mercoledì 23 settembre 2015

Never Again - Part Ten

Roger con amici. Foto Eloisa Guidarelli
Linda - Foto Eloisa Guidarelli



Never Again - Part Ten

 
 
Ufficio della CIA, Linda a rapporto dal grande capo. Sguardo torvo, gambe aperte, stravaccata sulla sedia, il capo fuma nervosamente una sigaretta, odio e disprezzo aleggiano nell’ufficio.
 
Capo della CIA – Linda, non posso più coprirti le spalle. Ti ostini a nascondere il nostro nemico numero uno, ci vai a letto, e ti fai beffe della CIA. Non hai capito nulla ragazza, ti puzza la salute!
 
Linda – A lei le ascelle capo.
 
Il capo della CIA sbatte un pugno sul tavolo.
 
Capo – Metterti contro di me non ti sarà di aiuto e stai composta PERDIO! Sei davanti a un superiore.
 
Linda – Sto così quando sto composta… Per questo porto di rado la gonna, ma venendo a noi, io non so dove sia Sergej, l’ho perso di vista, dopo la strage al ristorante francese, e non me lo porto neppure più a letto, è finita tra noi due.
 
Capo – Veramente tu pensi Linda che basti negare con noi? Pensi che siamo tutti degli ingenui? Ho qui una serie di rapporti, veniamo alla tua missione primaria, ovvero contrastare il femminicidio, ci sono città che cominciano a mettere lapidi alla memoria delle donne e non è bello, stiamo intervenendo noi per questo, tu in particolare, dovresti tenere sotto controllo il problema, fiutando ipotetici comportamenti borderline, facendo fuori stolker e probabili picchiatori e manipolatori seriali sociopatici.
 
Linda – Forse non è abbastanza informato capo poiché dove io transito il fenomeno del femminicidio ha avuto un drastico calo.
 
Il Capo della CIA diviene paonazzo e poi sbotta.
 
Capo – Non è calato il fenomeno del femminicidio Linda! E' calata la popolazione maschile, lei ha risolto il femminicidio con il genocidio di maschi, molti dei quali forse avevano solo avuto un banale approccio sbagliato.
 
Linda – Mi sta dando della sessista? Volevate un calo del femminicidio? Ha funzionato, ammetterà che non fa una piega, meno uomini e meno femminicidi, in quanto ad anticipare la loro fine, non posso permettermi certo di arrivare sempre tardi come di solito fa la polizia, prevenire è meglio…
 
Capo – E cosa dovremmo fare ? Uccidere tutti gli uomini? E’ questo il suo piano preventivo? In quanto, con l’arrivare tardi, non si può certo rimediare, come fa lei, con l’uccidere prima che sia formulato negli uomini persino il pensiero di uccidere.
 
Linda – E perché no? Il pensiero fa seguire l’azione, io devo agire prima. Certo se non vi interessano i risultati allora perché chiamate me.
 
Capo – Abbiamo perso le tue tracce, dove abiti ora, Parigi?
 
Linda – Non abito da nessuna parte. Sono una scultrice itinerante.
 
Capo – Dove?
 
Linda – Siete la CIA, se non potete scoprirlo voi.
 
Capo – Voglio Sergej morto, l’unico uomo che ti è dato di uccidere.
 
Linda – Anch’io lo voglio morto, anche se non mi crede, ma come vi ho mille volte detto, ho i miei tempi, ho pur sempre a che fare con la più scaltra spia del KGB, o ve ne siete dimenticati?
 
Capo – Sappiamo che lo puoi stendere quando vuoi, è inerme di fronte a te. Hai un mese Linda, mi sembra un sacco di tempo, dopo di che faremo fuori te e lui.
 
Linda – Vedremo, a presto Capo.
 
Linda se ne esce sbattendo la porta. Dopo avere messo una microspia sotto la scrivania del capo. Linda entra in una cabina a gettoni, un pisciatoio pubblico, e chiama Sergej.
 
Linda – Ciao, sanno che sto a Parigi, ho un mese…
 
Sergej – Ti richiamo io Linda.
 
