sabato 31 marzo 2012

Altrimenti...

Altrimenti….

Che tutti abbiamo un tribunale minore e ci andiamo con il vestito peggiore, con le labbra tra i denti, gli occhi bassi e pensieri immensi, passi distratti, catene alle caviglie pesanti, che tutti abbiamo dormito poco, sudati i capelli alla base del collo, bocche socchiuse e meravigliate di tutte quelle favole del sonno tradite.
C’è in ogni donna una Giovanna D’Arco, una Gerda Taro, una Tina Modotti, una Maria Maddalena, una Frida Kahlo una George Sand, ma anche una palestinese senza nome lapidata come adultera, anche una clandestina quasi viva dopo una traversata in gommone, c’è in ogni donna una lettera scarlatta portata su una tetta con aria di sfida, e per ogni donna che muore un’altra ne arriva, ci sono tante donne che non ci sono più, dentro i tuoi occhi bassi, proprio dove guardi tu. Ti alzano il mento piano, sussurrano che ti amano e che non puoi tradirle ora. Ancora. Perciò… sono scontenta, amareggiata, umiliata, tradita, bleffata e sai che c’è… non mi va di essere comoda e neppure educata e forse neppure amata un granchè. E poi tutte le loro pupille alzate e quelle iridi sconsolate ma piene di rabbia e dignità… tempo fa, Ora. Che non c’è più lavoro. Che non c’è più stipendio. Che persino lo stupro non è certo il primo problema del mondo: ora che affondo. Ora che le clandestine muoiono sempre. Ora che togliamo i figli alle madri che non hanno un lavoro e li lasciamo nelle famiglie dove li violentano ma magari possono avere un albero di Natale, la famiglia tace, la preghiera porta pace e i peccati sono concessi, i perdoni riflessi, la mano papale sulla testa ti fa deglutire una vita onesta che anche il raggiro, un senso lascivo, il sapore di un ostia, la cristianità come ogni religiosità si diffonde, i muri si stringono e prendono le esatte proporzioni e tu non riesci a girare i talloni.Ora che una parabola gettata da Dio in un telefono senzafili di tuniche nere per strade solitarie e scoscese, ti scorre tra i seni, lava la bocca e il sangue. Cresci benedetta, senza neppure saperlo, ti trovi un credo addosso ancora prima di capirlo. Ancora, Ora. La paura del colore della tua pelle è più grande. Ora, ancora. Profilo, ¾ e frontale, la tua identità è schiacciata in un network, le tue labbra e il tuo seno un fatto mondiale, e si sale. Senti questo ascensore che sale è come un missile verso la luna, ti può portare ai piani più alti se sorridi, se giochi d’astuzia e non sbagli. Ora e Ancora. Te lo allungo un permesso di soggiorno, sei una bella donna nera, me la dai e io ti metto il timbro e ci leviamo questo ingombro. Come gli slip caduti sui tuoi piedi, cerchi sui pianeti, sollevi i talloni, te ne liberi. E si sentiva bello mentre agitava il manganello. Ora e Ancora, ti ammazzo perché sei gay, perché la tua libertà offende la mia autorità. Ti ammazzo perché manifesti, ti ammazzo per la tua sazietà. Ora e ancora, ti pago meno perché c’hai la gonna, le mestruazioni e sei donna. Ora, ancora, firmami queste dimissioni in bianco come il latte, che se rimani gravida ti posso sbattere fuori e tu da domani non lavori. Ora e ancora, ti ammazzo di giorno e di  notte, lo faccio con psicologia e botte, ti faccio tremare di paura, ti faccio sentire insicura, ti faccio sentire impotente, sola e demente, ti faccio ringraziare di avere questa mia bocca da baciare. Ora e ancora, uccidono donne ogni minuto ma non è certo il problema più grave che questo mondo ha avuto. Ora e Ancora, ti faccio sentire la colpa di ogni tuo pensiero pulito, di ogni sogno azzardato, Ora e ancora, e non è mai stato reato, e le lacrime salivano salivano sempre, come una bottiglia versata all’infinito sopra un cuore che trabocca già ferito, e la rabbia era un un bolo di saliva, come un nodo alla cravatta stretto, come un cappio prima del salto finale, e le mani, le mani stringevano sudore in pugni. E verrà da una bocca piccola e minuta, e verrà da una donna uccisa e umiliata, e verrà da piccole mani offese, e verrà da ogni donna inarcata la schiena, scoccata una freccia al suo tribunale peggiore, e non sarà amore, l’imputata sarà il suo giudice migliore. E urleremo in un coro possente di donne che c’erano e di donne presenti, di donne vive e di donne morte, di quelle tutte a testa bassa, spinte come dalla madre terra, spinte dalla vita alla guerra, spinte alla schiena dalle martiri del passato che ci ricorderanno di un sogno perduto, di un diritto taciuto, di un giorno venduto al migliore offerente, chi non parla, non vede, e non sente. E non basterà un’autorità, non basterà una ragione sbagliata venduta a religione, a dogma e giudizio, non ci finiremo ancora in questo precipizio e voi che le guerre le cominciate e voi che