sabato 28 febbraio 2015

Never Again - Part Seven

Foto Eloisa Guidarelli
 



Foto Eloisa Guidarelli


Never Again – Part Seven

 
 
Sergej entra nell’ufficio del capo del KGB, aria distrutta sguardo nell’altrove.
 
Capo KGB – Sergej temo sia inutile che io le faccia il solito elenco di morti in situazioni anche poco misteriose, trattandosi di lei e della sua follia, che puntualmente la coglie a Natale e Capodanno, ha fatto stragi anche a S. Valentino, cosa le hanno fatto gli innamorati Sergej? Che cosa c’è nella sua mente malata, non che al KGB gli freghi di qualche morto, ma qui si tratta di un numero esorbitante che comincia a portarci un’attenzione non gradita, considerando poi che lei è anche sotto copertura, una copertura ormai resa ridicola, lei dovrebbe risultare un fotografo di moda con una passione per gli uomini, per un uomo in particolare, che speriamo porti allo scoperto Linda!
 
Sergej farfuglia sguardo nel vuoto:
 
Sergej – Linda, Linda… Chi ha scoperto Linda, Linda… chi vuole togliere i vestiti a Linda, Linda nuda, le mani di chi, su Linda…
 
Capo del KGB – Battendo pugno sul tavolo. Si svegli Sergej! Lei è ridotto un automa, una larva d’uomo, nessuno spoglia Linda, è un modo di dire, e chi la spoglia non riguarda il KGB, e reagisca, diventi uomo, cazzo! Quella donna è una spia, è fredda, è priva di infanzia e passato, è infedele quanto lei è rincoglionito, e non le servirà uccidere chiunque le aliti a fianco! Sarà lei, Linda a uccidere te, caro il nostro Sergej!
 
 
 Sergej – Uno sguardo diabolico, con le mani accarezza la sua pistola. Un momento, avete detto, chi le alita a fianco? Voi lo sapete, ditemelo, e io vi uccido chi volete.
 
KGB – Lei, Sergej, uccide chi vogliamo noi, e lei deve uccidere Linda o la catturi, almeno, che la uccidiamo noi! Altrimenti sarete morti entrambi, pensavo fosse chiara la situazione, lei ora, Sergej, tornerà a fare il fotografo, come da copertura!
 
Sergej – Perché mi date del lei, mi irrita, passate dal lei al tu, non sopporto che chi mi vuole fottere la vita mi dia del lei. (Sguardo assassino e scollegato dal mondo verso il capo del KGB)
 
KGB – Bene Sergej diamoci del tu! Fanculo Sergej, torna a fare il fotografo, ti manderemo un bel ragazzo in studio, ma prima te ne uscirai con una intervista dove ammetterai la tua omosessualità orgogliosamente. E vediamo se questo incuriosirà Linda.
 
Sergej – Non la incuriosirà…
 
Capo del KGB – Questo lo vedremo, da donna vorrà chiarire con te, vorrà capire, anzi conoscendo Linda vorrà ucciderti, Linda è aperta di vedute a livello sessuale con tutti ma non con te Sergej.
 
Sergej – Linda non prova gelosia, è un essere così fantasticamente irrisolto. Non ha nulla di stereotipato, di comune ai mortali, sentimenti, eccessi, Linda è un gesto lento, uccide come fosse una danza e nel suo sguardo non cogli nulla, neppure disappunto, un attimo vedi i suoi occhi prendere la mira, un attimo la sua schiena, non c’è traccia di lei, una scia, un odore… quello che rimane. L’odore di Linda. Rosmarino e polvere da sparo e Shampoo all’acqua di mare.
 
Capo del KGB – Basta Sergej, mi sta venendo il diabete. E’ da vedere Sergej, da vedere, proprio perché Linda è un mistero umano, potrebbe stupirti, potrebbe stupirci! Vorrei capire perché la strage a S. Valentino, bisogna fare rapporto allo psichiatra che vorrebbe parlare con te Sergej e siccome non fai che uccidere psichiatri, questo vuole parlare con te dietro un vetro antiproiettile, anzi si vuole spostare in una sorta di cabina con ruote, come il Papa, Il KGB la sta perfezionando, in questo momento stanno infierendo su una cabina a colpi di mitra e bombe a mano e qualsiasi altra cosa possa passare per la testa di malate menti belliche che non eguaglieranno mai la tua, ti sembra normale questo Sergej?  Normale che uno psichiatra debba prendere le misure di sicurezza di un Papa?
 
