Foto Eloisa Guidarelli
Never Again – Part Seven
Sergej entra nell’ufficio
del capo del KGB, aria distrutta sguardo nell’altrove.
Capo KGB – Sergej temo
sia inutile che io le faccia il solito elenco di morti in situazioni anche poco
misteriose, trattandosi di lei e della sua follia, che puntualmente la coglie a
Natale e Capodanno, ha fatto stragi anche a S. Valentino, cosa le hanno fatto
gli innamorati Sergej? Che cosa c’è nella sua mente malata, non che al KGB gli
freghi di qualche morto, ma qui si tratta di un numero esorbitante che comincia
a portarci un’attenzione non gradita, considerando poi che lei è anche sotto
copertura, una copertura ormai resa ridicola, lei dovrebbe risultare un
fotografo di moda con una passione per gli uomini, per un uomo in particolare,
che speriamo porti allo scoperto Linda!
Sergej farfuglia sguardo nel
vuoto:
Sergej – Linda, Linda… Chi ha
scoperto Linda, Linda… chi vuole togliere i vestiti a Linda, Linda nuda, le
mani di chi, su Linda…
Capo del KGB – Battendo
pugno sul tavolo. Si svegli Sergej! Lei è ridotto un automa, una
larva d’uomo, nessuno spoglia Linda, è un modo di dire, e chi la spoglia non
riguarda il KGB, e reagisca, diventi uomo, cazzo! Quella donna è una spia, è
fredda, è priva di infanzia e passato, è infedele quanto lei è rincoglionito, e
non le servirà uccidere chiunque le aliti a fianco! Sarà lei, Linda a uccidere
te, caro il nostro Sergej!
Sergej – Uno sguardo diabolico, con le mani accarezza la sua
pistola. Un momento, avete detto, chi le alita a fianco? Voi lo
sapete, ditemelo, e io vi uccido chi volete.
KGB – Lei, Sergej, uccide chi
vogliamo noi, e lei deve uccidere Linda o la catturi, almeno, che la uccidiamo
noi! Altrimenti sarete morti entrambi, pensavo fosse chiara la situazione, lei
ora, Sergej, tornerà a fare il fotografo, come da copertura!
Sergej – Perché mi date del
lei, mi irrita, passate dal lei al tu, non sopporto che chi mi vuole fottere la
vita mi dia del lei. (Sguardo assassino e scollegato dal mondo verso il capo
del KGB)
KGB – Bene Sergej
diamoci del tu! Fanculo Sergej, torna a fare il fotografo, ti manderemo un bel
ragazzo in studio, ma prima te ne uscirai con una intervista dove ammetterai la
tua omosessualità orgogliosamente. E vediamo se questo incuriosirà Linda.
Sergej – Non la incuriosirà…
Capo del KGB – Questo lo
vedremo, da donna vorrà chiarire con te, vorrà capire, anzi conoscendo Linda
vorrà ucciderti, Linda è aperta di vedute a livello sessuale con tutti ma non
con te Sergej.
Sergej – Linda non prova
gelosia, è un essere così fantasticamente irrisolto. Non ha nulla di
stereotipato, di comune ai mortali, sentimenti, eccessi, Linda è un gesto
lento, uccide come fosse una danza e nel suo sguardo non cogli nulla, neppure
disappunto, un attimo vedi i suoi occhi prendere la mira, un attimo la sua schiena,
non c’è traccia di lei, una scia, un odore… quello che rimane. L’odore di
Linda. Rosmarino e polvere da sparo e Shampoo all’acqua di mare.
Capo del KGB – Basta Sergej, mi
sta venendo il diabete. E’ da vedere Sergej, da vedere, proprio perché Linda è
un mistero umano, potrebbe stupirti, potrebbe stupirci! Vorrei capire perché la
strage a S. Valentino, bisogna fare rapporto allo psichiatra che vorrebbe
parlare con te Sergej e siccome non fai che uccidere psichiatri, questo vuole
parlare con te dietro un vetro antiproiettile, anzi si vuole spostare in una
sorta di cabina con ruote, come il Papa, Il KGB la sta perfezionando, in questo
momento stanno infierendo su una cabina a colpi di mitra e bombe a mano e
qualsiasi altra cosa possa passare per la testa di malate menti belliche che
non eguaglieranno mai la tua, ti sembra normale questo Sergej? Normale che uno psichiatra debba prendere le
misure di sicurezza di un Papa?
