Linda - Foto Eloisa Guidarelli
Never Again - Part Ten
Ufficio
della CIA, Linda a rapporto dal grande capo. Sguardo torvo, gambe aperte,
stravaccata sulla sedia, il capo fuma nervosamente una sigaretta, odio e
disprezzo aleggiano nell’ufficio.
Capo
della CIA – Linda, non posso più coprirti le spalle. Ti ostini a nascondere il
nostro nemico numero uno, ci vai a letto, e ti fai beffe della CIA. Non hai
capito nulla ragazza, ti puzza la salute!
Linda
– A lei le ascelle capo.
Il
capo della CIA sbatte un pugno sul tavolo.
Capo – Metterti contro di me non ti sarà di aiuto e stai
composta PERDIO! Sei davanti a un superiore.
Linda – Sto così quando sto composta… Per questo porto di
rado la gonna, ma venendo a noi, io non so dove sia Sergej, l’ho perso di
vista, dopo la strage al ristorante francese, e non me lo porto neppure più a
letto, è finita tra noi due.
Capo – Veramente tu pensi Linda che basti negare con noi?
Pensi che siamo tutti degli ingenui? Ho qui una serie di rapporti, veniamo alla
tua missione primaria, ovvero contrastare il femminicidio, ci sono città che
cominciano a mettere lapidi alla memoria delle donne e non è bello, stiamo
intervenendo noi per questo, tu in particolare, dovresti tenere sotto controllo
il problema, fiutando ipotetici comportamenti borderline, facendo fuori stolker
e probabili picchiatori e manipolatori seriali sociopatici.
Linda – Forse non è abbastanza informato capo poiché
dove io transito il fenomeno del femminicidio ha avuto un drastico calo.
Il Capo della CIA diviene paonazzo e poi sbotta.
Capo – Non è calato il fenomeno del femminicidio Linda! E' calata
la popolazione maschile, lei ha risolto il femminicidio con il genocidio di
maschi, molti dei quali forse avevano solo avuto un banale approccio sbagliato.
Linda – Mi sta dando della sessista? Volevate un calo
del femminicidio? Ha funzionato, ammetterà che non fa una piega, meno uomini e
meno femminicidi, in quanto ad anticipare la loro fine, non posso permettermi
certo di arrivare sempre tardi come di solito fa la polizia, prevenire è
meglio…
Capo – E cosa dovremmo fare ? Uccidere tutti gli
uomini? E’ questo il suo piano preventivo? In quanto, con l’arrivare tardi, non
si può certo rimediare, come fa lei, con l’uccidere prima che sia formulato
negli uomini persino il pensiero di uccidere.
Linda – E perché no? Il pensiero fa seguire
l’azione, io devo agire prima. Certo se non vi interessano i risultati allora
perché chiamate me.
Capo – Abbiamo perso le tue tracce, dove abiti ora,
Parigi?
Linda – Non abito da nessuna parte. Sono una
scultrice itinerante.
Capo – Dove?
Linda – Siete la CIA, se non potete scoprirlo voi.
Capo – Voglio Sergej morto, l’unico uomo che ti è
dato di uccidere.
Linda – Anch’io lo voglio morto, anche se non mi
crede, ma come vi ho mille volte detto, ho i miei tempi, ho pur sempre a che
fare con la più scaltra spia del KGB, o ve ne siete dimenticati?
Capo – Sappiamo che lo puoi stendere quando vuoi, è
inerme di fronte a te. Hai un mese Linda, mi sembra un sacco di tempo, dopo di
che faremo fuori te e lui.
Linda – Vedremo, a presto Capo.
Linda se ne esce sbattendo la porta. Dopo avere
messo una microspia sotto la scrivania del capo. Linda entra in una cabina a
gettoni, un pisciatoio pubblico, e chiama Sergej.
Linda – Ciao, sanno che sto a Parigi, ho un mese…
Sergej – Ti richiamo io Linda.
