Roger - Foto Eloisa Guidarelli
Never Again – Part nine
Interno KGB ufficio, il capo
del KGB è sconsolato, stanco, devastato dagli eventi e dagli agenti, fa una
telefonata interna.
Capo del KGB – Melissa, a rapporto nel mio ufficio e
porti con sé quei documenti che le ho chiesto.
(Si sente sospirare all’altro
capo del filo)
Capo del KGB – Melissa? Porti il suo culo qui!
Melissa
– Capo, se il mio culo potesse muoversi da solo glielo manderei, ma vede devo
asciugarmi lo smalto sulle unghie, non posso afferrare documenti ora, attenda dieci
minuti, (con voce suadente e incredibilmente erotica, più bassa
dell’epicentro terrestre) un po’ di attesa non
ha mai fatto male, anzi, fa pregustare il momento dell’incontro vecchio mio!
Capo
del KGB – Melissa Perdio!
Melissa
– (Sbuffando) Non scomodi i piani alti
arrivo! Che nervosismo al KGB!
Entra Melissa spalancando la
porta con un calcio per non rovinarsi lo smalto, incede verso la cattedra del
capo, un’alternanza di sollevamento del seno destro con quello sinistro,
scandiscono la falcata dinoccolata, le spalle, che sinuosamente accompagnano la
camminata, danno un andamento ondulatorio al petto, prominente, esploso dalla
camicia semi aperta come una minaccia, Melissa non porta il seno porta due
MOLOTOV. Alle sue spalle agenti rimasti in ufficio osservano come in un viaggio
senza possibilità di ritorno, il fondoschiena di Melissa, le chiappe lanciate a
destra e a sinistra a un ritmo folgorante, creano una sorta di ipnotismo
generale, cala un silenzio come un sipario, dove il tempo e lo spazio, sono
soltanto il movimento dato da un culo perfetto, che sembra mettere d’accordo
ogni sorta di disputa mondiale, dove tutto, ogni più grande affare di
spionaggio, si potrebbe al momento tralasciare. Il culo di Melissa è qualcosa
come l’ora legale, ci si può solo regolare, stabilisce l’andamento dei minuti e
delle ore, scandisce il tempo esatto per meglio morire. Melissa giunge alla
scrivania, si china poggiando le mani aperte, le unghie smaltate di rosso, come
stelle marine incazzate per essere state pescate da brezze marine, i seni
enormi pendono sodi, inesplosi e minacciosi davanti agli occhi del capo, il
quale si deterge il sudore dalla fronte, non si trovano meglio gli agenti alle
spalle di Melissa, ai quali al momento è offerto uno spaccato del mondo a novanta
gradi di inclinazione, cominciano, come su altura, ad avere scompensi
cardio-respiratori, Melissa dovrebbe distribuire maschere d’ossigeno ad ogni
passaggio.
Melissa – Desidera? Cosa posso fare per lei?
Capo
del KGB – (Balbuziente) Bella scelta di
parole agente, allontani quel seno che mi minaccia della borsa o della vita!
Agente – Bella scelta di parole anche la sua capo!
Capo
del KGB – Lei esca accidenti! Tutti uscite da qui! Andate a farvi una doccia
fredda, mi sento avvolto dal tosterone, da tasttetterone, da testosterone! Uno
scioglilingua, non si respira! Melissa dove va lei? Lei deve restare! Ho qui un
giornale scandalistico Melissa.
Melissa
– Può chiamarmi Mela, e allora?
Capo
del KGB – Allora io amo mia moglie! Cioè scusi, volevo dire, lei è qui
ritratta, sorridente con questa ridicola coppa, leggo qui, che ha appena vinto
un concorso per Miss Maglietta Bagnata, poi segue un’intervista, un’intervista
nella quale ammette di essere un agente del KGB! Capisce? Io devo già stare
dietro alle situazioni aberranti in cui si mette quella sorta di spia a nome
Sergej, il KGB non può attirarsi l’attenzione, ne’ mettersi in ridicolo!
Melissa
(speranzosa) – Le ha viste Sergej?
