mercoledì 9 settembre 2020

Le facce della luna - finale

 


GIORNO SEGUENTE LE DUE RAGAZZE SONO AI LORO TAVOLI

 

Cristina -  Avevo solo quindici anni. Non lo dimenticherò mai. Una palestra enorme…  l'ora di educazione fisica, il professore... sui cinquanta... un pervertito disgustoso - quelle stesse fitte al cuore, quegli occhi, quel modo di cospirare – voleva a tutti i costi la classe mista, così eravamo insieme ai maschi, generalmente il porco invece di fare educazione fisica, faceva educazione sessuale in classe, col permesso del preside, perché, diceva, non si potevano rovinare con impronte di pallone gli affreschi dell’antica sala adibita a palestra in quel vecchio liceo del centro. Lo odiavo. E lui lo sapeva, lo sentiva, ne sono certa. Poi un giorno invece ci porta in palestra. Programma: imparare la verticale, a tutti i costi! Per spiegare la verticale aveva quindi bisogno di una vittima, e per quanto fingesse di cercarla, la vittima, lo sapevamo tutti e due, ero io, cercai di giustificarmi dicendo che ero indisposta… ma lui… senza neanche darmi il tempo di capire come... mi aveva preso per i piedi e alzata in aria... con le mani cercavo il pavimento... Disperatamente. Lui parlava… parlava… poi passato il brivido di paura... mi rendo conto dell'intera classe in silenzio, un silenzio agghiacciante e freddo, sentivo il peso di tutti i loro occhi, sapevo che ogni mio minimo gesto, ogni respiro, ogni imbarazzo, paura, disagio, timidezza, sudore o starnuto, colpo di tosse, sorriso, sguardo, non sarebbe potuto sfuggire a quell'orda di occhi sadici e divertiti e felici di non essere al mio posto, ma c’era qualcosa di più, l'atmosfera era troppo pesante, il silenzio persisteva acuto, vedevo solo gocce di sudore cadere sul pavimento e sentivo colorirsi le mie guance in una vampata improvvisa di calore, un velocissimo sospetto, un’esitazione non più lunga di un battito cardiaco - freddo... freddo... perché questo freddo...  quest'aria alla schiena. La maglia, la maglia arrestata appena a metà schiena in un attimo scende vertiginosamente. Una cascata di risate, di quelle trattenute dal buon senso, dal buon gusto, abominevoli risate da osteria che nessuno sarebbe mai riuscito a frenare, travolgevano senza ritegno me e quel porco che, appena disturbato dalla classe, faceva finta di niente, mentre tutta la seconda superiore del liceo aveva un unico punto focale… le mie tette al vento. Continuò a spiegare le tecniche della verticale tenendomi per i piedi… le risate travolgevano persino i miei pensieri mentre attonita restavo penzolante aspettando la fine… lui parlava dell'importanza di non avere le mani  sudate… loro ridevano. E di equilibrio. Ridevano. Concentrazione e tecnica. Ridevano e ridevano. Deve pagarla! Sarà umiliato e striscerà ai tuoi e ai miei piedi! Saremo vendicate di tutti i professori di educazione fisica e tutti i venditori di enciclopedie – Avevo solo diciott’anni  e quel giorno l'istruttore di scuola guida volle farmi provare la partenza in salita senza freno a mano…

 

 

Poliziotto – Musica buio cambio scena.

 

Poliziotto – Dunque... sì... io agisco in borghese. D'altronde noi uomini d'azione… dobbiamo essere pratici, non possiamo permetterci raffinatezze… non c'è che dire me lo avevano accennato che eri bella, sì... mah! Tante ne ho viste che io non ci faccio neanche caso. (Suona il telefono) Pronto? Ha perso? Che documenti? A me del suo portafoglio non me ne frega un cazzo, va bene?!! (Rivolgendosi alla ragazza) Questo ha perso i documenti, che noia! Per questo rompono i coglioni... in certi momenti, poi… veniamo a noi, ti ha mandato quel mio collega, certo quel mio amico… dovresti ripetermi perché sei qui.