Linda – Non chiamarmi al cellulare. Chiamo da una
cabina, sono tallonata dai miei, ho un mese…
Sergej – Linda Hai un mese di ritardo? Oh Linda come
ti amo, come ti amo Linda… Lo so che i tuoi non mi amano particolarmente ma… Mi vedo già sai giocare con lui a quei
giochetti propedeutici russi tipo “palla avvelenata” “mimetismo e
bidimensionalità” oppure “a chi rimane di più sospeso sui cornicioni”… Ti
chiamo io che costa meno.
Linda rimane esterrefatta, Sergej corre, corre lungo la
Senna, leggero, innamorato, forse presto padre e fotte un cellulare al volo a
un tizio che stava discutendo animatamente. Suona il cellulare di Linda.
Linda – Cavolo Sergej così rischi di parlare con tutta la
CIA!
Sergej – Li saluto!
Linda – Non sono incinta, ho un mese per ucciderti.
Non di ritardo.
Sergej (Deluso) Ah. Non è un problema mio, ho
una sorpresa per te Gringa! So dove stai.
La telefonata si interrompe, alla CIA bestemmiano, Linda
si allontana a piedi e Sergej lancia via il cellulare. Linda passa due notti a
girovagare e depistare la CIA, fino a fare perdere ennesimamente le proprie tracce, i due si trovano sul
treno per Parigi, un controllore dall’aspetto trasandato, soprappeso, con il
naso enorme e gli occhiali spessi si avvicina a Linda, Linda consegna
distrattamente il biglietto, sguardo malinconico e perso, quando il controllore
glielo ripassa le sfiora le dita, Linda mano sulla pistola alza lo sguardo, e
nota una lumaca sulla spalla del controllore.
Linda – Che cazz… Sergej
Sergej – SSSSTTTT! Sempre
romantica Linda… Ci ho messo una vita per ridurmi così, neppure mi hai
riconosciuto, salvo per Roger, intendo!
Linda – Già dovresti
travestire anche lui, e poi hai esagerato sembri un dipinto cubista.
Controllano la stazione di Parigi, non pensare di passeggiare con me mano nella
mano.
Sergej – No. Ci troviamo
al Bar malfamato che sai. Da lì, sarai bendata e ti porterò a vedere la mia
sorpresa!
Linda lo guarda diffidente.
Linda – Non amo certe
pratiche sessuali.
Sergej – Ma no Linda.
Fidati sono o non sono il tuo nemico numero uno? E attenta agli scippi in
stazione
Sergej le fa l’occhietto e si
allontana con Roger.
Linda - (tra sé ) -
Non ho un euro, non ho
nulla, se anche mi prendessero questa borsa le vittime sarebbero loro.
Pochi passi alla stazione di Parigi e Linda sente una
canna di pistola poggiata alla sua schiena, con l’ordine di non girarsi, viene
così caricata su un furgone, dopo essere stata bendata. Fatta entrare in un
ascensore, il tutto con una inquietante cortesia, una porta le viene chiusa
alle spalle, l’uomo non parla, non ha mai parlato, le scioglie delicatamente la
benda dagli occhi, Linda senza aspettare altro si gira e lo stende con un
potente gancio. Sergej a terra con il naso spaccato e Roger che gli lascia una
scia sulla faccia.
Linda – Ma come ti viene?
Te l’ho sempre detto che fare sorprese a una donna è un’enorme cazzata!
Sergej – Potevi colpire
Roger!
Linda si guarda attorno, un Open Space, molto luminoso,
non ancora arredato, grandi vetrate e un letto in ferro battuto, un tavolo, due
sedie. L’ascensore apre direttamente sul piano, come in ogni film Horror che si
rispetti, pensa Linda, ci manca soltanto una botola, che in effetti c’è, sotto
un tappeto. Una perfetta casa per spie, però pensa Linda, anche una perfetta casa per una scultrice.
Linda è commossa ma non riesce a
trovare le parole giuste, non è una tipa romantica, non conosce la commozione,
solo quella cerebrale. Così guarda Sergej, raggiante, con la faccia
impiastricciata di sangue e bava di lumaca.
Linda – Ok, vado a
pisciare.
Sergej – In fondo a
destra, ma aspetta Linda non ho ancora messo la carta igienica!
Linda – Non importa, me
la scrollo.