Capo
del KGB – Melissa, le ha viste il mondo intero, purtroppo per lei è un pezzo
che Sergej non ne fa parte, ma mi dica un poco, non avrà pensato a questa
bravata per attirare l’attenzione di quell’uomo, è l’unico uomo al mondo che
neppure la vede, lo sa che è perso irrimediabilmente verso quella donna, verso
Linda. Sviene a intravedere soltanto la prima scarsa di reggiseno che porta
quella scimmia francese, dopo che l’ha vista nuda non so quante volte, se Linda
pronuncia una mezza parola, se si scosta di un attimo la maglietta, se fa un
gesto qualsiasi e provoca un minimo spostamento d’aria che quel cane possa
captare per lunghezza d’onda, Sergej sviene! Non c’è guerra Melissa, perché
crede che tutto il KGB stia tentando da anni di risolvere questa faccenda?
Abbiamo una spia inefficiente, inutile, un agente scelto e addestrato dei
migliori ridotto a un cencio, purtroppo non è facile, sa perché? Melissa cara?
Perché solo con lei è ridotto così, con noi e con la CIA è lo stesso uomo
scaltro e imprendibile di sempre! Lo stesso spietato assassino! Melissa lei è
licenziata.
Melissa
(soffiandosi sullo smalto) - Capo, ha
già provato a licenziarmi una volta, c’è stato uno sciopero di tutte le forze
dell’ordine, da qui a oltremare, il KGB è insorto, non aveva più mezzo agente a
sua disposizione, e quando ha tentato di sostituirmi, tutto il corpo del KGB è
caduto in una depressione pericolosa, ricorda? Gli agenti mostravano stati di
regressione infantile, non centravano più la tazza del cesso e si pisciavano
sui calzoni, non si radevano, non si lavavano e non lavoravano, lei, capo, mi
ha supplicata in ginocchio, una mia passeggiata e ho rialzato l’intero KGB,
risollevato! Nello spirito, nel morale e nel…
Capo
KGB – Lasci stare ho capito, ricordo purtroppo.
Melissa
– Capisce che la mia presenza è fondamentale e cosa vuole che sia, vale bene un
po’ di smalto alle unghie. E capo, non si diletti con quei giornaletti, lei un
uomo di cultura!
Capo
del KGB – A proposito di cultura Melissa, ma lei non ha voglia di sana
rivendicazione femminile, non è stanca di essere l’oggetto sessuale di chiunque
e di ottenere ogni cosa in questo modo?
Melissa
– Capo, oggetto sessuale io? L’oggetto è lei, io mi chino e le sussurro cose
dolci, esco da qui, ho ottenuto tutto quello che nessuna donna otterrebbe mai,
io con una passeggiata le faccio dire sì a tutto ciò che voglio, chi è
l’oggetto? Vi abbiamo sempre preso per il culo nei secoli dei secoli, ci
abbiamo giocato con i vostri desideri e anche con le vostre paure, io mi sposo
un uomo ricco, non importa se è pure anziano, non si può avere tutto e lo prosciugo
di ogni suo avere, lo sfrutto e lo butto, lui è contento, colpito e affondato.
Sono punti di vista combinati a un innato talento.
Capo
del KGB – Certo Melissa, certo. Dunque Melissa facciamo così si prenda una
vacanza, paga il KGB, e se ne vada per un poco, non posso avere il controllo di
tutto. (Si deterge la fronte)
Melissa – Grazie, questo è davvero un bel regalo, vado subito a
consultare qualche meta calda ed esotica. Grazie Capo!
Entra un agente trafelato
nell’ufficio, sbatte contro la scrivania del capo con il volto ancora
orientato verso Melissa.
Capo KGB – Cos’è agente non si ricordava della mia scrivania?
Pensava forse di camminare in aperta campagna!? In una valle verde? Si ricomponga e si scordi per un poco
Melissa, si è presa una vacanza! Allora mi aggiorni su Sergej. Posizione?
Agente
– Perso!
Capo
del KGB – Lo sappiamo questo, ma dov’è?
Agente
– Perso nel senso che non ne abbiamo più traccia!
Capo
del KGB – Come cazzo è possibile! (Un pugno sulla scrivania fa tremare
una serie di porta-matite, cade un portaritratti con l’immagine della moglie
del capo e si rompe) Raccolga mia moglie per
favore, grazie, lasci qui. Mi aggiorni (si infila un sigaro in bocca, e
se lo accende nervosamente).
Agente
– Ecco ho seguito io stesso la faccenda
Capo
– Complimenti!