 

Ragazza – Perché ho denunciato il mio capufficio per molestie sessuali…

 

Poliziotto – Finalmente! Cazzo! Dovresti con parole tue ripetermi quello che… anzi, me lo leggo io… vediamo il verbale.

 

IL POLIZIOTTO LEGGE AVIDAMENTE IL VERBALE SALTANDO TUTTE LE GENERALITA'.

 

Poliziotto – Non sei sposata?

 

Ragazza – No.

 

Poliziotto – E il tuo fidanzato cosa ne pensa?

 

Ragazza – E’ contento che io non sia sposata.

 

Poliziotto – Intendevo della denuncia... lo sa?

 

Ragazza – Sì, certo, gli dispiace.

 

Poliziotto – (Con gli occhi fuori dalle orbite) Gli dispiace? Ti ha detto questo?! Solo questo?

 

Ragazza – Mi scusi, lui è lontano, e poi cosa doveva fare?

 

Poliziotto (Caricandosi) – Ma sai che se solo sfiorano mia sorella, mia sorella eh? Non voglio neanche fare l’ipotesi della mia donna, se solo la sfiorano, io quello lo lascio agonizzante sulla strada e poi gli chiamo l'ambulanza… sì... quando è tardi però, (pausa il poliziotto aspira due boccate di fumo) E dimmi, dimmi... no perché mi interessa... lui cosa ti ha detto... (ride) che gli dispiace? Non ti ama, lo sai questo, vero? (Di nuovo porta il sigaro alla bocca, pausa) Che lavoro fa, dimmi che lavoro fa avanti!

 

I DUE SI GUARDANO, LUNGO SILENZIO.

 

Ragazza – Forse non ci siamo capiti, io ho sporto querela contro il mio capufficio non contro il mio ragazzo!

Poliziotto – Ma quello che ha fatto il capufficio è niente a confronto! Capirai, ci proverei anch’io con una come te, non in quel modo certo… quello è un coglione! No il punto è proprio il tuo ragazzo, parlami di lui, su… uno ti mette le mani addosso e lui che fa? Mi dispiace! Ma mi dispiace a me che non sia qui, mi dispiace... che lo farei diventare uomo d’un colpo, lo farei! Che lavoro fa?

 

LUNGO SILENZIO.

 

Ragazza – L’attore.

 

SILENZIO.

 

Poliziotto – Peggio per lui.

 

Ragazza – Senta... lui mi ama... e comunque non vedo cosa...

 

Poliziotto – (Agitandosi) Ecco, non vedi! E dove sta lui ora se ti ama!?

 

SGUARDO DI SFIDA TRA I DUE, NUOVAMENTE SILENZIO.

 

Ragazza – Lui è a Bolzano, lontano.

 

Poliziotto – (Vittorioso) - A Bolzano! Se tu sei la mia donna e uno stronzo solo ti sfiora, io mi faccio Bolzano – Bologna in mezz'ora... noleggio un jet privato  e a lui lo rivolto come un guanto, capito? (Pausa, la ragazza non reagisce) Io ti voglio aiutare, perché mi stai a cuore e odio certi stronzi, è ovvio che io questo lo rovino comunque! D'accordo? Perché, tra parentesi, così si comporta chi ama! Come vedi è normale burocrazia e quando non c’è si fa senza, per questo io e qualche amico… gli faremo il culo comunque.