Sergej – Un Papa? No, non mi è mai sembrato normale… Ah già S. Valentino, non so perché ho ucciso, cosa mi è preso, problemi con Linda, tutte queste rose surgelate di mano in mano e frasi confezionate, commercianti che speculano sui baci, commerciano baci.  I baci, sono una cosa seria i baci, l’amore celebrato a comando un giorno solo, mi irrita tanto. Facce stupide, coppie forzate, serate previste, persone lasciate, rese tristi perché altri, troppi altri ti vengono addosso, come la neve sui tergicristalli, ti vengono addosso baci umidi e gelati, storie d’ altri strappate alla loro intimità, e catapultate come bufera di neve e gelo su ogni tuo pensiero, non sopporto questa invasione di vita altrui sulle cose tue, non voglio vedere ovunque l’intimità esibita come a una festa, così, penso di avere ucciso qualche coppia che mi ha sbattuto contro baciandosi, qualcuna anche che si baciava in mezzo alla strada e mi costringeva a deviazioni scomode, perché, perché? Perché devo deviare da una strada pubblica per il tuo privato, perché tu hai ritenuto urgente, preponderante ficcare la lingua nella bocca di un altro quando passavo io, e tutto il mondo deve premurarsi di aggirare, accerchiare, deviare, non vedere, invece sparandogli e passandogli sopra, ho reso la cosa più semplice, nessuna interruzione di percorso, oltretutto perché promettere “per sempre” se non puoi mantenerlo, vedevo nei loro occhi una certa gratitudine, ecco.
 
Capo del KGB – Lei non ha niente di umano Sergej.
 
Sergej – (annoiato) Da.
 
Capo del KGB – non ho altro da dire, dopo averti sentito uno psichiatra serve a me,  esca, esci! Torna alla tua copertura. La pazienza è finita, Sergej. Fortunatamente, abbiamo finito le feste e ricorrenze, vedi di non dare nell’occhio con uccisioni inutili, non possiamo permetterci di utilizzare tutto il KGB per fare sparire i cadaveri che ti lasci alle spalle! Con questo ho chiuso! Per Carnevale e Pasqua sarai sospeso dal vagare libero, e se sarai ancora vivo, sarai sempre internato in isolamento durante ogni festività e ricorrenza, questo fino a quando per altro ucciderai psichiatri e ci obbligherai a tenerli sotto plexiglass come insetti.
 
Sergej  - Psichiatri, insetti… Da.
 
Esce Sergej, entra subito un agente del KGB.
 
Capo del KGB – Cos’altro c’è oggi?
 
Agente – Uno strano incredibile fenomeno, capo, ci arrivano segnalazioni, inviti, ci richiedono i servizi di Sergej come si trattasse di Batman , lo vogliono a Sanremo quelli che non ne possono più del festival, lo richiedono nella giuria del Grande Fratello per farla finita una volta per tutte con queste trasmissioni, sta diventando una specie di, come potrei dire, di Swiffer umano. Lo vogliono tutti per fare pulizia  ehm… di eventi, situazioni, non so quante firme hanno raccolto i cittadini per averlo in parlamento, non riusciamo a fare fronte alle richieste. Dicono, dicono: “Sergej può riportare finalmente equilibrio in politica, lasciatelo sfogare in Parlamento, e risolveremo ogni crisi…” non continuo, le lascio leggere, ecco, lascio qui.
 
Capo del KGB – Mio dio è mostruoso, questo significa che la gente sa chi c’è dietro queste stragi e approvano pure. Il mondo è impazzito, l’eroe negativo ha il suo fascino va bene, ma mi mancava quello dell’eroe coglione, cos’avete li nelle mani ? Cos’è?
 
Agente – (Imbarazzato) Oh no questo, niente, sa i bambini, un autografo, ecco di (sussurra) Sergej, ma è per mio nipote, io non, non avrei, i bambini sa i bambini…
 
Capo del KGB – Fuori! (Tra sé) Ho bisogno di una vacanza!
 
