venerdì 17 febbraio 2012

Peccati Peggiori

Peccati Peggiori  - Acrilico su tela

Peccati Peggiori



Ci sono peccati peggiori, di una mela sotto i denti, di Paradisi assenti, di una sensuale Eva. Ci sono bestemmie che hanno ragione e numeri al posto del vostro nome. Ci sono confini di filo spinato, un sogno che sanguina e la libertà è un reato. E questo sangue, è sangue di stato. Ci sono visi semplici come cherubini, pelle di gesso, ricordi di bambini, donne scarne, labbra viola, capezzoli che sfiorano il filo di ferro, dita strette fino a sanguinare, pupille dirette che lo sguardo fa male. Quante Ave Maria devo dire…. per potere capire, per potere sperare, la vostra fede è speciale, in ginocchio sui ceci se ti tocchi, ma una strage di razze che non lascia singhiozzi. Il corpo di Cristo sulla lingua, l’odore di incenso, un battito di ciglia, il mondo è fermo, il mondo è normale, la casa di Dio ti accarezza le ali, si chiede scusa per avere cercato la bocca di un altro, per avere desiderato un uomo impegnato, per avere rubato, per il senso di colpa, per lavare la coscienza l’ennesima volta, ma dove sono le scuse del mondo, in questi corpi ammassati che scendono in fondo, nelle fosse comuni, nei diritti negati, nella pelle scarna, nella morte precoce, nel latte che manca, la nostra fede qui arranca. E se si entrasse nella casa di Dio, e si chiedesse a modo mio, lasciate che un essere umano ami chi vuole, dello stesso sesso o di un altro colore, cancellate ogni confine, compresa la porta di questa Chiesa, fate a meno di nenie e preghiere e anche di un senso del peccato, lasciate che Eva si mangi una mela, ne goda il sapore, le si inarchi la schiena, lasciate che gli angeli dicano a Dio nel mondo ci vado a modo mio, toglietevi un poco di oro di dosso, di fronte alla fame nel mondo non lo trovo ortodosso, in quanto a desiderare la donna altrui, abbiamo avuto giorni più bui, condannate lo stupro, il razzismo, la pedofilia e la mancanza di voce quando è vigliaccheria, l’ipocrisia, non l’omertà a cui fa ombra la croce. Capelli biondi, labbra tra i denti, anfibi pesanti e falsi documenti, dittatura dura, quanta paura, da bambini si faceva a chi pisciava più lontano, ora non posso tenerti per mano, donne a cui vengono strappati i figli e di questi peccati non ti meravigli? Uomini che imbracciano un fucile, avevo un'altra idea di uomo virile… Io sono cattiva, e forse è più un vanto, ma a me l’abito nero stava d’incanto, ho sedotto il pensiero, espirato leggero, come a un   angolo per fumatori vi lascio l’incenso e i vizi peggiori.


Stai dalla parte mia.
Fallo per fatalità,
fallo per eresia,
fallo perché ti va,
persino per ipocrisia.
Perché questa notte la luna è un taglio orizzontale e sulle labbra fa male,
fallo per un pugno di dolore,
fallo anche con rancore,
stai dalla parte di chi non ha nulla,
stai dalla parte delle guerre taciute,
delle vittorie credute,
delle bugie latenti nelle notti cedute,
stai dalla parte mia
a vegliare le fosse dei tentativi interrotti nei fiori gettati  in un cimitero Polacco
 e di quello che non ho fatto
Stai dalla parte dell’inconsistenza,
del corpo leggero,
della presenza,
di un volo di rondine, dell’incoerenza
della toppa sul buco,
degli sguardi evitati, dei cuori prestati e mai più riavuti
E tanti saluti…
Ma stai dalla parte mia,
fallo per filosofia
stai dalla parte di chi rischia
stai in questa prigione
fallo per un fatto morale, fallo perché altrimenti fa male,
fallo per provare,
fallo perché non lo sai fare,
fallo anche per strategia, fallo come fosse una follia, fallo come una bugia,
ma stai dalla parte mia.

Cosa si prova a stare con te, cosa si prova, cosa si prova di me…

Stavo in un cimitero di croci perplesse, il cuore indossato nel molo di notte, pensa che con le tue balle mi scaldavo le spalle, e i piedi nudi non perdono il sentiero se la tua strada è tua per davvero, avevo un ciondolo  portafortuna, una donna nuda che cavalcava la luna, avevo al polso tutte le ore del giorno, la schiena alla porta quando la fantasia non faceva ritorno. Osservo questo tempo terso, queste ossa sottili, più dei monili, le parole sono gingilli sulle labbra asciutte e le paure le succhiavo tutte, mettevo tra le labbra la luna d’argento, avevo un ciondolo perverso poggiato sul collo. Una donna nuda con le mani aggrappate alla punta sottile e tutte le stelle sussurrare curiose come portinaie invidiose… un sospiro di voce, come quando andavo nuda sul terrazzo nella pausa del muratore… per errore. Ma cosa c’era di male… Dovremmo avere altro a cui pensare. E la barba dell’uomo-luna tra le mie gambe d’argento, aprivo il  sorriso con il ciondolo sul mento.
 L’ho perso due volte, una volta in piscina quando facevo la bagnina e i colleghi me lo hanno riportato, nessun dubbio su chi l’avesse perduto.  Che fiuto. Sorrisini e sottointesi… Ma sentimenti illesi, e poi ho amato un uomo davvero e del ciondolo non mi davo pensiero, e poi lui non poteva restare, il ciondolo l’ho perduto per sempre, nessuno con sorriso demente che me lo potesse riportare.





2 commenti:

  1. Bhè.....so che per te è un complimento
    ma trovo la prima parte al limite del blasfemo!
    Sto dalla tua parte.....riki

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    1. Grazie Riki, voglio dire, sia del complimento sulla prima parte
      :-), sia per stare dalla parte mia ;-)

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