martedì 3 aprile 2012

Perchè?



Perché?

Qualcuno dall’Inghilterra scrive sul socialnetwork più in voga che c’è : “Ciao, hai una sexi foto per me?” No, non ce l’ho beccati questo, però:


Io in piazza ci andrei subito, ci andrei ora e ancora finche’ il fatto di non avere un lavoro e un futuro non sia un mio senso di colpa nero e oscuro che mi mangia da dentro le budella e i sogni, che la notte quando mi addormento, piango lacrime amare, che di tutte le notti che ho pianto in silenzio e con poco rumore, nasceva un mare grande, forse, se era protesta, un mondo migliore. Non questo orrore e questo silenzio, leggevo sul social network più in voga che c’è dell’eutanasia di un cane, come parlasse con te, gli occhi enormi in una foto  prendevano tutto lo spazio, dando l’immagine dell’immensità che può avere la fiducia, la bontà, ringraziava il padrone e lo rassicurava che era stato felice, lo esortava a trovarsi un altro compagno di giochi, sapeva, e gli infondeva fiducia, che ancora avrebbe trovato l’amore, tirato un'altra palla lontano, sentendosi sempre un “padrone”, felice e amato. Padroni della vita di un altro, della gioia di un altro, dell’amore di un altro, del destino di un altro. Ma io negli occhi di quel cane non leggevo tutto questo, ma una parola semplice, banale, atroce: “Perché?” Mi è mancato il respiro ho cominciato a singhiozzare davanti a un socialnetwork di seni, bocche e facce, e una chat che come sonda irriverente, come uno schiaffo mi raggiunge: “Ciao, hai una sexi foto per me?”, “no non ce l’ho … Vaffanculo, fatti una sega, del mio dolore certo non ti frega, scattati una foto ricordo all’uccello e spera che qualcuna lo trovi anche bello, mettila come foto profilo che sei una testa di cazzo sicuro!”. Ho altro per me. Io in piazza ci andrei anche adesso, certo da sola non è un grande fatto. C’è chi si brucia davanti al parlamento, davanti a una fabbrica che l’ha licenziato. Bruciare per bruciare, meglio farlo come Giovanna D’Arco con la colpa di un altro e avere combattuto fino in fondo, magari le hanno dato della Santa e poi della Pazza e poi della Santa, ammiro che lei abbia creduto alle voci, a quello che sentiva, a quello che veniva, a 15 anni su un cavallo, a 15/16 anni a capo di un reggimento. Certo è normale, la morte ieri e la morte oggi hanno una fascinazione tutta speciale, devo ammettere che quando appoggio la testa sul cuscino rifletto spesso tra me : “Almeno da morti non servono soldi”. E’ incredibile come nella mia vita, io, che non ho mai guardato al denaro con fascinazione, tutt’altro, mi sono sempre trovata a chiederlo, mi è sempre mancato, non sono neppure abituata ad averlo. Cos’è il denaro che sei costretto ad amare… Perché altrimenti come mangi? Come sfami tuo figlio o il tuo cane o il tuo gatto, e come ti curi senza il denaro e come li curi se non hai denaro, e come ti vesti se non hai denaro e come puoi aiutare tu stessa chi non ha denaro se non hai denaro e cosa faresti per il denaro e cosa non faresti senza il denaro, il denaro ti da' una posizione e la posizione un’identità, se hai il denaro sei rispettato molto di più di chi non ne ha, se hai il denaro hai potere e il potere è seduzione, il potere è ragione e persino la giustizia può prendere strade diverse se è il denaro che ti serve. Se dici che disprezzi il denaro, allora forse disprezzi il lavoro, il decoro, allora forse sei un parassita, un ipocrita. Però è chiaro che il denaro ti cambia, che ti trasforma, che c’è un abisso in profondità su chi ce l’ha e chi lo chiede. Però la dignità è sorella gemella della morte, non si fa comprare, e la dignità l’ho vista più spesso scolpita in chi non aveva, in chi chiedeva, e l’arroganza trovava suo agio nel volto più avaro di chi la sfotteva e la denigrava. Del denaro non voglio parlare, ma solo del diritto di lavorare, di avere un futuro e pari dignità. Siamo messi come in Grecia ma non siamo in piazza perché? “Scusa hai una sexi foto per me?” “No, non ce l’ho!”, la morte sorride spesso a fianco del depresso è l’amica più solidale quando la vita