 

Ragazza – Cosa? Ma…

 

Poliziotto – Ma lo sai che chi non fa niente acconsente? E' come se ti avesse molestata lui. Quanti anni ha? Dove abita, questo? (Osservando il mutismo della ragazza e lo sguardo completamente assente, il poliziotto perde il controllo e urla) La legge in proposito è molto chiara. Lo sai bambina? Se non fa niente è complice! Complice di molestie sessuali sul lavoro… (la ragazza fa per intervenire ma il poliziotto glielo impedisce) Lui non ha impedito che avvenissero, lo ha impedito forse? Facile dire ti amo… sono distante... ma il mio cuore ti è vicino... così ti ha detto? Ipocrita! Alle sbarre è vicino il suo cuore, ecco a cosa è vicino... I poeti del cazzo, tutti questi poeti del cazzo che poi non sanno difenderti… o sbaglio? Come può aiutarti un uomo così... ci hai pensato? Come farà a difenderti da tutti i malviventi, a colpi di poesia? Mi fanno schifo! Tutti mi fanno schifo! Balle! Svegliati... (al pubblico) Guardatela, indifesa… in balia di ogni pervertito. Vedete, mi distrugge vedere quegli occhi innamorati, quella fragile creatura che ripone sempre fiducia nelle persone sbagliate… A cosa serve l’uomo se non può difendere la sua donna… a cosa serve la donna dico io se... oddio mi sono perso... (alla ragazza) Sai cosa facciamo… io l’arresto comunque!

 

Ragazza – La prego, senta io lo lascio, va bene? Però ora per favore… finisca di leggere il verbale.

 

Poliziotto – Brava, ammiro queste libere scelte, questa capacità di distinguere al momento giusto ciò che è giusto! (Il poliziotto legge velocemente, poi improvvisamente cambia espressione, da gioviale per la bella notizia diviene quasi collerico) Oh! Arriviamo al punto… ma… ma… come… scusa, scusa bella ma qui c’è scritto che lui tenta di baciarti e con una mano scende ai fianchi… e… e…  e uno si carica… si carica… e poi? Non succede niente? Ma come? Ma che so… neanche ti sbatte sulla scrivania… io mi aspetto che so… “… e mi infilò una mano nelle mutande…” che sarebbe il minimo… ma qui…  qui non accade niente, cazzo! Cazzo, ma come lo denuncio io con questo! Ma ti sembra un verbale, ti sembra?! Una volta che finalmente oltre ai portafogli, alle vecchiette, ai cani che si perdono! Mi capita una denuncia di molestie sessuali… così me la scrivete? Ma chi si convince con sta roba, mi pare il seguito di “Via col vento”… con l’aggravante che persino quello era più spinto! Lo  sapevo, che cazzo ha scritto quello là! Chiamatelo qui al più presto! Ma tu eri anche d’accordo, eri? Bravo ragazzo… sì ma merda, cos’è sta roba… non c’è niente... niente… neanche per passarlo a un magistrato... sai cos’è questo? E’ un romanzetto rosa! Da fare venire il diabete… e tu poi bimba bella lo hai anche fermato? Ma se sai di non avere materiale sufficiente per un verbale lascia che continui Santiddio!  Adesso io qui cosa devo fare, più che dire a quel poliziotto che razza di coglione che è… (la ragazza annuisce muta)  sai ora come possiamo incastrarlo? Tu devi tornare e farti toccare, ma toccare capito? Non fare finta. Come eri vestita, scusa?

 

Ragazza – Ero vestita…

 

