mercoledì 27 febbraio 2013

Censurami

Foto-grafica Eloisa Guidarelli



La tua paura. La mia censura. Voglio che tu sia pura. Voglio che tu sia felice. Voglio essere la tua musa. Voglio tu sia la mia ispiratrice. Voglio l’erba del vicino che non ho. Voglio che tu stia zitta. Voglio che tu sorrida. Voglio che tu abbia il rossetto. Voglio che il tuo cuore non abbia rigetto. Voglio la tua disponibilità. Voglio la tua fedeltà. Voglio il tuo perdono per condono. Voglio la tua creatività in dono. Voglio che mi dici cosa ti piace e che taci quello che ti manca. Voglio che mi illumini la stanza. Voglio che tu sia lì ad ascoltarmi, ammirarmi, baciarmi tutta la notte. Voglio che tu sia quella che ho immaginato, scritto e montato, voglio le tue istruzioni a lato, voglio che tu non sia difettata, voglio poterti scambiare in caso tu non me la possa dare.

Censurami scemo, che adesso non tremo, che mi basta un’occhiata per scandagliarti dal viso fin dentro le viscere di quel falso sorriso, balla la tua codardia su proiettili alati partiti per errore, non avevo neppure sfiorato il grilletto di quello che non ti ho mai detto. Maledetto. Il giorno che ti ho creduto, ancora prima quello in cui ti ho sfiorato, ancora dopo quello in cui ti ho avuto nella mia risata. Innamorata. Femminista col fiato corto, con seni nudi al tuo manganello, con ideali chiusi in cui mi avvolgevo come in un sacco a pelo sotto le stelle che erano occhi bianchi senza palpebre a illuminarmi la pelle. Il tuo uccello dovrebbe avere l’embargo e a  te per giustizia divina dovrebbe essere proibita la fica, ma la giustizia divina dov’è, è un mondo dove gli angeli sopra Berlino pisciano a getto libero sulla città senza identità come sul nostro destino, e Dracula si è mangiato il tuo cuore credendolo un lupino, pensando che ci fosse un errore. C’è un’ Italia che affonda e capitani sull’onda del coraggio lasciano il paese, all’arrembaggio ci sono ladri pronti a tutto, a toglierti le scarpe, a rubarti l’orologio a salutarti con un rutto nel tuo ultimo giorno tra l’alba e il tramonto. Censuraci mondo. Tanti politici scaltriti impoveriti nelle occhiaie, con il cuore atrofizzato, portaborse senza fiato, attaccati alla poltrona, ai propri privilegi, è c’è una dignità da riprendersi questa volta, anche con la forza e c’è una dignità che vuole soddisfazione, c’è una cultura asservita, un’energia sodomizzata, una protesta immensa e tonda come l’onda che non deve restare nascosta dentro le ossa. Tremano gli zigomi dalla rabbia, le sopracciglia hanno disegni cuciti nella pelle con filo duro, il desiderio ribelle ha strategie di guerra e le labbra serrate nascondono la lingua che batte vicino ai denti, ci senti? Siamo dentro questo cavallo di troia e non è per farvi contenti. Politici assenti. Pagati per governare, pagati per quello che non sapete fare, se si dovesse essere coerenti dovreste essere tutti licenziati, perché il periodo di prova è passato da un pezzo ed era sul nostro futuro, dovreste andare davvero a fanculo. Avete fantasmi esterrefatti in parlamento di tutti quelli morti suicidi perché non avevano un lavoro, perché sopravvivevano a stento, ma erano pieni di coraggio e verità, pieni di quell’onestà che non li avrebbe mai fatti arrivare lì, dove siete tutti, a governare in facoltà di farabutti, avete donne fantasma che vi sorridono e vi mostrano il seno, sono tutte quelle morte di femminicidio una malattia dell’epoca moderna, una malattia minore se ne parla a stento per errore, ricorre l’8 Marzo ma  è per vendere mimosa, per dirci qualche cosa,  sono soltanto ricorrenze,  come il 25 Aprile, un po’ come il 2 Agosto. Fa niente si sa che la morte è incoerente. Stato assente. Deprimente. La giustizia è uguale per tutti quelli che se la possono pagare. E crolla tutto, mi guardo attorno, fine dell’Italia, fine di questo giorno, fine di un rapporto di cui è bestemmia parlare sui problemi del mondo eppure sto male. Ma tu mio ex compagno che oggi vuoi rimanermi amico, perché non c’è mai stata differenza per te tra l’amore e l’amicizia, nel senso che, entrambe non le consideri un granché, ti sei sentito ferito tu, anche di più, ti parlavo grondante di sangue, ma era più importante il tuo orgoglio, tu che hai il potere di tenere le donne sospese, offese, bambole tutte uguali a cui hai tolto le ali, che hanno braccia, gambe e vite intercambiabili, bambole di cui confondi i nomi, e perdi occasioni, bambole a cui vuoi strappare consensi, bambole a cui vuoi vedere i denti splendenti di sorrisi accondiscendenti, e io chi ero davvero per dirti in faccia che in te non c’è niente di buono e di altruista, che vorrei vedere una sola volta nella vita il pianto sul tuo viso perché almeno ti riconoscerei umano, invece quante donne hai fatto piangere e soffrire, quante volte hai alzato le spalle sulle loro ferite, non sarò amica tua, sono già stata la tua più grande bugia, il mio più pesante errore è stato considerarlo amore. E così abbiamo finito di tenerci per mano, di cercare col microscopio la parola t’amo come un microbo davvero brutto che sopravvive a tutto, che sopravvive a tutto. Sono scesa dalla tua collezione di farfalle morte, ho perso il colore delle ali non i miei ideali, non la mia fantasia, non la mia guerra, non la mia rabbia, adesso mi sono ripresa quella dignità che stava appallottolata come carta tra le tue dita. Come ci si sente quando una bambola della tua privata collezione ti schiude gli occhioni e ti da’ del coglione? Come si sta a sudare dentro le proprie bugie, a trovarsi una scusa elegante per non cacarsi nelle mutande quando si deve capire perché scivola via la stima di sé, ma dai durerà poco, per te sopravvalutarti è più facile di un gioco, e considerare le donne come carne da conquistare, come quarti di cui scegliere le parti, certo stimi un cervello intelligente, ma del fatto che le donne siano portatrici sane anche di un cuore non te ne frega proprio niente. Sei un qualunquista d’eccezione travestito da persona cosciente dei problemi del mondo, non è stato perché ho spiato da un buco della serratura la tua scaltra figura che ho dovuto capire a spese mie quell’altro “te”, l’opportunista, il mediatore, il bugiardo e sotto diversi strati lo scrittore, vorrei persino che mi restituissi la stima che hai avuto nella mia pittura, io non dipingo per i vigliacchi il fatto che ti piaccia mi fa paura, dicono che per chiudere con un amore finito sia necessario il disprezzo dell’altro, può darsi sia questo, il fatto è che quando volevo cercare qualcosa di positivo di te, rimanevo con un elenco sospeso nel silenzio, e adesso censurami ancora i sentimenti solo perché tu non li senti, e adesso censurami queste parole di cui non hai le prove perché manca il tuo nome, il tuo nome manca anche dentro di me, sta finendo di rimbalzare come un palloncino impazzito da ventricolo a ventricolo, hai buttato via noi. Hai sminuzzato sentimenti altrui sotto i denti e non te ne penti, ti sei solo offeso della verità…Ma che freddo fa…E avresti potuto, avresti voluto chiudermi la bocca ancora, con un bacio, una mano, una parola, il telefono in faccia, la minaccia della tua voce, del tuo rancore, la minaccia del tuo addio, il tuo uccello ha finito di essere uno scettro, scendi da quel trono di merda sono io che ti ci ho messo, e adesso censurami questo.