sulle guerre vi adagiate e voi che sulla pelle strappata alle donne avete strumentalizzato i diritti e comandato le voglie, voi che non avete un’idea di cosa sia una vera marea, voi che non conoscete la sofferenza, quella data dalla condizione e dalla presenza, voi che non conoscete la paura di girare soli la notte, voi che non chinate il capo d’istinto pensando che una mano aperta siano solo botte, voi che non conoscete la strategia per salvarsi la pelle, le volte che ci ha salvato farci belle, essere scaltre e dire bugie. E quasi per riflesso la tua attenzione, uno sbadiglio allo specchio, un fremito, una lasciata occasione, stringo le ginocchia al petto, gambe mie quanto avete corso lontano dalle ipocrisie. “Osteria numero nove i soldati fan le prove, le fanno contro il muro per vedere chi l’ha più duro, l’ha più duro il capitano che lo tiene sempre in mano…”
Chi ha il potere e ne abusa… chi ha il potere e lo usa, chi ha il potere e lo annusa, l’acquolina alla bocca, sotto a chi tocca, ti do la libertà tu cosa mi dai, smetto di picchiarti se tu mi obbedirai, ti darò un diploma, un permesso, un lavoro, una carriera, se tu… In cambio tu…Ti darò una carezza se tu sarai il figlio che voglio, ti darò una certezza se di te mi lascerai un buon ricordo, ti darò un’identita se mi apparterrà ogni tua età. Pensavo che per avere un lavoro bastasse “lavorare”, ma a volte mi hanno proposto contratti in nero, male pagati per lavorare! Pensavo che in una manifestazione io potessi camminare, gridare slogan, nel rispetto, ma un poliziotto mi ha fatto secco, pensavo di essere libera di amare e di dire basta, ma quando l’ho fatto non ho visto più l’alba, pensavo che siccome nel mio paese morivo di fame qui mi avrebbero aiutato, ma dopo avere dato oltre 1000 euro da quel viaggio io non sono sbarcato, pensavo che l’umanità fosse solidarietà e speranza, ma ho trovato guerra, egoismo e arroganza, pensavo nel 2012 che essere gay fosse un fatto normale, ma mi hanno dato una lezione speciale, pensavo di potere girare sola la sera ma sono stata violentata da un gruppo, lo stupro di gruppo non è un reato, al limite un’offesa, pensavo che fosse importante il rispetto del pianeta ma a nessuno gli frega una sega, pensavo fosse bello amare, anche indistintamente, ma devi essere coerente e amare solo se ti può servire all’occasione, se c’è un tornaconto, se ha una funzione… pensavo di lavorare e potere crescere un bambino, ma mi hanno spiegato che chi lavora non può avere un bambino, perché possono toglierti il lavoro o farti un mobbing talmente pesante che il lavoro lo lasci tu, e non ci torni più, e ti senti in colpa, tu, non loro, perché hai perso il lavoro… Beh a questo punto pensavo che la gente dicesse basta, che si riempisse davvero una piazza, come una birra fino all’orlo del bicchiere e ubriacarmi della schiuma da bere, ma non e successo. Neanche questo. Però si sono suicidati in tanti in questa solitudine, in questo dolore ripartito in personali celle, se sapessimo stringerci per mano, sentire il dolore dell’altro. Dentro. Forse non sarebbe accaduto, forse qualcuno si sarebbe salvato, ma ci sono riusciti a farci viaggiare soli con i nostri incubi peggiori, a farci sentire gli unici a ad avere problemi, perché gli altri, gli altri sono sereni, e perciò se tu non hai un lavoro, non è che non si trova, sei tu che non sei capace, sei tu che non sei all’altezza, e ci cresce una vergogna dentro, lenta come una malattia, si mangia il tuo sorriso, si mangia la luce nel tuo sguardo, si mangia le tue sere fuori, perché non hai soldi per uscire e l’isolamento sale, magari vorresti gli amici più vicino, ma è colpa tua, hai mai detto chiaramente che stai male? Poi la gente ha da fare. La merda sale, un fatto personale, ma tu sorridi a stento, ti schernisci, ti chiedono come va, tu pensi alla salute e che in fondo ripetere sempre la stessa cosa sul lavoro, sulla disoccupazione e sentire da loro sempre la stessa risposta, “è la crisi, è un brutto periodo”, peggio ancora se ti danno un consiglio, e pur di non sentire le solite parole gettate per cordialità, eviti di dire, dici va bene, dici: “va’”… Vaffanculo! Ho un male dentro immenso, a stento respiro, come cazzo mi devo sentire? Senza futuro, senza avvenire? Con gli auguri di S. Valentino, con gli auguri di Natale, la Pasqua, il Carnevale, l’angoscia  sale, l’angoscia fa male, deglutisci sangue, deglutisci rabbia, ma il peggio è quando deglutisci indifferenza e ti sei perso l’anima. Non facciamolo, vi prego non facciamolo. Non facciamolo cazzo, non facciamolo! Riprendiamoci i nostri diritti, ora e ancora, ogni volta che ora e sempre ci riempiranno del loro niente. Altrimenti cosa siamo e cosa diventiamo… Altrimenti.

