martedì 1 gennaio 2013

Stanno come l'amore


"La ricerca di se'" Acrilico su faesite


Stanno come l’amore


Stanno con profili al veleno, piccoli seni a punta in una visione dall’alto, triangoli come piramidi oscene di un Egitto sospeso nell’orsa maggiore . Stanno a una musica che fa ribollire il sangue, scaldare le piante dei piedi nella danza degli ultimi veli, hanno occhi come lune piene, palpebre di panna, pupille come gocce di inchiostro nero fatte colare dal tuo pensiero più schivo. Stanno con un palmo gettato in alto, in un grido di aiuto, in un sussulto che è assalto, stanno a sputare frecce con un seno solo, stanno con labbra gonfie bollite sulla spalla calda d’amore a suggerirti dove fa male, dove ci vuole. Stanno con cosce aperte per le tue scoperte, stanno con il volto diviso a metà, la parte in luce ti tradirà, stanno sotto la sabbia, stanno a cavalcioni sulla tua schiena a respirare l’odore di cloro del tuo tuffo in piscina, stanno tutte le creature più nere distese a bersi la notte, a scegliersi gli incubi migliori per la danza degli errori, hanno sorrisi rossi come sipari, tasti neri per scrivere di erotismo, e tu getti le tue dita ai loro capezzoli, loro pestano con polpastrelli benedetti un piano nero come il dorso di un’orca marina, inarcato, disposto alla vista per un breve momento, senza rispetto alcuno nella scrittura, senza spartito, viene urlato ogni pezzo di paura con un metronomo dipinto che segna l’infinito. Stanno con la lingua poggiata sull’acqua alta della fontana, stanno come streghe portate nel fuoco, stanno con te per amore e per gioco, stanno a un millimetro dalla tua idea di coerenza, stanno con piedi smaltati a galleggiare sulla tua assenza, stanno con la bocca all’altezza del tuo ombelico, non si fanno il segno della croce con l’acqua santa, ma è incenso e sacramento la loro fusione, è ogni religione la loro danza, hanno campanelli alle caviglie suonano sul ritmo disorientato dei minuti che ti sei preso per tornare in te, reclinato appena il capo sul cuscino, godono nello starti vicino e nel suggerirti bugie alate, e rivivi le tue giornate, stanno con un sorriso cinico, uno sguardo sprezzante, un pugnale tra le dita di una mano, nell’altra miele che cade, stanno con le guance accaldate di sfide immaginate, stanno col dolore nei polmoni di un ossigeno agognato e mai respirato, stanno con la mano a trattenere lo stomaco che brucia per un calcio che non hanno ricevuto eppure lo sentono acuto. Stanno con gli occhi stanchi a chiedere perché di domande mai rivolte, stanno con facce sconvolte tra l’alibi e la pazzia, tra la vita vera e la bugia, tra gli ideali ciechi e la filosofia, stanno in equilibrio sulla terra come fosse un filo sottile, stanno come Salomè quando punta gli occhi sulla promessa ricevuta, stanno sulla faccia sua viziata e delusa, stanno come Giovanna D’arco quando nell’esercito saluta, stanno come l’ultima strega bruciata per ipocrisia, Stanno come Gesù Cristo quando rivolto al padre ha implorato la vita e negato la croce, Stanno negli occhi pieni di ideali del comandante Guevara, quando a un nemico ubriaco ha detto “spara, ma ricorda che stai uccidendo un uomo” stanno accovacciati come i corvi, come pipistrelli neri a testa in giù, stanno dove sei tu, stanno davanti ai tuoi occhi chiusi, poggiano le dita sottili nell’arco della tua schiena sensuale, diresti che è bello, diresti che fa male, suggeriresti ancora, pregheresti basta, ora. Stanno sulla lancetta dell’orologio, come pesci alati pescati tra i minuti, sono la gioia che fa piangere e il dolore che fa ridere, scandiscono la tua illusione, stanno come muse superbe, stanno come donne mature, come donne acerbe, stanno dove nasce