Studio fotografico di Sergej, Sergej attende nervoso, suonano alla porta, il KGB segue ogni minuto in diretta della messa in scena per catturare la scaltra spia americana Linda Gringa,  con la speranza di vedere comparire Linda furiosa, o anche glaciale, con la speranza di vedere comparire Linda.
 
Capo KGB – hanno suonato, dev’essere il modello che abbiamo mandato, i giornali sono usciti ieri rilasciando l’intervista di Sergej e della sua dichiarata omosessualità.
 
Agente – Si sono suicidate innumerevoli donne, una catastrofe, mentre il Gay-Pride lo pretende ad ogni manifestazione.
 
Capo del KGB – Degli eventuali fatti collaterali non ce ne frega niente agente, com’è che questo video fa schifo, cazzo!
 
Agente – E’ il mercato delle microspie Made in China , ha preso piede capo. Loro credono nel fato unito alla tecnica, ha seguito i nuovi spot?
 
Capo del KGB – Ha finito agente di dire minchiate? Perché Sergej non apre, apri, accidenti a te! Eccolo, apre, apre.
 
Sergej apre si trova davanti un esile ragazzo e sviene.
 
Capo del KGB – Perché è svenuto ora quel coglione?
 
Agente – Non saprei, ma il ragazzo lo sta schiaffeggiando, e maledicendo, non hanno cominciato benissimo.
 
Capo del KGB – Ma perché avete scelto questo ragazzo esile con un pazzo come Sergej, non corrisponde alle foto che abbiamo qui.
 
Agente – Faccia attenzione capo, forse è la scarsa riproduzione a video, li vediamo in cinemascope.
 
Capo del KGB – Dobbiamo catturare una delle spie più scaltre e crudeli e abbiamo il nostro migliore agente sdraiato a terra, un video che sembra stia scandagliando fondali marini sabbiosi, quando quello è uno studio accecante per la luce, e queste merde di microspie cinesi! E non ho ancora visto in faccia il volto del modello che abbiamo mandato, non mi piace!
 
Agente – Non deve piacere a lei, capo. Capo, guardi si baciano, capo si aggrovigliano, capo si aprono la patta dei pantaloni, capo, capo…. Accidenti, capo non credo ai miei occhi, questi o si piacciono davvero, o deve riconoscere capo che questo da parte di Sergej è proprio amor di patria. Un tale sacrificio, meriterebbe una medaglia al valore.
 
Capo del KGB – Che schifo, bastava fingesse.
 
Agente – Io non lo credevo omosessuale, bisessuale, io non lo credevo così sessuale…
 
Capo del KGB – Dov’è Linda, accidenti, perché non vedo il volto di quest’uomo.
 
Agente – Perché è appiccicato a quello di Sergej a dire il vero a fatica vedo il suo appunto, che facciamo capo li lasciamo soli, vedere due uomini che…
 
Capo del KGB – Agente, siamo al KGB, non in una sala a goderci un porno anche se sembra, cerchi di farmi vedere bene la scena, da queste cavolo di telecamere, cos’è questo rumore, non sento più bene.
 
Agente – Beh non c’erano grandi discorsi, hanno seccato le microspie, non fanno che sbattersi contro tutti i mobili, ribaltare oggetti, luci, set fotografici, sembra una guerra, strano modo di amarsi. Il ragazzo sta trascinando Sergej in esterno capo, capo se ne escono.
 
Capo del KGB – Accidenti, attendiamo, fateli seguire.
 
Linda e Sergej su una panchina, la romantica Trieste, i gabbiani che volteggiano sopra di loro, accanto alla panchina in  pieno giorno, dieci agenti del KGB riversi a terra in fin di vita, Sergej si accarezza i lunghi capelli castano dorati con un gesto che li porta all’indietro liberando il bellissimo volto estasiato, guarda dritto avanti a se, qualche agente da terra supplica. Linda si toglie il cappello da uomo, si sbottona la camicia maschile, libera il seno da fasce strette e le butta ai piedi di Sergej, Sergej cade svenuto, Linda sbuffa e si accende un sigaro.
 