Agente
– Come mi aveva richiesto sono andato a confessarmi, sa quando Sergej aveva la
copertura da prete, come al solito avevamo notato comportamenti strani e
paradossali in quella chiesetta a casa di Dio… volevo dire in culo al… Distante.
Temevamo potesse farsi smascherare per l’ennesima volta e che la CIA questa
volta arrivasse prima di noi.
Capo
– Per Sergej non so più cosa potrebbe essere peggio, caro agente, se arrivasse
la CIA o appunto noi, prosegua, dunque?
Agente
– Beh solo per studiare i suoi orari e comportamenti mi sono andato a
confessare, inventandomi un peccatuccio lì per lì, ho finto di essere un
guardone patologico.
Capo
– Finto?
Agente
– Si insomma, gli ho confessato che mi piaceva guardare le coppie che si toccavano
e facevano sesso, e che … insomma con dovizia di particolari e deviazioni, ecco
alla fine della confessione mi è stato risposto “Dieci seghe Amen” Capisce? Che
poi amen l’ha detto minuscolo. Irrispettoso, credo.
Capo
– E’ un consiglio idoneo, però è chiaro che non va bene per la copertura!
Immagino abbia risposto così a tutti quanti, quindi solita situazione, è
fuggito, non sappiamo dove sia, né sotto quale identità si nasconda, ma di
certo sappiamo che si vedrà con Linda, attendiamo, immagino spunteranno i
soliti morti al suo passaggio. Non riesce a non mettersi nei guai. Esca, ne ho
piene le scatole per oggi!
All’interno della CIA Linda è
davanti al proprio Capo.
Capo – Linda, dobbiamo cambiarti copertura, quella della scultrice non può
rimanere, visto che esponi ovunque, ti ritagli articoli sul giornale, hai
scolpito tutti i busti dei nostri agenti segreti in missione speciale che ora
stanno schiaffando anche nelle Biennali d’Arte e nei Musei! Hai fatto saltare,
oltre la tua, una trentina di coperture e perseveri!
Linda
– Però sono passati alla storia. Li ho resi immortali.
Capo
della CIA – No li hai resi mortali, perché i nostri agenti, quelli che tu hai
scolpito sono morti come mosche, uccisi dai nostri nemici, tra i quali quel bel
biondino del tuo fidanzato russo al quale hai fornito un bel busto di ogni suo
nemico.
Linda
– Saranno morti accidentali, cosa c’entro io, io sono una scultrice, e poi io
non sono fidanzata a nessuno.
Capo
della CIA – Quindi non lo ami più? Sempre che tu possa amare a modo tuo.
Linda
– No, faccende personali.
Capo
della CIA – Non ci sono faccende personali alla CIA, visto che ti fai il nostro
nemico numero uno!
Linda
– E’ ridotto all’impotenza, farnetica con una lumaca, è fuori di sé, non è più
un pericolo, potrei ucciderlo quando voglio.
Capo
della CIA – Bene, allora cosa aspetti? Che ci uccida i pochi agenti che ci sono
rimasti, Linda?
Linda viene distratta da una
immagine su un televisore dell’ufficio, previsioni del tempo da un’emittente
privata, Sergej è in uniforme, barba di qualche giorno, come un personaggio di
Corto Maltese, bello, blu, in divisa, indica con una bacchetta le regioni
coperte da temporali , sembra sia sotto psicofarmaci, saltella e si agita
troppo, sembra impacciato. Linda cerca di porsi davanti al suo capo, di coprire
lo schermo un po’ distante.
Linda
– Ecco, non posso ucciderlo ora, è una questione di principio, la penso come Nietzsche “anche i nemici
devono essere all’altezza” Sarebbe troppo facile ora per me.
Capo
della CIA – Linda, non prendiamoci in giro, la CIA uccide da sempre
schiacciando ogni nemico con mezzi anche illeciti, e sbattendosene della
filosofia, e dell’altezza o meno di un nemico, uccidiamo giganti e nani, il tuo
Sergej è capace di fare fuori un cieco perché il suo bastone lo urta, ti sembra
uno che segua una qualche filosofia rispettosa dell’umanità? A quell’uomo
fluisce nel sangue il massimo del cinismo! Abbiamo su di lui un solo vantaggio
e sei tu, e ti ripeto che questo è anche il solo motivo per il quale tu sei ancora
viva!
