lunedì 27 giugno 2011

E'...

E’ qualcosa che sta sotto il livello dell’ombelico, è sempre quello che non dico. E’ qualcosa che sta nella tensione delle mani, quando fermo le mie dita, e dorso su palmo, restano aperte sul vestito verde come nido tra le foglie, qualcosa che accoglie. E’ qualcosa nella tua saggezza che non c’entra con la fretta, è un impulso di troppo, un vaso appena rotto. E’ stare seduti di schiena e il sangue che scivola appena tra le scapole, di spalle qualcuno poggia la sua lingua sulla testa di quell’ultima goccia e leccandomi sale… E adesso a chi tocca, è qualcosa che stona, è qualcosa che trattieni, sia il respiro o la saliva e vorresti deglutire, è una strana attesa, a lambire le cosce sospese. Stavo sopra una croce di legno marcio e ci galleggiavo a gambe aperte era il mio vascello, sarebbero bastate le tue dita sul collo per un momento più onesto in un contesto di nebbia e labbra sciolte. Le voglie stavano sulla punta del pennello, tu oggi che fai di bello, io avevo un’idea di rivoluzione a partire dal sesso, quello è sempre in questione. E’ qualcosa che c’entra con la ribellione, con l’attesa gialla negli occhi della pantera, e qualcosa che c’entra con i pirati, ricordi bagnati, capezzoli e graffi, ginocchia sbucciate. E’ stato un calcio nel muro. E’ qualcosa che accade a spiare dal buco della serratura, è il volto di cristo inciso nel tronco di un albero morto, è qualcosa come una linguaccia in risposta a una preghiera, è essere contro perché tu sei vera, è un corpo acerbo che sa nuotare, una capriola all’indietro il mio corpo nudo nell’acqua, è un ciuffo di peli bagnati che ha galleggiato nel tuo sguardo un tempo esatto perché sia ricordo, è dire basta per dire ancora, è una prigione nella tua gola, è uno schiaffo soffice come una promessa essere blasfema e benedetta, è la lampo che ti si apre dai capezzoli al sesso, è quello che manca a farti perfetto, è qualcosa come la dignità sopra ogni pena, è la supplica nella rivolta, è la minaccia quando dichiari la tregua, il decollo nell’atterraggio, la fine di un incubo nel canto di un gallo, è qualcosa che c’entra con lo spazzarti i piedi sulla soglia di casa, è qualcosa che attendi che accada, e poi è quello a cui tu non dai un nome, qualcosa che non c’entra con la definizione, assomiglia più a uno scatto sbagliato dove sei stato per caso inquadrato, dove rimane una parte che a torto chiameresti profilo irrisolto, assomiglia più alla tua lingua sulle labbra che a una firma di tuo pugno sulla carta, è qualcosa che non è di questa realtà, è qualcosa che non ha a che fare col tempo,  e il tuo cuore si è gestito un momento.

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