venerdì 16 settembre 2011

Se la paura fosse preziosa...




Quanto è durata la felicità, la serenità, appena il tempo di un pomeriggio e ora mi fa male sapere quanto potrei essere felice e un minuscolo ragno risale un filo sottile tra la penna e il foglio, gli occhi e il cemento, il caldo afoso nelle labbra cotte. Eloisa, dammi un altro nome ma lasciami andare. Ho le parole mi manca la saliva, troppa paura e se fosse preziosa sarei straricca, ho ballato con la morte in un mio quadro che deve ancora nascere, la supplicavo in un tango, era maschio, c’entrava col sesso e col ritmo, dipingerei ugualmente senza il tuo fiato sul collo, senza vederti scomparire quando tra le dita ho un pennello, senza sentirti trasalire quando scrivo come ora per sfidarti, fuggire, salvarmi, che senso ha crescere per essere più fragili, vigliacchi  e deboli. Dio ha il sesso di una donna l’hanno crocifissa con fiocchi rosa, le mani rivolte al sole come nidi da dove sono cadute uova. E questo Dio non perdona.

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