sabato 12 febbraio 2011

come meduse

Con un colpo di spazzola hai sbocciato papaveri, e con un colpo di ciglia costretto il cuore a un’apnea e i polmoni a battere per un’aria che non arriva. E me a riflettere in eterno, nello spazio di un disegno perfetto e sottile come bava di ragno e perdendo un poco l’equilibrio rischio sempre di svegliarlo. Con un colpo di spazzola hai sbocciato coralli, ci nuotavo attraverso, deviavo di crescere, le labbra mi si squarciavano in sorrisi e gli occhi, gli occhi di te intrisi. Com’è zuppo, sempre, il pennello in cerca d’istanti condivisi. Avevo pensieri nudi, in acqua mi infilavo senza movimenti, era lei a creare le misure esatte per accogliermi e da lì, come medusa, ho creato continue abrasioni a chi non  poteva permettersi il mare, e da lì, come ombrello a gonfiarmi e svuotarmi e pulsare e trascinare capelli, come tentacoli che possono anche fare male. Meduse rosa e gelatine molli. I pensieri. Ho lasciato che bambini sadici mi cavassero domande con bastoni e mi impanassero di sabbia e poi si distraessero dalla morte rosa come caramella gommosa, per finire altrove a inventare canzoni nate e morte ora.

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