Linda – Non chiamarmi al cellulare. Chiamo da una cabina, sono tallonata dai miei, ho un mese…
 
Sergej – Linda Hai un mese di ritardo? Oh Linda come ti amo, come ti amo Linda… Lo so che i tuoi non mi amano particolarmente  ma… Mi vedo già sai giocare con lui a quei giochetti propedeutici russi tipo “palla avvelenata” “mimetismo e bidimensionalità” oppure “a chi rimane di più sospeso sui cornicioni”… Ti chiamo io che costa meno.
 
Linda rimane esterrefatta, Sergej corre, corre lungo la Senna, leggero, innamorato, forse presto padre e fotte un cellulare al volo a un tizio che stava discutendo animatamente. Suona il cellulare di Linda.
 
Linda – Cavolo Sergej così rischi di parlare con tutta la CIA!
 
Sergej – Li saluto!
 
Linda – Non sono incinta, ho un mese per ucciderti. Non di ritardo.
 
Sergej (Deluso) Ah. Non è un problema mio, ho una sorpresa per te Gringa! So dove stai.
 
La telefonata si interrompe, alla CIA bestemmiano, Linda si allontana a piedi e Sergej lancia via il cellulare. Linda passa due notti a girovagare e depistare la CIA, fino a fare perdere ennesimamente  le proprie tracce, i due si trovano sul treno per Parigi, un controllore dall’aspetto trasandato, soprappeso, con il naso enorme e gli occhiali spessi si avvicina a Linda, Linda consegna distrattamente il biglietto, sguardo malinconico e perso, quando il controllore glielo ripassa le sfiora le dita, Linda mano sulla pistola alza lo sguardo, e nota una lumaca sulla spalla del controllore.
 
Linda Che cazz… Sergej
 
Sergej – SSSSTTTT! Sempre romantica Linda… Ci ho messo una vita per ridurmi così, neppure mi hai riconosciuto, salvo per Roger, intendo!
 
Linda – Già dovresti travestire anche lui, e poi hai esagerato sembri un dipinto cubista. Controllano la stazione di Parigi, non pensare di passeggiare con me mano nella mano.
 
Sergej – No. Ci troviamo al Bar malfamato che sai. Da lì, sarai bendata e ti porterò a vedere la mia sorpresa!
 
Linda lo guarda diffidente.
 
Linda – Non amo certe pratiche sessuali.
 
Sergej – Ma no Linda. Fidati sono o non sono il tuo nemico numero uno? E attenta agli scippi in stazione
 
 Sergej le fa l’occhietto e si allontana con Roger.
 
 
Linda - (tra sé )  -    Non ho un euro, non ho nulla, se anche mi prendessero questa borsa le vittime sarebbero loro.
 
Pochi passi alla stazione di Parigi e Linda sente una canna di pistola poggiata alla sua schiena, con l’ordine di non girarsi, viene così caricata su un furgone, dopo essere stata bendata. Fatta entrare in un ascensore, il tutto con una inquietante cortesia, una porta le viene chiusa alle spalle, l’uomo non parla, non ha mai parlato, le scioglie delicatamente la benda dagli occhi, Linda senza aspettare altro si gira e lo stende con un potente gancio. Sergej a terra con il naso spaccato e Roger che gli lascia una scia sulla faccia.
 
Linda – Ma come ti viene? Te l’ho sempre detto che fare sorprese a una donna è un’enorme cazzata!
 
Sergej – Potevi colpire Roger!
 
Linda si guarda attorno, un Open Space, molto luminoso, non ancora arredato, grandi vetrate e un letto in ferro battuto, un tavolo, due sedie. L’ascensore apre direttamente sul piano, come in ogni film Horror che si rispetti, pensa Linda, ci manca soltanto una botola, che in effetti c’è, sotto un tappeto. Una perfetta casa per spie, però pensa Linda,  anche una perfetta casa per una scultrice. Linda è commossa ma  non riesce a trovare le parole giuste, non è una tipa romantica, non conosce la commozione, solo quella cerebrale. Così guarda Sergej, raggiante, con la faccia impiastricciata di sangue e bava di lumaca.
 
Linda – Ok, vado a pisciare.
 
