"La ricerca di se'" Acrilico su faesite |
Stanno
come l’amore
Stanno
con profili al veleno, piccoli seni a punta in una visione dall’alto,
triangoli come piramidi oscene di un Egitto sospeso nell’orsa
maggiore . Stanno a una musica che fa ribollire il sangue, scaldare
le piante dei piedi nella danza degli ultimi veli, hanno occhi come
lune piene, palpebre di panna, pupille come gocce di inchiostro nero
fatte colare dal tuo pensiero più schivo. Stanno con un palmo
gettato in alto, in un grido di aiuto, in un sussulto che è assalto,
stanno a sputare frecce con un seno solo, stanno con labbra gonfie
bollite sulla spalla calda d’amore a suggerirti dove fa male, dove
ci vuole. Stanno con cosce aperte per le tue scoperte, stanno con il
volto diviso a metà, la parte in luce ti tradirà, stanno sotto la
sabbia, stanno a cavalcioni sulla tua schiena a respirare l’odore
di cloro del tuo tuffo in piscina, stanno tutte le creature più nere
distese a bersi la notte, a scegliersi gli incubi migliori per la
danza degli errori, hanno sorrisi rossi come sipari, tasti neri per
scrivere di erotismo, e tu getti le tue dita ai loro capezzoli, loro
pestano con polpastrelli benedetti un piano nero come il dorso di
un’orca marina, inarcato, disposto alla vista per un breve momento,
senza rispetto alcuno nella scrittura, senza spartito, viene urlato
ogni pezzo di paura con un metronomo dipinto che segna l’infinito.
Stanno con la lingua poggiata sull’acqua alta della fontana, stanno
come streghe portate nel fuoco, stanno con te per amore e per gioco,
stanno a un millimetro dalla tua idea di coerenza, stanno con piedi
smaltati a galleggiare sulla tua assenza, stanno con la bocca
all’altezza del tuo ombelico, non si fanno il segno della croce con
l’acqua santa, ma è incenso e sacramento la loro fusione, è ogni
religione la loro danza, hanno campanelli alle caviglie suonano sul
ritmo disorientato dei minuti che ti sei preso per tornare in te,
reclinato appena il capo sul cuscino, godono nello starti vicino e
nel suggerirti bugie alate, e rivivi le tue giornate, stanno con un
sorriso cinico, uno sguardo sprezzante, un pugnale tra le dita di una
mano, nell’altra miele che cade, stanno con le guance accaldate di
sfide immaginate, stanno col dolore nei polmoni di un ossigeno
agognato e mai respirato, stanno con la mano a trattenere lo stomaco
che brucia per un calcio che non hanno ricevuto eppure lo sentono
acuto. Stanno con gli occhi stanchi a chiedere perché di domande mai
rivolte, stanno con facce sconvolte tra l’alibi e la pazzia, tra la
vita vera e la bugia, tra gli ideali ciechi e la filosofia, stanno in
equilibrio sulla terra come fosse un filo sottile, stanno come Salomè
quando punta gli occhi sulla promessa ricevuta, stanno sulla faccia
sua viziata e delusa, stanno come Giovanna D’arco quando
nell’esercito saluta, stanno come l’ultima strega bruciata per
ipocrisia, Stanno come Gesù Cristo quando rivolto al padre ha
implorato la vita e negato la croce, Stanno negli occhi pieni di
ideali del comandante Guevara, quando a un nemico ubriaco ha detto
“spara, ma ricorda che stai uccidendo un uomo” stanno
accovacciati come i corvi, come pipistrelli neri a testa in giù,
stanno dove sei tu, stanno davanti ai tuoi occhi chiusi, poggiano le
dita sottili nell’arco della tua schiena sensuale, diresti che è
bello, diresti che fa male, suggeriresti ancora, pregheresti basta,
ora. Stanno sulla lancetta dell’orologio, come pesci alati pescati
tra i minuti, sono la gioia che fa piangere e il dolore che fa
ridere, scandiscono la tua illusione, stanno come muse superbe,
stanno come donne mature, come donne acerbe, stanno dove nasce la
