domenica 16 gennaio 2011

SENZA TITOLO II


Non c’è stato più tempo per pensare con coscienza a questa fine. Ieri notte, invece, mi tornava alla mente il tuo viso quel giorno di lezione e cercavo di capire quanta distanza poteva essere trascorsa da come mi apparivi, come ti immaginavo e quello che di te ho scoperto, quello che di te ho trovato, e tutto quello che manca, che ti manca per potermi stare accanto. Poi come ero vestita, poi l’audacia nel lasciarti il numero e poi una gioia immensa piena di aspettative. Ma quello che ho di te ora, e nel tempo è un uomo che mi avvelena piano, che costruisce prigioni per entrambi, che mi disprezza, che non sa cosa fare dell’amore e neppure cosa fare senza. Mi hai quasi annientata, annientando anche te stesso. Questo rapporto mi sbatte in faccia frammenti di gioia e scie di dolore, è spezzato, non è continuo, continua è stata la diffidenza, l’avvertire da parte mia qualcosa che non torna, senza sapere puntare il dito su cosa, continuo era il non sentire amore e distanze incolmabili tra fatti e parole. Schegge di vetro in faccia e sulla schiena, bugie trasparenti che feriscono senza lasciare tracce apparenti, un quadro bianco e immacolato, morte e risveglio, sarà un quadro immenso in un corpo stanco, sarà che guardandolo penserai forse di avere vinto a causa delle mie labbra dipinte di viola e congelate dal tuo freddo, ma avrai invece perso tutto quanto.

DISGELO

28/2/07
Ho il cuore martoriato e un’amica dopo avermi dato della stupida per avere rinunciato a un provino importante, poi ha capito che non potevo permettermi di lavorare gratis neppure per Bellocchio, neppure per chiunque e purtroppo neppure per lei, se avesse richiesto più di un giorno dal lavoro. Ho spiegato che non mi pagavano da due mesi e il rischio di perdere casa e allora… lei ha sofferto ancora di più e io anche. Ho dormito troppe poche ore per comprendere il suo e il mio dolore, e mi sono fatta persino una foto ricordo di questa giornata di merda. E a una segretaria stronza che mi ha risposto: “scusa, ho fretta”, ho detto: “ho problemi con l’affitto e col mio stomaco”. E ci sono periodi della vita in cui è più che umano non avere voglia di esibirsi in faccia al pubblico, come farfalle in trappola di una luce fantasma che uccide e non scalda, e ci sono momenti in cui chiedere soldi persino a chi ti ama e te li darebbe spalmati su una fetta di cuore, graffia la gola come un minerale inghiottito male, e poi altri momenti in cui vorresti prendere per la camicia una segretaria priva d’anima e sbatterla contro una porta per spiegarle che se c’è qualcuno che ha fretta è il tuo padrone di casa, che dei presunti pagamenti, di eventuali ritardi di committenti nel pagarti non gli frega un cazzo, e fretta ce l’ha la fame quando risparmi sulla spesa e la fretta non è mai una cosa degna di certa gente, e che fretta ce l’hanno solo le stronze, quelle tanto stronze da avere fretta di farsi le unghie su chi ha fretta di ottenere un diritto, quelle così stronze e presuntuose da non capire che solo la morte ha veramente fretta. E tu mio amore, non saprai mai nulla di nulla di questo, a ogni tua domanda andrà tutto bene, fino a che un giorno eviterai di fare domande, si chiama orgoglio e dignità, parole che non hai avuto modo di sentire sulla pelle, dentro le ossa e di conseguenza ignori, come ignori tante, troppe cose.

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