Sergej – Un Papa? No, non mi è
mai sembrato normale… Ah già S. Valentino, non so perché ho ucciso, cosa mi è
preso, problemi con Linda, tutte queste rose surgelate di mano in mano e frasi
confezionate, commercianti che speculano sui baci, commerciano baci. I baci, sono una cosa seria i baci, l’amore
celebrato a comando un giorno solo, mi irrita tanto. Facce stupide, coppie
forzate, serate previste, persone lasciate, rese tristi perché altri, troppi
altri ti vengono addosso, come la neve sui tergicristalli, ti vengono addosso
baci umidi e gelati, storie d’ altri strappate alla loro intimità, e
catapultate come bufera di neve e gelo su ogni tuo pensiero, non sopporto
questa invasione di vita altrui sulle cose tue, non voglio vedere ovunque
l’intimità esibita come a una festa, così, penso di avere ucciso qualche coppia
che mi ha sbattuto contro baciandosi, qualcuna anche che si baciava in mezzo
alla strada e mi costringeva a deviazioni scomode, perché, perché? Perché devo
deviare da una strada pubblica per il tuo privato, perché tu hai ritenuto
urgente, preponderante ficcare la lingua nella bocca di un altro quando passavo
io, e tutto il mondo deve premurarsi di aggirare, accerchiare, deviare, non
vedere, invece sparandogli e passandogli sopra, ho reso la cosa più semplice,
nessuna interruzione di percorso, oltretutto perché promettere “per sempre” se
non puoi mantenerlo, vedevo nei loro occhi una certa gratitudine, ecco.
Capo del KGB – Lei non ha
niente di umano Sergej.
Sergej – (annoiato) Da.
Capo del KGB – non ho altro da
dire, dopo averti sentito uno psichiatra serve a me, esca, esci! Torna alla tua copertura. La pazienza è finita,
Sergej. Fortunatamente, abbiamo finito le feste e ricorrenze, vedi di non dare
nell’occhio con uccisioni inutili, non possiamo permetterci di utilizzare tutto
il KGB per fare sparire i cadaveri che ti lasci alle spalle! Con questo ho
chiuso! Per Carnevale e Pasqua sarai sospeso dal vagare libero, e se sarai
ancora vivo, sarai sempre internato in isolamento durante ogni festività e
ricorrenza, questo fino a quando per altro ucciderai psichiatri e ci
obbligherai a tenerli sotto plexiglass come insetti.
Sergej - Psichiatri, insetti… Da.
Esce Sergej, entra subito un
agente del KGB.
Capo del KGB – Cos’altro c’è
oggi?
Agente – Uno strano incredibile
fenomeno, capo, ci arrivano segnalazioni, inviti, ci richiedono i servizi di
Sergej come si trattasse di Batman , lo vogliono a Sanremo quelli che non ne
possono più del festival, lo richiedono nella giuria del Grande Fratello per
farla finita una volta per tutte con queste trasmissioni, sta diventando una
specie di, come potrei dire, di Swiffer umano. Lo vogliono tutti per fare
pulizia ehm… di eventi, situazioni, non
so quante firme hanno raccolto i cittadini per averlo in parlamento, non
riusciamo a fare fronte alle richieste. Dicono, dicono: “Sergej può riportare finalmente
equilibrio in politica, lasciatelo sfogare in Parlamento, e risolveremo ogni
crisi…” non continuo, le lascio leggere, ecco, lascio qui.
Capo del KGB – Mio dio è
mostruoso, questo significa che la gente sa chi c’è dietro queste stragi e
approvano pure. Il mondo è impazzito, l’eroe negativo ha il suo fascino va
bene, ma mi mancava quello dell’eroe coglione, cos’avete li nelle mani ? Cos’è?
Agente – (Imbarazzato) Oh no
questo, niente, sa i bambini, un autografo, ecco di (sussurra) Sergej,
ma è per mio nipote, io non, non avrei, i bambini sa i bambini…
Capo del KGB – Fuori! (Tra
sé) Ho bisogno di una vacanza!