Linda – (Guardando Sergej a terra) Sarebbe così facile ucciderti, hai visto il mio seno un miliardo di volte e guarda come sei ridotto. Ti amo Sergej e te lo dico adesso perché non mi senti, ma quando mai mi hai sentito, davanti a me non fai che svenire, le cose più importanti le ho confessate a un corpo privo di coscienza. Sarebbe così facile ucciderti, Sergej, ora e per sempre, facile e istintivo come amarti. Chissà cosa provano le donne gelose, che mistero i sentimenti, i legami, che mistero il tuo cuore così umano Sergej.
 
Linda si è avvicinata a Sergej, Linda è sopra Sergej,  sospira parole alle sue labbra, a Sergej, riverso sulla panchina, giungono odori di rosmarino e polvere da sparo, risa di gabbiani e odore di shampoo alle alghe, il sangue circonda la panchina, la gente cammina presa da mille priorità, la vita, la spesa, il mare, il vento, Trieste. Sergej riapre gli occhi, un sorriso gli si sdraia sulle labbra, Linda è un nome bello da pronunciare, Linda è un nome che fa stare bene.
 
Sergej – Perché mi tradisci Linda?
 
Linda – Guarda che eri tu prima!
 
Sergej – Non intendo così di recente, sai cosa intendo Linda, questa gelosia mi fa impazzire.
 
Linda (seria, pensosa, drammatica) Ma Sergej io non so cos’è il tradimento, la fedeltà, sai cosa mi disturba? Mi disturba da morire conoscere una persona, e la cosa più naturale per me è capire subito cosa desidera quella persona e diventare ciò che desidera quella persona, essere quello che lui vuole vedere, in un certo senso è una parte di me, ma poi conosco un’altra persona e ascolto un’altra persona e divento quello che desidera quest’altra persona e quest’altra persona vedrà sempre in me quello che vuole vedere, perché io lo accontento naturalmente, sono una spia e lo faccio per strategia, non volevo fare rima, comunque, ogni persona che conosciamo fa questo anche con noi, e noi conosciamo una frazione di quella persona, quella che lui ci vuole mostrare e che immagina andrà d’accordo il più possibile con noi e noi di conseguenza diamo a lui una frazione di noi, ma sapere che ci sono persone, tante persone che hanno frazioni di noi e che se parlassero anche casualmente con un altro, se si parlassero Sergej, tra di loro, ti immagini? Più uomini che mi hanno conosciuta, nessuno mi riconoscerebbe, verrebbero fuori solo donne differenti, persino opposte e invece sono sempre io, allora se davvero nessuno ti può conoscere a fondo perché non siamo fatti per questo, che senso ha parlare di sé, sarebbe solo una parte, altri avrebbero altre parti di me, solo quando sono sola mi sento intera. Frazioni, frazioni di me, a uomini, diversi uomini, che hanno idee diverse di me, che amano tante donne diverse che sono sempre io. Conoscere uomini mi stanca Sergej, e anche tu Sergej, anche tu probabilmente conosci una sola piccola frazione di me, di tempo, di minuti, di parole scelte e dosate, di parti recitate. E la sessualità, anche quella è differente a seconda dell’uomo che conosco e di quello che desidera, io amo differenti uomini in maniera sempre differente, faccio l’amore in maniera differente, il sesso è differente, neppure sessualmente siamo sempre gli stessi, non facciamo le stesse cose con tutti, perché con alcuni ci piace fare certe cose che ad altri non permetteremmo mai, perché noi siamo tanti Sergej dentro di noi. Tanti che hanno gusti differenti. (Si sente bofonchiare e delirare Sergej, gli giunge parte di un discorso che rifiuta) Per questo mi stanca conoscere qualcuno daccapo, ascoltarlo e inventarmi di conseguenza un’altra me. Un altro modo di fare l’amore. Pensiamo sia conoscenza ed è solo adattamento, poi abitudine, a volte penso sia solo mimetismo, e tu ne sai qualcosa, guardiamo che colori ha l’altro e la prima cosa che intuiamo e cerchiamo di capire è quanto riusciremo a confonderci in lui senza essere visti. Un adattamento naturale alla sopravvivenza, ci nascondiamo nell’altro aderendo perfettamente, come una falena marrone su un muro marrone. I suoi gusti, i miei gusti, che forse sarebbero altri se non fossimo noi due, al momento. Ecco perché non capisco fedeltà, infedeltà, non ho gelosie, la Linda che va con un uomo, del resto, non è quella che va con un altro, e quella che tradisce, chi tradisce se non è mai stata quella? Sergej il mio mondo è diverso, è questo. Sergej? Beh spero che tu abbia colto anche da svenuto almeno parte di questo lungo e difficile pensiero, non ce la faccio a ripetere un discorso così complesso, cazzo non ce la faccio. Addio Sergej, sento il bisogno di rinchiudermi a scolpire.
 