Poliziotto – Male, malissimo! Svestita ci devi andare… il più possibile! Che poi tu sai da quanto lo cerchiamo questo? Sono anni che deve finire dentro. Comunque non hai colpa neppure tu… ti ha fatto sto verbale quello. Poi hai il ragazzo che ti ritrovi, figurati… la vita con te è stata ingiusta… ma adesso ci penso io… adesso vado a beccare quello che ti ha fatto il verbale e gli chiedo di decidere una volta per tutte se fare il romanziere o il carabiniere… a me prende per il culo… a me… (di scatto verso il pubblico) Vi faccio schifo? E perché… l’ho detto volevo solo fare colpo… credevo di avere la situazione sotto controllo… col cazzo! Come si fa con quella che non cambia mai espressione, mi sono sdoppiato, ho insultato l’altro me stesso… per cosa… oltretutto sto sudando come un porco per reggere due parti… oltretutto non so più chi cazzo sono, oltretutto devo pagare gli alimenti a mia moglie, per cosa poi, per niente, pensavo cadesse ai miei piedi… niente… devo conquistarla… devo! Accidenti! (di nuovo rivolto alla ragazza) I tuoi problemi sono finiti… ora si andrà per vie legali… diciamo… prima di salutarci… volevo chiederti, così… per toglierti dall’imbarazzo e da quel tuo mutismo… come fai… poniamo che un uomo non ti piace come fai a farglielo capire, ne incontrerai tanti di seccatori e tu sei troppo angelica… per… offenderli o metterli… come si dice al loro posto… ecco cosa fai?

 

Ragazza – Se non mi piace?

 

Poliziotto – Sì

 

Ragazza – Beh… rimango indifferente.

 

IL POLIZIOTTO DEGLUTISCE. SILENZIO, LA GUARDA RAPITO.

 

Poliziotto – ( schiarendosi la voce)  E… ehm… se ti piace?

 

Ragazza (guardandolo negli occhi) Rimango indifferente.

 

SILENZIO

 

Poliziotto (urlando) – Quindi uno con te non capirà mai un cazzo!

 

UFFICIO

 

Capufficio – Secondo me quella puttanella d’artista gliel’ha detto a quell’altra… sì, ne sono certo… e se avesse fatto di peggio? Se mi avesse già denunciato? Cristina lo sa. Forse non lo sa, calma, forse vuole solo farmi perdere il controllo, certo è così… ma non ci riuscirà, oggi le metto sotto torchio quelle due. Le faccio punire d’essere donne le faccio!

 

IL CAPUFFICIO GIRA NERVOSO NEL SUO UFFICIO POI DECIDE DI CHIAMARLA.

 

Capufficio – Senti, Cristina volevo dirti… che io sono molto soddisfatto di te, sei professionale e…  pensavo di aumentarti lo stipendio… purtroppo invece dovrò parlare con l’altra ragazza perché… vedi… lei… io non credo che lei sia adatta a questo lavoro… comunque questo riguarda lei… non te… tu si che non mi hai deluso… Cristina… Cristina… tu… tu cosa ne pensi della ragazza, perché siete diventate amiche, no? Ecco fino a che punto tu…

 

Cristina – Beh! Non la conosco tanto, mi sembra carina, gentile, poi non so… non ci frequentiamo fuori di qui…

 

Capufficio – Brava Cristina non voglio che la frequenti, tanto più che credo… insomma non sono molto soddisfatto del suo periodo di prova… ma tu Cristina, tu ti trovi bene qui? Se hai qualche problema parlamene, vedi credo che la ragazza di là abbia capito di non essere adatta a questo lavoro e mi serba rancore senza motivo, per questo la mia sola preoccupazione era che tu magari potessi dare ascolto a chiacchiere non vere o…

 

Cristina – Non si preoccupi io mi trovo bene qui e lei non mi dice nulla, non siamo amiche… non l’ho mai sentita parlare a dire il vero.

Capufficio – Grazie Cristina, puoi andare… mi chiameresti qui l’altra ragazza?

 

Cristina – Certo.

 

LA RAGAZZA E CRISTINA SI SCAMBIANO DI POSTO

 

 

Capufficio – Vedi, senza rancore… io non credo che tu sia adatta a questo tipo di lavoro… sei un po’ lenta ecco tutto. Mi spiace questo non ha niente a che fare con quello che è accaduto… comunque potrei darti un’altra possibilità se tu… tenessi la bocca chiusa con Cristina e dimenticassi tutto quanto… allora potrei assumerti… saresti assunta… sì… riassunta, sì? (La ragazza tace) In fondo questa storia è andata troppo oltre non credi, ci mettiamo una pietra sopra?