Studio fotografico di
Sergej, Sergej attende nervoso, suonano alla porta, il KGB segue ogni minuto in
diretta della messa in scena per catturare la scaltra spia americana Linda
Gringa, con la speranza di vedere
comparire Linda furiosa, o anche glaciale, con la speranza di vedere comparire
Linda.
Capo KGB – hanno suonato,
dev’essere il modello che abbiamo mandato, i giornali sono usciti ieri rilasciando
l’intervista di Sergej e della sua dichiarata omosessualità.
Agente – Si sono suicidate
innumerevoli donne, una catastrofe, mentre il Gay-Pride lo pretende ad ogni
manifestazione.
Capo del KGB – Degli eventuali
fatti collaterali non ce ne frega niente agente, com’è che questo video fa
schifo, cazzo!
Agente – E’ il mercato delle
microspie Made in China , ha preso piede capo. Loro credono nel fato unito alla
tecnica, ha seguito i nuovi spot?
Capo del KGB – Ha finito agente
di dire minchiate? Perché Sergej non apre, apri, accidenti a te! Eccolo, apre,
apre.
Sergej apre si trova davanti
un esile ragazzo e sviene.
Capo del KGB – Perché è svenuto
ora quel coglione?
Agente – Non saprei, ma il
ragazzo lo sta schiaffeggiando, e maledicendo, non hanno cominciato benissimo.
Capo del KGB – Ma perché avete
scelto questo ragazzo esile con un pazzo come Sergej, non corrisponde alle foto
che abbiamo qui.
Agente – Faccia attenzione
capo, forse è la scarsa riproduzione a video, li vediamo in cinemascope.
Capo del KGB – Dobbiamo
catturare una delle spie più scaltre e crudeli e abbiamo il nostro migliore
agente sdraiato a terra, un video che sembra stia scandagliando fondali marini
sabbiosi, quando quello è uno studio accecante per la luce, e queste merde di
microspie cinesi! E non ho ancora visto in faccia il volto del modello che
abbiamo mandato, non mi piace!
Agente – Non deve piacere a
lei, capo. Capo, guardi si baciano, capo si aggrovigliano, capo si aprono la
patta dei pantaloni, capo, capo…. Accidenti, capo non credo ai miei occhi,
questi o si piacciono davvero, o deve riconoscere capo che questo da parte di
Sergej è proprio amor di patria. Un tale sacrificio, meriterebbe una medaglia
al valore.
Capo del KGB – Che schifo,
bastava fingesse.
Agente – Io non lo credevo
omosessuale, bisessuale, io non lo credevo così sessuale…
Capo del KGB – Dov’è Linda,
accidenti, perché non vedo il volto di quest’uomo.
Agente – Perché è appiccicato a
quello di Sergej a dire il vero a fatica vedo il suo appunto, che facciamo capo
li lasciamo soli, vedere due uomini che…
Capo del KGB – Agente, siamo al
KGB, non in una sala a goderci un porno anche se sembra, cerchi di farmi vedere
bene la scena, da queste cavolo di telecamere, cos’è questo rumore, non sento
più bene.
Agente – Beh non c’erano grandi
discorsi, hanno seccato le microspie, non fanno che sbattersi contro tutti i
mobili, ribaltare oggetti, luci, set fotografici, sembra una guerra, strano
modo di amarsi. Il ragazzo sta trascinando Sergej in esterno capo, capo se ne
escono.
Capo del KGB – Accidenti,
attendiamo, fateli seguire.
Linda e Sergej su una
panchina, la romantica Trieste, i gabbiani che volteggiano sopra di loro,
accanto alla panchina in pieno giorno,
dieci agenti del KGB riversi a terra in fin di vita, Sergej si accarezza i
lunghi capelli castano dorati con un gesto che li porta all’indietro liberando
il bellissimo volto estasiato, guarda dritto avanti a se, qualche agente da
terra supplica. Linda si toglie il cappello da uomo, si sbottona la camicia
maschile, libera il seno da fasce strette e le butta ai piedi di Sergej, Sergej
cade svenuto, Linda sbuffa e si accende un sigaro.
Linda – (Guardando Sergej a
terra) Sarebbe così facile ucciderti, hai visto il mio seno un miliardo di
volte e guarda come sei ridotto. Ti amo Sergej e te lo dico adesso perché non
mi senti, ma quando mai mi hai sentito, davanti a me non fai che svenire, le
cose più importanti le ho confessate a un corpo privo di coscienza. Sarebbe
così facile ucciderti, Sergej, ora e per sempre, facile e istintivo come
amarti. Chissà cosa provano le donne gelose, che mistero i sentimenti, i
legami, che mistero il tuo cuore così umano Sergej.
