venerdì 14 settembre 2012

Fino a te

"La danza dell'Eterno Amore" 2012

"Fino a te" - 2012

Fino a te



Fino a te stavo sdraiata braccia a croce, scendeva acqua salata dagli occhi e aveva la tua voce, senza paura galleggiavo sul mare del dolore, mentre le piccole onde che mi sbattevano a fianco creavano il distacco dal resto del mondo, e un corpo colpito troppo in fondo era come ritagliato da forbici del destino e incollato su un paesaggio che non conoscevo, eppure ci galleggiavo, eppure ci respiravo. E fino a te, le lacrime mi hanno sospesa, il mio letto era un mare grigio con creste di spuma, fino a guardare negli occhi la luna e ogni alba, senza te, ogni lacrima era un perché, la risposta nelle ossa e nelle risate dei gabbiani, quando ami sei l’universo e quando manca chi ami è tutto perverso, diverso, e galleggiavo su distanze infinite, come palafitte le mie ferite, come abito la mia pelle bagnata, il senso di colpa dietro una risata, fino a te, e salire e salire, fino  alla fine della vertigine, fino alla fine di ogni paura, l’arcobaleno dell’indifferenza, poi l’assenza di ogni premura, e nemici nuovi e rapporti caduti, in una guerra crudele di ideali impiccati, e una famiglia senza braccia che ti guarda impotente essere niente e la morale che come una suora scura copre il tuo corpo come fosse un dolce, con bugie al caramello, qualcosa di familiare che oggi mi fa vomitare, ho il cuore finito dentro un forno, e ceneri da spargere sospese tra le mie dita ogni giorno. Ho una rabbia estrema che mi scorre sottopelle, “sei diventata fredda, sei sciupata, sei l’analisi esatta della tua vita, sei un sogno di un volto sfuocato avvolto in un cappotto per caso, occhi allungati fino alle tempie a scrutare il regno del niente , come stai, le labbra di un disegno sensuale coprono un viso intero, non è proporzionato il disegno, sto male e il mio volto è sincero”. E non c’è altro da dire, altro da fare, e nessuno sa come stai quando stai male, cosa fai di te. E davanti ho l’ultimo giorno dei tuoi pochi anni e un racconto che mi usciva dalla gola, per tenerti abbracciata ancora, ogni parola era una salita, ogni parola verso la tua vita, e ti parlavo del nostro incontro, il tuo piccolo muso è oltre il sogno, è la più bella visione che mi ha mai dato il mondo, senza percorrerlo, senza viaggiare, senz’altri confini del tuo respirare, sto seguendo pigramente un’umanità  che da tempo mi ha esiliata, attraverso te ero stata adottata, ero entrata nella natura, avevo i piedi immersi nella terra e sentivo il respiro, il passaggio delle formiche, il sangue scorrere nelle nostre vite, e fino a te. E tu eri sale, acqua da bere, figlia da amare e da salvare, e poi eri la lotta e un posto sicuro dove potevo appendere gli ideali al muro e riposare accanto a te, eri la purezza, eri la mia parte pulita, il mio respiro, dove ogni odio ferma i passi, dove fugge l’assassino, eri la mia casa, eri una favola vera, dove un uomo per bene si toglie il cappello, eri la soglia di un paradiso che potevo toccare e dove nessuno doveva pregare per amare ed essere amato, dai tuoi occhi era salvato, dove finisce il giorno e dove comincia la sera, eri un confine sottile, l’equatore appoggiata come acqua piovana sulle mie labbra, mi tenevi a galla… e sentivo le tue fusa dentro gli organi vitali erano quelli i miei ideali, la pioggia che bagna e il sole che scalda, eri tutta la mia vita, il sorriso della gioia, quando mancano domande, perché eri la risposta, anzi eri tutte quante, e te ne sei andata così in fretta, a me è rimasta la voglia di vendetta, come l’ultimo saluto fosse tutto il sangue che ho bevuto, di quella ferita immensa che mi taglia il petto fino alla pancia, ti canto la danza dell’Eterno Amore, dove una colomba mi è uscita dal petto è tutto quello che non ti ho detto, è la gioia volata via, la purezza che mi ha lasciata, se adesso questa ferita fa così male da maledire il mio avvenire significa che ti ho amata, ti ho amata da morire, e grazie a questo amore sublime, perfetto fino a te, non posso più accettare un amore umano di convenienza, di strategia, basato sulla bugia, allora