sabato 22 gennaio 2011

Tina Modotti




Aprile-2010

Ti ho vista portare per sbaglio la tua identità giocattolo per strada, era di legno e scorreva su ruote, trainata da spago. Guardavi distratta ai lati, eri concentrata solo sul peso dei capelli sulla guancia, dallo schiaffo di vento. Eri conscia delle labbra a svelare appena il bianco dei denti, come suggerimento, in un sorriso beffardo. E il pensiero più immenso era l’ombra proiettata sull’asfalto, scusate non sento nient’altro al momento, è tutto dentro compresso, perfetto, da tanto tempo. E per questo ho avuto bisogno che commenti cadessero piano come foglie d’autunno, come stagioni a cui lascio il canto, e la mia identità fatta di vagoni di legno ha scartato di lato su foglie e parole, su polvere e capelli, su idee e ruote e col suo costante rumore mi ha accompagnata oltre. C’è stato un ammutinamento sulla luna, sirene hanno parlato a lungo di ogni sorta di volgarità, camminando nei porti a osservare i nomi delle navi, ridevano coi capelli colmi di alghe e conchiglie, con tacchi a spillo e guance pallide… e tu… Eri più rossa di una bandiera a Mosca, e tu eri più rossa delle ciliegie rubate per gioco, e tu eri più rossa di una stella marina, dello smalto sulle unghie di una bambina, e tu eri più rossa degli ideali impiccati, eri più rossa della rabbia scavata da spade nelle più cruda battaglia, eri più rossa del primo maggio, eri più rossa della paura, più rossa della bugia e del coraggio, eri più rossa di un vagito, di un parto, di un tramonto su un faro, più rossa della ghigliottina,  eri il rosso cha avanza, eri nient’altro che danza, eri il particolare fondamentale, eri il cibo che si scarta ma si rimane a guardare… E io ho immerso le mani, le ho sollevate, erano colme come fontane, la tua lingua poteva berci per sempre. E io ho affondato le mani nell’acqua rossa colma di pesci, e io ho affondato le mani in un groviglio di ami a cercare lo spirito impazzito, nervoso, stizzito, contrario, ottuso, viscido e ombroso, lo vedevo scavare gallerie di sabbia, scriveva una Bibbia sott’acqua, una Bibbia di rabbia, sfogliata dalle onde, verità venivano a galla come bolle, scambiate dai pesci come bocche rotonde per la fame, come pane, come pane… E tu eri più rossa del corallo, più rossa del frutto di mare, di una freccia  sul petto. Lenti come alghe si muovevano i tuoi capelli e poi l’edera s’è mangiata lo spazio, pirati hanno affondato le chiese, broccati restano sul fondo a gonfiarsi come razze in amore, e tu a guardare l’alta marea, a trascinare il tuo treno di legno e tu sopra ogni idea, come le sopracciglia su uno sguardo fermo, più rossa di quello che resta dopo una battaglia persa.



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