primavera, dove l’inverno ti succhia il caldo dalle dita, stanno in
misura indecente nell’estate bollente, e nel sale del tuo collo,
non stanno a nessuna condizione, non stanno a nessuna definizione,
non stanno all’educazione, non stanno a seguire la ragione, non
stanno alla razionalità, stanno alla pazzia, stanno alla verità
dell’istinto, all’egoismo spinto, stanno alla flagellazione della
censura, il loro sguardo accoglie, fa godere e fa paura, stanno con
la schiena inarcata sugli opposti, stanno con lo sguardo incantato
dal contrario, stanno con i seni tenuti dalle mani a coppa di chi
pensa di farne a meno, stanno sospese a ginocchia larghe sul tuo
corpo come galleggiassero su un tronco, come cavalcassero
l’arcobaleno, i loro piedi toccano solo le lenzuola ma loro sentono
l’acqua, le correnti, sentono quello che non dici, sanno quello che
non pensi, labbra appena socchiuse sui denti, intravedi come da
cancelli accostati quelle parole che vorrebbero dirti, quei pensieri
che sono baci, quei sentimenti passati come filo per cucire, lenti a
capo chino, per abitudine a cominciare per dovere di finire, quei
sentimenti muti fatti a singhiozzi, quella nenia terrificante a ritmo
con il loro cuore spostato a sinistra per errore, stanno come dipinti
in posizioni sessuali, come statue bianche e immortali, stanno
leggere come la seta a gonfiarsi di un’ira segreta che solo un
attimo prima ti ha sfiorato la pelle, stanno come anime belle,
confondono il proprio desiderio di vendetta con una dedica d’amore,
prendono per bugia il tuo stupore, stanno in un’azione di eterna
protesta, a loro basta quello che hanno, sanno cibarsi di ciò che
resta, stanno in una corsa sfrenata che vede catapultarsi il loro
corpo in un orgia sconosciuta, scenografia una foresta incantata che
urla e suda nel movimento quasi disarticolato della loro falcata,
folli di una libertà esasperata, ubriache di divieti, con i confini
legati ai piedi, con il filo spinato nel loro passato, stanno a un
passo da te, stanno con le colpe addosso, stanno con i tuoi rimorsi,
stanno con i tuoi sforzi, stanno sempre in discussione, stanno con
quello che a te manca, stanno con la tua commiserazione, stanno con
la tua vigliaccheria, stanno a un passo da te, stanno in una eterna
competizione, stanno nell’equatore, stanno nella neve con le labbra
viola, stanno a dirti tutto senza profferire una parola, stanno in
croce al posto tuo, stanno al processo peggiore, stanno ore ad
aspettare parole d’amore, stanno al tuo fianco quando sei stanco,
ti tengono la testa che pesa, come in un dipinto della Pietà, come
nella peggiore offesa, stanno con il tuo capo sul piatto, a chiedersi
cosa hanno fatto, stanno con le labbra poggiate sulle tue a
suggellare promesse, a dividere il veleno in gocce equidistanti, come
sonniferi, come calmanti, come estratti di morfina, come per dirtelo
con una rima, facilitare una discesa, rendere docile la peggiore
offesa. Stanno come ombre stanche, come proiezioni lunghe, stanno
solo fino a quando ti toccherà seguirle all’impazzata, nella loro
incredibile pazza sfrenata corsa esaltata, stanno selvatiche, agili,
alate, danzanti, streghe e fate, stanno come quello che non hai
ascoltato, come quello che non hai osato, come il vomito di un cibo
non digerito, come quello che non hai capito, stanno come quello che
per pigrizia non hai tentato e stanno pazze di ira e rabbia in
posizioni oscene a mostrarti la gabbia, stanno a dirti con occhi
tragici seducenti e grotteschi “se ti dicessimo cosa abita dentro
te non ci crederesti!”
Stanno
come l’amore a pisciare dentro il cappello per l’elemosina a
dirti con un gesto, quello che Nietzsche aveva già capito allora:
“
L’amore non onora!”