Linda si è avvicinata a
Sergej, Linda è sopra Sergej, sospira
parole alle sue labbra, a Sergej, riverso sulla panchina, giungono odori di
rosmarino e polvere da sparo, risa di gabbiani e odore di shampoo alle alghe,
il sangue circonda la panchina, la gente cammina presa da mille priorità, la
vita, la spesa, il mare, il vento, Trieste. Sergej riapre gli occhi, un sorriso
gli si sdraia sulle labbra, Linda è un nome bello da pronunciare, Linda è un
nome che fa stare bene.
Sergej – Perché mi tradisci
Linda?
Linda – Guarda che eri tu
prima!
Sergej – Non intendo così di
recente, sai cosa intendo Linda, questa gelosia mi fa impazzire.
Linda (seria, pensosa,
drammatica) Ma Sergej io non so cos’è il tradimento, la fedeltà, sai cosa
mi disturba? Mi disturba da morire conoscere una persona, e la cosa più
naturale per me è capire subito cosa desidera quella persona e diventare ciò
che desidera quella persona, essere quello che lui vuole vedere, in un certo
senso è una parte di me, ma poi conosco un’altra persona e ascolto un’altra
persona e divento quello che desidera quest’altra persona e quest’altra persona
vedrà sempre in me quello che vuole vedere, perché io lo accontento
naturalmente, sono una spia e lo faccio per strategia, non volevo fare rima,
comunque, ogni persona che conosciamo fa questo anche con noi, e noi conosciamo
una frazione di quella persona, quella che lui ci vuole mostrare e che immagina
andrà d’accordo il più possibile con noi e noi di conseguenza diamo a lui una
frazione di noi, ma sapere che ci sono persone, tante persone che hanno
frazioni di noi e che se parlassero anche casualmente con un altro, se si
parlassero Sergej, tra di loro, ti immagini? Più uomini che mi hanno
conosciuta, nessuno mi riconoscerebbe, verrebbero fuori solo donne differenti,
persino opposte e invece sono sempre io, allora se davvero nessuno ti può
conoscere a fondo perché non siamo fatti per questo, che senso ha parlare di
sé, sarebbe solo una parte, altri avrebbero altre parti di me, solo quando sono
sola mi sento intera. Frazioni, frazioni di me, a uomini, diversi uomini, che
hanno idee diverse di me, che amano tante donne diverse che sono sempre io.
Conoscere uomini mi stanca Sergej, e anche tu Sergej, anche tu probabilmente
conosci una sola piccola frazione di me, di tempo, di minuti, di parole scelte
e dosate, di parti recitate. E la sessualità, anche quella è differente a
seconda dell’uomo che conosco e di quello che desidera, io amo differenti
uomini in maniera sempre differente, faccio l’amore in maniera differente, il
sesso è differente, neppure sessualmente siamo sempre gli stessi, non facciamo
le stesse cose con tutti, perché con alcuni ci piace fare certe cose che ad
altri non permetteremmo mai, perché noi siamo tanti Sergej dentro di noi. Tanti
che hanno gusti differenti. (Si sente bofonchiare e delirare Sergej, gli
giunge parte di un discorso che rifiuta) Per questo mi stanca conoscere
qualcuno daccapo, ascoltarlo e inventarmi di conseguenza un’altra me. Un altro
modo di fare l’amore. Pensiamo sia conoscenza ed è solo adattamento, poi
abitudine, a volte penso sia solo mimetismo, e tu ne sai qualcosa, guardiamo
che colori ha l’altro e la prima cosa che intuiamo e cerchiamo di capire è
quanto riusciremo a confonderci in lui senza essere visti. Un adattamento
naturale alla sopravvivenza, ci nascondiamo nell’altro aderendo perfettamente,
come una falena marrone su un muro marrone. I suoi gusti, i miei gusti, che
forse sarebbero altri se non fossimo noi due, al momento. Ecco perché non
capisco fedeltà, infedeltà, non ho gelosie, la Linda che va con un uomo, del
resto, non è quella che va con un altro, e quella che tradisce, chi tradisce se
non è mai stata quella? Sergej il mio mondo è diverso, è questo. Sergej? Beh
spero che tu abbia colto anche da svenuto almeno parte di questo lungo e
difficile pensiero, non ce la faccio a ripetere un discorso così complesso,
cazzo non ce la faccio. Addio Sergej, sento il bisogno di rinchiudermi a
scolpire.