Sergej sviene.
Linda esce dal bagno e trova Sergej a terra.
Linda - tra sé – “Che cazzo di uomo”
Sergej - si riprende – Allora ti piace Linda?
Linda lo scruta seriamente.
Linda – Cos’è?
Sergej – Una casa, tua,
nostra.
Linda – Quindi mi stai
proponendo una convivenza?
Sergej – Si
Linda – Io non sono il
tipo, io ho bisogno di concentrazione, di spazi miei, di libertà, senza contare
che io da qui a un mese devo ucciderti!
Sergej – Appunto Linda
niente uccide di più della convivenza… Linda siamo fatti l’uno per l’altro.
Linda – Siamo fatti l’uno
per uccidere l’altro. Ora se viviamo insieme, diventiamo anche più fragili,
rintracciabili, ci manca solo che invitiamo gente a casa e facciamo feste!
Sarebbe bello se io non fossi io e tu non fossi tu.
Sergej – Abbiamo mille
identità scegliamone due che abbiano cose in comune e proviamoci. Siamo più
furbi della CIA e del KGB, li fottiamo sempre, siamo le migliori spie, ce la
possiamo fare.
Linda – l’amore è
fragilità, la convivenza è vulnerabilità, abitudini, diventeremo abitudinari
senza accorgercene, abitudini, che ci faranno essere prevedibili, senza contare
che non posso girare nuda perché tu svieni, e io amo girare nuda, non faccio da
mangiare a un uomo, non lavo le sue mutande, non riordino casa, io sono un
killer e una scultrice con le mani eternamente sporche ti creta, argilla,
quando non spacco direttamente marmo, sarà assordante! Ti scoppieranno i nervi,
mi conosci, non si può vivere con me, io sono una spia della CIA sono infedele
e cinica, niente affatto romantica. E c’è il piccolo particolare che vogliono
che gli porti presto il tuo cadavere.
Sergej – So cosa sei
Linda, io sono uno spietato Killer, sei l’unica persona a cui non farei mai del
male con ogni certezza, tu e Roger, a proposito di questo hai visto il terrario
per Roger, ha tutto, insalata, zona
parco per trovarsi con gli amici, questo per quando non potrò portarmelo
dietro, nelle missioni più difficili.
Linda – Tu, non mi
ascolti neppure.
Sergej – In quanto ai
tuoi amanti, non ti devi preoccupare potranno entrare tranquillamente in questa
casa.
Linda – Davvero?
Sergej – Certo, solo che
non usciranno. Non con le proprie gambe, intendo. Ma questo sarà un compito che
toccherà a me, tu sei un’artista Linda, scolpirai, e qui in questa casa,
nascerà il nostro grande progetto, l’unico che da ora deve davvero
preoccuparci, occupare tutte le nostre energie, liberarci del KGB e della CIA,
a costo di farli fuori tutti uno per uno.
Linda – Lo dici come
fosse una cosa facile. Ho piazzato
microspie da quel deficiente del mio capo.
Sergej – Io anche, ma ho
piani migliori, per ora prendiamo tempo e li teniamo sotto controllo. Tu hai un
mese, farò in modo di avercelo anch’io, dobbiamo essere liberi tra un mese.
Liberi da tutto questo. Sei in un appartamento che non esiste, non segnato
nella topografia della città, sei nella casa della più grande spia russa, e non
ti torceranno un capello Linda.
Linda – Facciamo un patto
di sangue allora.
Linda prende un coltello da cucina affilato e si fa un
piccolo taglio, quando sta per passare il coltello a Sergej lo trova svenuto,
lo sveglia a schiaffoni.
Linda – Non sopporti la
vista del sangue?
Sergej – Non del tuo
Linda.
Linda sospetta, e impone a Sergej di tagliarsi, Sergej
esegue e rimane a fissarla con sguardo ebete e trasognato, senza fare una
piega.
Linda – Come puoi difendermi, salvarmi, se basta che mi
feriscano e tu svieni?
Sergej – Oh, Linda che
ingenua loro non arriveranno mai a ferirti moriranno sempre prima.