 Pipistrello 33 – Ma com’è successo che questi qui …li hanno ridotti tutti così?
Anemone71 – Ma che ne so non era tempo di rivoluzioni, poi se li sono giocati, nessuna cultura, nessun ideale, premi  se ti comportavi bene, punizioni se ti comportavi male, soggiogati dalla vanità, dalla superficialità, le solite tattiche di ogni dittatura… oltre a un controllo capillare.
Pipistrello 33 – Che vuoi dire
Anemone71 – Social Network, blog, siti, cellulari, tutti schedati e supervisionati è normale e in più soddisfatti, compiaciuti, narcisisticamente cibati, come io e te anche…
Pipistrello33 – Sai che non ce la farei senza?
Anemone71  - Hanno trovato le password, le password per il nostro cervello
Pipistrello33 – Chiudiamo tutto, tutti!
Anemone71 – Vuoi diventare un social terrorista?
Pipistrello33 – Non possiamo più tornare indietro?
Anemone71 – E’ il progresso.
Pipistrello33 – Va bene io da domani smetto, posso, posso quando voglio…Hai visto la mia nuova foto-profilo, lo sai che sono arrivato a 5000 amici?
Anemone71 – Mi manca un po’ il sesso
Pipistrello33- A me quello virtuale mi arrapa un casino, poi dopo libero come prima…
Anemone71- Senza contare che quando non va lo elimini. Cioè la gente che non va la elimini… e non è reato!
Pipistrello33 - Piuttosto altro che piazza e ideali e il tempo che fu, picchiarsi per nulla…morire per cosa, domani esce il nuovo Iphone la’ all’apertura ci saranno casini, la polizia davvero secondo me farà fuori qualcuno, del resto si deve, ne vale la pena, domani tutti la’ e vedrai che l’unione fa la forza!

Già la loro.






Nessun commento:

Posta un commento