Se lui ti tradisce non ti ama,
se lui ti fa piangere non ti ama,
se lui manca quando sei piegata in due, in posizione fetale nel dolore e il tuo mento sfiora le ginocchia nude, sulle quali scendono le tue lacrime calde di cui lui non è a conoscenza perché manca la sua presenza, mentre è sempre vicino a te la sua assenza, come una spia inopportuna che non ha rispetto di chi muore e ti umilia nel dolore con la sua puntualità,
se lui manca non c’è amore,
se mancano gesti d’affetto,
se non sa tenerti una mano, accarezzarti i capelli, non è perché è fatto così, è solo che il suo amore non arriva neanche fino lì,
se poi ti dice che ti devi ingoiare tutto d’un fiato e con un imbuto, il fatto che lui è fatto così, significa che il suo amore non arriva neppure fino lì,
se mente anche sull’evidenza,
se lo becchi con sulle labbra il sapore di un’altra,
 se è tanto chiaro l’inganno che gliela vedi al fianco e lui ti dice non è così, significa che il suo amore non arriva neppure fino a lì,
se lui ti vuole vedere soltanto la sera perché è un uomo molto impegnato, significa che questo è un amore scontato che non puoi neppure chiamare così,
se lui invece di ascoltarti ti guarda soffrire,
se piangi a fianco di lui la notte e lui continua a russare, non sei tu è lui che non sa amare, ma lui ti darà la colpa di tutto e se tu gli crederai, gli avrai consegnato in mano la parte più preziosa di te, quella che lui non trova neppure un granché, se tu manderai giù ogni cosa pensando che tanto in giro di meglio non c’è… significa che non consideri il meglio di te. Significa che ti ha già picchiata e non so quante volte senza sfiorarti, ma c’è morte e morte, significa che sei la donna della pubblicità quella fatta per vendere cazzate ma non per la realtà, allora questo è un messaggio alle donne, all’amore e persino a questo paese, ugualmente come il corpo delle donne pieno di offese, bisogna chiamare con il loro nome le cose, l’amore è una parola troppo importante perché sia trascurata così facilmente, e anche il nostro futuro lo è, ma se la rivoluzione nasce dentro di se’, allora bisogna cominciare a pretendere rispetto persino nel privato, dal punto più piccolo e intimo di noi fino a pretenderlo dallo stato, bisogna amarsi di più, e non amarsi attraverso gli altri come avessimo bisogno sempre di specchi, come non potessimo vederci riflessi perché siamo fantasmi, se sapeste come le donne possono raccogliere i loro pezzi ovunque li abbiate sparsi e la forza e la bellezza con cui risorgono dalle ceneri come la Fenice, sono radici che abbracciano la terra, sono quella guerra sotterranea e tenace per pretendere pace, sono la più bella cosa che vi resta, seni nudi nella protesta, voi uomini lo sapete per questo ci uccidete.




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