giovedì 21 febbraio 2013

Tradita


Foto-grafica Eloisa Guidarelli
Tradita

E senza volerti offendere per carità perché anche nel dare c’è vanità, senza che questa carezza ti graffi ancora la ferita, senza che questa vita si arrampichi al tuo corpo d'orgoglio e come l’edera soffochi lentamente la linfa nella tua mente, la tua paura nell’amare offende, la tua vigliaccheria bagna le foglie e persino la sete è inquinata dalle tue voglie. Potessi succhiare via con una cannuccia dal cuore la tua indifferenza e sputarla altrove, mi ha esaurita parlare a una cava di pietra poggiata per errore sotto il tuo capezzolo sinistro al posto del muscolo cardiaco che batte regolare, che non sente dolore e che non può amare. Nel tuo cuore posto tra pareti insonorizzate dove rimbalzano e fanno eco le tue antiche e recenti risate, ho gettato lacrime nella speranza che nascesse un fiore, che avesse un colore, un odore, persino un sapore, ma è solo un pozzo senza fondo dove se getti un sasso non ti ritorna alcun rumore. E se dico t’amo non fa eco il mio nome. Respiravo bugie. Respiravo bugie. Respiravo bugie, l’aria era panna ed è stato un gesto sopravvalutato il latte bianco che ho bevuto, questo filo spinato, questo negativo dell’amore, questo darsi per errore, dov’è finita la mia pelle, disegnava ombre di tapparelle semichiuse in un incarnato rosa antico, il sole interpretava il suo disegno senza ritegno con licenza di poeta maledetto, mi hai tradito ora ieri adesso. Mi hai tradito e il dolore era un film muto, un carosello buttato sopra un momento dilatato, un letto di neve, e porte sbattute tutte attorno di acciaio pesante e ruggine e vento, palpebre di cemento, di ombretto grigio come polvere di falene, come donne di cui vedo le schiene e i capelli crollare tra le scapole che sono ali spiegate nell’ora di fuggire verso l’estate, di un giorno finito quando mi hai tradito. Dorso della mano che pulisce le mie labbra dalla parola t’amo. Ci sono lenzuola che sono come onde di un mare male interpretato, di un mare in bianco e nero, di un mare sequestrato al cielo e imbavagliato dentro il tuo buio appartamento. Oddio dov’è il tuo amore perché non lo sento. E a S. Valentino due amanti hanno vomitato in un secchio in comune e progetti sbattuti da una finestra erano solo piume. Tradita. Che Dio ti benedica e ti restituisca il bacio di Giuda, sono a offerta libera le tue bugie, si apre in disparte all’angolo dell’arte un palcoscenico volgare e male informato di come ti sei comportato. Anche quando mi guardi in faccia è come fossi girato di spalle, tanto sono trasparenti e banali le tue balle, non me ne sono bevuta una, ma le guardavo, come le avevi poste nel vassoio, un cuoco che oltre al gusto pensa all’aspetto del piatto, all’eleganza nell’atto, c’erano bugie per ogni palato, dolci e salate, di gelatina e colorate, tradita perché avevo la nausea nel guardare l’autocompiacimento che portavi su di te, come una primavera sottile, un prurito virile, un moscerino che arde di voglia nell'annegarsi di vino. Tradita sulla soglia per giungere a me, non compro niente, non mi occorre altro, che cos’hai da vendere nella tua valigia improvvisata di quella veduta alata del tuo cuore piccolo come una formica, visto dalla mia visuale, e che non si ingrandisce nonostante io non abbia il paracadute e stia precipitando verso te da distanze infinite. Tradita, dalla fame di vita, dalla difficoltà, dalla tua mano che ho scambiato per un dono, dalla tua mano che era un “amo” per il mio palato e nessun sentimento di contorno. Tradita, dalla tua bugia soffiata lentamente come esperto vetraio, ho preso il tuo maschilismo educato e un poco della tua ipocrisia, abbiamo attraversato la vita per precauzione su strisce pedonali di sentimenti a senso unico, la tua mano che sfiora la mia per cautela, non fosse mai che potessi essere investita da sentimenti che non hai, ho preso le tue parole incerte e precarie buttate lì per nascondere sentimenti mai avuti e tanti saluti, sono sotto la sabbia le tue ultime affermazioni, sono solo visioni sotto grida di gabbiani, pareggiate dalle mie mani e nell’assenza di te. Sei stato sparato nell’infinito e io affondo i piedi in una sabbia che non c’è se non nella mia fantasia da dove tu sei uscito dalla porta di servizio e io neppure ti ho visto. Mi auguro che gli stronzi come te affondino nella merda più grande che c’è e che questa vi risponda “qui di stronzi si abbonda”. Tradita. Sporcato tutto, gettato tutto nel cesso, perché l’amore vero è bianco o nero e delle tue sfumature non se ne fa un granché, Tradita perché l’amore non è per chi ha paura, tradita perché la tua vigliaccheria è un oltraggio per me. Ti sputo in faccia la tua esitazione, ti sputo in faccia la tua ambizione, ti sputo in faccia l’idea di noi come se fossimo diversi, come se fossimo eroi, ti sputo in faccia la tua esaltazione, ti sputo in faccia la tua presunzione e ti sputo in faccia le labbra di lei pronte a bersi le tue bugie che un giorno prima erano le mie. E ti metterei la testa sotto un rubinetto come uno struzzo sotto la sabbia che si nasconde per la paura, tu che fai lo stesso con la tua identità e ti manca la lealtà, io ti getterei nella mia rabbia a farti un giro sulle montagne russe del mio furore, scaraventato nel giro della morte per errore, è incredibile t’amo? Eppure al posto del tuo cuore ci passa una mano. Tradita da un amore fantasma che passa i muri e neppure mi spaventa, mi attraversa anche tutte le sere ma non mi vede, non mi sente, mi abita vicino e lo chiama per beffa “destino”, possiamo rimanere amici che ne dici? Possiamo anche mandarci affanculo e rimanere nemici più pratici e felici. E adesso te ne stai lì con un pallottoliere a valutare cause ed effetti e ciò che rimane, che le sere ti siano tanto liete e che questo amore qualunquista giaccia nella tua mano destra.






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