martedì 5 giugno 2018

Alterità - The Wall


 
The  Wall  - Eloisa Guidarelli


Dal comune progetto “Alterità” con Marco Martini fotografo – Palmiro Taglioni scultore – Eloisa Guidarelli pittrice, Il catalogo con le opere esposte durante la mostra e interviste agli artisti è ordinabile on-line:


 



Se noi volessimo determinare, in pochi ed essenziali tratti, la caratteristica fondamentale della vita sulla terra per trasmettere tale informazione ad un ipotetico abitante di un remoto ed altrettanto ipotetico pianeta, potremmo trovarci in forte e comprensibile imbarazzo. Come gliela spieghi ad un extraterrestre la vita/le vite sulla Terra? Eppure basterebbe una parola a chiarire definitivamente, perfettamente, potentemente, il senso del nostro esistere: La Diversità. Miliardi di esseri ognuno diverso dall’altro, (a volte in modo assoluto, a volte in modo impercettibile) che traggono vita e respiro da questo pianeta. L’essere umano è un essere ben strano, passa senza scomporsi dalla ferocia indicibile alla bontà assoluta, dalla bellezza totale al degrado ripugnante e non è sempre facile comprendere, avvicinarsi o giudicare tale diversità. L’unico “ metodo” che riesce a penetrare la complessità di questo essere al cui genere apparteniamo e non certo per nostra deliberata scelta, è l’arte in tutte le sue, molteplici forme. Ed ecco allora La Pittura, La Scultura, La Fotografia. I dipinti di Eloisa Guidarelli mostrano l’universo femminile contorto e potente, soggetto a sconvolgimenti profondi, ad attacchi violenti e ripetuti, sempre in lotta per la libertà e la vita; le sculture di Palmiro Taglioni ritrovano nelle mille contorsioni del legno e della durezza ancestrale della pietra l’animo divino e nello stesso tempo terrestre delle figure femminili a cui dà vita; Le fotografie di Marco Martini indugiano sui volti cercando di cogliere vissuti segreti e attraverso il bianco e nero sprazzi di luce vitalissima, fino a quel momento trattenuta quasi da un pudore inconfessabile.

 

Claudio Leoni

 

 


 

 www.marcomartinifoto.com
palmirotaglioni.wixsite.com/scultore

www.eloisaguidarelli.it
 

 

Alterità


 

L’alterità non solo non è un disvalore ma è il valore etico più elevato. Emmanuel Lévinas


 

Eloisa Guidarelli pittrice bolognese espone all’interno del progetto “Alterità” con “The Wall” (titolo della personale)

 

Questa serie di dipinti riguardano la tematica della migrazione  e dei diritti umani. La tecnica utilizzata è acrilico su faesiti, legno, masonite, Osb
 


 
 

Con l’esposizione dal titolo “The wall” intendo portare alla luce la seguente realtà:
 
“Quando si costruiscono muri si fanno prigionieri da entrambe le parti”, se si concede e si accetta  tutto questo, significa solo una cosa, che questi muri erano già dentro di noi, come pregiudizi, ignoranza, odio, violenza, atto di sopruso e potere su chi è più debole, un muro si può abbattere, ma non serve abbatterlo se non si abbattono prima i muri che abbiamo dentro, quelli che ci hanno permesso di non prendere posizione, i muri dell’indifferenza. A questo punto della storia, della nostra storia, anche la cultura, anche l’arte  possono e devono a mio parere essere coinvolte, perché ogni grido per chi non può gridare è fondamentale, si può restare indifferenti oppure sentire sulla propria pelle le ingiustizie fatte all’altro come a noi stessi, che poi viene da me tradotto con l’essere vivi. E questo non per un fatto di eroismo o protagonismo ma semplicemente perché l’altro siamo noi e se non abbiamo capito questo non abbiamo capito nulla. Se a qualcuno nel mondo mancano diritti umani, significa che forse non te ne sei accorto, ma mancano anche a te. Le dittature anche quelle compiacenti e mascherate da sempre utilizzano le stesse strategie, perché da sempre hanno funzionato e continuano a funzionare, e di certo la migliore è quella di “dividere”.
E’ sbagliato identificare il responsabile dei nostri problemi, quali disoccupazione, terrorismo, in chi viene da fuori e fugge da quello stesso terrorismo da cui fuggiamo tutti, da quella stessa mancanza di diritti che subiamo tutti, quando il nemico vero con cui dovremmo confrontarci è al nostro interno e quella “paura” dell’altro è la carta migliore che ha per questo inganno. Con questo progetto comune “Alterità” quale forma di massimo arricchimento e bellezza insita nella diversità, prendendo spunto da un grande filosofo per il quale l’Alterità non era appunto un disvalore ma il valore etico più elevato, vogliamo avere una chiave di lettura diversa, senza la diversità non ci sarebbe vita, né bellezza, né armonia e né democrazia.
Non dovremmo alzare muri contro i rifugiati, contro uomini, donne e bambini disperati, ma dovremmo unirci alle loro lotte, le stesse nostre lotte, allora sì che saremmo invincibili, oltre che umani. Allora sì che persino il terrorismo non avrebbe vita così facile, poiché il terrorismo è un tumore che ingrassa con la nostra paura oltre che con la vendita delle nostre armi.
 