Linda
– Io…
Il capo la interrompe.
Capo
– SSSttt! Voglio sentire le previsioni per questo fine settimana, ma tu guarda
hanno sostituito il tipo del meteo, era così bravo.
Linda trasale vedendo
nell’angolo in basso dell’inquadratura due piedi distesi, qualcuno è stato
fatto fuori nell’immediato e Sergej se ne è servito come copertura, devono
essere morti anche i cameraman e Sergej si sta giostrando tra telecamere fisse,
Linda suda freddo e spera che il suo capo non noti la diretta con i piedi del
morto . Sulle mostrine di Sergej la lumaca sembra fissare il video.
Capo
della CIA – Ma che cazzo fa? Ha aperto una finestra in studio e guarda in alto.
Linda si mangia le unghie. E
per distrarlo gliele sputa nel coppino.
Capo
Della Cia – Linda che modi sono! Ma hai visto quel tizio? Stava dicendo le
previsioni per oggi, ha aperto la finestra e si è messo a guardare in alto,
rieccolo.
Si sente la voce di Sergej, il
capo della CIA alza il volume
Sergej
– Oggi nuvolo! Si sbilancia di nuovo dalla finestra aperta, poi alle
telecamere : Piove! Domani se non sarà seren si
rasserenerà, e comunque domani è un altro giorno. Quindi che vi importa?
Arrivarci a domani, altro che tempo! - Lancia la bacchetta – Veniamo ai mari, fin che la barca va lasciatela andare,
i venti fischiano a nord, sud, est e ovest, fischia il vento e infuria la
bufera scarpe rotte e pur bisogna andar… Linda ti amo, cosa fai questo fine
settimana? Estate caldo – Inverno morsa di gelo – Non siete mai contenti,
cazzo, quindi perché volete saperlo! Tanto il vostro fine settimana sarà
comunque una merda!
Il capo della CIA sbianca e
tira un calcio al televisore.
Capo
della CIA – Avrei dovuto capirlo da come quel cretino dava le previsioni
guardando fuori, eccolo lì, ci sbeffeggia anche mandandoti dediche dal meteo!
Li ha uccisi tutti! Che fai qui impalata, corri e portami quell’uomo vivo o
morto! Altrimenti ti conviene sparire con lui Linda, ma essere molto, molto
brava a non farti beccare né da noi, né dal KGB! Esci!
Linda ha incubi e non riesce a
dormire nella sua casa studio a Trieste, Sergej è chissà dove, ed entrambi sono
braccati dalle più grandi potenze mondiali di spionaggio, deve lasciare tutto,
sparire, ma è una scultrice, non si sente più una spia, mentre si rigira in
preda alle angosce sono le sei del mattino e una voce a lei nota sta urlando
per le strade!
Sergej
– Donne sta arrivando l’arrotino ombrellaio, scendete in strada, arroto
coltelli, forbici, coltellacci da cucina, asce bipenne, coltelli serramanico!
Donne volete farla finita con le crisi coniugali, i tradimenti? Arrotino
Ombrellaio, arrotate i vostri coltelli più belli, Arrotino Ombrellaio,
soddisfatte o rimborsate, o soddisfatte e rimborsate, soddisfatte solo,
decidete voi, Arrotino Ombrellaio!!
Linda si precipita in strada con un coltello da cucina, a stento
vede il volto di Sergej, un’orda di donne lo circonda e circuisce, tra lame e
ombrelli, spunta il volto raggiante di Sergej che con un braccio in alto fende
la folla con la lumaca sul palmo, una penosa statua della libertà nella ventosa
Trieste.
Linda
– Sergej, ma che cazzo fai qui? Ti cercano ovunque e ti cerco soprattutto io !
Ti devo ammazzare.
Sergej
– Sei così drastica Linda, solo perché non mi si è drizzato una volta! Come ti
amo Linda, dammi quel coltello.
Linda
– Non è questo, anche se sai che per me sarebbe un ottimo motivo.
Sergej arrota il coltello e
parla a Linda, le da’ un veloce appuntamento in un ristorante francese a
Parigi, le dice che una volta lì le spiegherà ogni cosa, le restituisce il coltello,
le sfiora le dita, e mentre sta per sfoderare uno dei suoi sorrisi più
seducenti, scivola e cade all’indietro battendo la testa, una folla di donne si
accovaccia per farlo riemergere, quando Sergej torna sulle sue gambe Linda è
sparita e lui porta recenti tracce di succhiotti e graffi.