Linda si allontana un bacio ai capelli ramati di Sergej, una carezza del vento o di Linda che forse potrebbero essere la stessa cosa, Sergej sogna, un reticolato di sangue imbratta ciuffi di verde intorno alla panchina, gabbiani cominciano a posarsi sui cadaveri degli agenti, la gente attorno è presa dall’aria di primavera, qualcuno addita Sergej dicendo che stanno girando un film, ma nessuno fa caso al fatto che manchino telecamere, il mondo è distratto, come le api dai fiori, Sergej dorme pacificato come un bambino, cosciente del fatto che se Linda fosse diversa, se Linda fosse umana, non l’amerebbe alla follia. Linda cammina disinvolta nei suoi abiti maschili sbottonati, il vento le accarezza i seni ma potrebbero essere le mani di Sergej, forse il vento e le sue mani sono la stessa cosa, sente qualcosa in tasca, è un biglietto di Sergej, è riuscito a sentire tutto il suo discorso, è svenuto dopo, Linda legge, sussurrando quelle parole tra sé “La Linda-frazione vissuta questa giornata, ha dato piaceri ed emozioni a Sergej- frazioni di questa giornata, Ti amo Gringa! S.”
E se Linda sapesse piangere, probabilmente avrebbe fatto scendere una lacrima, ma Linda non conosce le lacrime, vede a poca distanza una donna piangere, camminando come un soldato le va incontro, la fissa, come un extraterrestre potrebbe fissare uno di noi, la donna la guarda un momento sconcertata, Linda, sguardo di ghiaccio, le si avvicina, la donna comincia a spaventarsi, vede la pistola, si immobilizza, Linda le tocca una lacrima delicatamente, la assaggia e la guarda interrogativa.
 
Linda – Ma guarda è mare. Forse per questo Sergej ama il mio shampoo alle alghe, ho lacrime nei capelli. La donna la guarda terrorizzata. Cos’hai perché perdi acqua dagli occhi? Per chi?
 
La donna tremante indica un uomo girato di spalle.
 
Donna – Mi ha lasciata.
 
Linda – Solo per questo?
 
Linda si allontana dalla donna, le stringe la mano, stritolandogliela quasi, balbetta un grazie, ma non le viene bene, non ha mai ringraziato, Linda, quando lo fa balbetta e non è mai chiaro, si allontana, passa vicino all’uomo, un colpo sordo, l’uomo cade a terra, la donna urla.
 
Linda – Adesso ti ha lasciata!
 
Trieste giornata di sole. Poco dopo Sergej si risveglia, si allontana dai cadaveri, va verso lo studio ma sente un biglietto nella tasca, Linda gli ha scritto e per un momento Sergej pensa a qualcosa di romantico, pensa che Linda avrebbe potuto scrivere “Ti amo”, nero su bianco o qualcosa di meno forse ma di altrettanto romantico, ma Linda, non è romantica e Sergej, tremando di rabbia legge: “Ci mancano uova, scegli quelle bio, vino scegli quello bio, latte non a lunga scadenza, non sappiamo quanto tempo ci resta, sai che non amo lo spreco , pile ricaricabili…” E la lista continuava, continuava, precisa, fredda, puntuale come Linda. Di Sergej il KGB non ebbe più traccia per tutta la giornata, trovarono solo un carrello della spesa, ridotto molto male, capirono che non poteva essere umano chi lo aveva trasformato in quella ferraglia informe e il KGB pensò solo che era qualcuno che detestava fare la spesa, rimase lì, buttato in un angolo di muro, una specie di improvvisato rifugio utilizzato da qualche barbone ogni tanto, coincidenza, non ritenuta fondamentale per le indagini, proprio sotto lo studio fotografico di Sergej. A Trieste era stata una giornata di sole.
 
 
 
 
To Be Continued
 
 

nella foto Il carrello delle spesa di Sergej