Credo fortemente che l’arte e ogni mezzo artistico, come la cultura in genere siano sinonimo di libertà e verità e che queste parole siano da sempre le armi più rivoluzionarie che possediamo ed è anche per questo che sono le prime che ogni dittatura si impegna a fare tacere.
 
Eloisa Guidarelli

 

 
Intervista per esposizione a Velletri “The Wall” all’interno del progetto Alterità :
 
 
Dalla Biografia si intuisce una tua propensione alla poliedricità, tra i tanti tuoi interessi quando è iniziato quello della pittura e perché?
 
Dipingo da 15 anni, ho iniziato a dipingere durante una polmonite che mi ha costretta due mesi in casa, ho sentito il bisogno istintivo e urgente di comunicare tramite immagini, anche la mia scrittura comunica tramite immagini, ho sempre avuto bisogno di visualizzare contesti, vedermeli davanti agli occhi, quando interpreto a teatro ho bisogno di visualizzare la scena, quindi dentro di me avevo già a che fare con l’immagine solo tramite altri mezzi come la scrittura e la recitazione, passare alla pittura è stato naturale, ma anche un’imposizione forte, necessaria per me in quel momento, non avevo nulla come materiale, ho utilizzato stuoie che ho trovato in casa, le vecchie stuoie che si stendevano in spiaggia fatte di materiale naturale, ho utilizzato acrilici, mi sono fatta portare stuoie  per tutta la durata della malattia, uscita dalla quale ho continuato sempre a dipingere su tele che inizialmente mi costruivo da sola trovando tela grezza e vecchi lenzuoli quelli di cotone robusto di una volta, intelaiavo personalmente ogni tela, lavoravo anche su legno, poi ho scoperto le faesiti che sono il supporto che oggi utilizzo maggiormente e amo di più.
 
Le tele e i colori che usi per i tuoi quadri sono scelti solo per una qualche praticità o ha altre motivazioni?
 
Non sopporto l'odore dei colori ad olio e della trementina che invece molti pittori amano, amo l’acrilico e la brillantezza dei suoi colori, mi permette a mio avviso di giocare maggiormente e di essere anche più veloce ma questo per quello che io stessa mi propongo e cerco dalla mia pittura.
 
Il tratto dei tuoi quadri è deciso e riconoscibile, riesce a dare forza ai soggetti che metti sulla tela, è frutto di una ricerca oppure è solo istinto e casualità?
Uno stile riconoscibile è fondamentale per chi dipinge, inizialmente è stato istinto e tutt’ora lascio lavorare istinto e casualità, ma con il tempo si cresce, ci si evolve e c’è una ricerca infinita e costante, ci sono scoperte nuove per ogni dipinto che nasce, quindi ci sono e devono a mio parere esserci sempre ricerca, istinto e casualità, tutte e tre insieme. La ricerca poi per forza di cose fa parte del lavoro stesso del pittore, amo la pittura perché è una ricerca infinita e questa ricerca non ha a che fare con l'affermazione o meno, è una ricerca personale e profonda che riguarda l’anima, il vissuto di chi dipinge, è un viaggio affascinante e che non avrebbe mai fine, che fa capire un concetto a me caro che in ognuno di noi è “l’infinito”
 
I temi di impegno e denuncia sembra  siano preponderanti in quello che produci, e questo non solo nella pittura, è una precisa scelta o dai spazio anche ad altri temi?
 