non ti può capire o stare ad ascoltare, anzitutto la morte se la ride della tomba che costa di più e tu sorridi a tua volta, la parità allora è laggiù, la morte se la ride persino della tua età, e infine la morte arriva sul dolore più acuto, la morte ha pietà, ma la vita, la vita ti strizza le budella e ti fa sanguinare, la vita ti ributta sempre a terra, la vita ti sa davvero condannare. Abbiamo un alto numero di suicidi, perché? “Scusa avresti mica una sexi foto per me?” “ No, non ce l’ho”, quello che non ho… dice una bella canzone di Vecchioni… quello che non ho è un lavoro, quello che non ho forse è persino un amico o un amica. Veri. Quello che non ho è un amore normale, quello che non ho è una casa, quello che non ho è una scusa, quello che non ho è il futuro, quello che non ho è una folla in piazza con cui gridare, quello che ho è la paura, quello che ho è la solitudine, quello che ho è la rabbia, quello che ho è una gabbia, quello che ho ancora è la voglia di non arrendermi, di non fare vincere il potere peggiore, quello che mi succhia la vita, le ore, la libertà, la democrazia, che mi impedisce di andarmene via, di avere una vita normale e perché no sentirmi “speciale”, se un uomo si suicida perché non ha un lavoro é l’intera umanità che perde possibilità, è l’intera umanità che ha guardato il suicidio, deglutito, e commesso un omicidio, in verità. Perché se un gesto come questo non ha eco quell’uomo è come morto in segreto, invece ha fatto un gesto plateale e non si deve dimenticare, aveva il dolore nostro, la nostra solitudine, e quello che ha fatto non è da disprezzare, neppure da imitare, ma rispettare sì, rispettare il dolore di chi non ce l’ha fatta a dirsi che “andava bene”, che domani era un altro giorno. Forse sarebbe stato lo stesso giorno, forse era un giorno di troppo. Com’è ridotta l’umanità, l’essere umano che parla attraverso la morte? Perché pensa sia l’unica voce che possa arrivare, il silenzio. Che controsenso. Di quale società stiamo parlando? Che cosa sta accadendo? Il minimo sarebbe essere tutti in piazza. “Scusa avresti mica una sexi foto per me?” “No, non ce l’ho” Sarebbe il minimo, sì, lasciamo stare che il suicidio non merita messa, infatti, merita rivoluzione, perché chi muore per questi motivi muore per una ragione, non si abbassa lo sguardo a questo, non ci si volta dall’altra parte, non si dice “non mi riguarda”, non ci si illude dicendosi “era solo, era disperato”, perché tutti almeno un giorno nella vita lo siamo. Tutti siamo tutti. Uno non significa niente. Uno non significa niente. “Scusa non è che hai una sexi foto per me?” “No, non ce l’ho”, ogni epoca ha avuto le sue droghe ne hanno usufruito le persone più dotate, gli artisti in quantità, perché non parlare di questa droga qua, questa del social network più un voga che c’è.. “Avrest…” “Basta!” Ci distrae, ci fa scherzare, non c’è nulla di male, ci fa collezionare facce, ho un insolito pensiero quando faccio un giro al cimitero, mi riesce un parallelo con facebook, tante foto profilo vicine, una accanto all’altra, nient’altro… Adesso inutile toccarsi tutti i maroni, solo un fatto di osservazioni… e poi di qualcosa bisogna drogarsi e adeguarsi! E’ il progresso, la velocità, la curiosità, gli amici che si fanno… già ma questo già l’ho detto, niente di male in questo, tutti possiamo smettere quando vogliamo, vero? Lo so, spesso me lo dico pure io. Succede però che nel frattempo mi accontento, di rapporti epistolari, di frasi brevi e contatti di pochi minuti, di chiamare amico chi non ho mai visto in faccia e potrebbe persino venire da marte, si mi accontento di quello che non mi sarebbe bastato tempo fa quando avevo davvero il controllo di me, di ciò che accadeva alla mia città, alla mia nazione, condivido la foto di Sacco e Vanzetti son morti per noi quei due poveretti. E noi ora che si fa?

1 commento:

  1. "Quello che non ho è un segreto in banca...". La canzone era di De Andrè, mi pare. Assai significativa. Hai ragione su tutto, Elo.

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