Un ristorante francese fuori
mano, molto romantico nella romantica Parigi, a un tavolo a lume di candela
sono Linda Gringa, spia a servizio della CIA, e il suo temibile nemico Sergej,
spia al servizio del KGB, braccati entrambi da entrambe le superpotenze,
irrimediabilmente innamorati l’uno dell’altro, l’uno con l’ordine di uccidere
l’altro, nel mezzo alla luce oscillante della fiamma mossa dai loro respiri in
penombra, Roger, la lumaca salvata in autostrada da Sergej, salvataggio che
provocò una delle più grandi stragi sull’autostrada per Trieste. I due si
guardano negli occhi e si tengono la mano, Linda è vestita come un ragazzo,
ampi pantaloni e bretelle, pistola, fondina e cappello da uomo, una camicia
trasparente e senza maniche, seno da adolescente ed eterno broncio. Sergej è
vestito ancora da prete.
Linda tenendo la mano a Sergej
– Sai che con questa copertura hai proprio
l’aria da perfetto coglione e diamo abbastanza nell’occhio.
Sergej
– Lo so, ma per fuggire mi era comodo, nessuno fa troppe domande a un prete, i
preti vanno e vengono senza domande, solo confessioni, tutti guardano bene i
preti Linda, a parte noi.
Linda
– La penso come Nietzsche “Dopo essere venuta a contatto con un uomo religioso,
sento sempre il bisogno di lavarmi le mani” Linda stacca le mani da
Sergej e fa per voltargli le spalle, quando Sergej fulmineo la blocca.
Sergej – Chi è questo Nietzsche? Lo nomini spesso di
frequente, si spesso in effetti è di frequente, insomma lo nomini! Poggia
troppo sulle tue labbra, lo dovrò uccidere, quando l’hai conosciuto?
Linda – Sprezzante – Lascia stare, è già morto!
Sergej rimane attonito, Linda
gli volta le spalle e fa per andarsene alla Toilette, Sergej tra sé:
-
Nietzsche… morto,
verificherò, certo con un nome così… La vita deve essere dura.
Linda torna e si siede, cerca
di rimanere calma, ma non le riesce.
Linda
– Va tutto storto Sergej, io voglio fare la scultrice e quelli non me lo
lasceranno più fare, e poi tu qui, vestito da prete, con la tua impotenza,
perché non mi desideri più?
Sergej
– Ma no Linda io ti desidero enormemente… Sai non saprei, lo stress, la vita da
spia…
Linda tira fuori la pistola da
sotto il tavolo e gliela posa tra le gambe .
Linda
– Non mi prendere per il culo Sergej, mi parli come alla tua dottoressa?
Secondo te io non sono stressata? Eppure non sono impotente!
Sergej
– Ma Linda la tua … la tua … come dire, tu non devi avere erezioni, il tuo
stress è più gestibile.
Linda
– Questo è profondamente sessista!
Arriva il cameriere, francese,
puzza sotto il naso, impettito, impeccabile, laccato, leccato, inderogabile,
come uno spot pubblicitario. Guarda la strana coppia dall’alto in basso,
astenendosi da giudizio che è già un pesante giudizio.
Cameriere
– I signori hanno deciso ?
Linda
– No, ecco, noi, che cosa ci consiglia?
Cameriere
– Oh benissimo, abbiamo Escargot à la Bourguignonne…
Linda trasale.
Sergej – Sarebbe?
Cameriere
– Sconcertato dalla domanda, sottovoce verso Sergej - “Ecco Padre, le lumache, lumache, sa quelle che
vengono bollite nell’acqua vive e poi…”
Sergej impallidisce, guarda
Roger che impallidisce, Linda guarda
Sergej a cui il colletto bianco da prete sta per esplodere per via delle vene
tirate sul collo, lo sguardo di Sergej ha una lenta ma inesorabile
trasfigurazione, deglutisce, inala ossigeno, volge lo sguardo omicida a 360°
nel ristorante, vede coppie di assassini, Escargot, hanno ordinato Escargot,
magari lì ci sono parenti di Roger, Roger ne fiuterà l’odore, la paura, Sergej
comincia a fumare da orecchie e naso come una locomotiva, un piede scalcia
sotto il tavolo come un toro che vede rosso, per controllarsi, inghiotte saliva
più volte, ma il volto è cereo, imperlato di sudore, vene bluastre e rigonfie
gli pulsano sulle tempie. Linda accetta l’inevitabile con il fiato sospeso. Poi
Sergej se ne esce cercando di sembrare normale e cordiale, ma la voce risulta
strozzata, sottile, perfino effeminata. Linda lo guarda con sospetto.