Linda – Sai io non riesco
davvero a capire come possano convivere in te questi due aspetti opposti, sei
una spia spietata, un killer glaciale, e poi svieni se vedi il mio seno, una
goccia del mio sangue.
Sergej – Potresti
uccidermi soltanto tu, per questo la CIA non ti ucciderà prima che tu abbia
ucciso me.
Linda osserva Roger muoversi nel terrario, con occhi agli
antipodi dalla testa, scandagliare lo spazio della vasta teca, lei e Roger si
guardano attorno e a Linda sembra di scandagliare un fondale sconosciuto con
occhi agli antipodi dalla testa, come li avesse mandati avanti, la casa vuota
da inventare, una convivenza che non si sente di affrontare, un conto alla
rovescia come una spada di Damocle, Sergej di spalle che stappa vino rosso e si
dedica a una ricca cucina vegana, alla quale si è convertito sensibilizzato da
una lumaca, “non mangio nulla che abbia gli occhi”, dice, il killer ambientalista,
gli esseri umani sono altra cosa, intanto li uccido, non li mangio, inoltre gli
occhi li hanno, ma spesso da quelli non ci vedono e Sergej odia i ciechi,
chissà perché, è un dato di fatto, non sanno nulla, o molto poco l’uno
dell’altro, frammenti di identità concesse, posti da dove fuggire, sanno
muoversi in trappola, sanno tenersi vivi, sanno usare ogni tipo di arma, ma i
sentimenti possono spezzarli. Linda lo sa, per questo Linda non è romantica,
vuole sopravvivere. Sergej la osserva incantato, dai boxer da uomo con cui
Linda va a dormire, da quella scontentezza della vita che le aderisce alla
pelle, dal broncio, e un seno acerbo che sembra esistere per affermare una
femminilità disposta a tagliare la corda per giochi più comodi, dalla sua
camminata a gambe larghe, un po’ americana senza alcun portamento o eleganza,
da quella noncuranza nel vestire, da quello sguardo che sa spogliare.
Sergej – Sai cosa stavo
pensando?
Linda – No, alla mia
mente è stato detto di non accettare pensieri dagli sconosciuti, notte Sergej.
Notte Roger.
Sergej – Linda, sai ecco
io, risolverò presto questa mia impotenza, tu non… non preoccuparti, per questo
sto studiando le tecniche tantriche per fare provare l’orgasmo solo con la
voce. Senti qualcosa Linda?
Linda – Sergej tu hai una
gran bella voce, ma non esagerare!
Sergej – Notte Gringa. E
comunque si tratta (Sergej si avvicina all’orecchio di Linda) di entrare in connessione con la vagina…
Linda – Allora si vede
che qui non prende Sergej! Lasciami dormire.
Contemporaneamente per la teoria della farfalla che batte
le ali a Pechino e a New York si scatena una tempesta, le intercettazioni
della CIA e del KGB si interrompono
istantaneamente, e visto l’argomento di incredibile interesse per le due
superpotenze in ascolto, si levano in una frazione di un battito d’ali da due
opposte parti del mondo bestemmie, ingiurie
e totale sgomento. Le due super potenze rimangono con la curiosità del
sesso tantrico e su come mettersi in connessione con la vagina, che non sarà
forse tema di questa indagine, ma pur tema universale rimane.
Sergej - Il sesso è dappertutto, dentro le orecchie, nel
cervello…
Linda dorme.
Sergej - perplesso
tra sé - “Devo capire perché non funziona con
Linda”.
Il mattino dopo Linda trova la colazione pronta, una
rosa, un biglietto di Sergej.
Sergej – Ti è piaciuto? Scherzo Gringa, sono a spargere
le ceneri di mio nonno, a proposito di questo, ero il suo nipote preferito,
anche l’unico, e … beh te ne parlo poi, dopo faccio un salto al KGB, devo
tenere tutto sotto controllo Linda, ingoiati questo biglietto, non aprire a
nessuno senza la pistola e chiudi il gas sarebbe penoso che tu morissi per un
incidente in casa, ne andrebbe della tua leggenda di spia, vado. Ti amo . S.
