domenica 6 maggio 2012

Non si può fare, non si può dire....






Ti amo da morire ma non si può fare, non si può dire, venne d’istinto e veloce, impetuoso come il fischio di un locomotore, facevo la barba ai miei diritti, quando mi sono tagliata e, sangue in eccesso annacquato e rosa, finiva nella tua gola. Rosa, fiocchi rosa alla porta, fiocchi rosa per l’identità, fiocchi rosa per futura sposa, fiocchi rosa e la mediocrità, rosa manette, pallide e posate come ci si aspetterà dalle tue giornate. Perciò… una cerniera di paura si apriva dal pube all’ombelico, questo gesto che non ho fatto, questo pensiero che non ti dico, queste dita nelle dita, nido di rabbia e mi sento tradita. Le tue labbra sulle mie poggiano premura sulle fantasie, leccano piano e suggeriscono "silenzio", non mi è concesso quello che sento. Ho parole distanti e incerte, sono bambini che stanno in equilibrio sulla passerella di legno instabile, hanno braccia allargate come ali precarie, risate sottili trattenute da respiri acerbi, superbi. Mi costa una fatica infinita fare scorrere quelle parole, la tua pelle tra le mie dita, come una corsa di sandali allegri e polvere dalla mia lingua, alle tue orecchie, scavalcati i cancelli dei denti, e poi nell’aria verso il tuo ascolto, possibile tunnel di curiosità e paura, come ci accoglierai noi e i nostri guai. Le mie parole sono solo bambini fermi davanti a un portone chiuso, colmi di ingenuità, pronti allo sputo e al saluto, irreverenti dell’educazione, incerti nell’avere ragione, sospetti di punizioni, curiosità rubata, quando non era proprio giornata. Perciò… stanno lì le mie parole a metà dietro il cancello chiuso e nero di quel cimitero di defunti sentimenti, dove ci sono ore concesse per parlare ai morti… e non è cosa per tutti i momenti. Sono suore queste parole, testa bassa e sorda preghiera, sottomesse all’abito lungo, al passo con i rintocchi di campane avare dentro i tuoi occhi. Faccio l’appello a me stessa e mi trovo assente, ho fatto fuga da questa lezione, la noia mi mette lo smalto alle dita dei piedi. Quello che non senti e non vedi. Ho rubato un rossetto, dipinto le labbra di rosso, sul pallore che si addice al silenzio, contrasto con il rumore che ho dentro. Guancia appoggiata sulle ginocchia, ciglia basse, lunghe di mascara, mi sfiorano la pelle, animo ribelle, sono aculei di riccio che sondano il tuo mare a distanza, sto solo cercando scuse e scorciatoie per salvarmi, salvare l’anima dalle botte. Queste percosse del tuo silenzio, quello che dovrei indovinare, quello che ho dentro. Non c’è onestà nella precarietà. C’è un punto di sutura, appiccica appena il polpastrello alla vecchia ferita… si chiama cinismo, è quello strato sottile che lenisce ferite, quelle che hanno smesso di sanguinare, è quel sorriso beffardo che è nato sul male. E’ l’unione di due lembi di pelle, il darsi la mano di due sorelle che portano un segreto pesante con lo sguardo distante. E’ seducente perché è indecente, fuori luogo, è seducente perché è danza. Di rabbia. Di scherno. E’ seducente perché è perverso. Perché non gliene frega più un cazzo di ciò che è corretto e giusto, è un’anarchia oscura che è passata dalla paura, forse persino dagli ideali, come da un mercato chiassoso e affollato, toccato da mani impacciate e sudate, da mani rapaci, e cucci e colpi e spintoni, per scrollarsi dalle spalle perdute ragioni, e tu gridi, voglio morire da solo, decidere la partenza e persino il volo. E la prima aria in faccia investiva di colpo, una scarica d’adrenalina a cielo aperto, la mitraglia alle spalle ma il volto è al sole, il vento sul viso, quella carezza interiore. Fronte, profilo, destro e sinistro, quello che ho fatto, quello che ho visto… Starmene da parte, tenere il cuore distante, come si tiene per braccio un bambino, fermo, fino a stringergli la circolazione, non si può attraversare con il rosso, il polso è stretto su ciò che non confesso, strisce pedonali sospese nell’aria che non si respira e angeli scarni nel volto, con lo sguardo al vuoto della fatica, che è solo routine, angeli custodi stanchi e stremati che non credono nei destini a loro venduti e non hanno soluzioni speciali per gli sprovveduti. Tanti saluti. E’ tanto che ho ingabbiato una sorta di gelosia, sta chiusa come insetto sbatte al vetro, vista da vicino non fa alcun senso, allora apro il coperchio e la lascio uscire, ogni gelosia spazzata via, le mie labbra sul tuo ombelico tondo, perfetto come il mondo, quando hai finito le parole, quando non ti racconti più scuse, quando vorresti berci soltanto e ti sembra che quello che hai sia davvero tanto. Tu sei tanto. Tu ed io. E l’amore si sa… è uno specchio di vanità, ma la mia immagine la conosco, vorrei potere andare più in la’, fino a te, alle tue paure, alle tue certezze e stare sotto la tua risata come sotto una cascata e che i motivi di tanta ironia mi facciano solletico ai piedi, mi portino via. E danza su quello che non ho, e danza sui sogni appiccicosi, tanti, fitti e mocciosi, urlanti e con i piedi sporchi, sconvolti e irrisolti a correre lungo i porti di navi e barche di pescatori, reti da respirare, pesci da liberare. Danza su quello