Sergej
– Escargot? Posso vedere la cucina?
Cameriere
– Beh ecco, in genere non si potrebbe Padre, ma per quale motivo…
Sergej
– Benedizione, ringraziare per il cibo offerto, un gesto al cuoco di profonda
gratitudine.
Sergej ha gli occhi a palla,
capillari rossi strabuzzano attorno all’iride castana. Osservando l’abito
talare di Sergej ora in piedi, Linda si illude, vedendo un rigonfiamento,
abbozza un sorriso esultante, poi il suo sorriso svanisce, capisce che è solo
l’arma di ordinanza nascosta da Sergej e non la sua preferita. Roger è sulla
spalla di Sergej. Linda pensa che sia un vero peccato che Sergej sia così
inutilmente erotico, con quella gonna. Il cameriere finisce per cedere al
desiderio di Sergej e Sergej lo segue nelle cucine, in quel mattatoio di
orrori, Sergej vede casse di lumache a terra, alcune che si arrampicano sulle
pentole d’acqua bollente, è il tempo di un battito di ciglia, corpi di cuoco e
camerieri sono proiettati ai muri, pentole d’acqua spente con idrante, lumache messe sotto l’acqua, la porta bloccata
da Linda, il ristorante intero sotto sequestro, Sergej, esce dalla porta della
cucina come da un saloon, sembra muoversi in un film di Sergio Leone, si
potrebbe avvertire la stessa colonna sonora, ha pezzi di sangue e cervello
sopra l’abito talare.
Sergej – Chi ha ordinato Escargot, signori? Chiede con
voce sottile e melliflua.
Si alzano mani in segno di
arresa in un coro di “Io no”
Sergej – Qui le ordinazioni dicono il contrario, Escargot al
tavolo 7, al tavolo 12, al tavolo 11, al tavolo 10, a tutti i tavoli! Allora,
abbiamo queste possibilità, farvi passare la stessa esperienza, capire cosa
devono provare queste adorabili creature e quindi dovrei farvi spurgare per
giorni e poi mettervi nell’acqua bollente e ricalarvi giù ogni volta che
tenterete di uscirne, vero Roger? Già, ma non ho tutto questo tempo e neppure
pentole così grandi, così… Ora vi alzerete tutti, uno a uno, e andrete a
raccogliere tutte le lumache dalla cucina, riporterete quelle ancora vive
fuori, usciremo tutti insieme come a una gita scolastica, tutte quelle cassette
di lumache fuori e con la massima cautela, se inavvertitamente ne schiaccerete
una io vi farò inavvertitamente saltare il cervello! E’ chiaro?
Una fila di gente vestita
elegante e di qualsiasi estrazione ed età entra nella cucina e cercando di
evitare sangue e pezzi sparsi dei camerieri, raccoglie con cautela e dedizione
ogni singola lumaca. Linda, Sergej, Roger e la folla del ristorante escono in
strada, il resto è nell’edizione straordinaria della sera.
Capo del KGB con tutti gli
agenti a raccolta.
-
Siamo nella merda fino al collo, abbiamo individuato
Sergej, un prete fa strage in un ristorante francese, sembra sia esploso il
tutto dopo la parola “Escargot” Penso si tratti di un codice tra lui e Linda,
una loro parola d’ordine.
Agente – Forse Sergej è intollerante !
Capo
del KGB – Le sembra un motivo per fare strage?
Agente
– Beh per Sergej …
Capo
del KGB – Sergej è intollerante alla razza umana.
Linda, Sergej e Roger sono per
le strade di Parigi, mano nella mano. Soli. Uno squillo nel cellulare di Sergej,
un sorriso piacione sul suo volto, uno sguardo torvo di Linda. Uno smile di
Melissa dai Carabi su WhatsApp per l’irresistibile Sergej.
To be continued
|
partenza scoppientante :)
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