dietro le orme delle tue piccole zampe, come dei graffi che mi hai lasciato sulla pelle, cicatrici che sono i regali più belli ora, perché mi ricordano te, e se mi chiedessero di scegliere tra un anello di diamanti e questi tagli io sceglierei questi tagli io sceglierei l’amore vero, quello che un essere umano non può concepire neppure con il pensiero, fa male, fa male un mondo imbecille, che non sa difendervi, che non sa capire, fa male da morire, fa male questo mondo infermo che tutto calpesta, che tutto muore dove lui passa, fa male dare spiegazioni, essere quattro o cinque contro milioni, fa male essere estremisti, essere appena intravisti e mai capiti, fa male essere derisi, fa male fino in fondo fare l’amore con un uomo che non ti ama  e non capisce le tue lacrime e ti ferisce, con tutte quelle domande che vedi sospese dentro le sue nere pupille, di pozzi profondi e assenti di sentimenti, di un’eco che non torna, che male fa la domanda che non si fa, perché non si comprenderebbe mai la risposta e subentra quel pudore, quella eterna distanza, che succhia dalle mie vene anche l’ultima speranza di potere condividere, che pazzia, la mancanza di te. Fa male vedere la stima degli altri e il loro stupore che si mischia a un sottile dissenso e curiosità e diventa pietà …come avessero pestato in un catino ogni tuo organo vitale a piedi nudi, ridendo, godendo e ora tu sei il vino migliore della giornata peggiore. Fa male essere diversi, fa male non accettare queste regole, fa male l’esilio e più ancora ogni consiglio, che ti dice “stai cheta, stai tranquilla, nascondi la tua meraviglia, vai avanti a testa bassa, tutto passa, tutto passa, il tempo aggiusta le cose e sui morti crescono rose”, sugli ideali cresce letame e se tutto va bene tutto va male. Tanto morirò dicendo che non ci sto, tanto sono morta già quando sei morta tu,  e vorrei chiedere alla morte bestemmiando se ora lei può amarti tanto, darti tutto quello che non posso darti io, me lo deve, lo deve sempre, la sorella che passeggia accanto, che ti toglie il sogno e il canto, quella di cui nessuno sa, che si ha paura ad avere sulla bocca, come una bestemmia a messa, come un rutto ad una conferenza, come chi dice quello che pensa, che ti tocca e ti porta via, e a chi rimane lascia il vento dentro, un vento freddo, che alza foglie, in un turbine di domande in un silenzio fatto di polvere, ma fino a te è l’odore di mare, è l’odore della mia pelle, è il colore che ho dentro gli occhi, fino a te sono seni e mani e tutto il mio corpo ti rimane abbracciato e se la morte ti ha liberato dal dolore non ti ha liberata da questo amore, questo amore che arriva fino a te. Donna serena, morte nera che me la porti via e ti vedo la schiena, ricordo che ti ho supplicata di cancellarle la paura negli occhi, ricordo che te l’ho consegnata con labbra che tradivano i pensieri come pesci neri si muovevano in acque torbide e melmose, l’ho accompagnata col suono della voce e c’è una Pietà dopo la scena della croce, solo che non c’è un dio caduto tra le braccia di una madre, ma un corpo di donna tenuto da un padre, perché sorella nera, dal fascino della paura, non muore solo chi muore, c’è una morte peggiore in chi rimane con il cuore finito nel tuo nero catrame, come un uccello che non può più volare, e come le lavo queste ali ora, se lei è accanto a te che riposa. E tu senza posa mi dai il tempo, come elemosina buttata accanto, il lutto, ho una domanda per te, quando si muore dove finisce il colore degli occhi?
 E tu di cos’hai paura? Mi chiede la donna scura, e ha l’argento dentro…
Io ho paura della paura..

 Perciò toglile la paura dagli occhi, baciala sempre e tienila accanto, che non senta la mia mancanza, la mancanza di chi ami è la tortura peggiore,  usale ogni premura perché lei non abbia paura, e quando verrai da me non dimenticare di portarla con te, di portarmela tra le braccia, così come me l’hai portata via, perché lei è più mia della mia fantasia, e perché dove lei è ora io possa sdraiarmi vicina, respirare l’aria che butta dal naso, che mi porta brezza marina.


Nessun commento:

Posta un commento