Cambio scena, Sergej si presenta al KGB, il Capo lo
osserva costernato, non capisce cosa abbia sul volto e sulle spalle e sulla
giacca, e sulle labbra. Sergej, lo guarda impassibile, il Capo del KGB gli si
avvicina e tocca quella sorte di polvere uniforme che ricopre il volto di
Sergej , sopracciglia comprese.
Capo del KGB – Sergej, ma
che diavolo è questa roba, questa roba che hai addosso.
Sergej – Un incidente, non ho calcolato bene il vento.
KGB – Che cazzo dici?
Sergej – Sono le ceneri
di mio nonno, ero controvento.
KGB – O Mio Dio…
Sergej – Già lo deve
avere pensato anche mio nonno, che comunque era ateo.
Capo – Veniamo a cose
serie, perché sei sparito?
Sergej – E’ il mio
mestiere.
Capo – Noi dobbiamo
sapere quale copertura hai e dove sei e non trovarti a causa delle stragi che fai!
Sergej – Capisco, sono
qua.
Capo – Ti ho chiamato
caro Sergej perché forse ti è sfuggita una cosa, una cosa che ci mette nella
merda fino al collo, come se ne avessimo bisogno, vieni, vieni a vedere da
questo computer, si chiama “maquis”, non sappiamo chi scriva questa roba, ma
c’è tutta questa storia, ci sei tu, c’è la tua Linda, ci siamo noi
rappresentati come dei deficienti, e quello che mi consola ma poco è che anche
quelli della CIA non ci fanno una bella figura, c’è persino Melissa, qualcuno sta
scrivendo un blog, capisci un blog su di te e tu Sergej dovresti essere
anonimo, dovresti essere una spia sotto copertura, ma qui sei tu, nudo e crudo,
siamo nelle mani di una blogger, che non ha cambiato neppure i nomi dei
personaggi reali, cazzo!
Sergej – Davvero? E
sembro un tipo figo?
Capo – Non so, forse
dovresti leggerlo, siamo alla decima puntata e forse dico forse, per sapere
della tua e della nostra fine dovremmo
leggere direttamente da qui, naturalmente questo blog, questo “maquis” nome che
ricorda l’erba di macchia tipica di certe isole, come la Corsica, ma anche i
rivoluzionari francesi, i partigiani francesi, qualche sospetto me lo induce,
potrebbe essere Linda a tenerci per le palle! Cosa sai di lei?
Sergej – Quanto basta. La
ucciderò.
Capo – E come mai hai
cambiato idea?
Sergej – Naturale, non mi
si schiaffa su un blog.
Sergej, si fa prendere dal testo,
scorre febbrilmente le puntate, la loro vita, lui e Linda , tutto, tutto
scritto, Sergej sbianca, poi i bulbi oculari sembrano uscirgli dagli occhi,
hanno capillari rossi come ragnatele, fremono a causa di piccole prede, prede,
che sono parole, parole che gli ballano davanti agli occhi, la sua impotenza,
un blog seguito a livello internazionale sulla sua impotenza, il suo alter ego
Roger la lumaca, Linda che è insoddisfatta, e ogni più piccolo dettaglio, i
loro discorsi, tutto.
Sergej – Non è detto che
sia stata Linda. Io conosco Linda!
Capo – Ma se non riesci a
connetterti neppure con la sua vagina!
Sergej – Questo è un
colpo basso spiate la mia vita intima!
Capo – Siamo il KGB e tu
non hai vita intima. Portaci Linda e chi ti fai non sarà più affare nostro, e
c’è tutto il corpo del KGB che vuole sapere come ci si può connettere con la …
la… ci siamo capiti! Non si lasciano le intercettazioni a metà!
Sergej esce sbattendo la porta con un tale fragore che
parte del nonno che ancora indossava a sua insaputa, cade creando un mucchietto
funebre sul pavimento dell’ufficio del Capo.
Mentre qualcuno digita su maquis le ultime battute della
decima puntata ai suoi affezionati followers.
“Lo so amore mio, dal
profondo, che un giorno l’ironia salverà il mondo”.
To Be
Continued…
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