Sergej – In fondo a destra, ma aspetta Linda non ho ancora messo la carta igienica!
 
Linda – Non importa, me la scrollo.
 
Sergej sviene.
 
Linda esce dal bagno e trova Sergej a terra.
 
Linda - tra sé – “Che cazzo di uomo”
 
Sergej - si riprende – Allora ti piace Linda?
 
Linda lo scruta seriamente.
 
Linda – Cos’è?
 
Sergej – Una casa, tua, nostra.
 
Linda – Quindi mi stai proponendo una convivenza?
 
Sergej – Si
 
Linda – Io non sono il tipo, io ho bisogno di concentrazione, di spazi miei, di libertà, senza contare che io da qui a un mese devo ucciderti!
 
Sergej – Appunto Linda niente uccide di più della convivenza… Linda siamo fatti l’uno per l’altro.
 
Linda – Siamo fatti l’uno per uccidere l’altro. Ora se viviamo insieme, diventiamo anche più fragili, rintracciabili, ci manca solo che invitiamo gente a casa e facciamo feste! Sarebbe bello se io non fossi io e tu non fossi tu.
 
Sergej – Abbiamo mille identità scegliamone due che abbiano cose in comune e proviamoci. Siamo più furbi della CIA e del KGB, li fottiamo sempre, siamo le migliori spie, ce la possiamo fare.
 
Linda – l’amore è fragilità, la convivenza è vulnerabilità, abitudini, diventeremo abitudinari senza accorgercene, abitudini, che ci faranno essere prevedibili, senza contare che non posso girare nuda perché tu svieni, e io amo girare nuda, non faccio da mangiare a un uomo, non lavo le sue mutande, non riordino casa, io sono un killer e una scultrice con le mani eternamente sporche ti creta, argilla, quando non spacco direttamente marmo, sarà assordante! Ti scoppieranno i nervi, mi conosci, non si può vivere con me, io sono una spia della CIA sono infedele e cinica, niente affatto romantica. E c’è il piccolo particolare che vogliono che gli porti presto il tuo cadavere.
 
Sergej – So cosa sei Linda, io sono uno spietato Killer, sei l’unica persona a cui non farei mai del male con ogni certezza, tu e Roger, a proposito di questo hai visto il terrario per Roger, ha tutto, insalata,  zona parco per trovarsi con gli amici, questo per quando non potrò portarmelo dietro, nelle missioni più difficili.
 
Linda – Tu, non mi ascolti neppure.
 
Sergej – In quanto ai tuoi amanti, non ti devi preoccupare potranno entrare tranquillamente in questa casa.
 
Linda – Davvero?
 
Sergej – Certo, solo che non usciranno. Non con le proprie gambe, intendo. Ma questo sarà un compito che toccherà a me, tu sei un’artista Linda, scolpirai, e qui in questa casa, nascerà il nostro grande progetto, l’unico che da ora deve davvero preoccuparci, occupare tutte le nostre energie, liberarci del KGB e della CIA, a costo di farli fuori tutti uno per uno.
 
Linda – Lo dici come fosse una cosa facile. Ho piazzato  microspie da quel deficiente del mio capo.
 
Sergej – Io anche, ma ho piani migliori, per ora prendiamo tempo e li teniamo sotto controllo. Tu hai un mese, farò in modo di avercelo anch’io, dobbiamo essere liberi tra un mese. Liberi da tutto questo. Sei in un appartamento che non esiste, non segnato nella topografia della città, sei nella casa della più grande spia russa, e non ti torceranno un capello Linda.
 
Linda – Facciamo un patto di sangue allora.
 
Linda prende un coltello da cucina affilato e si fa un piccolo taglio, quando sta per passare il coltello a Sergej lo trova svenuto, lo sveglia a schiaffoni.
 
Linda – Non sopporti la vista del sangue?
 
Sergej – Non del tuo Linda.
 
Linda sospetta, e impone a Sergej di tagliarsi, Sergej esegue e rimane a fissarla con sguardo ebete e trasognato, senza fare una piega.
 
 Linda – Come puoi difendermi, salvarmi, se basta che mi feriscano e tu svieni?
 