 

LA RAGAZZA SORRIDE

 

Capufficio – Tu le hai detto tutto vero? Vi state prendendo gioco di me, vero? Bene vedremo se reggerete la prova confronto! (Urla) Cristina! Cristina vieni qui immediatamente, per favore!

 

CRISTINA LI RAGGIUNGE SI SIEDE VICINO ALLA RAGAZZA. IL CAPUFFICIO E’ IN TOTALE IMBARAZZO. LE RAGAZZE SONO DI UNA TRANQUILLITA’ DISARMANTE.

 

Capufficio – E’ freddo? Che cazzo avete freddo? Io non ho abbastanza soldi per riscaldare questo posto di merda, va bene? Ci sono dei problemi. Questo è ovvio. Ehm… il fatto è… che… non siamo quel gruppo unito che dovremmo essere e di questo temo potrebbe soffrirne la casa editrice… Ah! Sono preoccupato, io vi ho accolto qui…

 

Cristina (scocciata) – Mi scusi ma qual è il problema?

 

Capufficio – (Urlando) Lo sai tu? Perché io non lo so! Lo chiedo a voi lo chiedo! Esigo una risposta! Qual è il problema? Vogliamo essere una famiglia sì o no, vogliamo lavorare per un giornale sì o no?

 

 Cristina  - E lei?

 

Capufficio – E lei? (Rivolto alla ragazza) Voglio solo capire quanto posso fidarmi di voi, io… (torna patetico)  io mi sento tradito… ultimamente… sì… tradito! Sento il vostro distacco, (Non regge la parte patetica e diventa furente) voi fate comunella, voi mi state tradendo, lo so! So tutto!

 

Cristina – E’ sicuro di stare bene? Per quanto mi riguarda non è cambiato niente.

 

LA RAGAZZA SORRIDE RASSICURANTE

 

Capufficio (grondante di sudore) Bene, forse vi richiamerò, Cristina tu puoi andare di là.

 

CRISTINA ESCE. LA RAGAZZA RIMANE SOLA CON IL CAPUFFICIO, LO GUARDA TIMIDA E DOLCISSIMA, IL CAPUFFICIO ORA E’ IMPLORANTE.

 

Capufficio – Davvero, davvero? Oh, se è così… se è davvero così… io ti sono grato, che la cosa sia rimasta tra noi… sono un editore… ma sono pur sempre un uomo, capisci, con le sue debolezze… (Improvvisamente cambia idea guardando il sorriso della ragazza)  ma come faccio a sapere se è vero eh? In fondo perché mai dovresti dirmi la verità tu! Un’artista che vuole solo rovinarmi, perché è questo vero il tuo scopo nella vita, vero? Vero? Scommetto che tu… tu… parla, cazzo!

 

SILENZIO.

 

Capufficio – Un' artista! Figuriamoci!

 

SILENZIO.

 

Capufficio – (Urlando) Cristina!

 

SONO DI NUOVO TUTTI E TRE VICINI

 