Linda si allontana un bacio
ai capelli ramati di Sergej, una carezza del vento o di Linda che forse
potrebbero essere la stessa cosa, Sergej sogna, un reticolato di sangue imbratta
ciuffi di verde intorno alla panchina, gabbiani cominciano a posarsi sui
cadaveri degli agenti, la gente attorno è presa dall’aria di primavera,
qualcuno addita Sergej dicendo che stanno girando un film, ma nessuno fa caso
al fatto che manchino telecamere, il mondo è distratto, come le api dai fiori,
Sergej dorme pacificato come un bambino, cosciente del fatto che se Linda fosse
diversa, se Linda fosse umana, non l’amerebbe alla follia. Linda cammina
disinvolta nei suoi abiti maschili sbottonati, il vento le accarezza i seni ma
potrebbero essere le mani di Sergej, forse il vento e le sue mani sono la
stessa cosa, sente qualcosa in tasca, è un biglietto di Sergej, è riuscito a
sentire tutto il suo discorso, è svenuto dopo, Linda legge, sussurrando quelle
parole tra sé “La Linda-frazione vissuta questa giornata, ha dato piaceri ed
emozioni a Sergej- frazioni di questa giornata, Ti amo Gringa! S.”
E se Linda sapesse piangere,
probabilmente avrebbe fatto scendere una lacrima, ma Linda non conosce le
lacrime, vede a poca distanza una donna piangere, camminando come un soldato le
va incontro, la fissa, come un extraterrestre potrebbe fissare uno di noi, la
donna la guarda un momento sconcertata, Linda, sguardo di ghiaccio, le si
avvicina, la donna comincia a spaventarsi, vede la pistola, si immobilizza,
Linda le tocca una lacrima delicatamente, la assaggia e la guarda
interrogativa.
Linda – Ma guarda è
mare. Forse per questo Sergej ama il mio shampoo alle alghe, ho lacrime nei
capelli. La donna la guarda terrorizzata. Cos’hai perché perdi acqua
dagli occhi? Per chi?
La donna tremante indica un
uomo girato di spalle.
Donna – Mi ha lasciata.
Linda – Solo per questo?
Linda si allontana dalla
donna, le stringe la mano, stritolandogliela quasi, balbetta un grazie, ma non
le viene bene, non ha mai ringraziato, Linda, quando lo fa balbetta e non è mai
chiaro, si allontana, passa vicino all’uomo, un colpo sordo, l’uomo cade a
terra, la donna urla.
Linda – Adesso ti ha lasciata!
Trieste giornata di sole.
Poco dopo Sergej si risveglia, si allontana dai cadaveri, va verso lo studio ma
sente un biglietto nella tasca, Linda gli ha scritto e per un momento Sergej
pensa a qualcosa di romantico, pensa che Linda avrebbe potuto scrivere “Ti
amo”, nero su bianco o qualcosa di meno forse ma di altrettanto romantico, ma
Linda, non è romantica e Sergej, tremando di rabbia legge: “Ci mancano uova,
scegli quelle bio, vino scegli quello bio, latte non a lunga scadenza, non
sappiamo quanto tempo ci resta, sai che non amo lo spreco , pile ricaricabili…”
E la lista continuava, continuava, precisa, fredda, puntuale come Linda. Di
Sergej il KGB non ebbe più traccia per tutta la giornata, trovarono solo un
carrello della spesa, ridotto molto male, capirono che non poteva essere umano
chi lo aveva trasformato in quella ferraglia informe e il KGB pensò solo che
era qualcuno che detestava fare la spesa, rimase lì, buttato in un angolo di
muro, una specie di improvvisato rifugio utilizzato da qualche barbone ogni
tanto, coincidenza, non ritenuta fondamentale per le indagini, proprio sotto lo
studio fotografico di Sergej. A Trieste era stata una giornata di sole.
To Be Continued
nella foto Il carrello delle spesa di Sergej
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