Sergej – Oh, Linda che ingenua loro non arriveranno mai a ferirti moriranno sempre prima.
 
Linda – Sai io non riesco davvero a capire come possano convivere in te questi due aspetti opposti, sei una spia spietata, un killer glaciale, e poi svieni se vedi il mio seno, una goccia del mio sangue.
 
Sergej – Potresti uccidermi soltanto tu, per questo la CIA non ti ucciderà prima che tu abbia ucciso me.
 
Linda osserva Roger muoversi nel terrario, con occhi agli antipodi dalla testa, scandagliare lo spazio della vasta teca, lei e Roger si guardano attorno e a Linda sembra di scandagliare un fondale sconosciuto con occhi agli antipodi dalla testa, come li avesse mandati avanti, la casa vuota da inventare, una convivenza che non si sente di affrontare, un conto alla rovescia come una spada di Damocle, Sergej di spalle che stappa vino rosso e si dedica a una ricca cucina vegana, alla quale si è convertito sensibilizzato da una lumaca, “non mangio nulla che abbia gli occhi”, dice, il killer ambientalista, gli esseri umani sono altra cosa, intanto li uccido, non li mangio, inoltre gli occhi li hanno, ma spesso da quelli non ci vedono e Sergej odia i ciechi, chissà perché, è un dato di fatto, non sanno nulla, o molto poco l’uno dell’altro, frammenti di identità concesse, posti da dove fuggire, sanno muoversi in trappola, sanno tenersi vivi, sanno usare ogni tipo di arma, ma i sentimenti possono spezzarli. Linda lo sa, per questo Linda non è romantica, vuole sopravvivere. Sergej la osserva incantato, dai boxer da uomo con cui Linda va a dormire, da quella scontentezza della vita che le aderisce alla pelle, dal broncio, e un seno acerbo che sembra esistere per affermare una femminilità disposta a tagliare la corda per giochi più comodi, dalla sua camminata a gambe larghe, un po’ americana senza alcun portamento o eleganza, da quella noncuranza nel vestire, da quello sguardo che sa spogliare.
 
Sergej – Sai cosa stavo pensando?
 
Linda – No, alla mia mente è stato detto di non accettare pensieri dagli sconosciuti, notte Sergej. Notte Roger.
 
Sergej – Linda, sai ecco io, risolverò presto questa mia impotenza, tu non… non preoccuparti, per questo sto studiando le tecniche tantriche per fare provare l’orgasmo solo con la voce. Senti qualcosa Linda?
 
Linda – Sergej tu hai una gran bella voce, ma non esagerare!
 
Sergej – Notte Gringa. E comunque si tratta (Sergej si avvicina all’orecchio di Linda) di entrare in connessione con la vagina…
 
Linda – Allora si vede che qui non prende Sergej! Lasciami dormire.
 
Contemporaneamente per la teoria della farfalla che batte le ali a Pechino e a New York si scatena una tempesta, le intercettazioni della  CIA e del KGB si interrompono istantaneamente, e visto l’argomento di incredibile interesse per le due superpotenze in ascolto, si levano in una frazione di un battito d’ali da due opposte parti del mondo bestemmie, ingiurie  e totale sgomento. Le due super potenze rimangono con la curiosità del sesso tantrico e su come mettersi in connessione con la vagina, che non sarà forse tema di questa indagine, ma pur tema universale rimane.
 
Sergej - Il sesso è dappertutto, dentro le orecchie, nel cervello…
 
Linda dorme.
 
Sergej - perplesso tra sé - “Devo capire perché non funziona con Linda”.
 
Il mattino dopo Linda trova la colazione pronta, una rosa, un biglietto di Sergej.
 
Sergej – Ti è piaciuto? Scherzo Gringa, sono a spargere le ceneri di mio nonno, a proposito di questo, ero il suo nipote preferito, anche l’unico, e … beh te ne parlo poi, dopo faccio un salto al KGB, devo tenere tutto sotto controllo Linda, ingoiati questo biglietto, non aprire a nessuno senza la pistola e chiudi il gas sarebbe penoso che tu morissi per un incidente in casa, ne andrebbe della tua leggenda di spia, vado. Ti amo . S.
 