la primavera, dove l’inverno ti succhia il caldo dalle dita, stanno in misura indecente nell’estate bollente, e nel sale del tuo collo, non stanno a nessuna condizione, non stanno a nessuna definizione, non stanno all’educazione, non stanno a seguire la ragione, non stanno alla razionalità, stanno alla pazzia, stanno alla verità dell’istinto, all’egoismo spinto, stanno alla flagellazione della censura, il loro sguardo accoglie, fa godere e fa paura, stanno con la schiena inarcata sugli opposti, stanno con lo sguardo incantato dal contrario, stanno con i seni tenuti dalle mani a coppa di chi pensa di farne a meno, stanno sospese a ginocchia larghe sul tuo corpo come galleggiassero su un tronco, come cavalcassero l’arcobaleno, i loro piedi toccano solo le lenzuola ma loro sentono l’acqua, le correnti, sentono quello che non dici, sanno quello che non pensi, labbra appena socchiuse sui denti, intravedi come da cancelli accostati quelle parole che vorrebbero dirti, quei pensieri che sono baci, quei sentimenti passati come filo per cucire, lenti a capo chino, per abitudine a cominciare per dovere di finire, quei sentimenti muti fatti a singhiozzi, quella nenia terrificante a ritmo con il loro cuore spostato a sinistra per errore, stanno come dipinti in posizioni sessuali, come statue bianche e immortali, stanno leggere come la seta a gonfiarsi di un’ira segreta che solo un attimo prima ti ha sfiorato la pelle, stanno come anime belle, confondono il proprio desiderio di vendetta con una dedica d’amore, prendono per bugia il tuo stupore, stanno in un’azione di eterna protesta, a loro basta quello che hanno, sanno cibarsi di ciò che resta, stanno in una corsa sfrenata che vede catapultarsi il loro corpo in un orgia sconosciuta, scenografia una foresta incantata che urla e suda nel movimento quasi disarticolato della loro falcata, folli di una libertà esasperata, ubriache di divieti, con i confini legati ai piedi, con il filo spinato nel loro passato, stanno a un passo da te, stanno con le colpe addosso, stanno con i tuoi rimorsi, stanno con i tuoi sforzi, stanno sempre in discussione, stanno con quello che a te manca, stanno con la tua commiserazione, stanno con la tua vigliaccheria, stanno a un passo da te, stanno in una eterna competizione, stanno nell’equatore, stanno nella neve con le labbra viola, stanno a dirti tutto senza profferire una parola, stanno in croce al posto tuo, stanno al processo peggiore, stanno ore ad aspettare parole d’amore, stanno al tuo fianco quando sei stanco, ti tengono la testa che pesa, come in un dipinto della Pietà, come nella peggiore offesa, stanno con il tuo capo sul piatto, a chiedersi cosa hanno fatto, stanno con le labbra poggiate sulle tue a suggellare promesse, a dividere il veleno in gocce equidistanti, come sonniferi, come calmanti, come estratti di morfina, come per dirtelo con una rima, facilitare una discesa, rendere docile la peggiore offesa. Stanno come ombre stanche, come proiezioni lunghe, stanno solo fino a quando ti toccherà seguirle all’impazzata, nella loro incredibile pazza sfrenata corsa esaltata, stanno selvatiche, agili, alate, danzanti, streghe e fate, stanno come quello che non hai ascoltato, come quello che non hai osato, come il vomito di un cibo non digerito, come quello che non hai capito, stanno come quello che per pigrizia non hai tentato e stanno pazze di ira e rabbia in posizioni oscene a mostrarti la gabbia, stanno a dirti con occhi tragici seducenti e grotteschi “se ti dicessimo cosa abita dentro te non ci crederesti!”

Stanno come l’amore a pisciare dentro il cappello per l’elemosina a dirti con un gesto, quello che Nietzsche aveva già capito allora:

L’amore non onora!”