da lei, capisce al volo e si avvicina "Brava, Hai fatto benissimo, sei stata brava" "Senti, io non so cosa ci sia qui dentro dopo quella lotta libera, ma ascolta, la denuncia la faccio io, mi espongo io, a mio nome, puoi farmi solo da testimone? Semplicemente dici quello che hai visto, così non la passa liscia" Lui mi guarda, un sorriso dolce che mi scioglie, un gesto leggero della mano sopra la fronte accompagnato dalle parole "Credimi vorrei, vorrei davvero, ma sono nella merda fino qui" Rispondo "Ok, ok", poi passo all'uomo asiatico con la stessa richiesta, mi risponde: "Non parlo bene italiano", sguardo basso, imbarazzo, che non mi sento di alimentare, le loro ferite sono le mie, guardo la donna, esile, con gli occhiali spessi, capelli corti, ancora sta chiedendo se la aiutano e non capisce cosa voglio, è come se fosse sempre stata al di fuori di tutto, anche delle offese, anche del disprezzo, è un'altra coltellata, ma non per loro, li capisco, li capisco benissimo, perchè oggi ho subito lo stesso razzismo che loro e tanti altri subiscono ogni giorno e solo quando lo vivi anche sulla tua pelle capisci quanto male fa. Quanto male fa. E sola, stanca, stordita mi dirigo alla caserma dei carabinieri.