Cambio scena, Sergej si presenta al KGB, il Capo lo osserva costernato, non capisce cosa abbia sul volto e sulle spalle e sulla giacca, e sulle labbra. Sergej, lo guarda impassibile, il Capo del KGB gli si avvicina e tocca quella sorte di polvere uniforme che ricopre il volto di Sergej , sopracciglia comprese.
 
Capo del KGB – Sergej, ma che diavolo è questa roba, questa roba che hai addosso.
 
Sergej Un incidente, non ho calcolato bene il vento.
 
KGB – Che cazzo dici?
 
Sergej – Sono le ceneri di mio nonno, ero controvento.
 
KGB – O Mio Dio…
 
Sergej – Già lo deve avere pensato anche mio nonno, che comunque era ateo.
 
Capo – Veniamo a cose serie, perché sei sparito?
 
Sergej – E’ il mio mestiere.
 
Capo – Noi dobbiamo sapere quale copertura hai e dove sei e non trovarti a causa delle stragi che fai!
 
Sergej – Capisco, sono qua.
 
Capo – Ti ho chiamato caro Sergej perché forse ti è sfuggita una cosa, una cosa che ci mette nella merda fino al collo, come se ne avessimo bisogno, vieni, vieni a vedere da questo computer, si chiama “maquis”, non sappiamo chi scriva questa roba, ma c’è tutta questa storia, ci sei tu, c’è la tua Linda, ci siamo noi rappresentati come dei deficienti, e quello che mi consola ma poco è che anche quelli della CIA non ci fanno una bella figura, c’è persino Melissa, qualcuno sta scrivendo un blog, capisci un blog su di te e tu Sergej dovresti essere anonimo, dovresti essere una spia sotto copertura, ma qui sei tu, nudo e crudo, siamo nelle mani di una blogger, che non ha cambiato neppure i nomi dei personaggi reali, cazzo!
 
Sergej – Davvero? E sembro un tipo figo?
 
Capo – Non so, forse dovresti leggerlo, siamo alla decima puntata e forse dico forse, per sapere della tua e  della nostra fine dovremmo leggere direttamente da qui, naturalmente questo blog, questo “maquis” nome che ricorda l’erba di macchia tipica di certe isole, come la Corsica, ma anche i rivoluzionari francesi, i partigiani francesi, qualche sospetto me lo induce, potrebbe essere Linda a tenerci per le palle! Cosa sai di lei?
 
Sergej – Quanto basta. La ucciderò.
 
Capo – E come mai hai cambiato idea?
 
Sergej – Naturale, non mi si schiaffa su un blog.
 
 Sergej, si fa prendere dal testo, scorre febbrilmente le puntate, la loro vita, lui e Linda , tutto, tutto scritto, Sergej sbianca, poi i bulbi oculari sembrano uscirgli dagli occhi, hanno capillari rossi come ragnatele, fremono a causa di piccole prede, prede, che sono parole, parole che gli ballano davanti agli occhi, la sua impotenza, un blog seguito a livello internazionale sulla sua impotenza, il suo alter ego Roger la lumaca, Linda che è insoddisfatta, e ogni più piccolo dettaglio, i loro discorsi, tutto.
 
Sergej – Non è detto che sia stata Linda. Io conosco Linda!
 
Capo – Ma se non riesci a connetterti neppure con la sua vagina!
 
Sergej – Questo è un colpo basso spiate la mia vita intima!
 
Capo – Siamo il KGB e tu non hai vita intima. Portaci Linda e chi ti fai non sarà più affare nostro, e c’è tutto il corpo del KGB che vuole sapere come ci si può connettere con la … la… ci siamo capiti! Non si lasciano le intercettazioni a metà!
 
Sergej esce sbattendo la porta con un tale fragore che parte del nonno che ancora indossava a sua insaputa, cade creando un mucchietto funebre sul pavimento dell’ufficio del Capo.
 
Mentre qualcuno digita su maquis le ultime battute della decima puntata ai suoi affezionati followers.
 
“Lo so amore mio, dal profondo, che un giorno l’ironia salverà il mondo”.
 
 
To Be Continued…