che non ho. Danza per quello che non so. Danza perché non c’è certezza, danza sulla bestemmia detta, danza sulla mia ferita, danza per la speranza che ti cade dalle dita, danza perché tu te ne vai e danza quando ritornerai, e danza sull’altra che ti vuole, e danza su te che mi hai tradita e danza tu con le mie dita quando non hai avuto altra importanza, e danza sulla mortalità, e danza, danza sull’età, danza per il tempo perso e danza per il tempo che …. E danza sulla malinconia e danza sulla polizia e danza sulla tua chimera, e danza perché sei diversa e danza se ti senti persa e danza della crudeltà e danza dell’umanità, e danza del pianto e del sorriso, e danza se la società non ti da’ un viso, danza sulla maschera perfetta e danza sulla gente disonesta, e danza sul denaro che ti manca, e danza con tutto ciò che non ami di te, e danza con i perché, danza con i guai, danza come non hai fatto mai, danza per quello che farai, per ciò che è detto e che dirai, danza sul minuto, sul vino bevuto, danza per quello che non sei, danza sulla delusione, danza su ogni ragione, danza sull’ideale, sull’idea della guerra, sull’idea della pace, danza sull’odio con le lacrime agli occhi e danza sull’amore, tu hai sorrisi perfetti, e danza su tutto e danza su niente, fai di questa danza una cosa indecente, fai di questa danza la tua ribellione, fai di questa danza processo e sentenza, fai di questa danza la sola tua essenza, puoi farlo stando schiacciata al tuo muro, puoi farlo quando il coltello di chi ami ti si pianta alla schiena, puoi farlo anche se ti dicono "scema", puoi farlo anche se non lo sai fare, puoi farlo in silenzio sarà come urlare, puoi farlo partire da dentro, dal tuo eterno scontento, puoi cominciare con piccoli movimenti delle dita dei piedi, dove non conviene, dove non si vede, e poi falla salire e salire come la voglia di fare e di dire, come la carezza dalle natiche alla schiena, come la voglia che non si frena, e poi sentila nelle dita delle mani e poi sulle spalle e poi sulle labbra e poi tra le cosce, senti la carne, e poi chiudi gli occhi e diventa sorgente, chi ti ha ferita non conta più niente, non ti serve nessuno per nascere ancora, per nascere ora, non ti serve nessuno per questa battaglia, sei l’esercito e la strategia, sei a capo della tua fantasia, sei la rabbia e l’adrenalina e non sarai mai più come prima, sei quel che sei anche un errore del mondo, ma tu hai scavato fino giù in fondo, e ti sei presa questo gioco proibito, hai pisciato in un posto non consentito, hai fatto la cosa maleducata, alzata la gonna ti sei concessa una risata in un mondo comunque da sempre maschile, dove pisciare liberamente per strada è solo virile, hai preso questo scettro e l’hai tirato nel cesso, hai fatto della gonna alzata una sessualità inesplorata, hai preso la prigione dell’educazione e sei evasa attraverso la profanazione, persino la volgarità, ma che sazietà ti sei presa sul mondo, che ti voleva anoressica e benedetta, hai contagiato per la curiosità, perché osare è sempre onestà, ti sei pulita le labbra grondanti della sete di troppi anni con la manica della verità, perché è pieno di ribelli a cui è costato anche troppo dovere andare oltre per dire quello che era appena giusto, hai posato il piede dove non conoscevi il fondale, ti sei presa della puttana perché le tue labbra sono un invito speciale, perché era più facile riporre le cose a posto e farti morire a ogni costo, ma c’è una danza che non ha bisogno di note e di pubblico, c’è una danza sottile e inaudita che arriva come una voce distante, arriva quando è quasi urgente, quando pensi che non ci sia nulla da dire, più nulla da fare, ti tocca le dita, ti fa trasalire, c’è una danza che è voglia di sesso e che il nemico sia maledetto, c’è una danza che è voglia di vita, e di tutta la luce tradita, c’è una danza che è carboneria e tu sei soltanto tua, soltanto tua, c’è una strana luce negli occhi perché i tuoi sogni traboccano in passi e tu danzi e occhi eccitati, trascinati dai fianchi gettati all’altezza della bocca che invitava alla premura, che è già riscossa, tu rispondi con l’audacia della tua natura, e danzi su sozzi pensieri di gente insozzata da pruriti e doveri, che ti volevano a testa bassa e tu danza dell’altra razza… Sarà allora che il mondo sarà sedotto dal sogno che il mondo aveva interrotto, sarà allora che sarai più seducente quando non te ne importerà più niente, perché sarai troppo innamorata della tua danza che ti ha conquistata, e gli occhi degli altri saranno papille gustative tradite, che anelano a gustare il sapore di te, in ritardo, che orrore dovere immaginare un sapore, non che tu sia speciale in se’, ma lo diventa soltanto chi basta a se stesso e si piace così. E questa è una ballata ribelle, e se entra nell’animo si vede sulla tua pelle, e quando la porti addosso gli squali lo sanno e ti seguiranno, perché lasci la scia, quando sei solo tua. E sarò solo mia. E tu mancherai sempre, nell’attesa che parole acerbe che mi cascano dappertutto maturino e fioriscano, che ti avvolga la primavera della voglia che ho di te ogni sera.

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