martedì 30 agosto 2011

Romeo & Juliet




Questa sera ho paura del veleno, della congiura, della prigione e della pazzia, che io non sia tua, che mi portino via, e lui rispose, questa notte ho paura del tuo nome, del tuo corpo, delle tue labbra, e lei: …dei miei seni, delle tue dita e dei miei pensieri, sto con la faccia sul palmo della tua mano.
Fai che lui mi porti lontano, dalle grida che sento dentro, quelle che mi lacerano ogni momento, questa sera ho paura dell’ipocrisia, questa sera non accetto la prigione, questa sera pesa come una minaccia, come una risata in faccia, come la fine delle canzoni, come l’inizio delle emozioni. Volevo fermare questo movimento, questa giostra impazzita, questa lotta di vento, le tue labbra perfette come un battito d’ali, la notte abbracciava i nostri due corpi come lame di luna, tu a guardarmi eri colmo di paure io più di nessuna, è stato come una danza e mi sono sentita sollevare in alto, sembrava il tuo braccio o era quello di un altro, i capelli mi cadevano a lato, lunghi fino ai piedi, immensi come un manto stellato, legati in una rete da pesca, io e te  l’esca, e quello che rimane se lo prenderà il mare, stelle marine, fiori spezzati, tentacoli impigliati, e noi addomesticati, gli occhi chiusi per sempre, chi l’ha detto che la morte non sente, che la morte non ha pietà solo perché ha accettato la nostra età, noi che l’abbiamo implorata di unirci per sempre.
Non ci sono strade nuove. Chi ama muore, chi ama muore. E deve volerlo fare, l’amore e la morte sono sorelle. Gemelle. Sai quando ami veramente perché la morte non fa paura, perché vivi la gioia più pura, e la gioia più pura rimane, chiede il pane chi ha fame, sei disposto a lasciarti andare? Sei disposto alla felicità più estrema che ti monta alla schiena e ti schiaccia il respiro, senza di te non vivo…
E poi l’umana paura come la preghiera, come l’umiliazione, fagli cambiare idea, fammi cambiare idea, e poi la rabbia feroce chi ama non ascolta voce! Chi ama conosce il coraggio, l’irrazionale, il sublime, la follia, l’improvvisazione, chi ama ama il suo nome perché si appoggia sulle labbra dell’altro e lì muore, chi ama ha gli occhi limpidi, le iridi bagnate di luce, di pianto, di scommesse rischiate, di parole azzardate, chi ama è ladro di pretesti, chi ama è guerrigliero, chi ama è come un cane disposto ad attendere il momento di un cenno, un comando, un lamento, chi ama fugge la vigliaccheria come l’assassino la polizia, chi ama guarda dritto in faccia, chi ama sfida il mondo e se stesso nel profondo, chi ama non ha pelle e neppure armatura, ma una purezza disarmante che attrae il più distante, chi ama lascia un odore, e tutti dietro a pregustarne il sapore, un codazzo di gente assente, che chi ama non sente.
E lui e lei con le lacrime alle guance, cominciarono una nenia folle, una veglia atroce attendendo la sorte:
 Purchè non ci separino, purchè non mi lasci la mano, purchè sia un tuffo veloce, purchè non mi manchi troppo la tua voce, purchè ci lascino per sempre vicini, purche’ non parlino più di noi, purchè ci lascino alla notte, ci lascino con i nostri sorrisi, i nostri progetti impediti, i nostri desideri frenati, i nostri cuori puliti e gli occhi sempre incantati, purchè si parli del nostro coraggio e che la vita è stata l’oltraggio, la morte invece ci ha dato la libertà, tutto o niente è di questa età, tutto o niente è stato un gesto veloce, scendeva il veleno sulla tua voce, scendeva il veleno a chiudererti gli occhi, scendeva il veleno sulle gambe e sul seno, scendeva veleno si allontanava il tuo nome, il tuo corpo si faceva più bianco, il colore dalle tue guance fuggiva, ma è rimasto a lungo sui tuoi capelli, sembrava avessi pescato coralli, impigliato fiori, pesci e conchiglie, il mare  e la terra per farti più bella, la morte ha stravolto la scena e poi tu eri ancora serena, non c’era più tempo per l’amore su questa terra, non c’era più modo di vivere l’incanto soltanto, la paura ha invaso tutto come il fango, come i singhiozzi sul tuo corpo già stanco, avanzava lenta, implacabile, senza guardare nessuno in faccia, gli ultimi momenti così dilatati, gli ultimi momenti davvero da soli, solo avere deciso per il salto ultimo già sembrava portare a terra quel paradiso. Toccarvi le mani, le dita intrecciate, quando ancora il sangue scorreva e sulla pelle si posava una luce calda, dire addio al mondo con i piedi scalzi, con i brividi addosso e la voglia d’amarsi, dire addio al mondo senza un permesso del clero, ma come puoi dire questo bacio blasfemo, quell’ultimo bacio fu più della vita, sembrò loro durare un tempo eterno, sembrò loro di sentire la verità, sembrò loro di assaporare la libertà, di levarsi in alto come per un gioco di prestigio su tutte quelle mani che altrimenti di loro avrebbero deciso, sembrò un bacio rivoluzionario, sembrò di vibrare una spada in alto, sembrò un grido che fece tacere il mondo, di colpo, lo bevvero d’un fiato e l’odio fu sepolto. Lo bevvero d’un fiato e fu per sempre, lo bevvero d’un fiato facendosi coraggio, lo bevvero con le lacrime perché ognuno uccideva l’altro, lo bevvero come si apre una porta, lo bevvero come si chiude una storia, lo bevvero per dirsi ti amo, lo bevvero come lo bevono in tanti forse perché amare è come morire ma non lo sappiamo più fare, non lo sappiamo più dire.



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