domenica 16 gennaio 2011

Giovanna D'Arco 08


GIOVANNA D'ARCO 2008


Mi ero innamorato delle sue labbra perché erano un vetro rotto, e attiravano lo sguardo, come le sbarre di ferro di una finestra sventrata, di una casa abbandonata, erano come un profondo taglio tra la parte sopra e la parte sotto e sempre ci passava un filo d’aria, come non si appoggiassero del tutto. Erano saccheggiate e misteriose e chi le ha baciate non le ha svelate ma gli devono essere rimaste impresse, lo devono avere avvolto come vapore, devono avergli provocato brividi e scosso le ossa. Erano quelle a colpire lo sguardo, a desiderare di essere parole per passarci sopra come alito, per formare un qualsivoglia concetto, spento come cicca sotto l’acqua da un traboccare di rosso su un confine perfetto. Erano labbra che sfidavano, erano labbra che suggerivano come amavano e come dubitavano al tempo stesso, erano labbra che davano speranza, che ti battevano sulla distanza che ti accoglievano con un rumore di vetri rotti. E tremavano nell’osservarne i pezzi.

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