Capufficio –E’ finita. Finita. Siete licenziate! (comincia a singhiozzare, è girato di spalle alle ragazze) Tutte e due! Due serpi in seno ho coltivato... due figlie ingrate... sì... ingrate... dove lo trovate oggi giorno un lavoro così... e un uomo come me… che vi ha amato sì... d'accordo hanno vinto gli ormoni sulla razionalità... ma guardate quest'uomo... guardatelo, guardatemi... (si gira lentamente verso le ragazze) quest’uomo è un poeta tradito… umiliato tutta la vita dalle donne, uno che ha solo incontrato donne sbagliate, pronte solo a prendere  senza mai volere condividere niente… niente... voi e i vostri piccoli, limitati mondi preconcetti… ti ho forse violentata? Oh, scusa! Un rospo che tenta di sfiorare una principessa… e non vuole chiedere scusa, no! Per avere aspirato all'amore... un quadro prezioso... eri per me... cara ragazza... un quadro prezioso… e tu sai che non è colpa mia se tu porti quel potere negli occhi e nel corpo... se tu lasci quella scia di richiami e suggestioni… se tu sei come un paesaggio invitante... un sentiero da percorrere senza farsi domande e se... il destino ti ha portato qui... non è colpa mia cazzo! Che ne sapevo che tu… che tu...  mi avresti ridotto così... drogato... pazzo e ancora mi rendi pazzo e ancora soffro enormemente.  (La guarda carico d’odio e le si avvicina minaccioso) Lo sai, devi saperlo, devi sentirlo dentro questo potere che hai, l’adorabile esca che sei, non ho odiato e amato tanto nessuno… così mai... quando ti si guarda... non si sa bene se diventare poeti o stupratori! Tu non sei una ma sei tutte ecco perché… e scusa se nel tentativo di avervi tutte ti sono saltato addosso. Scusa un cazzo! La più dolce e la più puttana, la più astuta e la più stupida… tutto e il contrario di tutto… l'erotismo fatto a immagine... perché non ti dissolvi e  mi dici che è stato tutto un incubo... io... io non mi stupirei... (si accascia e piange senza alcun controllo) Puttane! Grandissime… bellissime puttane... Siete licenziate... vattene ragazza… vattene... prendi i tuoi disegni e esci di qui... ne trovo mille meglio di te! (Urlando più forte) E anche di te!

 

Poliziotto – Musica!

 

LA RAGAZZA ESCE

 

Poliziotto – Un anno dopo.

 

ENTRA IL CAPUFFICIO DISTRUTTO, SI AVVICINA TRASCINANDOSI, IL POLIZIOTTO ALZA APPENA LO SGUARDO E COMINCIA A SCRIVERE IMPERTERRITO.

 

Capufficio – Faccenda impegnativa, eh?

 

Poliziotto - (alzando appena lo sguardo)  Già…

 

Capufficio – Io voglio autodenunciarmi sì… io ho ferito un angelo… capite… una creatura così innocente... e tutto... perché... io non so perché... ero come pazzo... come trasformato... sì, le sono saltato addosso… ma non ero io... era lei... che... chiedo l'infermità mentale! Arrestatemi vi prego! Mettetemi in un posto isolato… prendetela... fermatela... perché lei... lei è più pericolosa di ogni malvivente che potrete arrestare in tutta la vostra vita! (singhiozza in maniera esasperata) Mentre io… sono... sono... soltanto... un… un poveraccio… un disgraziato... che fa l'editore, io… sono

 

ALLA PAROLA EDITORE IL POLIZIOTTO CHE FINO A QUEL MOMENTO AVEVA CONTINUATO A SCRIVERE SENZA DEGNARE IL CAPUFFICIO DI UNO SGUARDO, SI BLOCCA E IMPROVVISAMENTE LO FISSA NEGLI OCCHI.

 

Poliziotto - Avete detto... siete un editore?

Ecco qua! (gli sbatte in faccia un’immensa pila di fogli, lo guarda sudato e distrutto) Io sono uno scrittore! Ah! Già… l'ho incontrata anch'io... ero un poliziotto e ora sono uno scrittore, il peggio non è capitato a voi... no… il peggio è capitato a me...

 

DUE VOLTI SI GUARDANO DISTRUTTI

 

Cristina - (al pubblico) Non la vidi più  quella ragazza... non seppi più nulla di lei, era successo tutto in tre giorni... ma erano bastati per distruggere un uomo. In quanto alla mia vendetta, chi può parlare di vendetta quando il sentimento che ti entra dentro è solo pena. Un uomo totalmente distrutto… una scena delle più patetiche sì... e senza senso. Ogni Cosa al posto sbagliato, compresa la mia vendetta.

 

 

 

FINE