E’ una precisa scelta, per me la pittura è un atto rivoluzionario, non riesco a scinderla dai miei ideali e non riesco a non rappresentare il periodo storico in cui vivo, perché noi siamo anche questo, non siamo a parte dalla nostra storia, ci muoviamo attraverso, siamo il contesto storico che viviamo, siamo le nostre scelte e siamo la nostra indifferenza e io ho scelto di non essere indifferente, ma è vero che le mie tematiche variano anche molto e che se c’è in qualche modo denuncia è una denuncia fotografica e per immagine per ritornare al discorso precedente, se c’è un giudizio lo esprime il dipinto in un dialogo personale con chi guarda e che a me una volta dipinto non riguarda, non deve riguardarmi, se l’ho dipinto è perché lo avevo dentro ma quello che ho dipinto potrebbe avere, anzi ha certamente, un discorso differente o diverso con il vissuto di chi guarda, e il vissuto di chi guarda cambia tanto quante sono le anime e gli occhi su questa terra. Ogni tanto per capire davvero tutti gli aspetti e i significati di ciò che dipingo, vorrei chiedere agli altri, perché il mio pensiero è già lì, ma non c'è più solo il mio, non è solo mio il dipinto si offre agli altri, il dipinto cerca gli altri.
 
Perché in questo caso hai scelto questo tema?
 
Ho scelto questo tema perché sono contro tutti i muri, i confini, il razzismo e le divisioni che questo implica, credo che stiamo davvero regredendo, non affrontando i problemi reali ma costruendo muri, come se la morte di esseri umani fosse qualcosa da nascondere agli occhi, come se si potesse nascondere un’intera umanità che fugge da guerre, fame e sofferenza, mi sembra una follia che si rimane a guardare, mi sembra un Medioevo e al contempo un Olocausto, ho scelto questo tema perché non accetto questa umanità disumana.
 
Si dice che gli artisti nelle arti visive mettano sempre una parte di se, anche nel tuo caso questo è vero?
 
Si assolutamente sì, io sono certamente più dentro un mio dipinto che in ogni altra cosa, lì c’è tutta me stessa, non si può mentire quando si dipinge, lo rivelerebbe la tua stessa pittura.
 
Attraverso le tue opere pensi di poter riuscire, oltre che a comunicare, a influire sulla coscienza di chi le osserva?
 
Questa è l'era dell'immagine, lo vediamo dai social e anche se questo non vale per chiunque, per fortuna, è subentrata una pigrizia ad esempio per quanto riguarda la scrittura o anche altre forme d’arte che implicano una certa applicazione, tempo oltre che interesse, l’immagine prevarica, perché ti entra in pochi secondi, conquista inevitabilmente i più pigri e reticenti, il tuo occhio si posa su immagini e registra dalla nascita, per questo pur amando scrittura e teatro e applicandomi anche in questo, oggi ammetto che tramite la pittura penso di riuscire, spero di riuscire a colpire le persone più profondamente e istintivamente, anche i più pigri. E' come se scegliessi tra tanti mezzi quello che ti occorre per raggiungere uno scopo, l'immagine oggi è il più forte, il più intuitivo e urgente. In quanto a influire sulla coscienza io credo che tutte le arti possano farlo e da sempre riescano in qualche modo ed è per questo che arte e cultura sono le prime ad essere temute o nel migliore dei casi asservite, quando questo gli riesce naturalmente, e quando e se glielo permettiamo. L’arte in se è rivoluzione perché è verità e la verità lo è sempre.
 
Collaborare con altri artisti, come è accaduto in questo caso, è una pratica per te usuale oppure è una eccezione?
 
Non è usuale, ho esposto soprattutto da sola, ma esporre con artisti che stimi arricchisce, perché ogni artista è attratto da altre discipline artistiche che gli permettono di crescere e anche di ricercare e avere ispirazione, ci deve essere curiosità del lavoro altrui, sono affascinata da ogni arte, quindi potendo scegliere mi piacerebbe avere collaborazioni sempre con altri artisti, naturalmente però devo subire una fascinazione dell’arte altrui, deve esserci uno scambio di energie, interazione.
 
Cosa pensi ti accomuni agli altri artisti impegnati in questa performance?
 
In questa in particolare gli ideali, la passione che abbiamo ognuno per la nostra arte, la fatica che facciamo per portarla avanti, la necessità di esprimerci attraverso l’arte e confrontarci, il credere in qualche modo che sì possiamo influenzare questo mondo in meglio, magari non tutti e di certo a qualcuno questa tematica non piacerà affatto, ma se anche solo una persona ne fosse colpita favorevolmente e conquistata sarebbe già moltissimo. Per me lo sarebbe visto i tempi.
 
Pensi che potresti ripetere questo tipo di collaborazione?
 
Certamente sì.

 

 

 
M.Martini





 Eloisa Guidarelli www.eloisaguidarelli.it